Agnolo Gaddi
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Agnolo Gaddi (nato circa nel 1350, attivo tra il 1369 e il 1396, morto il 15 ottobre 1396) è stato un pittore italiano del Trecento, figlio di Taddeo Gaddi.
Agnolo Gaddi visse in un periodo di transizione per l'arte in generale ed in particolare per l'arte fiorentina. Profondamente influenzato (come peraltro il padre) da Giotto non riuscì ad apportare alcun rinnovamento e rappresentò uno degli ultimi seguaci del grande maestro.
L'arte di Agnolo Gaddi manca quasi completamente di originalità e non riuscì mai a svincolarsi neanche in minima parte dagli stilemi giotteschi. Rispetto allo stesso Giotto risulta essere meno efficace nella resa di particolari quali i volti, dove non riesce mai ad andare oltre ad un'espressione vacua e laconica.
Critici del XX secolo quali Giulio Carlo Argan ed il Toesca (che lo definisce "monotono e senza vita, prolisso narratore, reso popolare dalla stessa mancanza di profondità psicologica, dalla inanità di espressione plastica, dalla superficiale vaghezza del colore") lo citano con estrema polemica. Nonostante questo, come gli viene riconosciuto dallo stesso Toesca, ebbe un grande successo in vita.
Solo negli ultimi anni, anche in virtù di una maggiore conoscenza della sua opera completa, e di restauri compiuti su di essi, alcuni critici lo hanno parzialmente rivalutato.
Uno dei cantieri più significativi nel quale lavorò assieme alla sua bottega è la francescana chiesa di Santa Croce a Firenze, il più importante cantiere di decorazione pittorica del '300 in città.
Qui nel 1380 affrescò la Cappella Maggiore con la Leggenda della Vera Croce, seguendo la duecentesca Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine (molto cara ai francescani), su commissione di Jacopo degli Alberti.
La narrazione inizia con Seth che riceve da San Michele un ramo dell'albero della conoscenza del Bene e del Male. Seth pianta il ramo sul sepolcro di Adamo. Successivamente il ciclo narrativo prosegue con la Crescita dell'albero e con la costruzione di in ponte con il suo legno. Dinnanzi al ponte la Regina di Saba si inginocchia profetizzando la futura morte del Salvatore. Salomone, messo a conoscenza del fatto fa seppellire la trave che viene poi ritrovata degli Israeliti i quali ne fanno la Croce della Crocefissione di Cristo. Attorno al 300 Sant'Elena (la madre di Costantino) ritrova la croce e per verificarne l'origine prova a sfiorare un morto facendolo resuscitare.
Sulla parete sinistra Sant'Elena riporta la Croce a Gerusalemme e Cosroe, Re dei Persiani, trafuga la reliquia. Gli ultimi tre episodi rappresentano Cosroe adorato dai propri cortigiani, il Sogno di Eraclio (l'Imperatore bizantino che si vede vittorioso) ed infine la decapitazione di Cosroe e l'entrata a piedi nudi e vestito da pellegrino in Gerusalemme.
Anche se poco innovative sono estremamente interessanti sia il naturalismo che le citazioni di vicende di vita quotidiana che il Gaddi distribuisce con disinvoltura in tutto l'affresco. È questa probabilmente l'opera più significativa di Agnolo Gaddi (da cui ad esempio il Vasari copia una figura che inserisce nelle sue "Vite").
Nel 1385, sempre nel cantiere di Santa Croce, affrescò la Cappella Castellani (detta anche del Santissimo). Il ciclo narrativo comprende storie di Sant'Antonio (forse opera di Gherardo Starnina), di San Giovanni Battista, di San Giovanni Evangelista e di San Nicola.
Nel 1392 Agnolo Gaddi si spostò a Prato, dove affrescò il Palazzo Datini e la Cappella della Sacra Cintola nel Duomo di Prato. Nel ciclo di affreschi il Gaddi narra la storia della Sacra Cintola. La leggenda riporta che Maria avesse donato la Cintola (simbolo della castità e prova non discutibile) a San Tommaso. La reliquia venne ritrovata e donata nel XII secolo ad un crociato di nome Michele che la riportò a Prato. La cappella venne infatti costruita e fatta affrescare per conservare la reliquia. Questa, è una delle poche che lasciano intravedere alcune piccole novità pittoriche, specialmente nella resa notturna della Natività e nel Viaggio sulla nave della Cintola. Interessante, anche se attualmente poco noto, è l'immenso tabernacolo (circa 18 mtq) di Sant'Anna a Figline di Prato (prospicente alle cave di serpentino, il "marmo verde"), che anticipa la composizione dell'omonima opera (Sant'Anna metterza) di Masaccio e Masolino.
Da citare inoltre che Lorenzo Monaco e Cennino Cennini compirono le prime esperienze nella bottega del Gaddi.
Come citano i Registro dei Morti di Firenze tenuti dagli Ufficiali della Grascia nel 1396, die XV mensis ottobr. Angelus Taddey taddi - anziché Gaddi - pictor de populo Sancti Petri magioris Quartierio Santi Johannis, seppultus in ecclesia Sante Crucis. Retulit Dopninus Fortiori becchamortus: banditus fuit (Milanesi).
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