Guardia pretoriana
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La Guardia Pretoriana era un reparto militare dell'Impero Romano che svolgeva compiti di guardia del corpo dell'imperatore.
La Guardia Pretoriana, da non confondersi con i più generici "Pretoriani", costituì il corpo militare a disposizione degli imperatori Romani decretandone molto spesso le loro fortune. Protagonisti fin dal principato di Augusto, la Guardia venne utilizzata per i compiti più disparati dalla guardia al corpo dell'Imperatore, ai servizi segreti, ai compiti amministrativi e di polizia fino anche all'aiuto dei vigiles nello spegnere gli incendi. Il corpo era all'origine costituito soldati scelti provenienti dalle legioni, ma fino a Vespasiano dimostrarono che la vita in città li indeboliva nella disciplina. La Guardia fu un mezzo per affermare nuovi imperatori o mantenere i vecchi al potere. La storia dei pretoriani quindi segue, se non è l'artefice, la storia romana imperiale in tutti i suoi risvolti.
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[modifica] Storia
L'origine del corpo è da ricercarsi nel III secolo a.C. quando vengono per la prima volta nominati gruppi di militari in seno alle legioni con il compito di proteggere pretori, consoli e generali. Tracce letterarie citano l'uso anche di schiavi e senatori armati (socii, amici), ma nel corso degli anni sembra affermarsi l'uso, per questi scopi, delle prime coorti delle legioni, che proprio per questo motivo contavano più uomini delle coorti normali. Non si trattava comunque di un corpo ufficialmente costituito durante la Repubblica. Giulio Cesare addirittura adoperò l'intera Legione Decima che poi fu ereditata molti anni più tardi da Marco Antonio e Ottaviano. La Guardia Pretoriana fu inizialmente organizzata da Augusto in una data imprecisata tra il 29 e il 20 a.C. e definitivamente fondata da Tiberio.
Furono create 9 coorti che per motivi di sicurezza erano stanziate 3 a Roma e le rimanenti 6 in altre città della penisola. Queste coorti erano agli ordini del prefetto del pretorio (in alcuni momenti anche più di uno). La carica era l'apice della carriera equestre ed ebbe spesso un ruolo di primo piano nelle vicende dell'Impero, a causa dello strettissimo contatto con l'imperatore.
Secondo A. Passerini, ogni coorte era capeggiata da un tribuno militare e fino a sei centurioni, tra cui il trecenarius, forse il primo dei sei, il cui nome è oggetto di dibattito. Secondo alcuni deriverebbe dal fatto che egli avrebbe comandato i 300 speculatores, ritenuto il servizio informativo del principe e del princeps castrorum, mentre per altri dalla gratifica del congedo pari a 300.000 sesterzi, e per altri ancora, per la paga pari a 300 volte quella di un normale legionario.
Sotto il principato di Tiberio, quando era prefetto del pretorio Seiano, verso il 20-23, i pretoriani presenti a Roma furono riuniti in un unico grande accampamento costruito appositamente sul Viminale, alla periferia della città, noto con il nome castra praetoria, per questa ragione i pretoriani assunsero come proprio simbolo lo scorpione che era il segno zodiacale di Tiberio.
I pretoriani intervennero per eleggere e deporre imperatori per la prima volta nel 41 d.C. con l'uccisione di Caligola e l'acclamazione di Claudio da parte delle truppe. Il nuovo imperatore si mostrò molto generoso donando ben 15.000 sesterzi a ciascuno dei pretoriani.
Il 15 gennaio del 69 i pretoriani insieme ad altri reparti dell'esercito uccisero Galba ed acclamarono imperatore Otone.
In seguito, per un lungo periodo che va da Vespasiano, a Marco Aurelio i pretoriani non si intromisero nella gestione dell'impero, ma questo periodo di pace finì quando salì al trono Commodo: i pretoriani dopo avergli salvato la vita e averlo sostenuto nei primi anni di governo furono coinvolti nella sua uccisione. Dopo l'eliminazione del suo successore Pertinace, la porpora imperiale fu addirittura messa all'asta e l'impero fu "venduto" a Didio Giuliano nel 193, che aveva promesso donativi maggiori del suo oppositore, Flavio Sulpiciano. All'avvicinarsi a Roma di Settimio Severo, proclamato imperatore dalle legioni, i pretoriani abbandonarono tuttavia il loro protetto e obbligarono il senato a dichiararlo decaduto.
Il nuovo imperatore, dichiaratosi vendicatore di Pertinace, fece sfilare i pretoriani disarmati fuori le mura di Roma e li sostituì con truppe di origini asiatiche, africane e in particolare danubiane. Sotto Caracalla il prefetto del pretorio Macrino lo eliminò e ne prese il posto (217). Anche Eliogabalo, fu ucciso dai pretoriani che proclamarono Alessandro Severo come imperatore il 22 marzo del 222. Dopo un periodo di anarchia militare in cui gli imperatori venivano proclamati dalle legioni, nel 238 in accordo con il Senato i pretoriani elessero Gordiano III imperatore, inizialmente sotto la tutela della madre e del prefetto del pretorio Timesiteo. Morto Timesiteo, il nuovo prefetto Filippo l'Arabo nel marzo del 244 uccise Gordiano nella marcia verso Ctesifonte, con l'appoggio dei soldati esausti della lunga campagna militare. Nel 249 dopo la sconfitta di Filippo contro Decio i pretoriani eliminarono il figlio del vecchio imperatore, Severo Filippo, che era stato precedentemente nominato cesare. Si racconta che durante il regno di Gallieno per difendere Roma da un pericolo il Senato si avvalse della guardia pretoriana, ma l'imperatore invece di dargliene merito proibì quindi ai senatori di comandare corpi militari: il racconto è probabilmente frutto dell'ostilità senatoria contro Gallieno.
Nel giugno del 276 il prefetto del pretorio Floriano, alla notizia della morte dell'imperatore Marco Claudio Tacito, di cui era fratellastro, si autoproclamò augusto, ma solo 2 mesi più tardi venne ucciso dai suoi stessi soldati per acclamare imperatore Marco Aurelio Probo. Nel 312 i pretoriani, fedeli a Massenzio, combatterono con grande eroismo nella battaglia di ponte Milvio; di conseguenza il vincitore Costantino, dopo l'ingresso trionfale a Roma, sciolse definitivamente la guardia e fece smantellare l'accampamento del Viminale.
[modifica] Caratteristiche
[modifica] Consistenza numerica
Gli studiosi non sono concordi su quanti uomini contassero le coorti pretoriane, del resto è certo che nel corso dei decenni i vari imperatori abbiano più volte modificato gli effettivi in base alle esigenze di sicurezza e ancora di più di cassa: 1000 fin dall'inizio per Theodor Mommsen, A. Passerini[1] e, più recentemente, D. L. Kennedy, 500 soltanto per M. Durry e H. G. Pflaum, con aumento a 1000 sotto Settimio Severo. Fonti letterarie ed epigrafiche non aiutano a risolvere il problema ma l'archeologia può fornirci qualche indizio: se un "castra" legionario, che ospitava 5000 uomini, misurava in media tra i 18 e i 20 ha, si deve concludere che le dodici coorti di Roma, che riunite insieme occupavano solo 16,72 ha, non era probabile contassero ciascuna mille uomini per un totale di 12000: si trattava quindi più probabilmente di coorti "quingenarie" e non "miliarie".
Il numero delle coorti variò nel corso del tempo. Le iniziali 9 coorti augustee, passarono a 12 prima del 47, quindi a 16 nel corso del 69 ad opera di Vitellio che aumentò anche l'effettivo di ogni coorte a 1000 uomini). Furono riportate ancora a 9 da Vespasiano, che ritornò all'ordinamento augusteo. Il numero delle coorti aumentà nuovamente a 10 sotto (Domiziano) rimasero così fino quasi all'abolizione del corpo. Se le coorti avevano ciascuna 500 uomini possiamo dunque ricostruire un corpo di 4500 uomini sotto Augusto, di 16000 sotto Vitellio, di 5000 con Domiziano] e infine di 10000 con Settimio Severo.
[modifica] Reclutamento
Il corpo fu inizialmente arruolato tra i migliori legionari italici (meglio ancora, fino a Tiberio, se provenienti dall'Etruria, il Lazio, l'Umbria e le colonie più antiche[2]. Con Claudio i pretoriani provenivano anche dalla Gallia Cisalpina. Nel II secolo ancora l'80% dei pretoriani era di origine italica. Con la riforma di Settimio Severo gli italici furono sostituiti da provinciali comunque di cittadinanza romana. Secondo M. Durry[3] si trattava complessivamente di persone di basso livello, mentre A. Passerini pensa che provenissero da famiglie di ceto elevato: il posto di pretoriano, per diversi motivi, era molto ambito e quindi i notabili facevano di tutto per farvi entrare i loro figli. Dopo Caracalla (a causa della Constitutio Antoniniana, che concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'impero) la possibilità di servire nella guardia pretoriana era ormai aperta a tutti.
[modifica] Durata del servizio
La durata del servizio era la prima importante differenza rispetto le legioni e gli altri corpi militari. I pretoriani restavano in servizio solo 16 anni, invece dei 20-25 anni dei legionari, e naturalmente questo ne faceva un corpo privilegiato e ambito. Il congedo avveniva ogni 2 anni il 7 gennaio.
[modifica] Paga
La paga era la seconda differenza. Fissata da Augusto a 750 denari annui, alla fine del I secolo era arrivata a 1000 (con aumenti sotto Claudio e Domiziano), Nel III secolo era divenuta di 1500 denari sotto Settimio Severo e sotto Caracalla raggiunse i 2500. Inoltre al normale stipendio vanno aggiunti i premi che diversi imperatori nel I e nel II secolo diedero a questo corpo per assicurarsene la fedeltà, con un uso che si generalizzò nel III secolo. Inoltre non va scordata la liquidazione che era superiore a quella delle legioni.
[modifica] Vita quotidiana
Come nelle legioni i pretoriani alloggiavano nell'accampamento dove si svolgevano le esercitazioni militari: la differenza stava nel fatto che i castra praetoria si trovavano non sul confine, esposti agli attacchi dei barbari, ma a Roma, il centro politico ed economico dell'impero, dove i pretoriani potevano usufruire delle terme e dei giochi dell'anfiteatro. I compiti affidati sono paragonabili a quelli degli odierni Carabinieri o anche della Guardia di Finanza. Oltre all'ovvio servizio di protezione personale dell'imperatore e dei suoi protetti, la Guardia Pretoriana era un corpo di soldati al totale servizio dell'Imperatore e quindi impegnato in ogni cosa l'Imperatore ritenesse utile per i suoi scopi. Testimonianze riportano pretoriani impegnati nel servizio di ordine ai giochi e nei [teatro romano|teatri]], nella riscossione delle tasse in aggiunta ai pubblicani, alla guardia delle statue che ritraggono gli imperatori, ma anche in compiti più umili come lo spegnimento degli incendi a supporto di coorti urbane e vigiles.
[modifica] Castra praetoria
Il campo dei pretoriani era costruito tra il Viminale e l'Esquilino, al di là delle mura serviane, ossia, come diremo noi, nell'immediata periferia [4]. Il campo misurava m 440 x 380, cioè 16,72 ha e presentava verso ovest un'area per le esercitazioni o campus. Le mura del castra alte sotto Tiberio 3/5 metri, furono danneggiate durante la guerra civile e ricostruite da Vespasiano. Quando Aureliano fornì di mura la città, l'accampamento dei pretoriani fu inglobato nel loro percorso.
[modifica] Armamento
Gli elementi per potere definire l'abbigliamento della Guardia pretoriana sono molto scarsi. Dalle tracce in nostro possesso si evince come il soldato pretoriano non avesse un equipaggiamento particolare. Durante il 99% del suo servizio (salvo sotto Traiano) il pretoriano era addetto a compiti civili, pertanto il suo abbigliamento doveva essere discreto. E' attestato l'uso di una normale tunica bianca (candida) e di un sagum o di una paenula che bastavano per nascondere un'arma. L'elmo era usato poche volte per lo più in caso di dimostrazioni o parate. Nelle raffigurazioni a noi pervenute l'elmo pretoriano è per lo più di tipo attico, un retaggio dalla tradizione bellica greca della antica Repubblica, oppure, nelle situazioni di guerra, un normale elmo in dotazione anche ai legionari.
Le speculazioni fatte in passato riguardo all'uso di scudi ovali invece di rettangolari, o di armature muscolari, alla luce delle più recenti discussioni sembrano essere decadute. L'utilizzo dell'armamento citato era vario e, al momento, senza una particolare giustificazione. Esistono testimonianze di pretoriani con scudi rettangolari, ovali e rotondi, con elmi di molte fogge diverse e con ogni genere di armatura conosciuta anche tra i legionari.
In guerra, i pretoriani portavano un equipaggiamento simile a quello degli altri legionari, con il classico gladius (corta spada), e si distinguevano per l'utilizzo del simbolo dello scorpione, talvolta raffigurato su scudi e insegne. Lo storico Tacito racconta, a proposito degli eventi della guerra civile del 69 d.C., che alcuni legionari scambiarono i pretoriani di Otone, appartenenti allo schieramento nemico, per alcuni di loro, a sottolineare il fatto che l'armamento era del tutto identico a quello dei normali miles.
[modifica] Link
[modifica] Bibliografia
- Pubblicazioni
- Durry, M. Les cohortes pretoriennes (Parigi, 1938)
- Passerini, A. Le coorti pretorie (Roma, 1939)
- Howe, L. L. The Praetorian Prefecture from Commodus to Diocletian (Chicago, 1942)
- Rankov, B. The Praetorian Guard (Londra, 1994)
- Collezioni di Iscrizioni
- AE L'Année Èpigraphique (Parigi, 1888)
- CIL Corpus Iscriptionum Latinarum (Berlino, 1863)
- ILS Inscriptiones Latinae Selectae ed. H. Dessau, 2^ ed. (Berlino, 1954)
[modifica] Note
- ↑ Passerini, A. Le coorti pretorie (Roma, 1939)
- ↑ Tac., Ann., IV, 5, 5
- ↑ Durry, M. Les cohortes pretoriennes (Parigi, 1938)
- ↑ Tac., Ann., IV, 5, 5 – Dio. Cass., LVII, 19, 6