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Dei Sepolcri - Wikipedia

Dei Sepolcri

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Voce principale: Ugo Foscolo (opere).

Dei Sepolcri, o I Sepolcri come più comunemente li si chiama, è un carme scritto da Ugo Foscolo tra il 1806 e il 1807 che venne stampato nell'officina tipografica Bettoni di Brescia, nella primavera del 1807.

Indice

[modifica] L'ispirazione politico-culturale

Lo spunto per la composizione del carme fu dato al Foscolo dall'estensione all'Italia dell'editto napoleonico di Saint-Cloud (1804) avvenuta il 5 settembre del 1806 che stabiliva delle regole per gli usi cimiteriali oltre a proibire la sepoltura dei morti all'interno del perimetro della città e per ragioni democratiche stabiliva che le lapidi dovessero essere tutte della stessa grandezza e le iscrizioni controllate da una commissione apposita. L'estensione del decreto all'Italia aveva acceso vivaci discussioni sulla legittimità di questa legislazione di impronta illuministica che era contraria a tradizioni ormai radicate nel nostro paese.
Il Foscolo si era trovato presente ad una di queste discussioni nel maggio del 1806 nel salotto veneziano di Isabella Teodochi Albrizzi e aveva affrontato il problema con Ippolito Pindemonte, che stava lavorando ad un poemetto, I cimiteri, con il quale intendeva riaffermare i valori del culto cristiano. Ne era nata una disputa perché il Foscolo, in quell'occasione, lo aveva contraddetto con considerazioni scettiche e materialistiche. Più tardi, riesaminando la questione da un altro punto di vista, era nata in lui l'idea del carme che aveva voluto indirizzare

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«per fare ammenda del mio sdegno un po' troppo politico»

al suo interlocutore di una volta. Da ciò nasce la forma esterna del carme che si presenta come un'epistola poetica al Pindemonte.

Durante la permanenza in Francia il Foscolo aveva infatti avuto occasione di seguire tutto un filone di discussioni che si erano sviluppate sull'argomento tra il 1795 e il 1804 e che tendevano alla rivalutazione dei riti e delle tradizioni funerarie, del culto dei morti e del ricordo perpetuo delle loro virtù.

[modifica] L'ispirazione letteraria e le motivazioni interiori

Ma queste occasioni di carattere politico-culturale non costituiscono certamente l'unico motivo dell'ispirazione foscoliana sul quale agiscono due componenti. Da una parte gli influssi della poesia sepolcrale inglese che in quel periodo era molto in voga soprattutto grazie alle traduzioni del Cesarotti e dall'altra le motivazioni interiori assai più remote che avevano trovato espressione, dall'Ortis ai sonetti, sul tema della morte e sul significato consolatorio della tomba.

Foscolo, nel riprendere il discorso interrotto con Pindemonte, affronta l'argomento da una diversa prospettiva che non ha più nulla da vedere con le discussioni di carattere giuridico e con la difesa della religione cristiana, ma si sofferma sul significato e la funzione che la tomba viene ad assumere per i vivi impostando il carme come una celebrazione di quei valori e di quegli ideali che possono dare un significato alla vita umana.

Questo non significa che il Foscolo abbia mutato le sue convinzioni materialistiche che sono sempre presenti, perché il mondo è materia e materia è l'uomo compresa l'anima e la morte non è altro che il disfacimento totale. Ma se il Foscolo accetta con la ragione questa legge ineluttabile egli la respinge con il sentimento e cerca di superarla con il richiamo a un ordine umano di affetti e istituzioni che possano in qualche modo vincere la morte stabilendo tra i vivi e i defunti una corrispondenza di sentimenti amorosi.

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«I monumenti, inutili ai morti, giovano ai vivi, perché destano affetti virtuosi lasciati in eredità dalle persone dabbene. vv.1-40»

[modifica] Dal concetto materialistico al concetto di "illusione"

Il carme si apre infatti con la negazione di ogni trascendenza riaffermando la validità del pensiero materialistico e, se inizia con l'asserire l'inutilità delle tombe per i morti, ne afferma l'utilità per i vivi procedendo verso affermazioni sempre più alte che vanno dal loro valore civile e patriottico fino ad esaltare le tombe come ispiratrici della poesia che è, per il Foscolo, la scuola più alta dell'umanità.

Al centro di queste meditazioni vi è il concetto di "illusione" che riafferma sul piano del sentimento quanto viene negato dall'intelletto che può negare l'immortalità dell'anima ma non quegli affetti ai quali tutti gli uomini, per vivere, devono credere.
Così, anche se la vita dell'individuo ha fine nella materia, le illusioni, gli ideali, i valori e le tradizioni dell'uomo vanno oltre la morte perché rimangono nella memoria dei vivi consentendo a chi ha lasciato eredità d'affetti una sopravvivenza dopo la morte.

Il Foscolo svolge nel carme questo concetto seguendo una linea ascendente che va dalla tomba come centro sul quale si uniscono la pietà e il culto degli amici e dei parenti, alla tomba come simbolo delle memorie di tutta una famiglia attraverso i secoli realizzando una continuità di valori da padre in figlio, dalla tomba come segno di civiltà dell'uomo stesso, alla tomba che porta in sé i valori ideali e civili di tutto un popolo e, infine, alla tomba i cui valori sono resi eterni dal canto dei poeti.

[modifica] La struttura del carme

Nell'estratto che accompagna la "Lettera a Monsieur Guillon sulla sua incompetenza a giudicare i poeti italiani", scritta nel 1807, in risposta alla critica che l'abate francese Amato Guillon aveva pubblicato contro il carme nel "Giornale Ufficiale di Milano" del 22 giugno del 1807, il Foscolo fornisce la struttura quadripartita del carme: I (vv. I-90), II (91-150), III (151-212), IV (213-295).

[modifica] Prima sezione - vv.I-90

Il sonno della morte, afferma l'autore, non è certamente meno duro nei sepolcri curati e confortati dall'amore dei vivi e quando, per il poeta, le bellezze della vita saranno perdute, non sarà certo una tomba, che distingua le sue ossa dalle numerose altre sparse in terra e in mare, a compensarne la perdita.
Anche la speranza, che è l'ultima dea, abbandona i sepolcri e l'oblio trascina con sé ogni cosa.
Ma il poeta si chiede perché l'uomo deve togliersi l'illusione di vivere, anche dopo la morte, nel pensiero dei suoi cari se il suo sepolcro sarà curato e onorato nella sua terra natale da chi è rimasto in vita.
Solamente coloro che morendo non lasciano affetti o rimpianti possono trarre poca gioia dalla tomba.
Una legge ostile toglie oggi i sepolcri agli sguardi dei pietosi e tenta di strappare il nome ai morti e così il Parini, che in vita pur nella povertà adorò la poesia ed ispirato da Talia fustigava i signorotti di Milano, giace senza tomba.
La Musa sta cercando la sua salma nei cimiteri suburbani perché Milano non gli ha eretto un sepolcro tra le sue mura ed ora, forse, le ossa del grande poeta si trovano nella desolata campagna mescolate a quelle di un ladro qualunque.

[modifica] Seconda sezione - vv.91-150

Gli uomini, iniziando ad istituire forme legali come le nozze, le leggi e la religione, diventarono civili e cominciarono a seppellire i morti e a considerare le tombe sacre. I morti non furono sempre seppelliti nelle chiese o abbandonati per le vie con il terrore delle madri che temevano la vendetta dei loro congiunti sui loro figli, ma le tombe furono anche curate con alberi, fiori e lampade e i vivi indugiavano spesso a parlare con i cari estinti nella pietosa illusione che rende piacevoli alle giovani inglesi i confortevoli cimiteri suburbani dove esse pregano i numi perché facciano ritornare in patria Nelson.
Dove però non esiste più il desiderio di gesta eroiche e lo Stato è servo di chi comanda, le tombe sono inutile pompa, come nel Regno d'Italia dove i dotti, i mercanti e i possidenti sono sepolti nelle loro reggie mentre il poeta desidera solamente una semplice tomba dove poter riposare in pace dopo aver lasciato agli amici una poesia libera.

[modifica] Terza sezione - vv.151-215

Le tombe dei forti rendono bella la terra che li ospita e spingono a grandi opere. Quando il Foscolo vide in Santa Croce le tombe di Machiavelli, di Michelangelo, di Galilei inneggiò a Firenze considerandola beata per la bellezza della sua terra e per aver dato i genitori e la lingua al Petrarca, ma ancora più beata perché ha conservato in un tempio le glorie d'Italia che sono le uniche che ci sono rimaste dopo che gli stranieri ci hanno rapito tutto tranne la memoria. In Santa Croce, dove ora riposa, veniva l'Alfieri per cercare di dar pace alla sua anima tormentata.
La pace che ispira le tombe ha alimentato il valore dei Greci contro i Persiani a Maratona dove gli Ateniesi, caduti in quella battaglia, furono seppelliti.
Probabilmente durante i suoi lunghi viaggi il giovane Pindemonte varcò l'Egeo e sentì dire che la marea aveva trasportato le armi gloriose di Achille, che erano state assegnate ingiustamente ad Ulisse, sopra la tomba di Aiace dal momento che solo la morte è dispensatrice della gloria.

[modifica] Quarta sezione - vv.216-295

Il Foscolo, che è costretto a fuggire di gente in gente, spera che un giorno le Muse, che conservano la memoria dei defunti anche quando il tempo ne abbia distrutto le tombe, lo chiamino ad evocare gli eroi.
Dove un giorno sorse Troia si trova un luogo che Elettra ha reso eterno, quando supplicò, morendo, Giove, di farla vivere nel ricordo dei posteri e il dio rese sacra la sua tomba. In quel luogo furono sepolti Erittonio ed Ilio e Cassandra predisse la distruzione di Troia e insegnò ai nipoti un canto d'amore e di pietà nel quale li assicurava che, nella distrutta città, sarebbero rimaste in eterno le ombre degli eroi troiani nelle loro tombe circondate e protette dagli alberi coltivati con lacrime e devozione. E Omero si sarebbe ispirato ad esse per rendere eterni in tutto il mondo i principi di Argo ed Ettore, l'eroe troiano tra i più valorosi e infelici.

[modifica] La poetica e l'arte

Attraverso il susseguirsi di esempi opportunamente scelti, che esprimono in un concetto quanto prima il poeta ha enunciato in forma epigrammatica, le tesi del Foscolo, si chiariscono in veri e propri miti.
Alla tesi che

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«Sol chi non lascia eredità d'affetti/ poca gioia ha dell'urna»

segue il caso del Parini la cui tomba ignota ne confonde forse l'ossa con qualche ladro; alla tesi che con il nascere degli affetti è nata la santità delle tombe, segue l'immagine poetica dei cimiteri inglesi; la tesi che

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« A egregie cose il forte animo accendono l'urne de' forti»

ispira il passo sulle tombe di Santa Croce; dall'elogio di Firenze nasce la descrizione di Vittorio Alfieri e a legare queste immagini vi è la descrizione del campo di Maratona che rafforza, con il suo mito, la convinzione che nella religiosa pace delle tombe dei grandi parli un Nume. E ancora, nella tesi che la morte è

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«giusta di glorie dispensiera»

per le anime nobili, si ritrova il mito di Aiace che, pur essendo stato privato delle armi di Achille da Ulisse se le ritrova, portate dal mare, sulla sua tomba. E infine la tesi conclusiva, che la grande poesia sia ispirata dalle tombe dei grandi, genera il mito della predizione di Cassandra, della tomba di Elettra, della distruzione di Troia, di Omero.

Il Foscolo riprende tutti questi simboli dagli scrittori o dalla mitologia classica o li inventa traendo lo spunto da materiale classico o moderno e li presenta al lettore in modo che essi possano rimanere impressi profondamente nel loro animo.

[modifica] Lo stile

Il carme è strutturato per episodi e non per concetti che si susseguono logicamente perché il poeta, che intende cantare gli eroi, procede con la logica della fantasia. Il Foscolo concentra un intero mondo di pensieri, sentimenti, immaginazioni e miti in modo stringato senza eccedere in parole non necessarie e riuscendo, in poco meno di trecento versi, a passare dalle tombe senza nome ai cimiteri medievali e quelli inglesi, dalle tombe di Santa Croce al campo di battaglia di Maratona, dal Parini e Alfieri a Omero, da Nelson ad Aiace, dal mondo di Vico all'Italia di oggi e a Troia distrutta, con il medesimo impeto di affetti e di tesi che aveva adoperato nei Sonetti e che conferisce al suo stile quell'impronta originale che è connaturata alla forza della sua personalità.

La lingua e lo stile di cui si serve il Foscolo nei Sepolcri è personale e individuale: lo stile è lapidario ed energico e tende ad imprimere le sentenze nella mente e nel cuore di chi legge; la lingua, anch'essa improntata a una conclusione energica e vibrante, si avvale della esperta conoscenza dei classici antichi e italiani permettendosi di utilizzare modi di dire nuovi.

[modifica] Voci correlate

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