Lettera agli Ebrei
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
| Nuovo Testamento |
|---|
| Vangeli |
| Lettere di Paolo |
| Lettere cattoliche |
| testi non canonici |
| Progetto Religione uso tabella |
La Lettera agli Ebrei appartiene al gruppo delle lettere del Nuovo Testamento, attribuite a Paolo di Tarso.
[modifica] Attribuzione
La critica moderna considera la lettera estranea al corpus paolinum.
Già dall'antichità l'autenticità paolina fu messa in discussione, per esempio da Origene e Tertulliano, e l'attribuzione a Paolo da parte della Chiesa d'Occidente fu accettata molto tardi, tanto che compare alla fine dell'elenco delle lettere paoline e non risulta contenuta nel canone muratoriano.
Le difficoltà più grandi nell'attribuire la lettera agli Ebrei a Paolo riguardano sostanzialmente le differenze contenutistiche e stilistiche con le altre lettere.
In primo luogo a differenza di quasi tutte le altre, la lettera in questione non riporta il nome del mittente e del destinatario.
L'elegante stile utilizzato in questa epistola è assai diverso da quello delle altre lettere paoline ed anche il greco è di una purezza, che non trova riscontro negli scritti di Paolo.
Diverso appare anche l'utilizzo delle parole, delle quali 140 non ricorrono nelle altre lettere.
Anche i contenuti dottrinari della lettera, benché di chiara ispirazione paolina, presentano caratteristiche proprie, inusuali per la teologia dello scrittore di Tarso.
Sebbene la lettera appaia difficilmente riconducibile a san Paolo, l'autore rimane tuttora anonimo, anche se alcuni esegeti recenti propendono nell'attribuirla ad Apollo, giudeo di Alessandria d'Egitto, di cui si parla negli Atti degli Apostoli 18,24.
Quanto al luogo ed alla data di composizione la maggior parte degli studiosi propendono per Roma, in base ad un'allusione contenuta in 13,24, ed ad un periodo compreso tra il 64 ed il 70, anno della caduta di Gerusalemme, non menzionata nella lettera.
[modifica] Contenuto e teologia
La lettera agli Ebrei può essere divisa in due parti, una prima parte 1,1-10,18 di contenuto prettamente dogmatico ed una seconda 10,19-13,17 di carattere prevalentemente pratico-moralistico.
La prima parte è incentrata sulla superiorità della figura di Gesù Cristo, re dell'universo, nei confronti dei personaggi biblici dell'Antico Testamento.
L'intento dell'autore sembra essere quello di dare una nuova interpretazione del vero significato della legge mosaica e dimostrarne il carattere simbolico e transitorio, sottolineando, al tempo stesso, l'importanza della nuova alleanza rispetto all'antica.
Viene in tal modo fornita una visione dottrinaria del significato messianico del sacrificio di Cristo e dell'unicità ed universalità del suo sacerdozio.
Nella seconda parte, l'autore si sofferma sui pericoli derivanti dall'apostasia ed esorta i destinatari della lettera alla perseveranza nella fede.
[modifica] Collegamenti esterni
- Testo della lettera agli Ebrei basato sulla versione CEI del 1974.
