Economia politica
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L'economia politica è la disciplina sociale che studia l'economia in senso positivo (come essa è), con lo scopo di rappresentare compiutamente, con l'ausilio di modelli matematici ove necessario, le costanti presenti nel comportamento economico di individui e istituzioni pubbliche e private.
Essa quindi studia il modo di comportarsi dei soggetti economici e si distingue pertanto dalla politica economica (la disciplina speculare) la quale cerca invece di formulare proposte di cambiamento della situazione economica esistente (le politiche per la gestione o il governo dell'economia).
Le definizioni precedenti non riescono comunque a dar conto dei vari aspetti dell'economia politica, per cui essa è anche definita dal suo sviluppo storico.
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[modifica] Cenni storici
Il termine economia politica si riferiva originariamente allo studio dell'economia dello stato, ed è ancora usato in questo senso da alcuni economisti.
Oggi esistono diverse scuole concorrenti, le cui definizioni variano, ma tutte propongono di descrivere il modo in cui i vincoli politici influenzano l'allocazione di risorse limitate, dando forma all'economia.
[modifica] L'economia politica classica
Il termine economia politica venne usato ampiamente per la prima volta nel '700 dai primi economisti, come i fisiocratici ed Adam Smith. Dopo le migliorie di David Ricardo (in seguito riviste da Piero Sraffa) e John Stuart Mill, fu usato universalmente per descrivere ciò che ora conosciamo come economia fino al 1870 circa - quindi descrive propriamente l'economia classica.
Le assunzioni di Adam Smith nell'opera del 1776 "Sulla ricchezza delle nazioni" posero una chiara riga di divisione tra l'economia in senso stretto e l'economia politica: lo stato (seguendo la sua economia classica) doveva fornire "difesa, infrastruttura, giustizia, istruzione ed una moneta stabile".
Anche se le definizioni di difesa, infrastruttura, giustizia ed istruzione sono cambiate, questa è ancora considerata la migliore definizione dell'economia politica del capitalismo. Ognuna di queste funzioni può essere considerata un demanio gestito collettivamente e legalmente.
[modifica] L'economia politica marxista
Il primo riferimento di economia politica marxista è Per una critica dell'economia politica, del 1859, che sarà seguito da Il capitale (dal 1867). In tali opere Marx correla l'economia alla società in cui si svolge la produzione e quindi ai rapporti di produzione ed alla lotta di classe.
[modifica] L'economia politica neoclassica
Nel 1870 fu coniato il termine economia, introdotto per la prima volta nell'uso comune da influenti economisti neoclassici, come Alfred Marshall.
Marshall e la maggior parte degli altri economisti dell'epoca usavano i due termini come sinonimi; il termine economia politica cadde gradualmente in disuso nel mondo anglosassone durante il '900 - in parte a causa della sua associazione con economia di tipo Marxista. L'uso di questo termine subì una certa rinascita negli anni '60, quando fu sempre più utilizzato dagli economisti libertari radicali della Scuola di Chicago, per descrivere gli studi macroeconomici influenzati dalla teoria dei giochi e dalla teoria della scelta razionale.
Queste erano considerate descrizioni appropriate del modo in cui il capitale finanziario media le valutazioni dei fattori della produzione. L'economia neoclassica evita la generale complessità delle scienze politiche assumendo che questi fattori siano definiti dalla legge, dall'etica e dai costumi prevalenti nella civiltà economica.
In effetti, questa economia politica è soltanto policy, e questa economia è una scienza dell' allocazione delle risorse limitate una definizione che molti considerano troppo ristretta, e spesso contestano seriamente.