Gerone II
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Gerone II (Siracusa, circa 308 a.C. - ivi, 216 a.C.), in greco Ἰέρων, fu tiranno di Siracusa dal 270 al 216 a.C.. Era figlio illegittimo del nobile Ierocle e discendente di Gelone, tiranno siracusano nel V secolo a.C..
Una leggenda narra che da piccolo il padre non voleva riconoscerlo, ma alcuni presagi lo indussero a credere che il neonato avrebbe avuto un glorioso futuro e Ierocle non lo abbandonò. Fino a trent'anni combatté al fianco di Pirro e si distinse come un guerriero valoroso. Quando il re dell'Epiro lasciò Siracusa, Gerone venne nominato generale insieme ad Artemidoro. Dopo le nozze con la figlia di uno dei più influenti nobili della città, il suo potere crebbe ulteriormente.
Per consolidare la sua città, attaccata più volte dai mamertini, decise di liberarsi dei mercenari lasciandoli a tradimento in balìa del nemico. Ritiratosi in patria, ricostituì un esercito di siracusani, con cui attaccò i mamertini. Gerone conquistò in breve tempo Mylae e Alaesa e si alleò con Tyndaris, Abacaenum e Tauromenium. I mamertini furono confinati a Messana e lì furono salvati da un'ulteriore sconfitta per la mediazione dei cartaginesi, che fecero firmare alle due parti un trattato di pace. Contemporaneamente, nel 272 a.C., Gerone mandò delle truppe in aiuto dei romani che assediavano Rhegium.
Nel 270 a.C. Gerone fu accolto a Siracusa come un eroe e fu nominato tiranno della città. Nel periodo che seguì il tiranno mantenne stabili contatti sia con i romani che con i cartaginesi. Ma quando i primi appoggiarono i mamertini, nel 264 a.C., Gerone si alleò ai secondi e costituì un esercito con Annone. Insieme assediarono Messana, ma furono bloccati dall'esercito del console Appio Claudio Caudice che varcò lo stretto di Messina. Sconfitto nei pressi del suo accampamento e non pienamente fiducioso nell'aiuto degli alleati, il tiranno ritirò le sue truppe e rientrò a Siracusa.
Appio Claudio Caudice lo seguì ma fu bloccato da una grave pestilenza che decimo il suo esercito. Nel 263 a.C. in nuovi consoli, Manio Otacilio Crasso e Manio Valerio Massimo Messalla, riaprirono le ostilità. I Fasti trionfali riportano che Messalla riportò delle grandi vittorie, conquistando 67 cittadine, tra cui Messina e Catania, e vincendo un'importante battaglia contro i cartaginesi ad Imera.
Gerone, impaurito dalla potenza dei romani, offrì loro la sua alleanza, che Messalla accettò. Il tiranno siracusano mantenne così il possesso dell'intera Sicilia sud orientale, fino a Tauromenium; in cambio fu costretto pagare una grande somma di denaro e a liberare i prigionieri di guerra. In questo modo si garantì un lungo periodo di pace per l'intera zona. Fu in questo periodo che si manifestò la volontà del tiranno di aiutare chi aveva bisogno. Mandò aiuti a Rodi, colpita da un terremoto e cercò l'attenzione della madrepatria greca attraverso dei grandi regali alla città di Olimpia. Inoltre fece costruire la più grande nave mai realizzata e la mandò in regalo a Tolomeo III.
In patria mantenne un governo democratico, con un senato e dei consiglieri e comportandosi quasi come un privato cittadino; dal 240 a.C. governò al fianco del figlio Gelone II, che morì poco prima del padre. La città di Siracusa sotto Gerone visse un periodo molto florido, dotandosi di grandi opere pubbliche, tra cui scuole, templi e altari pubblici. Contemporaneamente, Gerone mantenne alta la guardia commissionando ad Archimede dei macchinari per contrastare delle eventuali guerre.
Le truppe siracuse intervennero nella prima guerra punica a fianco di quelle romane più volte. Contribuì all'assedio di Agrigento, poi alla conquista di Camarina e di Lilybaeum. Nel 241 a.C. Gerone partecipò alle trattative di pace, che furono vantaggiose anche per Siracusa. Il tiranno visitò anche la stessa Roma, dove fu accolto con onore. Fu anche premiato per la sua allenza dopo la vittoria nel 222 a.C. contro i galli.
Nel 218 a.C., all'inizio della seconda guerra punica, offrì una flotta al console Tito Sempronio Longo. L'anno dopo mandò altri aiuti in seguito alla battaglia del Lago Trasimeno e anche una statua in oro della Vittoria. La battaglia di Canne fu l'ultima occasione in cui poté rendersi utile, in quanto prima della fine del 216 a.C. Gerone morì, probabilmente a 92 anni. Lasciò altre due figlie, Demarata e Eraclea, che sposarono due importanti cittadini siracusani. Gli successe il nipote Geronimo.
Teocrito, nel sedicesimo dei suoi Idilli, esalta la figura del tiranno siracusano.
Predecessore: Pirro, poi la repubblica |
Tiranno di Siracusa con Gelone II 270 a.C.-216 a.C. |
Successore: Geronimo |
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