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Teologia della liberazione - Wikipedia

Teologia della liberazione

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Teologia della Liberazione (spesso abbreviata con TdL) è una discussa riflessione teologica iniziata in America latina con la Conferenza episcopale latinoamericana (CELAM) di Medellín (Colombia) del 1968, dopo il Concilio Vaticano II, che tende a porre in evidenza i valori di emancipazione sociale e politica presenti nel messaggio cristiano.

Tra i principali protagonisti che iniziarono questa corrente di pensiero vi furono i sacerdoti Gustavo Gutiérrez (peruviano), Helder Camara e Leonardo Boff (brasiliani). Il termine venne coniato dallo stesso Gutiérrez nel 1973 con la pubblicazione del libro Teologia della Liberazione (titolo originale spagnolo: Historia, Política y Salvación de una Teología de Liberación).

Indice

[modifica] Origini e princìpi ispiratori

Il contesto storico in cui nacque e prese piede la Teologia della Liberazione è quello del diffondersi delle dittature militari e dei regimi repressivi, che determinarono lo sviluppo dell'impegno di alcuni teologi nell'elaborare proposte sempre più radicali per far fronte all'aggravarsi della crisi politica e sociale latinoamericana. Durante la CELAM del 1968 i rappresentanti della gerarchia ecclesiastica sudamericana presero posizione in favore delle popolazioni più diseredate e delle loro lotte, pronunciandosi per una chiesa popolare e socialmente attiva.

Iniziarono ad avere notevole diffusione in tutti i paesi le comunità ecclesiastiche di base (CEB), nuclei ecumenici impegnati a vivere e diffondere una fede attivamente partecipativa dei problemi della società: in Brasile ne nacquero circa 100.000, grazie anche al cardinale di San Paolo Paulo Evaristo Arns e al vescovo Camara; in Nicaragua numerosi cattolici, sacerdoti e laici, presero parte alla lotta armata contro la dittatura di Somoza e in seguito diversi sacerdoti, come Ernesto Cardenal e Miguel D'Escoto entrarono a far parte del governo sandinista.

Durante la terza riunione della CELAM del 1979 a Puebla (Messico), furono riaffermati e sviluppati i princìpi di Medellín, ma si evidenziò l'emergere di una forte opposizione da parte di settori conservatori della gerarchia ecclesiastica alle tesi della TdL, che andò rafforzandosi negli anni ottanta con il papato di Giovanni Paolo II in cui gli ideologi ed i protagonisti della TdL furono progressivamente allontanati dai vertici della gerarchia, come avvenne per Leonardo Boff che subì diversi processi ecclesiastici per poi abbandonare, nel 1992, l'ordine francescano.

[modifica] Gli antecedenti

Gli antecedenti di tale teologia sono molteplici. Si rintracciano in Brasile, dove dal 1957 iniziò nella Chiesa cattolica un movimento di Comunità Ecclesiali di Base (CEB), preso in considerazione poi nel 1964 con il "Priner Plan Pastoral Nacional 1965-1970". Sempre in Brasile, Paulo Freire, un insegnante di Recife, nel Nordeste, sviluppò un nuovo metodo di alfabetizzazione mediante il processo di coscientizzazione del problema. I movimenti studenteschi e dei lavoratori dell’Azione cattolica vi aderirono, insieme con importanti intellettuali cattolici. Alcuni cristiani cominciarono a utilizzare concetti marxisti nelle loro analisi sociali. Alcuni teologi, come Richard Shaull, missionario presbiteriano, pose la questione se la rivoluzione potesse avere un significato teologico cominciando, insieme con altri giovani protestanti, a discutere questi temi con sacerdoti domenicani e intellettuali cattolici.

Una ispirazione per il movimento latinoamericano proveniva dalla situazione europea. In Francia, nel 1950, la pubblicazione del libro dell’abate Godin: Francia: terra di missione? (France, pays de mission?), sconvolge i pastori che si accorgono all'improvviso di guidare una Nazione ormai lontana dalla fede. Il cardinale di Parigi Emmanuel Suhard fonda la Missione di Francia, permettendo ad alcuni preti di lavorare nelle fabbriche per avvicinarsi al mondo operaio. Erano gli anni in cui la laica Madeleine Delbrêl viveva una straordinaria esperienza fra gli operai di Ivry, raccontata nei suoi libri Noi delle strade (originale francese: Nosautres, gens de roues) e Il Vangelo nei quartieri operai di Parigi (originale francese: "L'évangile dans les quartiers ouvrières de Paris). Nasce quindi il movimento dei preti operai, che si estende nei principali paesi dell'Europa occidentale. Tra i più noti, il domenicano Jacques Loew, che lavorò come scaricatore di porto a Marsiglia, e il sacerdote Michel Favreau, che è morto in un incidente sul lavoro. In Italia, il primo e più noto dei preti "con la tuta blu" è Sirio Politi, che pubblica il suo diario di vita in fabbrica, dal titolo "Uno di loro".

L'esperienza dei preti operai fu presto accusata di essere pericolosa per l'integrità della fede e della testimonianza cristiana, i preti furono considerati troppo vicini al comunismo e denunciati in Vaticano per attività sovversiva. Nel 1954 Pio XII ordinò a tutti i preti operai di tornare alla loro precedente opera pastorale o di entrare in comunità religiose che fossero presenti a fianco ai lavoratori, ma all'esterno delle fabbriche. Molti furono coloro che abbandonarono il ministero, in rottura con la decisioni del Vaticano; soltanto dopo il Concilio Vaticano II, nel 1965, i preti operai furono riabilitati, e sono presenti, seppure in maniera ridotta, fino ad oggi.

Un’altra ispirazione alla TdL latinoamericana fu la lotta per i diritti civili dei neri negli Stati Uniti, condotta da Martin Luther King; più tardi, tale esperienza sarà all'origine della teologia della liberazione nera (Black Theology), sviluppata, tra gli altri, da James Cone.

Anche in Sudafrica si sviluppò una vigorosa teologia della liberazione nera nella lotta contro l’apartheid, in cui protagonista sarà, negli anni più recenti, il vescovo anglicano Desmond Tutu. Nel resto del continente tale teologia ha messo in discussione la conquista coloniale e lo schiavismo dei popoli locali, "pagani", operato dai popoli europei, "cristiani", denunciando la conseguente miseria di cui soffre tuttora la grande maggioranza dei paesi africani.

In Asia, la teologia minjung (in coreano, popolare) e la teologia contadina, esposta dal filippino Charles Avila, sono state messe in relazione con la TdL latinoamericana.

[modifica] Le tappe principali dello sviluppo della TdL

La tematica della liberazione affonda le sue radici nel Concilio Vaticano II, da tutti riconosciuto come inizio della riscoperta di una Chiesa popolare. In esso, dall'esperienza dei vescovi e dei teologi che avevano promosso la redazione della Gaudium et Spes, il cosiddetto "Schema XIII", si dibatte sulla povertà della Chiesa e sulla sua solidarietà con le situazioni di oppressione; esperienza che era propria delle Chiese del cosiddetto "Terzo Mondo", allora in pieno fermento sociale e politico. Traccia di questo dibattito si trova nel libro "I poveri, Gesù e la Chiesa" (originale francese: Les Pauvres, Jésus et l'Église), che il prete Paul Gauthier pubblica nel 1963; in America Latina, il testo ha un grande impatto, e lo stesso Gustavo Gutièrrez ne trova ispirazione per il suo "Teologia della Liberazione".

Nell'agosto del 1975, si tiene il congresso teologico del Messico, cui partecipano più di settecento specialisti, attorno al tema "Liberazione e cattività". Nel 1976, il francescano brasiliano Leonardo Boff pubblica, dopo quell'incontro, il libro "Teologia della cattività e della liberazione" (originale portoghese: Teologia do Cativeiro e da Libertação).

Insieme alla discussione dei teologi, è l'intero episcopato ad assumersi il compito di essere al fianco delle lotte di liberazione del popolo. Dopo la conferenza di Medellin (1968), nel 1979, durante la III conferenza generale della CELAM, a Puebla, i vescovi definiscono il concetto di opzione preferenziale dei poveri.

[modifica] Elementi centrali della TdL

Fra le tesi di questa teologia vi sono:

  1. La liberazione è conseguenza della presa di coscienza della realtà socioeconomica latinoamericana.
  2. La situazione attuale della maggioranza dei latinoamericani contraddice il disegno divino e la povertà è un peccato sociale.
  3. La salvezza cristiana non può ottenersi senza la liberazione economica, politica, sociale e ideologica, come visibili segni della dignità umana.
  4. Non vi sono solo peccatori, ma anche persecutori che opprimono e vittime del peccato che richiedono giustizia.

Fra gli impegni teorici e operativi che conseguono dalle tesi vi sono:

  1. Costante riflessione dell’uomo su se stesso per renderlo creativo a suo vantaggio e a quello della società in cui vive.
  2. Prendere coscienza della lotta di classe ponendosi al fianco dei poveri.
  3. Rivendicare la democrazia approfondendo la presa di coscienza delle popolazioni riguardo i loro veri nemici, per trasformare l’attuale sistema sociale ed economico.
  4. Eliminare la povertà, la mancanza di opportunità e le ingiustizie sociali, garantendo l’accesso all’istruzione, alla sanità, ecc.
  5. Creare un uomo nuovo, come condizione indispensabile per assicurare il successo delle trasformazioni sociali. L’uomo solidale e creativo deve essere il motore dell’attività umana in contrapposizione alla mentalità capitalista della speculazione e della logica del profitto.
  6. Libera accettazione della dottrina evangelica, ossia procurare innanzi tutto condizioni di vita dignitose e poi, se la persona lo vuole, perseguire l’attività pastorale, diversamente da prima, in cui finché le missioni cristiane sfamavano le persone, allora queste si dichiaravano cristiane.

[modifica] La condanna e la riscoperta da parte del Vaticano

La reazione da parte della Santa Sede fu da subito drastica: già in uno dei suoi primi viaggi apostolici in Messico, nel gennaio del 1979, papa Giovanni Paolo II dichiarò che «la concezione di Cristo come una figura politica, un rivoluzionario (...) non è compatibile con gli insegnamenti delle Chiesa».

Lo stesso papa sollecitò dalla Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger due studi sulla TdL: Libertatis Nuntius (1984) e Libertatis Conscientia (1986). In entrambi, si considerava, in sostanza, che malgrado la vicinanza della Chiesa cattolica ai poveri, la tendenza della Teologia della Liberazione ad accettare postulati marxisti e di altre ideologie politiche non era compatibile con la dottrina sociale della Chiesa cattolica, specialmente nell’assunto in cui quella teologia sosteneva che la redenzione fosse ottenibile attraverso un compromesso con le esigenze di riscatto sociale dei poveri.

Nonostante tali giudizi e la forte pressione dei settori conservatori della Chiesa, come l'Opus Dei, lo stesso Giovanni Paolo II, ha riconosciuto che la TdL ha avuto un ruolo «buono, utile e necessario» per la difesa dei poveri, in una lettera rivolta alla Conferenza Episcopale Brasiliana. Egli stesso assume, nel suo magistero sociale, come nella Centesimus annus, la tematica della liberazione come compito della Chiesa del nostro tempo.

Inoltre, nel documento L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, pubblicato dalla Pontificia Commissione Biblica nel 1993, l'approccio ermeneutico della TdL nella lettura delle Sacre Scritture (e, con esso, ogni approccio "contestuale", come quello femminista, ad esempio), viene riconosciuto importante per una comprensione più adeguata del Vangelo (cf. parte I, paragrafo E.1-2) (link al testo) .

[modifica] La TdL oggi

Da subito, la TdL ha ripreso, pur fuori dalla chiesa, la centralità della beatitudine dei poveri, proclamata nel Vangelo e nella tradizione ecclesiale, coniugandola con il processo di liberazione dalla povertà tramite la trasformazione sociale e politica. In seguito, nella TdL sono stati gli stessi poveri a divenire protagonisti del proprio affrancamento dall'oppressione, sia nella pratica (la "teologia prima"), sia nella riflessione teorica (definita "teologia seconda", cioè conseguente alla prassi). Alla riflessione, si aggiunge la denuncia dell'economia di mercato e l'alienazione che il capitalismo causa a milioni di persone nel mondo.

Oggi, la TdL si è evoluta in senso "cosmico", politicamente, ossia come riscoperta dell'ambiente e di una rinnovata cura ecologica, e ha sposato le tesi e l'azione del movimento altermondialista (impropriamente detto "no-global"), in cui alla contestazione del neoliberismo si aggiunge la promozione della pace fondata sulla giustizia e la richiesta di una partecipazione democratica efficace da parte dei movimenti di base.

In ambito extraecclesiale - a seguito degli scontri più forti tra la gerarchia della Chiesa e il movimento della TdL - si è giunti a sposare le tesi della teologia radicale e politica, europea e statunitense, unendosi quindi nella richiesta di una reale partecipazione dei laici e delle donne alla vita e alla guida della Chiesa, al decentramento del potere ecclesiale e alla inculturazione del Vangelo nelle Chiese e nelle tradizioni locali, al macroecumenismo (condivisione di riflessione e impegno allargata, cioè, alle grandi religioni mondiali), al pluralismo nelle questioni riguardanti la salvezza, in cui il ruolo di Gesù Cristo, pur non marginalizzato, non risulti più esclusivo delle altre esperienze religiose umane.

[modifica] Principali rappresentanti della TdL

[modifica] Teologi/e

  • Marcella Althaus-Reid, argentina
  • Jean-Bertrand Aristide, haitiano
  • Hugo Assmann, brasiliano
  • Rafael Avila, colombiano
  • Frei Betto (Carlos Alberto Libanio Christo), brasiliano
  • Alan Boesak, sudafricano
  • Clodovis Boff, brasiliano
  • Leonardo Boff, brasiliano
  • Jose Míguez Bonino, argentino
  • Ernesto Cardenal, nicaraguense
  • Giulio Girardi, italiano
  • José Severino Croatto, argentino
  • Ignacio Ellacuría, spagnolo (ucciso nel 1989 in El Salvador)
  • Gustavo Gutiérrez Merino, peruviano
  • Paul Gauthier, francese (morto nel 2002)
  • Erwin Kräutler, brasiliano
  • Alberto Methol Ferre, uruguaiano
  • José Porfirio Miranda, messicano
  • Jorge V. Pixley, nicaraguense
  • Pablo Richard, cileno
  • Juan Luis Segundo, uruguaiano
  • Richard Shaull, statunitense
  • Jon Sobrino, salvadoregno
  • Elsa Tamez, messicana
  • Camilo Torres Restrepo, colombiano (ucciso nel 1966)
  • Gerardo Valencia Cano, colombiano

[modifica] Vescovi

  • Paulo Evaristo Arns, cardinale, arcivescovo emerito di São Paulo;
  • Tomas Balduino, vescovo emerito di Goiàs
  • Carlos Felipe Ximenes Belo, vescovo di Timor Leste
  • Pedro Casaldáliga, vescovo emerito di São Felix do Araguaia, catalano
  • Hélder Câmara, vescovo di Recife, brasiliano (morto nel 1999)
  • Óscar Romero, arcivescovo di San Salvador, salvadoregno (ucciso nel 1980)
  • Samuel Ruiz Garcia, vescovo emerito di San Cristobal de Las Casas, messicano

[modifica] Bibliografia

  • G. Gutiérrez, La teologia della liberazione, Queriniana, Brescia, 1972
  • Dussel, Enrique, Caminos de liberación Latinoamericana, Buenos Aires, 1972 (testo completo in spagnolo)
  • Dussel, Enrique, Teoría de la liberación y ética. Caminos de liberación Latinoamericana II, Buenos Aires, 1972 (testo completo in spagnolo)
  • Berryman, Phillip, Liberation Theology (1987) (trad. spagnola: Teología de la liberación, México, 1989 (testo completo in spagnolo)
  • Ignacio Ellacuria, Jon Sobrino, Mysterium liberationis: i concetti fondamentali della teologia della liberazione, Roma, 1992
  • Boff, Clodovis e Leonardo, Come fare teologia della liberazione (1994)
  • José Ramos Regidor, La teologia della liberazione, (1996; 2004 nuova ed. aggiornata)
  • E. Bernardini, Comunicare la fede nell'America oppressa, Claudiana, Torino, 1982
  • I. Ellacuria, J, Sobrino (a cura di), Mysterium Liberationis, Borla-Cittadella, Assisi, 1993

[modifica] Voci correlate

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