Prima guerra punica
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Prima guerra punica | |||||||
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Parte Guerre Puniche | |||||||
Le battaglie della Prima guerra punica viste dal satellite |
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Schieramenti | |||||||
Repubblica Romana | Cartagine | ||||||
Comandanti | |||||||
Marco Atilio Regolo†, Gaio Lutazio Catulo |
Amilcare Barca, Annone il Grande, Asdrubale†, Santipppo |
Prima guerra punica |
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Messina – Agrigento – Isole Lipari – Milazzo – Sulci – Tindari – Capo Ecnomo – Adys – Tunisi – 1a Palermo – 2a Palermo - Trapani – Lilibeo – Assedio di Trapani - 1a Erice – Taranto – 2a Erice – Isole Egadi |
Guerre puniche |
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Prima – Mercenaria – Seconda – Terza |
La Prima guerra punica fu combattuta fra Cartagine e Roma dal 264 a.C. al 241 a.C. e fu la prima delle tre grandi guerre che queste due superpotenze del mondo antico ingaggiarono per il controllo della Sicilia e per la supremazia nel Mar Mediterraneo. Dopo 23 anni di combattimenti Roma vinse ed impose a Cartagine pesanti condizioni di pace.
Indice |
[modifica] Situazione
[modifica] Roma
Nel 280 a.C. la Repubblica di Roma era in una condizione di vittoriosa espansione. Dopo secoli di conflitti e ribellioni l'intera penisola italiana a sud dell'Appennino Tosco-emiliano era strettamente controllata dalle forze romane; tutti i nemici prossimi come gli Etruschi, i Sabini, i Volsci erano stati sconfitti. I Marsi, gli Apuli, i Vestini erano federati o alleati. I Galli senoni erano stati fermati al Piceno (attuali Marche). Roma aveva stretto accordi di alleanza o di non-interferenza con varie popolazioni italiche e colonie greche dell'Adriatico come Ancona (aiutata contro i Galli). Operazioni di consolidamento si stavano effettuando soprattutto nei territori del sud appena entrati nell'orbita della Repubblica. Roma era abituata al successo e riponeva un'enorme fiducia nel suo sistema politico e nel suo esercito. Per contro non possedeva, in pratica, una vera Marina e per i commerci si affidava soprattutto agli Etruschi e ai Greci. Le guerre sannitiche avevano portato Roma a cercare di accerchiare il Sannio con l'alleanza degli Apuli (in Puglia) e una politica di controllo dei Lucani. La Repubblica si venne allora a trovare a stretto contatto con le colonie greche del Mar Ionio fra cui Tarentum. I tarantini, in lotta con Thurii che aveva chiesto aiuto a Roma, dal momento che la loro fragile coalizione con Sanniti, Bruzi e Lucani non riusciva ad aver ragione delle forze romane, si risolsero a chiedere aiuto a Pirro, re dell'Epiro.
[modifica] Pirro
Pirro aveva perso il trono nel 302 a.C. ed era stato mandato quale ostaggio alla corte egiziana di Tolomeo Soster. Questi nel 297 a.C. lo aiutò a rientrare nel suo regno. Nel 295 a.C. sposò la figlia di Agatocle di Siracusa. Chiamato dalle città greche contro Roma, giunse in Italia nel 280 a.C. con un esercito di 25.000 uomini e 20 elefanti da guerra. Dopo aver vinto la Battaglia di Heraclea e Battaglia di Ascoli Satriano, tentò un accordo con Roma. Le trattative fallirono per intervento di Cartagine.
[modifica] Cartagine
Cartagine era da secoli un'affermata potenza commerciale e navale, controllava tutte le coste del Mediteraneo Occidentale: Nord Africa dall'Egitto fino all'Algeria, le coste di Spagna, Isole Baleari, Sardegna e Corsica. Resistevano solo Massalia colonia greca, alcune città della costa spagnola fra cui la (più tardi) tristemente famosa Sagunto, e le coste del Mar Tirreno, monopolio greco-etrusco.
Le colonie e le tribù libiche portavano a Cartagine tributi per circa 12.000 talenti d'argento (1 talento= 26 Kg). Inoltre Cartagine possedeva un'agricoltura sviluppatissima e le vaste proprietà della nobiltà punica erano giustamente famose per la loro ricchezza. I cartaginesi dediti al commercio e all'agricoltura avevano affidato l'esercito a buoni generali che però si servivano quasi esclusivamente di truppe mercenarie, per lo più libiche. Un fattore che ebbe grande importanza in tutto il percorso bellico fra Roma e la rivale. In questo scorcio di secolo Cartagine era, come già da decenni, in guerra con Siracusa, praticamente la sola città-stato concorrente nel controllo della Sicilia.
[modifica] Siracusa
Questa città era all'epoca governata da Gerone II che, eletto stratego nel 275 a.C. per i suoi successi contro i cartaginesi, nel 265 a.C. venne proclamato re dopo vittoriose azioni contro i Mamertini di Messina. La guerra contro questi mercenari alleati a Roma lo spinse a un'innaturale e temporanea alleanza con Cartagine.
[modifica] L'accordo del 278 a.C.
La potenza navale di Cartagine si vide nel 278 a.C.. Attenta a non far dimenticare i suoi interessi sulle coste italiche e preoccupata di un possibile allargamento del regno di Pirro, greco e "imparentato" con Siracusa, Cartagine inviò una flotta di 120 navi, comandata da Magone che si ancorò nel porto di Ostia per forzare i romani, impegnati nella guerra con Pirro e che pensavano alla pace, a continuare le ostilità. Cartagine così ottenne di avere mani più libere contro Siracusa e la stipulazione di un trattato (il quarto con Roma) nel quale le due potenze implicitamente spartivano le zone di influenza. Il patto, oltre a promesse di aiuto economico e militare di Cartagine contro i greci, garantiva a Roma che i punici non si accordassero con Pirro (c'erano voci di accordi in proposito) mentre Roma era impegnata in combattimenti con Sanniti, Lucani e Bruzi. La zona di influenza di Roma veniva fissata nell'Italia peninsulare.
Pirro, però, proprio nel 278 a.C. sbarcò con 8.000 uomini a Catania e Taormina, allontanò i cartaginesi da Siracusa e conquistò praticamente tutta la Sicilia riducendo i punici al possesso del solo Capo Lilibeo. Due anni dopo dovette però rientrare in Italia e Cartagine ritornò sulle posizioni precedenti.
[modifica] Casus belli
Agatocle, tiranno di Siracusa, era morto nel 289 a.C.. Un gruppo di mercenari italici, rimasti senza lavoro, l'anno successivo conquistò Messina. Crearono una loro struttura statale con a capo due meddices (termine osco) e si autonominarono Mamertini (probabilmente dal nome di Marte - dio della guerra). Dalla base di Messina saccheggiavano il territorio circostante diventando ben presto un serio problema per Siracusa. I siracusani si affidarono a Gerone che, riorganizzato l'esercito mercenario, dopo alterne vicende riuscì a sconfiggere i Mamertini a Milazzo e pose Messina sotto assedio. I Mamertini, scoprendo di avere bisogno di aiuto militare, inviarono due delegazioni, contemporaneamente, a Roma e a Cartagine, le due potenze che erano in grado di sostenere un simile attacco.
Cartagine poteva essere interessata a chiudere la partita con Siracusa e conquistare finalmente l'intera Sicilia. Roma era ormai la "padrona" dell'Italia e i Mamertini erano Italici.
All'inizio Roma non gradiva l'idea di aiutare un gruppo di militari che perseguivano una guerra "ingiusta" avendo rubato la città ai veri proprietari. In più Roma aveva da pochi anni domato una rivolta di mercenari della legio Campana (Reghium, 271 a.C.) ed era riluttante ad aiutare quella fazione. Cartagine fu quindi la prima a rispondere. Inviò truppe che conquistarono Messina e navi furono dislocate nel porto. A meno di tre miglia dalla costa italiana.
Probabilmente questo fu il fattore determinante. Forze cartaginesi troppo vicine al territorio romano e orientate al controllo totale della Sicilia che, a sua volta, controllava il passaggio fra le due parti, orientale e occidentale, del Mediterraneo. Roma formò un'alleanza con i Mamertini e nel successivo 264 a.C. inviò truppe in Sicilia. Era la prima volta che forze romane uscivano dalla penisola italiana.
Gerone II, innaturalmente alleato a Cartagine, dovette fronteggiare le legioni di Valerio Messala. Perse, ottenne la pace versando 100 talenti, e divenne un fedele alleato di Roma fornendole aiuti, soprattutto grano e macchine da guerra. In breve tempo, così, rimasero in campo solo i due eserciti romano e cartaginese. La posta era il possesso della Sicilia, grande produttrice di grano e testa di ponte di entrambe le potenze per il controllo commerciale e militare del Mediterraneo centrale.
I trattati vennero infranti, una plurisecolare amicizia fra le due città era terminata. Iniziava la Prima guerra punica.
[modifica] La guerra sulla terra
La Sicilia è una regione con un territorio aspro e collinoso, con ostacoli geografici e dove le linee di comunicazione sono difficili da mantenere. La guerra terrestre, quindi, un tipo di guerra che Roma conosceva bene, giocò un ruolo secondario nella Prima guerra punica. Le operazioni rimasero confinate ad alcune scaramucce fra le forze in campo, con solo qualche vera battaglia. In genere si assistette ad assedi e blocchi di comunicazioni che furono le sole operazioni degli eserciti. Lo sforzo maggiore fu posto nei tentativi di chiudere i porti principali in quanto i due contendenti erano entrambi nella condizione di dover rifornire le truppe di viveri, materiali ed effettivi, non avendo nessuna delle due città vere e proprie basi militari in Sicilia.
Ciononostante almeno due battaglie di larga scala furono combattute durante questa guerra. Nel 262 a.C. Roma assediò Agrigento in un'operazione che coinvolse entrambi gli eserciti consolari per un totale di quattro legioni (circa 20.000 legionari e 2.000 cavalieri) e che tenne campo per molti mesi. La guarnigione cartaginese di Agrigento riuscì a chiedere rinforzi che giunsero, guidati da Annone. I romani passarono quindi da assedianti ad assediati e, perso il supporto di Siracusa, dovettero costruire un vallo per propria difesa dalle sopraggiungenti forze cartaginesi. Dopo alcune schermaglie si venne a una vera battaglia che fu vinta dai romani. Agrigento cadde e questo diede coraggio a Roma per ulteriori operazioni.
La seconda operazione terrestre su grande scala fu quella di Marco Atilio Regolo. Fra il 256 a.C. e il 255 a.C. Roma tentò di portare la guerra in Africa invadendo le colonie cartaginesi. Fu costruita una grande flotta sia per il trasporto delle truppe e dei rifornimenti sia per la protezione dei convogli. Cartagine cercò di fermare questa operazione ma venne sconfitta nella Battaglia di Capo Ecnomo. Le legioni di Atilio Regolo sbarcarono in Africa senza grosse difficoltà e iniziarono a saccheggiare il territorio per costringere l'esercito cartaginese ad entrare in azione. Questa campagna ebbe risultati contrastanti. All'inizio Regolo vinse l'esercito cartaginese nella battaglia di Adys forzando Cartagine a chiedere la pace. Furono però presentate condizioni tanto pesanti che i negoziati fallirono e Cartagine, assunto il mercenario spartano Santippo per riorganizzare le proprie forze, riuscì a fermare l'avanzate romana. Santippo sconfisse Regolo nella battaglia di Tunisi e lo catturò. L'invasione romana dell'Africa ebbe fine con la vittoria cartaginese.
Verso la fine della guerra, nel 249 a.C. Cartagine inviò in Sicilia il generale Amilcare Barca (il padre di Annibale). Amilcare riuscì a porre sotto il suo controllo la maggior parte dell'interno dell'isola e Roma dovette risolversi ad affidarsi a un dittatore per risolvere il problema. Le forze terrestri di Amilcare non furono mai sconfitte. D'altra parte la guerra doveva chiaramente essere decisa sul mare. E sul mare avvenne lo scontro decisivo. La battaglia delle Egadi del 241 a.C. vinta dalla flotta romana, segnò la fine della Prima guerra punica, dimostrando, per questo caso, la scarsa importanza delle battaglie terrestri.
[modifica] La guerra per mare
A causa delle difficoltà di operare in Sicilia, la maggior parte della Prima guerra punica, comprese le battaglie più decisive, fu combattuta in mare, uno spazio ben noto alle flotte cartaginesi che da secoli lo percorrevano vincenti. Di più, la guerra navale permetteva il blocco dei porti nemici con il conseguente possibile o mancato rinforzo per le truppe a terra. Entrambi i contendenti dovettero investire pesantemente nell'allestimento delle flotte e questo diede fondo alle finanze pubbliche sia di Roma che di Cartagine. Probabilmente segnò il corso della guerra.
All'inizio della Prima guerra Punica, Roma non aveva nessuna esperienza di guerra navale. Le sue legioni erano vittoriose da secoli nelle terre italiche ma non esisteva una Marina, tantomeno Marina Militare. Nondimeno il Senato comprese immediatamente l'importanza del controllo del Mediterraneo centrale nel prosieguo del conflitto. La prima grande flotta fu costruita dopo la battaglia di Agrigentum del 261 a.C. che fu vinta ma che mise in evidenza l'importanza del controllo delle linee di comunicazione nemiche.
Roma mancava della teconologia navale e quindi dovette costruire una flotta basandosi sulle triremi e quinqiremi cartaginesi catturate. Per compensare la mancanza di esperienza in battaglie fra navi, Roma sviluppò una tecnica di combattimento che permetteva di sfruttare la conoscenza delle tattiche di combattimento terrestri in cui era maestra. Le navi romane furono equipaggiate con uno speciale congegno d'abbordaggio: il corvo. Questo congegno agganciava le navi nemiche e permetteva alla fanteria di combattere quasi come sulla terraferma. L'efficienza di quest'arma fu provata per la prima volta nella battaglia di Milazzo, la prima vittoria navale romana; e continuò ad essere provata negli anni successivi, specielmente nella dura battaglia di Ecnomo.
L'aggiunta del corvo forzò Cartagine a rivedere le sue tattiche militari e, poiché ebbe serie difficoltà in questo senso, Roma pervenne ad un vantaggio anche in campo navale.
In seguito, con la crescita dell'esperienza romana nella guerra navale, il corvo fu abbandonato a causa del suo impatto sulla navigabilità dei vascelli da guerra.
Nonostante le vittorie romane sul mare, la Repubblica fu il belligerante che ebbe maggiori perdite, sia in vascelli che in equipaggi, in larga parte a causa di tempeste. In almeno due occasioni 255 a.C. e 253 a.C. intere flotte furono distrutte dal maltempo. Il peso dei corvi sulle prode delle navi fu il maggior responsabile dei disastri. Verso la fine della guerra Cartagine comandava sul mare in quanto Roma non pensava di poter finanziare la costruzione di un'altra costosissima flotta. Ma un'altra flotta fu varata, attingendo a donazioni di cittadini facoltosi.
La Prima guerra punica fu decisa nella battaglia navale delle Egadi (10 marzo 241 AC) vinta dalla flotta romana sotto la guida del console Gaio Lutazio Catulo. Cartagine, persa la maggior parte delle navi, fu economicamente incapace di vararne un'altra o di trovare nuovi equipaggi. Senza una flotta che gli consentisse i collegamenti con la madrepatria, Amilcare Barca, in Sicilia, fu costretto ad arrendersi.
[modifica] Dopoguerra
Roma vinse la Prima guerra punica dopo 23 anni di combattimenti e alla fine sostituì Cartagine come maggiore potenza del Mediterraneo. Nel dopoguerra entrambi i contendenti erano finanziariamente e demograficamente esausti. La vittoria di Roma fu per lo più dovuta alla sua persistenza nel non ammettere la sconfitta e nel non accontentarsi di nulla di meno di una vittoria totale. Inoltre, la capacità della Repubblica di attrarre investimenti privati nello sforzo bellico, incanalando il patriottismo dei cittadini per trovare navi e uomini, fu uno dei fattori decisivi, specialmente se a paragone con l'apparente mancanza di volontà della nobiltà cartaginese di rischiare le proprie fortune per il bene comune.
[modifica] Perdite
É quasi impossibile determinare le perdite per i due contendenti. Le fonti storiche normalmente tendono ad aumentare il valore di Roma. Comunque, (escludendo la guerra terrestre), si consideri che:
- Roma perse 700 navi (massimamente per cattive condizioni atmosferiche) e almeno una parte degli equipaggi,
- Cartagine perse 500 navi e almeno parte degli equipaggi
- Ogni equipaggio era composto mediamente da 100 uomini.
Se ne trae la conclusione che le perdite di uomini furono pesanti per entrambe le parti. Lo storico Polibio commenta che la Prima guerra punica fu per l'epoca la più distruttiva in termini di vite umane nella storia bellica, comprese le campagne di Alessandro Magno, e questo può dare un'idea delle dimensioni. Guardando ai dati del censimento romano del terzo secolo, A. Galsworthy notava come durante il conflitto Roma avesse perso circa 50.000 cittadini. E questo escludendo le truppe ausiliarie e ogni altro partecipante al conflitto che non avesse avuto il rango di civis romanus; queste perdite non erano determinabili.
[modifica] Condizioni di pace
Le condizioni poste da Roma furono particolarmente pesanti per Cartagine che dovette accettarle, non essendo in posizione da poter trattare. Eccole:
- Cartagine doveva evacuare la Sicilia,
- Cartagine doveva restituire i prigionieri di guerra senza ottenere riscatto mentre doveva riscattare i propri prigionieri,
- Cartagine doveva impegnarsi a non attaccare Siracusa e i suoi alleati,
- Cartagine doveva consegnare a Roma il possesso di un gruppo di piccole isole a nord della Sicilia,
- Cartagine doveva pagare un'indennità di guerra di 1.000 talenti immediatamente e 2.200 talenti in 10 rate annuali.
Altre clausole determinavano che gli alleati di entrambe le parti non sarebbero stati attaccati dagli altri, nessun attacco poteva essere effettuato dalle due parti verso gli alleati degli altri e fu proibito a entrambi di raccogliere truppe nel territorio della parte avversa. Questo impediva ai cartaginesi, che facevano largo uso di mercenari, soprattutto libici, di accedere alle forze mercenarie inquadrate fra le legioni e quindi alla tecnologia e alla superiore tecnica militare romana.
[modifica] Risultati politici
Nel dopoguerra Cartagine non aveva virtualmente fondi e non fu in grado nemmeno di pagare le truppe mercenarie smobilitate. Questo portò ad un conflitto interno, la rivolta dei mercenari, vinta dopo durissimi combattimenti da Amilcare Barca. Forse il risultato politico più immediato della Prima guerra punica fu la caduta di Cartagine come principale forza navale. Le condizioni poste a Cartagine ne compromisero la situazione economica e impedirono la rinascita della città. Le indennità richieste da Roma causarono un aggravio ulteriore per le finanze dello Stato e forzarono i cartaginesi verso la ricerca di altre aree economiche per trovare i fondi da versare a Roma. Tutto ciò causò l'aggressione dell'interno dell'Iberia e lo sfruttamento intensivo delle sue miniere d'argento. E alla fine portò alla Seconda guerra punica. Si può percorrere un interessante parallelismo con la situazione della Germania dopo la sconfitta nella Prima guerra mondiale e il Trattato di Versailles che la portarono alla crisi economica, alla Repubblica di Weimar e alla Seconda guerra mondiale.
Per Roma, la fine della Prima guerra punica segnò l'inizio dell'espansione fuori della penisola italiana. La Sicilia, tranne Siracusa, anziché un alleato, divenne la prima Provincia romana governata da un pretore. Qualche anno dopo nel 238 a.C. vennero aggiunte Sardegna e Corsica (sempre tolte agli ormai inermi cartaginesi approfittando della rivolta dei mercenari).
[modifica] Condottieri
- Amilcare Barca, generale cartaginese
- Annibale Gisco, generale cartaginese
- Annone, nome di molti contemporanei generali cartaginesi (ad esempio Annone)
- Appio Claudio Caudex, console romano
- Asdrubale, generale cartaginese
- Aulo Atilio Caiatino, dittatore romano
- Gaio Duilio, console romano
- Gaio Lutazio Catulo, console romano
- Gerone II, tiranno di Siracusa
- Gneo Cornelio Scipione Asina, console romano
- Lucio Caecilio Metello, console romano
- Marco Atilio Regolo, console romano
- Publio Claudio Pulcro, console romano
- Santippo, mercenario spartano al servizio di Cartagine
[modifica] Cronologia
- 265 a.C. - I Mamertini, sotto l'attacco di Gerone II di Siracusa, chiedono assistenza a Roma e a Cartagine. Roma risponde solo dopo Cartagine.
- 264 a.C. - Sbarco in Sicilia di forze romane comandate dal console Appio Claudio. I cartaginesi che si erano ritirati da Messina ritornano e la pongono sotto assedio. Contrattacco di Appio Claudio che respinge insistenti offerte di pace.
- 263 a.C. - Truppe romane passano lo stretto su navi fornite da Taranto, Locri e altre città greche. I cartaginesi evitano lo scontro. Gerone II viene sconfitto dal console Manio Valerio Messalla ed è forzato ad un'alleanza con Roma.
- 262 a.C. - Le forze cartaginesi si rinchiudono ad Agrigento, la città viene assediata dai romani che la espugnano dopo sette mesi. Segesta si allea con Roma.
- 261 a.C. - Vittoria romana e saccheggio di Agrigento. I cartaginesi riescono a evacuare la guarnigione. Roma decide di costruire una flotta per contrastare il cartaginese dominio dei mari. Si apprestano 100 quinquiremi e 20 triremi nei cantieri delle città greche. 30.000 rematori, in gran parte contadini italici, vengono addestrati a remare su "navi virtuali" nello stesso ordine in cui, dopo, avrebbero dovuto remare.
- 260 a.C. - Prima battaglia navale (battaglia delle Lipari) e disastro per Roma per l'imperizia del console Gneo Cornelio Scipione (detto poi Asina). Subito dopo, però, l'altro console, Gaio Duilio, vince la battaglia di Milazzo con l'aiuto dei "corvi".
- 259 a.C. - Il conflitto terrestre si estende alla Sardegna e alla Corsica dove viene conquistata Alalia.
- 258 a.C. - Battaglia navale di Sulci, vittoria romana.
- 257 a.C. - Battaglia navale di Tindaride, vittoria romana. Roma decide di riprendere la politica aggressiva di Agatocle. Viene apprestata una flotta di 230 navi quinquiremi.
- 256 a.C. - Con la nuova flotta, sulla quale sono imbarcati 97.000 uomini, i romani tentano di invadere l'Africa e Cartagine cerca di intercettare la flotta d'invasione opponendo una flotta di 250 navi con 150.000 uomini. La risultante battaglia di Capo Ecnomo è la più grande battaglia navale dell'antichità e la maggiore vittoria di Roma. La flotta romana, guidata dai consoli Lucio Manlio Vulsone e Marco Atilio Regolo in formazione a cuneo si inserisce nella formazione cartaginese, rischia di essere circondata ma riesce a prevalere per l'uso dei "corvi". Roma, raggiunta la superiorità navale oltre che terrestre, sbarca le truppe in Africa, a Clupea, e avanza verso Cartagine. La battaglia di Adys e l'espugnazione di Tunisi da parte dei 15.000 uomini di Atilio Regolo segna il primo successo romano in Africa e Cartagine chiede la pace. I negoziati non portano ad un accordo e la guerra continua.
- 255 a.C. - I cartaginesi impiegano il generale spartano Santippo per organizzare la difesa. Regolo cerca la pace ma, per errore di valutazione delle forze, viene sconfitto nella nella battaglia di Tunisi. Il comandante Atilio Regolo viene catturato, le truppe romane sopravissute (solo 2.000 uomini) raggiungono Clupea e vengono evacuate dalla flotta di 350 navi che però viene distrutta durante il viaggio di ritorno verso la Sicilia.
- 254 a.C. - Viene costruita una nuova flotta di 220 navi per sostituire quella distrutta dalla tempesta e si apre una leva per un nuovo esercito. I romani vincono a Palermo dove fanno 27.000 prigionieri di cui 13.000 vennero venduti come schiavi, ma non riescono a compiere passi significativi nella guerra. Contrattacco cartaginese respinto dalle forze di Cecilio Metello che nel suo trionfo, porta a Roma per la prima volta degli elefanti. Cinque città greche in Sicilia passano da Cartagine a Roma.
- 253 a.C. - Roma continua nella politica di portare la guerra in Africa, nella costa della Sirte, a est di Cartagine. Dopo un anno senza significativi successi la flotta ritorna in patria. Durante il ritorno i romani sono nuovamente presi dalla tempesta e perdono 150 navi.
- 251 a.C. - Nuova vittoria romana a Palermo contro i cartaginesi condotti da Asdrubale. Come risultato delle ultime sconfitte Cartagine rinforza la guarnigione in Sicilia e riconquista Agrigento.
- 250 a.C. - I romani, dopo aver rinforzato le guarnigioni e costruita una strada fra Agrigento e Palermo iniziano l'assedio di Lilibeo con forze di terra e 200 navi. Insuccesso.
- 249 a.C. - Roma, nel tentativo di forzare il porto perde quasi tutta la flotta nella battaglia di Trapani. Si da la colpa al deprimente effetto ottenuto dal console Claudio Fulcro che fece gettare in mare i polli augurali che non beccavano il mangime (cosa ritenuta di cattivo augurio). La frase del console: "se non vogliono mangiare, che bevano" è diventata famosa. Il console Giunio Pullo perde, ancora una volta per la tempesta, la sua flotta ma riesce a conquistare Erice. Aulo Atilio Caiatino viene nominato dittatore e inviato in Sicilia.
- 248 a.C. - 243 a.C. - Battaglie di bassa intensità in Sicilia. Scorrerie di entrambi i contendenti in territorio nemico. A causa delle condizioni economiche disastrose, Cartagine non riesce ad ottenere da Tolomeo Filadelfo, re dell'Egitto, un prestito di 2.000 talenti. Ma anche Roma non naviga nell'oro e per contenere le spese limita le unità necessarie a 60 navi. Amilcare Barca compie vittoriose incursioni in Sicilia e prende prigioniero Giunio Pullo. Nessuna battaglia navale importante. Vengono intavolate trattative per la pace ma Atilio Regolo, che qualche anno prima cercava la pace e quindi inviato a Roma per patrocinarla, intuendo che Cartagine era quasi esausta si oppone.
- 242 Con un estremo sforzo Roma riesce a costruire una nuova flotta ricorrendo anche a finanziamenti privati. Vengono allestite 219 navi. Cartagine viene colta di sorpresa da questo riacutizzarsi di una guerra che si stava trascinando senza grandi novità. I romani riescono a occupare Trapani e il Lilibeo viene bloccato.
- 241 a.C. - Il 10 Marzo avviene la battaglia delle Egadi con la decisiva vittoria di Roma. Le navi cartaginesi, cariche di rifornimenti per la Sicilia non riescono a manovrare e fuggono. Cartagine perde 120 navi e 10.000 uomini vengono catturati. Il comandante Annone finisce sotto processo per la sconfitta e viene condannato a morte. Cartagine viene forzata ad accettare le condizioni di pace. Termine della Prima guerra punica.
[modifica] Bibliografia essenziale
- The Punic Wars, by Adrian Goldsworthy, Cassel
- The First Punic War by J.F.Lazenby, 1996, UCLPress
[modifica] Voci correlate
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