Purgatorio
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nella dottrina della Chiesa Cattolica, il Purgatorio è una necessaria ma dolorosa condizione di purificazione attraverso la quale passano quelle anime dei defunti che, pur essendo nella "Grazia di Dio" in punto di morte, non sono pienamente purificate. Esse soffrono per ripagare la Giustizia Divina infranta e, quindi, per ascendere al Paradiso e "vedere il volto di Dio".
Il Purgatorio non è una crudele punizione divina: al contrario, esso è frutto dell'infinito amore di Dio. Infatti, nella teologia cattolica, un'anima imperfetta non potrebbe stare al cospetto di Dio senza soffrire immensamente per la propria miseria, perciò il Purgatorio è una sfera necessaria alla beatitudine delle anime peccatrici, seppur presenti nella Grazia.
Indice |
[modifica] I riscontri nell'Antico Testamento
La dottrina della Chiesa si basa anzitutto sulla dottrina dell'immortalità dell'anima e della resurrezione dei corpi, entrambe attestate da molti passi biblici, e dunque, secondo i cattolici, materia di fede.
In maniera più diretta, tuttavia, l'unica attestazione biblica si trova nel secondo libro dei Maccabei. Vi appare, oltre alla fede nella risurrezione, la certezza che l'offerta di un sacrificio possa servire davanti a Dio per l'espiazione di un peccato. La morte di alcuni soldati è posta in relazione con il fatto che essi si erano impossessati di statuette di idoli appartenenti ai Greci. Per questo tutti
«ricorsero alla preghiera, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato.»
|
|
(2Mac, 12,42)
|
E poi continua:
[modifica] Cristianesimo
[modifica] Nella teologia cristiana
La Chiesa cristiana, attraverso la sua intercessione per i defunti, manifesta sin dalle origini la sua fede nel Purgatorio, come riscontrabile da vari testi patristici. Ad esempio, nel Pastore di Erma, un testo del II secolo, vi sono chiari ed espliciti riferimenti ad uno stato, successivo alla morte terrena, in cui è necessario purificarsi prima dell'ingresso in Paradiso.
In modo più specifico, la dottrina del Purgatorio venne definita dal Concilio di Lione del 1274, da quello di Firenze del 1438 e infine ribadita nel Concilio di Trento, nel 1563.
Coloro che muoiono nella Grazia di Dio, senza però essersi completamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del Cielo (cioè il Paradiso). Tale purificazione consiste nelle medesime, dolorose pene infernali, con la differenza che le pene del Purgatorio hanno un termine (al contrario di quelle infernali, che sono eterne), e inoltre sono stemperate dalla luce della Speranza Divina che scende dal Paradiso. Per questo, le anime del Purgatorio sono in perenne e continua preghiera, che li aiuta a sostenere la pena della purificazione.
La Chiesa chiama Purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che, dunque, è tutt'altra cosa dalla pena eterna dei dannati (cioè l'Inferno), che morirono da peccatori (come le anime del Purgatorio) e anche fuori della Grazia divina.
In suffragio dei defunti la Chiesa raccomanda ai viventi la preghiera, la celebrazione di Sante Messe per i defunti e la pratica delle indulgenze. Infatti, tali preghiere dei vivi in favore dei morti muovono la misericordia di Dio, ripagando dunque la Giustizia e diminuendo cosi il tempo di permanenza delle anime nel Purgatorio.
[modifica] Nella letteratura cristiana
Nella letteratura cristiana, invece, fu certo Dante Alighieri a dare la visione più completa ed esauriente, in campo filosofico e poetico, del Purgatorio, che è appunto lo sfondo della seconda cantica della sua "Divina Commedia". Dante descrive così la struttura del Purgatorio: esso è un monte, costituito della materia che Lucifero ha innalzato nella sua caduta, scavando l'abisso dell'Inferno; inoltre, è circondato dal mare, e si troverebbe nell'emisfero antartico del mondo. Sulla cima del Monte Sacro si trova l'Eden, cioè il Paradiso Terrestre, dove vivono nella piena Grazia di Dio gli spiriti dei Santi e dei Beati. Il monte è formato da sette "gironi", ovvero sette sfere metafisiche ove vengono divise le anime secondo i loro peccati, e queste "cornici" sono precedute dall'Antipurgatorio, dove si trovano le anime di coloro che si pentirono solo in fin di vita, le anime dei negligenti e degli scomunicati, che devono scontare un determinato periodo prima di poter entrare nel Purgatorio vero e proprio. Dopo un rito di purificazione, alla fine del quale i peccati vengono perdonati, un angelo "portiere" apre, con le chiavi di San Pietro, la porta del Purgatorio, e allora le anime si accingono a ripagare l'ingiustizia dei loro peccati; infatti, il perdono non esclude la riparazione al peccato, ma la precede solamente. I sette gironi rappresentano i sette peccati mortali, cioè, in ordine di gravità: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia (e, insieme, prodigalità), gola e infine lussuria. Inoltre, ogni girone è custodito da un angelo che rappresenta la virtù opposta a ciascun peccato, che l'anima deve raggiungere se vuole ascendere ad un altro girone; vi sono dunque (in ordine) l'angelo dell'umiltà, della carità, della mansuetudine, della sollecitudine, della povertà, della temperanza e della castità, che sono infatti le sette virtù divine. Inoltre, in ciascun girone vi è una pena diversa per le anime, regolata (come anche nell'Inferno) dalla cosiddetta "legge del contrappasso", che impone una pena simmetrica od opposta al peccato commesso. Per questo, i superbi sono condannati a camminare reggendo sulle spalle degli enormi e pesantissimi massi, che li costringono a camminare col volto basso (mentre in vita si ergevano altezzosi), gli invidiosi hanno le palpebre cucite col fil di ferro (mentre in vita guardavano con malignità i beni altrui), gli iracondi sono immersi in un fumo nerissimo che li acceca (come in vita erano accecati dal "fumo" della propria rabbia), gli accidiosi sono costretti a correre perennemente, senza mai fermarsi (mentre in vita si rilassavano nell'ozio), gli avari hanno il volto costantemente e totalmente immerso nella terra (come in vita erano immersi nel denaro, che è un bene di terra), i golosi sono costretti a sopportare impietosamente la fame e la sete (mentre in vita abbondavano nel banchettare) e i lussuriosi sono sempre immersi in fiamme ardenti (come in vita erano immersi nelle "fiamme" della passione sessuale). Quando un'anima ha scontato tutti i peccati di cui era schiava, nel Purgatorio si verifica un terremoto, che è il segnale che tale anima può finalmente elevarsi a Dio, ed entrare in Paradiso purificata. Tuttavia, un'anima, per entrare nell'Eden, deve prima immergersi in 2 fiumi sacri: il primo è il Lete, le cui acque (già secondo la mitologia greco-romana) lavano il peccatore dalle memorie di tutti i peccati commessi, mentre il secondo è l'Eunoè (di invenzione dantesca), le cui acque invece fanno tornare alla memoria dell'anima tutto il bene compiuto in vita. Dopodiché, l'anima accede davvero al Paradiso, cioè alla beatitudiine eterna.
Dante considera il Purgatorio come il luogo dove si scontano non tanto i peccati realmente commessi (come all'Inferno), quanto invece la tendenza a tali peccati. La purificazione, per le anime, è dunque una vera e propria lotta contro sè stessi ispirata dall'amore per Dio, più che una semplice pena. Infatti, Dante incontra nel girone dei lussuriosi l'anima di Guido Guinizelli, poeta amico di Dante, che all'epoca era vivente, e alla confusione del "sommo poeta" riguardo la sua presenza in Purgatorio, Guido dice:
«son Guido Guinizelli; e già mi purgo,
per ben dolermi prima ch'a lo stremo.» |
|
(Dante Alighieri, "Divina Commedia", "Purgatorio", canto XXVI, vv. 92-93)
|
Cioè, si sta già purgando poiché s'è pentito prima di morire, mentre era ancora in vita. Il Purgatorio, quindi, è dimensione invisibile nell'uomo, oltre che luogo metafisico delle anime dei defunti, ed è sempre accessibile ai penitenti. Da notare, infine, che nel Purgatorio Dante descrive la successione del giorno e della notte, al contrario dell'Inferno e del Paradiso, dove vi è, rispettivamente, eterna tenebra ed eterna luce; infatti, il Purgatorio è l'unico regno metafisico temporale, in quanto sparirà quando l'ultimo uomo ne sarà uscito (dopo il Giudizio Universale); per questo, è il regno più simile al mondo fisico (cioè la Terra).
[modifica] Le altre Chiese
[modifica] Chiesa Ortodossa
La Chiesa Ortodossa d'Oriente non accetta la esistenza del Purgatorio, però tradizionalmente prega per i morti, chiedendo a Dio che mostri loro la sua misericordia ed il suo amore.
[modifica] Protestantesimo
Le Chiese protestanti generalmente rifiutano del tutto la dottrina del Purgatorio.
[modifica] Bibliografia
- "Secondo libro dei Maccabei", "Sacra Bibbia"
- Dante Alighieri, "Divina Commedia" - "Purgatorio"
- Padre Dolindo Ruotolo, "Chi morrà vedrà" (sul Purgatorio e sul Paradiso)
- Padre Dolindo Ruotolo, "La dottrina cattolica" (catechismo)
- Jacques Le Goff, "La nascita del Purgatorio", 1982
[modifica] Voci correlate
- Chiesa Cattolica
- Cristianesimo
- Dante Alighieri
- Divina Commedia
- Inferno
- Paradiso
- Santa Caterina da Genova
- Teologia
[modifica] Collegamenti esterni
- Insegnamento del Catechismo della Chiesa Cattolica sul Purgatorio
- Documenti e testimonianze sul Purgatorio
- Trattato del Purgatorio di Santa Caterina da Genova (da PagineCattoliche.it)
|
|||||||||
Portale Religioni • Portale Neopaganesimo • Portale Ebraismo • Portale Chiesa Cattolica • Progetto Religioni • Punto d'Incontro • Indice delle voci sulla religione |