Canton Ticino
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Canton Ticino Canton du Tessin Kanton Tessin Chantun Tessin Canton dal Tesin |
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Capitale: | Bellinzona |
Sigla: | TI |
Adesione alla confederazione: | 1803 |
Superficie: | 2.812 km² |
Popolazione: | 322.276 (2005) |
Densità: | 115 ab./km² |
Lingua: | italiano, tedesco, varietà walser a Bosco/Gurin (non riconosciuto), insubre, varietà ticinese (non riconosciuto) |
Mappa del cantone. |
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Posizione nella Svizzera |
Il Canton Ticino (insubre Tisin; tedesco, francese e romancio Tessin) è il cantone più meridionale della Svizzera, sul versante sud delle Alpi. Prende nome dal fiume Ticino che lo attraversa dalla sorgente al Passo della Novena (ted. Nufenenpass) fino al Lago Maggiore. Il Canton Ticino è quasi interamente di lingua italiana o lombarda (ad eccezione del Comune di lingua tedesca di Bosco Gurin, dove si parla il Guryner Titsch o Ditsch). Assieme alle valli Mesolcina, Bregaglia e Poschiavo (appartenenti al Canton Grigioni) forma la cosiddetta Svizzera Italiana. Il territorio cantonale rappresenta l'area più settentrionale dell'Insubria e l'Amministrazione Cantonale è membro di diritto della comunità della Regio Insubrica.
Indice |
[modifica] Geografia
Il Canton Ticino si trova nel sud della Svizzera. È quasi completamente circondato dall'Italia (province del Verbano Cusio Ossola in Piemonte, di Varese e Como in Lombardia), con la quale confina a est, ovest e sud, e della quale fa parte geograficamente. A nord-ovest confina con il Canton Vallese ed a nord con il Canton Uri, mentre a nord-est con il Canton Grigioni.
La sua superficie è di 2.812 km², dei quali circa tre quarti sono considerati terreno produttivo. Le foreste coprono circa un terzo dell'area del Cantone, ma anche i laghi (Verbano e Ceresio), compongono una parte considerevole del territorio.
Il Ticino è il principale fiume del Cantone. Il suo bacino idrografico copre gran parte del territorio, scorrendo da nord-ovest attraverso la Val Bedretto e la Val Leventina, per entrare nel lago Maggiore in corrispondenza delle "Bolle di Magadino". Quest'ultima è una zona paludosa, non distante da Locarno, in cui trova posto una riserva naturale di rilevanza nazionale, costituita dalle foci dei fiumi Ticino e Verzasca. I principali affluenti del fiume Ticino sono il Brenno nella Valle di Blenio e la Moesa nella Val Mesolcina. Gran parte del Sopraceneri, la parte settentrionale del Cantone, è stata modellata dal fiume, che vi forma un'ampia valle conosciuta come Valle Riviera.
Le terre occidentali del Cantone sono invece bagnate dal fiume Maggia, cui ci si riferisce al femminile, mentre il bacino della Verzasca, che ha origine nella valle omonima, si trova tra il Ticino e la Maggia. Il bacino idrografico del Sottoceneri alimenta invece il Lago di Lugano. Gran parte del territorio è tradizionalmente considerato come parte delle Alpi ma la punta meridionale, il Mendrisiotto, può essere accorpata alla piana del Fiume Po.
Il Cantone è tradizionalmente diviso in due grosse regione separate dal Monte Ceneri, dette per l'appunto Sopraceneri e Sottoceneri. Tale divisione ha tuttora una certa rilevanza dal profilo socio-economico. In effetti, il Sottoceneri risente della vicinanza con l'Italia e la piazza finanziaria milanese, che ha comportato un forte sviluppo del settore bancario e assicurativo nella città di Lugano.
[modifica] Demografia
A fine 2004 la popolazione cantonale ammontava a circa 318.400 abitanti.
[modifica] Religione
Anche se era presente dalla fine del XIX una piccola comunità di confessione protestante, il cantone era tradizionalmente cattolico. Ora, anche a causa della forte immigrazione, il quadro confessionale si è fatto decisamente più vario, come emerge dai dati del censimento dell'anno duemila, nel quale il 75% della popolazione si è ancora definita di religione cattolica:
- cattolici (75,94 %)
- vecchi cattolici (0,18 %)
- musulmani (1,87 %)
- ebrei (0.12 %)
- ortodossi (2,35 %)
- protestanti (6.88 %)
- senza indicazione o senza confessione (12,22 %)
Va rilevato che la piccola comunità ebraica è concentrata sostanzialmente a Lugano, dove da decenni svolge, in ambito commerciale, un ruolo che va ben al di là dell'esiguità numerica della comunità stessa.
[modifica] Lingua
La lingua ufficiale è l’italiano. Ancora molto diffusa, specie nelle valli, l’utilizzazione del dialetto ticinese, idioma appartenente ai dialetti lombardo-occidentali.
Nel corso del XX secolo in Ticino si è assistito a un progressivo accrescimento della comunità di lingua tedesca. Molte persone si sono infatti spostate dai Cantoni di lingua tedesca al Sud delle Alpi, per trascorrervi la vecchiaia e godere del clima più mite. A questi, si aggiungono annualmente durante la stagione estiva un grande numero di turisti. La lingua tedesca gode quindi in Ticino di uno status particolarmente elevato, ed è conosciuta da ampi strati della popolazione.
Tale fenomeno - intensificatosi a partire dal 1950 - aveva fatto temere ad alcuni una progressiva germanizzazione del Cantone, in particolare dei due distretti a maggiore vocazione turistica: Locarno e Lugano. Tali preoccupazioni si sono tuttavia drasticamente ridimensionate a partire dal 1980, da quando si è verificata una costante riduzione della quota di persone di lingua madre tedesca. In termini percentuali, la quota è passata dall'11.1% del 1980 al 8.3% dell’ultimo censimento (dicembre 2000). A tale evoluzione hanno probabilmente contribuito sia il rafforzamento e la diversificazione dell’economia cantonale, sia il continuo e variegato afflusso di immigrati.
Quest'ultima tendenza, soprattutto negli ultimi anni, ha portato il Ticino ad avere una popolazione composta per quasi un quinto di persone nate in paesi diversi. Le Nazioni maggiormente rappresentate sono Italia, ex Jugoslavia, Portogallo, Spagna, Turchia, Albania e Grecia. Nonostante non vi siano grandi realtà urbane, gli stranieri sono generalmente ben tollerati ed inseriti.
Va tuttavia rilevato che, a causa di un regime restrittivo nella concessione delle naturalizzazioni, questi immigrati rimangono spesso stranieri anche se residenti da oltre venti anni in Ticino, o appartenenti alla seconda o addirittura terza generazione.
La città più popolosa è Lugano. Grazie a una serie di aggregazioni con i Comuni della cintura urbana, la sua popolazione è cresciuta all'inizio del XXI secolo oltre i 50'000 abitanti (il sindaco Giorgio Giudici ha affermato in più interviste di voler proseguire il progetto delle aggregazioni, per portare la popolazione cittadina almeno a quota 80'000). Le altre città principali sono Bellinzona, che è la capitale amministrativa in cui ha pure sede il governo cantonale, e Locarno. Di dimensioni inferiori (sotto i 10'000 abitanti) ma con una rilevanza regionale non trascurabile sono i borghi di Biasca, Mendrisio e Chiasso.
[modifica] Storia
[modifica] L'antichità e il medioevo
Nell'antichità, le terre dell'attuale Ticino erano abitate da popolazioni celtiche: i Leponzi. La regione venne annessa all'Impero Romano relativamente tardi, probabilmente all'inizio del Principato. Secondo una teoria, le terre alpine in epoca romana erano inserite amministrativamente nella Rezia e non nella Regio Transpadana. Soltanto in età goto-bizantina Milano, ormai divenuta il centro della prefettura d’Italia, avrebbe esteso il proprio territorio verso settentrione, giungendo a comprendere - oltre all'attuale Sottoceneri - anche il Sopraceneri. In ogni caso, la presenza romana in Ticino è attestata sia dalla toponomastica (innumerevoli i toponimi in "vicus" o "villa": Sonvico, Mezzovico, Villa Bedretto ecc.) sia dai ritrovamenti - ad esempio a Locarno, Minusio, Muralto, Bioggio e Tesserete -, alcuni più importanti, altri essenzialmente di monete, sarcofagi e altri oggetti.
Durante il Medioevo, l'area del Canton Ticino seguì poi le vicende della vicina Lombardia, con le invasioni degli ostrogoti, dei longobardi e infine dei franchi. Divenne, all'incirca dopo il 1100, il teatro delle guerre fra i potenti Comuni vicini di Como e Milano, e fu definitivamente conquistata alla metà del XIV secolo dai Duchi di Milano, i Visconti, poi seguiti dagli Sforza.
[modifica] L'arrivo degli svizzeri
Nel frattempo, tuttavia, lungo tutto il corso del XV secolo i confederati svizzeri si erano lanciati alla conquista delle valli a sud delle Alpi, in tre campagne successive. Il Canton Uri conquistò definitivamente la Val Leventina già nel 1440, dopo che tra il 1403 e il 1422 alcune di queste terre, già annesse con la forza da Uri, erano state perse.
Successivamente, gli svizzeri approfittarono delle invasioni degli stranieri, che presero avvio in Italia a partire dal 1494. Infatti, in una seconda campagna nel 1500 Uri, Svitto e Nidvaldo ottennero la città di Bellinzona e la Riviera, anch'esse peraltro già occupate da Uri nel 1419 ma perse nel 1422. Chiamate dagli Stati italiani, nel 1512, per scacciare il re francese Luigi XII, le truppe dell'intera Confederazione rimisero alla testa del ducato di Milano Massimiliano Sforza, che divenne in sostanza un fantoccio degli Svizzeri. Questi ultimi furono ricompensati con l'estensione del controllo militare non soltanto sugli attuali distretti di Lugano e Mendrisio, ma ben oltre i Confini attuali. Nell'attuale Provincia di Varese erano in effetti svizzere la Val Travaglia e la Val Cuvio, in cima al lago di Como la terra detta "delle Tre Pievi" e infine pure parte della Val d'Ossola. Ben presto, però, la situazione mutò e già nel 1515 il confine fu portato alla sua posizione attuale, dopo la sconfitta patita dagli elvetici presso Melegnano - all'epoca detta Marignano - ad opera di Francesco I. Il nuovo sovrano francese calò infatti nuovamente in Italia, stregato dal sogno che già aveva attratto nella Penisola i suoi predecessori.
[modifica] La dominazione svizzera
Con l'anno 1515 prese dunque avvio il periodo detto della dominazione svizzera. I territori che nel 1803 avrebbero costituito il Cantone Ticino erano suddivisi in otto baliaggi, in linea di massima corrispondenti agli attuali distretti. I baliaggi cisalpini non appartenevano però tutti ai tredici Cantoni, che formavano allora la Confederazione Elvetica. Infatti, mentre la Leventina dipendeva solamente da Uri, gli odierni distretti di Blenio, Riviera e Bellinzona erano baliaggi, oltre che di Uri, anche di Svitto e del semicantone di Nidwalden. Il restante territorio ticinese, invece, era spartito in quattro baliaggi di proprietâ comune dei dodici cantoni, i cosiddetti Baliaggi Ultramontani o Ennetbergische Vogteien.
Tale periodo storico fu caratterizzato da abusi giudiziari, inefficienza e disfunzioni organizzative: ma tutto venne ampiamente compensato, oltre che da un regime fiscale moderato e con l’esenzione da qualsiasi obbligo militare, grazie all’appartenenza ad uno Stato neutrale, nel mezzo di un’Europa lacerata da continue guerre. Questa felice marginalizzazione si riflette nell’assenza di grandi eventi storici in questo periodo. Degni di menzione, sono comunque due episodi:
I. Il formarsi di una comunità riformata a Locarno attorno al 1550, seguita dall’espulsione di 55 famiglie il 3 marzo 1555 in base ad una decisione che la Dieta dei Cantoni Svizzeri dell’anno precedente aveva rimesso all’arbitrato di due Cantoni di religione mista (Appenzello e Glarona). Questi ultimi, infatti, avevano deciso che i Locarnesi aderenti alla nuova confessione avrebbero dovuto tornare all’antica fede, oppure espatriare. La maggior parte delle famiglie trovò riparo oltralpe, in particolare a Zurigo.
II. La rivolta della Leventina nel 1755, legata a una lunga serie di attacchi alle prerogative della Valle conservate nelle sue secolari istituzioni e consuetudini. Al momento della conquista, gli Svizzeri si erano impegnati a rispettare le leggi e consuetudini preesistenti, anzi ne avevano imposto l’osservanza ai balivi da loro inviati, salva tuttavia la possibilità per i Cantoni svizzeri di rettificarle successivamente. Fu proprio uno di questi tentativi di modifica a scatenare la rivolta. L’insurrezione si concluse senza violenze, ma con la condanna a morte dei tre principali arrestati, con la revoca di molti diritti di cui la Valle godeva e, in particolare, con la completa riforma degli statuti vallerani.
[modifica] L'indipendenza del Cantone
Durante il periodo della Repubblica Elvetica, per decisione di Napoleone Bonaparte i baliaggi vennero riuniti a formare, nel 1798, due diversi Cantoni: Bellinzona e Lugano. Nel 1803, questi vennero poi definitivamente unificati in un nuovo soggetto, il cui nome venne ideato riprendendo il nome del fiume più importante del territorio: il Ticino. La scelta rifletteva il modello utilizzato nella denominazione dei dipartimenti francesi, adottata dopo la Rivoluzione del 1789.
Nonostante il nuovo Cantone venisse dichiarato, fin dal 1803, Stato membro della Confederazione a pieno titolo, la Francia continuò a gestirne ampiamente gli affari, arrivando fino ad annettere de facto alla Repubblica Cisalpina, seppure per un brevissimo periodo, i distretti meridionali di Muggio e Mendrisio.
La capitale del cantone unificato venne posta a Bellinzona, ma Lugano non accettò questa risoluzione. Il problema fu risolto con la Costituzione del 1814, la quale stabilì che le tre città principali, Bellinzona, Lugano e Locarno, si alternassero ogni sei anni nel ruolo. Questa alternanza durò fino al 1878 quando Bellinzona divenne la capitale unica e permanente.
La prima fase di vita del Cantone - durante l'epoca napoleonica - fu caratterizzata da un regime liberale filo-francese.
[modifica] La Restaurazione
La caduta del Bonaparte fu seguita da una ripresa di vigore da parte delle monarchie assolute; anche in Svizzera e in Ticino si assistette dunque al ritorno dei vecchi governi aristocratici e al rafforzamento del potere dell’Esecutivo a scapito dei Parlamenti Cantonali, con le cariche politiche riservate per di più ad una ristretta cerchia di cittadini abbienti. In Ticino furono elaborati vari progetti costituzionali, il primo respinto dalla Dieta federale perché ritenuto troppo democratico, i successivi rapidamente abortiti anche a causa di sommovimenti di popolo. I problemi proseguirono tanto che, nel dicembre 1814, al Ticino dovette essere imposta una Carta Fondamentale. Il 3 marzo 1815 entrava così in funzione il primo Esecutivo cantonale, denominato Consiglio di Stato. Era composto di 11 membri, eletti per un mandato di sei anni dal Legislativo, il Gran Consiglio: va sottolineato che i Ministri cantonali continuavano a far parte di questo organismo . Anche se gli anni 1815-1830 furono caratterizzati dal tentativo di singoli personaggi, in primis il famoso Landamano Giovanbattista Quadri, di governare sostanzialmente in modo autoritario, il governo fu sempre assicurato da un collegio. Che il Landamano non godesse di un potere incontrastato, rispetto agli altri membri del Consiglio di Stato, è dimostrato proprio dalle gravi tensioni, anche nel seno stesso dell’Esecutivo, create dalle aspirazioni del Quadri. Va comunque preso atto che, nel periodo chiamato "Regime del Quadri", per circa 15 anni il Cantone come l’intera Svizzera ritrovò una relativa quiete, seppur sotto la tutela dell’Impero Austriaco.
[modifica] La Rivoluzione del 1830
Il XIX secolo, fino al 1890, fu però caratterizzato dalle continue lotte con vari capovolgimenti fra liberali e conservatori. Questo, anche se la Costituzione del 1830 è rimasta formalmente in vigore fino al 1997. La rivoluzione liberale ticinese che terminò il "regime del Quadri" giunse addirittura prima della Rivoluzione di luglio parigina del 1830, e venne consacrata nel testo costituzionale del 30 giugno 1830, opera di Stefano Franscini. Ma le passioni non si placarono, a causa dei contrasti mai sopiti tra le due fazioni. Nel 1839 – quando le elezioni registrarono una vittoria dei conservatori - i liberali approfittarono dell’indignazione sorta per l’espulsione dal Cantone, decretata dal nuovo governo, dei mazziniani e patrioti italiani Giacomo e Filippo Ciani. Con un colpo di mano, fu così abbattuto il governo conservatore. Le successive elezioni sancirono la vittoria liberale, ma un analogo tentativo dei conservatori di rovesciare l'esito elettorale si produsse nel 1841: il fallito golpe terminò con l’impiccagione del loro capo Giuseppe Nessi. I liberali approfittarono quindi di una lunga stagione di governo (1839-1875) per perseguire una politica di secolarizzazione della società: in particolare, con la chiusura dei monasteri, l’esclusione del clero dall’insegnamento e la soppressione dei collegi religiosi. In parallelo, venne rafforzato l’insegnamento pubblico. All'epoca, era naturale la simpatia dei liberali ticinesi per il movimento risorgimentale. La reazione dell’Austria all’appoggio ticinese verso la causa italiana non si fece attendere e, dopo la Prima guerra di indipendenza italiana del 1848, l’Austria impose nel 1853 un blocco economico verso il Canton Ticino ed espulse migliaia di ticinesi dal Regno Lombardo-Veneto. Tale misura, insieme all’adozione in Svizzera della nuova costituzione federale più centralista del 1848, contribuì a spostare piano piano il baricentro del Cantone verso nord. Dopo che, nel 1854-1855, i liberali rischiarono di perdere la maggioranza, si registrò un’accelerazione della politica di laicizzazione. Il clero venne così escluso dall’elettorato, sia attivo che passivo, e venne pure richiesta, fra altre misure, la separazione del Ticino dalle diocesi di Como e Milano.
[modifica] Il ritorno dei conservatori
Nel 1875, i conservatori riconquistarono la maggioranza e nei mesi seguenti la tensione crebbe tanto da giungere a una sparatoria fra liberali e conservatori: avvenne il 22 ottobre 1876, alle terme di Stabio, durante il quale furono uccisi i liberali Guglielmo, Pedroni, Giovanni Moresi e Giovan Battista Cattaneo e il conservatore Andrea Giorgetti. Grazie all’intervento del commissario federale, fu comunque possibile organizzare nuove elezioni, il 21 gennaio 1877, che sanciscono la definitiva vittoria dai conservatori. Questi ultimi consolidarono negli anni seguenti il loro potere grazie a una paziente politica di amministrazione del sistema elettorale. Soprattutto, pesarono misure come i collegi elettorali, detti circoli, costruiti ad hoc e una modifica nell'attribuzione dei seggi. Questi non vennero più assegnati secondo la popolazione realmente presente, ma in base agli iscritti all’anagrafe: in questa categoria allargata figuravano di conseguenza anche gli emigrati da tempo all’estero, numerosi specie nelle Valli tendenzialmente conservatrici. Risale a questa fase la definitiva assegnazione del ruolo di capitale cantonale a Bellinzona, passaggio compiutosi nel 1878.
I rapporti fra i due partiti rimasero peraltro tesissimi. A ciò contribuiva - oltre alla politica di ristabilimento di più sereni rapporti tra Stato e Chiesa perseguita dai conservatori - pure il processo per i fatti di Stabio. La relativa inchiesta che divise il Cantone durò più di tra anni e vani furono i tentativi di giungere ad un'amnistia generale. Il dibattimento prese avvio il 26 febbraio 1880 e vide fra i principali imputati il conservatore Luigi Catenazzi, farmacista, quale accusato dell'omicido del Pedroni e il colonello avv. Pietro Mola con altri liberali per la morte di Andrea Giorgetti. La sentenza del 17 maggio 1880 assolse tutte le persone coinvolte (vi erano stati infatti 7 voti di condanna invece degli 8 su 12 richiesti dalla legge).
Nel 1882 mediante una riforma costituzionale fu introdotto il referendum. Nel 1888 la legge ecclesiastica fu modificata in senso più favorevole alla Chiesa. Nel frattempo la Santa sede aveva disposto la separazione del Ticino dalle diocesi di Milano e Como e la sua unione a quella di Basilea con nomina per il Ticino di un amministratore apostolico con sede a Lugano.
[modifica] La "Rivoluzione" del 1890
A seguito dell'esito delle elezioni per il Gran Consiglio del 3 marzo 1889 - risultarono eletti 75 conservatori e 37 liberali - scoppiarono gravi scontri tra le due fazioni: i liberali imputavano infatti ai conservatori una serie di illecite cancellazioni dalle liste di candidati liberali.
[modifica] Dal 1890 ad oggi
Durante tutto l'Ottocento, il Cantone soffrì di una grave arretratezza economica, che si espresse in una forte emigrazione non soltanto verso i Paesi europei ma anche Oltreoceano.
Solo con l'affermarsi del turismo e di una prima industrializzazione, ad inizio '900, la situazione cominciò a mutare. È stato però soprattutto nella seconda metà del XX secolo che il Cantone si è vieppiù affermato come importante piazza finanziaria e di servizi, in particolare con riferimento alla vicina Italia. La fondazione nel 1996 dell'Università della Svizzera italiana ha rappresentato il coronamento di un lungo periodo di crescita economica e culturale del Paese.
[modifica] Ticino terra di esilio
Il Canton Ticino fu terra di esuli politici, dapprima repubblicani (Carlo Cattaneo, i fratelli Ciani), poi internazionalisti (Benoît Malon, Michail Bakunin), indi socialisti (Angiolo Cabrini, Giuseppe Rensi, Enrico Bignami) e sindacalisti rivoluzionari (Angelo Oliviero Olivetti, Giulio Barni, Alceste De Ambris) ; questo triangolo di terra incuneato nell'insubria ospitò, durante il periodo tra le due guerre mondiali, anche molti esuli antifascisti. Negli anni '70, alcuni gruppi extraparlamentari ticinesi come il Movimento Giovanile Progressista-Lotta di Classe, Organizzazione Anarchica Ticinese e Vinceremo! svilupparono persino una rete di sostegno attivo e verbale nei confronti dei militanti di estrema sinistra italiani. Tale sostegno permise la creazione di una rete di accoglienza e collaborazione militare, specializzata nei furti di armi nei depositi militari dell'Esercito svizzero. L'attività di appoggio sovversivo portò in Ticino numerosi esponenti della lotta armata italiana, tra i quali Valerio Morucci e Enzo Fontana. Le attività si spensero comunque già agli inizi degli anni Settanta, ben prima che Gianluigi Galli, di Lotta di Classe, fosse arrestato e accusato di favoreggiamento per l'entrata illegale di quattro sovversivi appartenenti al gruppo del Gatto Selvaggio del movimento dell'autonomia.
[modifica] Bibliografia storica
- Giulio Vismara, Paola Vismara e Adriano Cavanna, Ticino medievale. Storia di una terra lombarda, Armando Dadò Editore, Locarno 1990.
- Giulio Rossi, Eligio Pometta, Storia del Cantone Ticino, Armando Dadò Editore, Locarno 1980 (ried.).
- Willy Gianinazzi, Intellettuali in bilico. Pagine libere e i sindacalisti rivoluzionari prima del fascismo, Milano, Unicopli, 1996.
[modifica] Governo
Il potere esecutivo cantonale prende il nome di Consiglio di Stato. È composto da cinque membri eletti direttamente dal popolo in un unico circondario, con sistema proporzionale, che restano in carica per una Legislatura di 4 anni. All'interno del consesso vengono nominati a rotazione un presidente ed un vicepresidente, con funzioni di rappresentanza, che rimangono in carica per un anno. Nell'ultimo quindicennio, i 5 seggi si sono suddivisi tra liberali-radicali (2), Popolari democratici (1), Socialisti (1), e Leghisti (1).
Il parlamento cantonale è il Gran Consiglio, composto di 90 membri anch'essi eletti in votazione popolare e in carica per quattro anni.
Oltre ad eleggere Governo e Parlamento cantonali, il popolo ticinese nomina ogni quattro anni due deputati al Consiglio degli stati svizzeri e otto deputati al Consiglio Nazionale Svizzero.
[modifica] Stemma e bandiera
Il significato della bandiera è andato perso, per cui sono state formulate diverse teorie:
- Che i colori derivino da quelli predominanti sugli stemmi degli otto distretti;
- Che siano ispirati a quelli della Francia rivoluzionaria o allo stemma di Parigi, in onore a Napoleone;
- Che siano associati al presunto stemma di Dante, per la lingua parlata nel Cantone;
- Una teoria poco plausibile, infine, li vuole associare al rosso della confederazione e al blu del cielo dell'Italia.
Parte del problema è legata al fatto che i colori erano usati su insegne militari prima ancora della loro adozione per la bandiera. Come curiosità, può essere ricordato che la disposizione dei colori nello stemma e nella bandiera è diversa.
La bandiera fu scelta dal Gran Consiglio nel maggio 1803 e adottata il 27 settembre 1804, due mesi dopo la creazione del Cantone, senza che tale decisione venisse motivata. In questa prima occasione, la disposizione dei colori era orizzontale con il rosso sovrastante il blu. Nel 1809, poi, il Cantone riorganizzò le proprie forze e adottò la bandiera con le iscrizioni in oro "Pro Patria" sulla banda superiore e "Pagus Ticinensis" in quella inferiore. L'aspetto attuale della bandiera venne regolamentato definitivamente nel 1930.
[modifica] Organizzazione ecclesiastica
Sino al termine del XIX secolo, precisamente fino agli accordi tra Consiglio federale svizzero e Vaticano del 1884, il Ticino era ecclesiasticamente soggetto in parte alla Diocesi di Milano e in parte a quella di Como.
A seguito di tali accordi, il 7 settembre 1888 papa Leone XIII, con la bolla Ad universam, creò la Diocesi di Lugano, costituendo la Chiesa parrocchiale e collegiata di S. Lorenzo a Cattedrale. Al suo vertice, in un primo tempo, non fu posto un vescovo bensì un Amministratore apostolico. Fu in infatti soltanto in tempi recenti, l'8 marzo 1971, che l'Amministrazione Apostolica del Cantone Ticino fu staccata canonicamente dalla Diocesi di Basilea e si poté parlare per la prima volta, formalmente, di un Vescovo di Lugano.
[modifica] Economia
Numerose valli del Cantone, in particolare quelle superiori della Vallemaggia, sono state sfruttate intensivamente a partire dagli anni '60 per la produzione di energia idroelettrica. L'elettricità prodotta viene sia usata direttamente nel Cantone sia esportata all'estero. Nelle aree settentrionali permangono comunque anche l'allevamento di bestiame e l'agricoltura di montagna. La produzione di vino - qualitativamente molto migliorata negli ultimi decenni - è importante per il Cantone, anche se per il momento la produzione è destibnata principalmente al mercato interno svizzero. In proposito, va segnalato che nel 2006 sono stati organizzati grandi festeggiamenti per la ricorrenza dei 100 anni dall'introduzione del vitigno merlot in Ticino. Altre produzioni agricole comprendono mais, patate, tabacco e verdure, specialmente nell'area del Piano di Magadino.
Il paesaggio, i laghi e il clima mite del Cantone, in particolare se confrontati con quello dei Cantoni d'Oltralpe, attraggono inoltre molti visitatori dal resto della Svizzera e dal Nord Europa. Il turismo, dopo le prime esperienze di fine '800, è stato a lungo il settore economico più importante del Cantone; soltanto a partire dal secondo dopoguerra vi è stata una progressiva diversificazione dell'economia, con un'accresciuta rilevanza del settore finanziario. Il turismo ha permesso la costruzione e il mantenimento di diverse piccole ferrovie in zone panoramiche delle montagne: un esempio è la Centovallina, che collega Locarno con Domodossola. Un intenso dibattito, negli ultimi anni, ha riguardato la sorte delle stazioni invernali, a causa della frequente mancanza di neve. Dopo una riduzione degli aiuti statali per gli impianti situati a bassa quota, l'attività resiste in particolare a Bosco Gurin e ad Airolo, e in misura minore a Cardada, sopra Locarno, e in valle di Blenio.
Per quanto riguarda il settore secondaio, nel Canton Ticino è presente un'industria leggera, concentrata principalmente nelle aree circostanti le tre città principali: Lugano, Locarno e Bellinzona. Il Mendrisiotto, grazie alla vicinanza con l'Italia, sta sviluppando negli ultimi anni una vocazione ad attrarre centri logistici, per lo smistamento di merci in partenza verso i mercati del Nord. Sul Piano di Magadino e nell'area a Nord di Lugano si segnalano inoltre diverse imprese a carattere innovativo.
Il Cantone è ben collegato al resto della Svizzera. Ci sono tunnel sotto il massiccio del San Gottardo, sia per la strada che per la ferrovia, terminati a un secolo di distanza: il primo a fine '800, il secondo nel 1980. Il Canton Grigioni è collegato con un servizio diretto di corriere, mentre il Canton Vallese è connesso tramite ferrovia attraverso l'Italia e il traforo del Sempione. Ci sono buoni collegamenti ferroviari con Milano e Roma così come con la Germania, via Basilea e Zurigo. Per quanto riguarda la mobilità interna, il principale problema è a tutt'oggi costituito dall'allacciamento autostradale della città di Locarno: la realizzazione dell'opera è stata più volte procrastinata e l'assenza di un collegamento veloce genera spesso problemi di traffico sul Piano di Magadino.
Nel campo dell'educazione e della ricerca, nel Canton Ticino esistono due poli. L'Università della Svizzera Italiana (USI) di Lugano è l'unica università svizzera dove si insegna in lingua italiana. Le facoltà presenti sono: Economia, Architettura (a Mendrisio), Scienze della comunicazione, Teologia, Informatica. La Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI), è invece una scuola la cui missione si concentra su tre aspetti: la formazione di base, la formazione continua e la ricerca. il suo atout è quello di saper coniugare la teoria con la pratica professionale.
[modifica] Comuni
I Comuni del Cantone, per Distretto, sono i seguenti:
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- Sito ufficiale
- il portale dei vini Ticinesi Sito ufficiale
- Statistiche ufficiali
- Ufficio del turismo del Canton Ticino
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