Valle di Comino
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La Valle di Comino è situata in provincia di Frosinone, a ridosso dell'Appennino abruzzese. Corrisponde grosso modo all'alto bacino del fiume Melfa, che la attraversa sfociando nella valle del Liri attraverso una gola erosa nei calcari del Monte Cairo.
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[modifica] Denominazione
L'origine del nome, secondo una tradizione consolidata, risale alla città di Cominium, di cui Tito Livio e Dionigi di Alicarnasso narrano la distruzione nel 293 a.C., durante la terza delle guerre sannitiche, che opposero per lungo tempo i Romani ai Sanniti (Livio, X, 39; Dion. Halic. XVII, 4-5). Anche se in nessuna epigrafe di epoca romana rinvenuta nella zona appare il nome della città, nel Medioevo l'intera valle era già denominata Comino nei documenti, e con questo nome è presente negli scritti di Flavio Biondo e Leandro Alberti. Il nome è sempre sopravvissuto nell'uso popolare, e compare nella denominazione ufficiale di San Donato Val di Comino e della comunità montana "Valle di Comino"
[modifica] Storia
Il ritrovamento di oggetti in pietra lavorata in varie località della valle testimonia la presenza di insediamenti umani risalenti alla preistoria. Ma le testimonianze archeologiche acquistano una fisionomia più chiara a partire dalla presenza sul territorio delle popolazioni osco-sabelliche (la valle si situava in una zona al limite delle aree abitate dai Sanniti e dai Volsci) fino a tutta l’epoca romana: il ponte romano di Casalattico, il santuario di Pescarola presso Casalvieri, dove nel 1990 sono stati rinvenuti numerosi ex voto, frammenti fittili e monete di età repubblicana e imperiale, le mura poligonali di Vicalvi e di san Fedele presso San Donato, le epigrafi di Santa Maria del Campo ad Alvito, il tempio di Mefite scoperto nel 1958 alla sorgente del Melfa, nei pressi del Santuario di Canneto a Settefrati.
Nell'antichità il centro più importante era Atina, sede della omonima prefettura romana, la cui antichissima origine è attestata anche dal passo dell'Eneide in cui è enumerata, con l'appellativo di potens, fra le cinque città del Lazio che preparano le armi per la guerra di Turno contro Enea (Publio Virgilio Marone, Eneide, VII, 630). Secondo una tradizione mitica la città fu fondata da Saturno, e conserva i resti di mura poligonali a grossi blocchi di pietra e numerose testimonianze di epoca romana: epigrafi, sculture, ceramiche. Di Atina con tutta probabilità fu nativo il console Lucio Munazio Planco, fondatore di Lugdunum (Lione). Nel Museo civico archeologico di Atina sono visibili numerosi reperti provenienti da varie località della valle.
Con i suoi castelli, che corrispondono quasi perfettamente agli attuali paesi (Atina, Belmonte Castello, Agnone - oggi Villa Latina -, San Biagio Saracinisco, Picinisco, Settefrati, San Donato Val di Comino, Gallinaro, Alvito, Vicalvi, Campoli Appennino, Casalvieri, Casalattico, Fontechiari, Posta Fibreno), la valle appartenne al ducato longobardo di Benevento, al principato di Capua, alla contea di Aquino, alla contea dei Marsi, fino a far parte del Regno unificato dai Normanni, come contea e poi ducato autonomo detto stato di Alvito, centro che nel frattempo era venuto crescendo di importanza. Le famiglie più importanti che ebbero la signoria sulla valle furono i d’Aquino, i Cantelmo e poi i Gallio.
La Valle di Comino a partire dall’epoca alto-medievale fu a lungo comunque sotto l'influenza dei grandi monasteri benedettini di Montecassino e di San Vincenzo al Volturno, che ne disegnarono il profilo religioso e culturale. Del periodo medievale sono testimonianza i resti di chiese, castelli, torri e mura in quasi tutti i paesi, in particolare i castelli di Alvito e Vicalvi e il palazzo ducale di Atina.
Del Regno di Napoli o Due Sicile seguì il destino; subito dopo l'unificazione risorgimentale fu teatro di importanti azioni di resistenza antiunitaria (il cosiddetto brigantaggio, che era stato presente anche nel corso della guerriglia controrivoluzionaria durante l'invasione francese giacobina) e fece parte della provincia di Caserta, rimanendo campana fino al 1927, anno in cui fu incorporata nella nuova provincia di Frosinone, nel Lazio.
[modifica] Geografia
Dal punto di vista geografico la Valle di Comino si presenta come un'ampia conca quasi circolare di 244 kmq in buona parte circondata da monti: a sud, nella zona di Casalattico, si trovano le propaggini settentrionali del Monte Cairo (con quote intorno ai 1000 m slm); a sud est di Picinisco la Serra Piano; il territorio di Picinisco si innalza fino al versante laziale del massiccio della Meta (2241 m), la cui cima più alta è il Monte Petroso (2247 m). Oltre Picinisco il paesaggio è caratterizzato dalla valle del primo corso del Melfa, la cui sorgente è nella Valle di Canneto (1030 m); subito dopo la linea di confine tra Lazio e Abruzzo percorre il fondovalle, fino alla località dei Tre Confini (1496 m). Proseguendo verso Settefrati e San Donato, si trova una lunga dorsale che culmina nella Rocca Altiera (2085 m). A nord il confine della Valle di Comino è segnato da un gruppo montuoso che ha un'altezza media di 1800 m. A nord ovest, fra Campoli Appennino e Alvito, la dorsale è di circa 1000 m. Verso sud ovest la conformazione della valle è caratterizzata da una zona collinare che non supera i 500 m: qui il confine naturale non è segnato con netta discontinuità dai rilievi montuosi, quanto piuttosto dal displuvio fra il Melfa e il Fibreno.
L'altezza media del fondovalle, ad andamento collinare, è di circa 500 metri e nella sua zona più bassa, a sud, scende fino a 320 m: è prevalentemente di formazione eocenica e pliocenica, mentre alla base della cerchia dei monti calcarei, risalenti al Cretaceo, c'è una forte presenza di falde detritiche. In tempi remoti una parte della valle era sicuramente occupata da un lago: prima che il fiume si scavasse la gola presso Casalvieri le acque del Melfa (la Melfa nella parlata locale) stagnavano sul lato sudovest fino a traboccare nel Fibreno, con cui probabilmente formava una sola zona lacustre.
Gli insediamenti storici dei paesi-castelli sono collocati su una quota da 600 a 800 m, mentre il fondovalle, quando le condizioni storiche lo permettevano, è stato sempre contraddistinto dalla presenza di case coloniche sparse e di insediamenti aggregati, la cui popolazione negli ultimi decenni ha tendenzialmente sopravanzato quella dei nuclei più alti di origine altomedievale.
La Marsica (Opi e Pescasseroli) si raggiunge da San Donato attraverso il valico di Forca d'Acero, oltre che da numerosi passi di tratturi, come il Passo dell'Orso che dalla Valle di Canneto (Settefrati), nel versante laziale del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, conduce a Opi, il passo di Forca Resuni che conduce a Civitella Alfedena e a Villetta Barrea, il passo di Pian dei Monaci che, scavalcando il massiccio della Meta, dal territorio di Picinisco sbocca nell'alto Molise a Pizzone, in provincia di Isernia. Il Molise si raggiunge pure con una carrozzabile che da San Biagio Saracinisco arriva nell'alta valle del Volturno. Dal lato laziale la Valle di Comino è collegata con strade oggi abbastanza comode sia a Sora, attraverso Vicalvi che a Cassino, attraverso Atina.
La popolazione, che nel 1901 era di circa 28.000 abitanti, è oggi praticamente dimezzata a causa dell'emigrazione, iniziata a partire dagli anni '80 dell'Ottocento e diretta soprattutto verso la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.
Dal punto di vista linguistico il dialetto della Valle di Comino, ricco di molte varietà locali, appartiene al gruppo dei dialetti campani: propriamente è un dialetto nord-campano, con forti influssi e scambi con l'area abruzzese-molisana e una notevole influenza laziale, peraltro sempre crescente, anche a causa dell'assetto politico-amministrativo che dal 1927 ha separato questa zona dal suo plurisecolare retroterra, inserendola nel Lazio.
[modifica] Economia e turismo
Nella valle, in passato caratterizzata da una forte presenza di terreni seminati a frumento, granturco ed erba medica (Medicago sativa) e di coltivazioni di vite (vitis) e di olivo, ancora oggi si producono vino ed olio d'oliva di qualità: in particolare la vinificazione delle uve di cabernet, impiantate dopo la metà dell'Ottocento e affinatasi negli anni, ha dato luogo al DOC Cabernet di Atina. Anche la pastorizia (bovini e soprattutto ovini) è stata per secoli una risorsa di prim'ordine, per la presenza di ottimi terreni per l'alpeggio alle quote più alte: questo ha dato luogo alla produzione di ricotta e formaggi tuttora rinomati, nonostante la diminuzione quantitativa di quest'attività.
La Valle di Comino è oggetto di una discreto movimento turistico, anche per i rientri estivi degli emigrati e dei loro discendenti. Vi sono molte opportunità per escursioni a piedi nel versante laziale del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e, in misura minore, per gli sport invernali. La valle è contrassegnata da luoghi rilevanti di pellegrinaggio religioso, come l'antichissimo Santuario della Madonna di Canneto presso la sorgente del Melfa, di San Gerardo di Silions a Gallinaro e di San Donato d'Arezzo nel paese omonimo, il cui culto è attestato in un documento del 778. In anni recenti, a partire da una apparizione avuta dalla veggente Giuseppina Norcia nel 1947, a Gallinaro si è sviluppato il culto di Gesù Bambino, meta di numerosi pellegrinaggi.
Durante l'estate, specialmente ad agosto, i paesi del Comino, arroccati sulle alture della conca, strapieni di visitatori e emigrati, danno luogo a una successione di feste e sagre, illuminandosi a turno e quasi a gara in splendidi fuochi d'artificio, fino a culminare nella suggestiva processione notturna del rientro a Settefrati dell'immagine della Madonna di Canneto, il 22 agosto.
[modifica] Personaggi e ospiti celebri
- Tito Pomponio Attico, (110 a.C - 32 a.C.) erudito e scrittore latino considerato nativo di Casalattico
- Alberico da Settefrati (ca 1100- ?), monaco di Montecassino
- Alfonso Capocci (Settefrati 1920 - Sora 1997), pittore
- Ernesto Capocci (Picinisco, 31 marzo 1798 - Napoli, 6 gennaio 1864), astronomo
- Luigi Cellucci (San Donato Val di Comino 1876 - Roma 1962), filologo e storico dell'arte
- Mario Equicola (Alvito, ca 1470 - Mantova, 26 luglio 1525), erudito e scrittore
- Antonio Fazio (Alvito, 11 ottobre 1936), economista, Governatore della Banca d'Italia dal 1993 al 2005.
- Aniceto Ferrante (Atina 1823 - Alvito 1883), vescovo
- Giustino Ferri (Picinisco 1856 - Roma 1913), scrittore
- Enrico Ruta (Belmonte Castello 1869 - Napoli 1939), scrittore
- Domenico Santoro (Alvito 1868 - Foggia 1922), filologo
- Giacinto Visocchi (Atina 1819 - 1854), letterato
Secondo una tradizione confermata anche da alcuni testi San Francesco d'Assisi, dopo una sosta a Montecassino, nel 1222 giunse nella Valle di Comino e vi si fermò per qualche tempo, fondando il convento di Vicalvi.
Nel dicembre del 1919 lo scrittore inglese David Herbert Lawrence soggiornò per due settimane nella contrada Cervi in territorio di Picinisco e visitò Atina e Villalatina. In questa zona ambientò gli ultimi capitoli del romanzo The lost girl (La ragazza perduta).
Nel novembre 1943 il regista Luchino Visconti, impegnato nella resistenza italiana antifascista, in attesa di poter raggiungere il Regno del Sud si rifugiò a Settefrati, dove fu ospite della famiglia Cardelli.
Il romanzo di Giuseppe Cassieri La Colombina, edito da Longanesi nel 1991, è ambientato per buona parte nella Valle.
[modifica] Bibliografia
- Roberto ALMAGIA', La valle di Comino o cominese, in Bollettino della Società geografica italiana, 1911.
- Giovanni Paolo Mattia CASTRUCCI, Descrizione del ducato d'Alvito nel regno di Napoli in Campagna felice. Napoli, Piscopo, 1863.
- Dionigi ANTONELLI, Settefrati nel Medioevo di Val Comino. Castelliri, Tipografia editrice Pasquarelli, 1994.
- Dionigi ANTONELLI, Il Castello medievale di Picinisco. Sora, C&V Published, 1997.
- Daniela FARINA, Il dialetto di San Donato in Valcomino. Alvito, GAL (stampa Formia Graficart), 2001.
- Armando MANCINI, La storia di Atina. Bologna, Forni, 1990.