Loggia della Signoria
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La Loggia della Signoria è un monumento storico di Firenze, che si trova in Piazza della Signoria a destra di Palazzo Vecchio e accanto agli Uffizi, i quali vi si innestano sul retro con una terrazza proprio sulla sommità della loggia .
Viene chiamata anche Loggia dei Lanzi perché qui vi si accamparono i Lanzichenecchi nel 1527 di passaggio verso Roma e Loggia dell'Orcagna, per via di una errata attribuzione a Andrea di Cione, soprannominato Orcagna, mentre la realizzazione dell'opera è stata documentata come di suo fratello Benci di Cione e di Simone Talenti. Alcune fonti citano comunque l'Orcagna come collaboratore del progetto.
Indice |
[modifica] Storia e profilo architettonico
L'edificazione risale al periodo tra il 1376 e il 1382 e serviva per ospitare al coperto le numerose assemblee pubbliche popolari e le cerimonie ufficiali della Repubblica fiorentina alla presenza del popolo, come quelle di insediamento delle signorie.
Sebbene si tratti di un edificio pienamente gotico, la presenza di archi a tutto sesto rappresenta una vera anticipazione dello stile rinascimentale, che con tutta probabilità ispirò Filippo Brunelleschi per la realizzazione del primo edificio pienamente rinascimentale del mondo, lo Spedale degli Innocenti, in Piazza della Santissima Annunziata. Al Trecento risalgono le tre formelle con le figure allegoriche delle Virtù teologali e cardinali eseguite su disegno di Agnolo Gaddi (1383-1386).
A partire dal '500, con la creazione del Granducato di Toscana e la soppressione definitiva delle istituzioni repubblicane, questo spazio fu destinato ad accogliere alcuni capolavori scultorei, divenendo uno dei primi spazi espositivi al mondo. Il granduca Cosimo I comunque non fece sistemare le statue secondo un mero criterio estetico, ma in linea con le precedenti sculture di Piazza della Signoria fece sì che le rappresentazioni avessero anche dei precisi caratteri politici. In questo senso il Perseo e Medusa di Benvenuto Cellini, appositamente commissionato da Cosimo, stava a significare il taglio delle esperienze repubblicane della città, simbolizzate dalla Medusa, dal cui corpo escono i serpenti che rappresentano le proverbiali discordie cittadine che da sempre avevano minato una vera vita democratica.
Nel 1583, a conclusione del palazzo degli Uffizi, Bernardo Buontalenti creò sulla sommmità della loggia una terrazza dalla quale era possibile assistere alle varie cerimonie ed agli spettacoli, che avevavo luogo nella piazza sottostante, oggi punto focale del bar del museo.
Caso quasi unico nel panorama mondiale, nelle tre arcate della loggia sono ospitate sculture di eccezionale pregio risalenti all'età classica e al periodo del manierismo, veri capolavori da museo, tutti originali, e fruibili liberamente giorno e notte gratuitamente. Un servizio di sorveglianza continua delle opere è attivo 24 ore su 24 e vigila che alcune minime restrizioni siano rispettate.
La Feldherrnhalle di Monaco di Baviera è un omaggio ottocentesco a questa loggia.
[modifica] Le sculture
Ai fianchi della gradinata d'ingresso vigilano due leoni marmorei, uno di epoca romana e l'altro realizzato nel 1600 da Flamino Vacca: tradizionalmente i leoni simboleggiano la guardia e la protezione dei luoghi da presenze negative, secondo una tradizione iconografica che risale addirittura alle civiltà mesopotamiche.
Il capolavoro più importante è il già citato Perseo di Cellini, una grande statua in bronzo alta 3,20 metri compreso il piedistallo istoriato da bassorilievi di tema mitologico. Il corpo ben proporzionato e la posizione plastica di Perseo, appoggiato su una sola gamba mentre solleva con il braccio destro la testa di Medusa decapitata, si può ammirare da molte angolazioni diverse scoprendo dettagli diversi. Fu sistemato nella loggia nel 1554 e, a parte il periodo del restauro nel 1999, è sempre rimasto qui collocato.
Ancora più complesso è il Ratto delle Sabine, capolavoro in marmo del Giambologna (1583), generalmente ritenuta come la prima scultura a non avere un punto di vista privilegiato, ma che si dispiega nella sua completezza figurativa a tutto tondo soltanto girandoci attorno. La statua è originale, mentre nel Museo dell'Accademia si trova solo un calco in gesso.
Sempre del Giambologna è l'Ercole con il cenaturo Nesso, dal sensazionale effetto di movimento espresso dal corpo in tensione del centauro sottomesso dall'eroe greco (1599).
Sono sculture di epoca romana Patroclo e Menelao, copia di epoca Flavia di un originale greco del 230-240 a.C., dono di Pio V a Cosimo I, e le sei figure di donna vicine alla parete di fondo. Si ritiene che possano provenire dal Foro di Traiano a Roma, furono comunque trovate verso la metà del Cinquecento e, sopo aver decorato Villa Medici, arrivarono a Firenze nel 1789. Delle figure muliebri, le prime due non sono state identificate come personaggi, mentre la terza da sinistra rappresenta Thusnelda, una prigioniera barbara. Le ultime tre rappresentano matrone romane di rango imperiale, scolpite più finemente e con marmo più pregiato.
È invece un'opera ottocentesca il Ratto di Polissena dello scultore Pio Fedi (1865), che riprende lo stile del vicino Menelao.
sulla parete destra un'iscrizione in latino ricorda l'adozione del calendario comune, che inizia il 1° gennaio, a Firenze, avvenuta solo nel 1750 8finbo al allora il capodanno fiorentino si celebrava il 25 marzo. Un'altra iscrizione del 1863 ricorda le tappe dell'unificazione d'Italia.
[modifica] Immagini
Il Ratto delle Sabine di Giambologna |
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Il gruppo di Polissena di Pio Fedi |
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[modifica] Curiosità
Nel 1850 sul muro posteriore della loggia il marchese Cosimo Ridolfi, allora Ministro dell'Educazione, aveva fatto sistemare un termometro e un barometro rappresentati da due dischi in marmo con le apposite diciture, per divulgare al popolo la misurazione scientifica. La realizzazione dei due strumenti era stata affidata al fisico e metereologo Padre Filippo Cecchi e al direttore della Specola Astronomica Fiorentina Padre Giovanni Antonelli. Giudicate in seguito non consone al valore artistico della loggia vennero rimosse e dopo qualche spostamento di deposito, si trovano oggi su un pianerottolo del Museo di storia della Scienza con una targa che ne ricorda l'origine e la storia.
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