Canosa di Puglia
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Canosa di Puglia | |||
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Stato: | Italia | ||
Regione: | Puglia | ||
Provincia: | Bari | ||
Coordinate: |
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Altitudine: | 140 m s.l.m. | ||
Superficie: | 149 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 204 ab./km² | ||
Frazioni: | Loconia | ||
Comuni contigui: | Andria, Barletta, Cerignola (FG), Lavello (PZ), Minervino Murge, San Ferdinando di Puglia (FG) | ||
CAP: | 70053 | ||
Pref. tel: | 0883 | ||
Codice ISTAT: | 072013 | ||
Codice catasto: | B619 | ||
Nome abitanti: | canosini | ||
Santo patrono: | San Sabino | ||
Giorno festivo: | 1 agosto | ||
Sito istituzionale |
Canosa di Puglia (in dialetto pugliese Canaus, in latino Canusium) è un comune di 31.445 abitanti in provincia di Bari, collocato sul margine nord-occidentale dell'altopiano delle Murge da cui domina la valle dell'Ofanto e l'estesa pianura del Tavoliere delle Puglie, spaziando dal monte Vulture al Gargano, alla costa adriatica.
Canosa è considerata uno tra i principali centri archeologici della Puglia e rappresenta uno dei casi più significativi di città a lunghissima continuità di vita. Reperti e vasi canosini sono in tutti i principali musei e collezioni private del mondo ma, naturalmente, testimonianze del suo glorioso passato sono disseminate nella città attuale e nel territorio circostante.
Il comune confluirà nella nuova Provincia di Barletta-Andria-Trani, non appena essa diventerà operativa (orientativamente entro il 2008).
Indice |
[modifica] Geografia
[modifica] Territorio e morfologia
Canosa sorge ad un paio di chilometri dalla sponda orientale del fiume Ofanto e ad una ventina di chilometri dal Mar Adriatico, su un territorio livellato, anticamera dell'Altopiano delle Murge (tra i 105 e i 140 m s.l.m.). Il versante su cui è edificata la città è prevalentemente argilloso e sabbioso sulla superficie, che va a coprire uno strato calcareo ("calcareniti di Gravina") che a sua volta costituisce il tipico tufo di colore bianco-giallastro e facilmente disgregabile.
Questa caratteristica morfologica ha permesso la costruzione sotterranea di grotte artificiali, il riadattamento di altre preesistenti (usate nel XIX secolo come cantine), nonché la creazione degli ipogei. Il tufo ricavato come scarto ha permesso (e permette tuttora) la costruzione di edifici in superficie.
Il territorio circostante si estende verso sud fino alle pendici delle Murge, verso ovest fino all'Ofanto (anche confine provinciale) ed è prevalentmente pianeggiante. I bacini del Rendina e del Locone contribuiscono alla fertilità della vasta area (150 Km2).
[modifica] Urbanistica
Canosa, nel corso dei secoli, è cresciuta secondo lo standard delle città-fortezza: nei pressi di un fiume e su un territorio prettamente collinare (ben 7 sono le piccole vette sulle quali sorge la cittadina). In cima ad esse è visibile anche il mare, verso nord.
Dalla zona dell' Acropoli, costituita da un bastione contornato in discesa da un dedalo di scalinate e stretti vicoli (presenti tutt'oggi), il centro si è esteso fino alla piana sottostante, zona delle tombe dapprima Daune, poi romane, infine paleocristiane. La città poi si è evoluta in epoca romana, con la costruzione di edifici, acquedotti, un anfiteatro, luoghi di culto e altre tombe in tufi locali e laterizi. La via Traiana attraversava trasversalmente la civitas, che, per la sua morfologia, non era costruita in base ai criteri dell'accampamento romano.
Diventata dal IV secolo d.C., sotto San Sabino, la più importante diocesi pugliese, Canosa viene ulteriormente arricchita da palazzi e chiese.
Dagli inizi dell'800 a oggi, Canosa ha assunto una fisionomia sempre più precisa: due piazze principali, collegate da un corso che ricalcava l'antica via Traiana (corso San Sabino), stabiliscono il centro cittadino: nella prima (Piazza Vittorio Veneto) è presente la Cattedrale di San Sabino; nella seconda (attuale Piazza della Repubblica, già Piazza Colonna [1]) il Municipio (precedentemente un convento) che fungeva da frontespizio all'Acropoli. Diverse strade diramanti da entrambi i larghi conducono ai punti più "strategici" della antica capitale della Daunia. Il percorso del Tratturo Regio sfiorava Canosa nella zona periferica della Madonna di Costantinopoli.
Dagli anni '80 sul Monte Scupolo cresce la Zona 167, destinata inizialmente alle residenze popolari. Attualmente la zona è un secondo centro parallelo (Canosa Alta, già Torre Caracciolo) che accoglie più di un terzo degli abitanti di Canosa, quindi non più destinata solo a cooperative di case popolari, ma a ville, negozi e ristoranti.
Da poco tempo è in corso anche un piano di riqualificazione di strade e piazze canosine.
Ad una dozzina di chilometri da Canosa, direzione Lavello, è presente la frazione di Loconia.
[modifica] Storia
[modifica] Le origini
Fondata secondo la leggenda dall'eroe Diomede, decantato nell' Iliade, Canosa è stato tra i più importanti centri indigeni della Daunia prima e della Apulia poi.
I primi insediamenti autoctoni (composti dai dauni, ramo settentrionale della tribù Iapigia), stabiliti su quella fascia di terra chiamata dagli archeologi Campi Diomedei, risalgono ad un epoca di gran lunga precedente a quella diomedea, e precisamente al Neolitico (6000-3000 a.C.), per svilupparsi nell'Età dei Metalli. Si va a costituire l'abitato arcaico di Toppicelli, sulla piana ofantina, con presenza di edifici e tombe aristocratiche ricchissime di corredi, appartenenti al ceto di quelli definiti poi "principi dauni".
[modifica] L'influenza ellenistica e l'inglobamento in Roma
Nel corso dei secoli, Canosa diviene un importante centro commerciale e dell'artigianato (specie di ceramiche e terrecotte). Con lo sviluppo della Magna Grecia, il centro è influenzato dalla cultura ellenica (morfologicamente e urbanisticamente, Canosa è territorio ideale per la formazione di una polis greca). Nel 318 a.C. Canosa diventa città alleata di Roma, accogliendo i Romani anche dopo la disfatta ad opera di Annibale nel 216 a.C. a Canne, piccolo villaggio nei pressi dell'Ofanto. Dall'88 a.C. diventa Municipium e subisce le modifiche tipiche romane: il passaggio della via Traiana (109 d.C.) la costruzione dell'acquedotto di Erode Attico (141), anfiteatro, mausolei e archi. Poco più tardi l'imperatore Antonino Pio eleva il centro al rango di Colonia con il nome Aurelia, Augusta, Pia, Canusium.
Verso la fine del III secolo diviene capoluogo della Provincia Apuliae et Calabriae, diventando dal IV sede di una tra le più importanti diocesi di Puglia. Da qui l'appellativo "città dei vescovi"; la presenza di un quartiere episcopale con superbi e unici luoghi di culto, dimostrano la prevalenza di Canosa (basti pensare che Barletta era il porto del centro pugliese). Questa raggiunge il suo apice sotto l'episcopato di Sabino (514 -566).
[modifica] Altre culture
Diventata sede di gastaldo con le invasioni longobarde tra VII e VIII secolo, subisce nel secolo successivo diverse devastazioni per mano dei Saraceni.
Solo due secoli dopo Canosa ritrova un certo rilievo (XI - XII secolo) con i Normanni, grazie al particolare interesse mostrato dal principe Boemondo d'Altavilla (che dal 1111 giace nel Mausoleo ivi presente) e poi, sotto gli Svevi, da Federico II. Dall'età imperiale incomincia il declino, perdurato sino al XVIII secolo: Canosa diventava un feudo, gestito però da casati di cui alcuni, in seguito, avrebbero segnato la Storia. Vi si annoverano gli Orsini del Balzo, i Grimaldi di Monaco, gli Affaitati di Barletta, i Capece Minutolo di Napoli.
[modifica] Archeologia
[modifica] Ipogei e catacombe
Canosa possiede un vero e proprio tesoro sotterraneo, costituito dagli ipogei (molti probabilmente ancora celati). Questi sono stati usati dapprima dai dauni come catacombe pagane, e, al loro interno, venivano celebrati anche culti funerari, manifestanti una civiltà avanzata per la vastissima epoca (dal 6000 a.C. al II sec. d.C.). Le sepolture negli ipogei (con qualche variazione; dalle rozze tombe a fossa allo stile a grotticella) sono perdurate fino all'epoca romana.
Composti da una dromos conducente a una o più stanze funerarie, gli ipogei contenevano, oltre al defunto (spesso ritrovato in posizione fetale), anche oggetti personali di questo, ritrovabili in urne o deposti in nicchie. Nel corso degli anni, però, molti di questi manufatti (tra cui preziosi monili in oro e bronzo, vasellame in terracotta con figure rosse e askos) sono andati perduti (o in mano a privati) anche a causa dell'opera dei cosiddetti tombaroli.
I più importanti ipogei canosini sono quelli del Cerbero, Lagrasta, Boccaforno e dell'Oplita. Altri reperti recuperati negli ipogei sono visibili presso i locali Palazzo Sinesi e Museo Civico.
Il paese pugliese si mostra manna per l'archeologia: poco distante dal centro abitato sorge, nelle profondità di un terreno argilloso, la necropoli di Santa Sofia, di epoca più recente (intorno al III sec. d.C., periodo paleocristiano), estesa e diversa rispetto agli altri ipogei (risale al tempo delle persecuzioni cristiane), scoperta intorno al 1960 e attualmente in fase di restauro.[2]
[modifica] Chiese e templi
Le numerose necropoli lasciavano spazio anche a luoghi di culto, pagani e non. La basilica di San Leucio (IV sec a.C) è il maggior esempio. Situato in uno dei punti più alti del paese, il sito presenta al suo interno mosaici policromi, capitelli e colonne di stile dorico-ionico e resti di statue (sinonimo della fusione delle culture magnogreca e centritalica). Successivamente, in essa vennero svolti riti cristiani (V sec. d.C.), con il riutilizzo e l'adattamento delle strutture preesistenti.
Non distante dalla basilica pagana prima, paleocristiana poi, giace la Basilica di San Pietro, prima cattedrale cristiana della città, trasformata poi in sepolcro di San Sabino (556), patrono di Canosa. [3] Anch'essa presentava mosaici e capitelli dorico-ionici.
Nella vallata è presente il battistero di San Giovanni (VI-VIII sec.). Il corpo centrale, di forma dodecagonale, conteneva una vasca battesimale eptagonale. Le composizioni erano soprattutto in marmo e tufo. Il colonnato che sorreggeva la volta a botte è rimasto danneggiato nel corso del tempo, così come sono andate perse le componenti auree e i mosaici che rivestivano la Fonte (elementi tipicamente bizantini, segno dell'elevato numero di popoli che ha conosciuto Canosa nel corso dei secoli). In corrispondenza dei punti cardinali, partivano quattro piccole navate dal dodecagono, andando a formare una struttura a croce greca.
Negli ultimi tempi, al di sotto del Battistero, sono stati rinvenuti due piani distinti della Basilica di Santa Maria, una delle prime chiese paleocristiane dell'intero Meridione.[4]
Tempio di età romana è quello di Giove Toro: periptero con sei colonne sui lati corti e dieci sui lati lunghi, laterizi e una scalinata, prende il nome da una statua di Giove trovata sul posto negli scavi ultimati nel 1978.[5]
[modifica] La cattedrale
La Cattedrale di San Sabino (VI sec. d.C.) fu edificata in età Longobarda per mezzo del duca Arechi II. Dedicata inizialmente ai Santi Giovanni e Paolo, fu intitolata a San Sabino a partire dal XII secolo, ad opera di Papa Pasquale II. Inizialmente la pianta della basilica era a croce greca, "ampliata" a croce latina all'inizi del precedente millennio. Chiaro esempio romanico-bizantino, la Cattedrale attuale è composta da tre navate (con la presenza di diverse cappelle laterali), intervallate da colonne di marmi alabastro e cipollino. L'altare, elevato sulla cripta, è coperto da un baldacchino similare a quello presente nella Basilica di San Nicola di Bari ed è diviso dal transetto dal corpo della chiesa. Imponenti sono l'ambone (attribuito ad Acceptus - XI sec.) e la cattedra vescovile (Romualdo, commissionato dall'arcivescovo Ursone - 1087). Al di sotto della navata centrale vi è la cripta in cui sono deposte le reliquie di San Sabino. La chiesa ha subito numerosi restauri e un imponente intervento (che ha ricostruito facciata e campanile [6]) intorno al 1800. Oltre a San Sabino, la cattedrale conserva anche le spoglie del Beato Padre Antonio Maria Losito.
Accessibile dalla navata destra di San Sabino è il Mausoleo di Boemondo d'Altavilla. Eretto dopo il 1111, anno della morte del Principe, il piccolo edificio presenta una parte superiore caratterizzata da un tamburo poligonale sovrastato da una cupoletta emisferica, che va a "coprire" la pianta quadrangolare, con una piccola abside a destra sorretta da arcate non imponenti. Una doppia porta di bronzo (ora conservata in una delle cappelle laterali della Chiesa adiacente) realizzata probabilmente da Ruggero di Melfi (XI sec.). All'interno vi sono solo due colonne e una lapide di marmo greco.
[modifica] Altri siti
Tra gli altri monumenti spicca il Ponte Romano sull'Ofanto (I sec. d.C.), che permetteva il passaggio della Via Traiana da una parte all'altra del fiume (ed è stato utilizzato per il traffico stradale fino agli anni '70), restaurato nel medioevo.
Notabili sono anche le Torri Casieri e Bagnoli e l'Arco di Terenzio Varrone, monumenti in opus latericium dedicati al passaggio del Console romano in occasione della battaglia di Canne.
Relativo alla battaglia punica è un rudere di un'abitazione romana in pieno centro cittadino, probabilmente dimora della Matrona Busa, nobildonna canosina, che ospitò i combattenti. Dal 2000 altri scorci dell'antica civitas romana sono stati rilevati nei pressi di palazzi in costruzione.
Da annoverare è anche l'Acropoli (Castello), parte antica del paese, caratteristica per le stradine e le scalinate, alla cui cima vi restano i ruderi del feudo dapprima Normanno Svevo, poi dei Grimaldi, a sua volta giacente su un vecchio bastione di epoca romana-bizantina (costruito in tufo). Alla base meridionale dell'acropoli, giacciono i resti di un Anfiteatro romano.
Infine, le Terme romane situate in pieno centro cittadino, sono tornate alla luce negli anni '50. Attualmente sono in fase di recupero a cura della Sovrintendenza.
[modifica] Curiosità
- Dal 1973 è centro di arrivo dell'Autostrada A16, che parte da Napoli.
- Originari di Canosa sono lo storico Forges Davanzati; il pedagogista Mauro Carella; il padre missionario redentorista Beato Antonio Maria Losito; il dottor Ermanno Leo, luminare della medicina in riguardo alle malattie dell'apparato digerente; gli onorevoli Vito Rosa, Giuseppe Matarrese e Nicola Rossi; l'attore Lino Banfi, andriese però di nascita, sua figlia Rosanna, anch'ella attrice; la "showgirl" Cosmanna Ardillo.
- Il 15 giugno 1997 il principe Alberto II di Monaco fece visita alla città Dauna: in cima all' Acropoli[7] una lapide ne ricorda l'evento.
- La cittadina dauna è citata in diversi film recitati da Lino Banfi. A volte anche in qualche sketch di Diego Abatantuono, altro attore pugliese.
- Il cantante satirico Leone di Lernia ha dedicato una canzone su Canosa, basata su un succeso dance degli anni '90.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Bibliografia
- Nunzio Iacobone - Canusium (1922)
- Fondazione Archeologica Canosina - Principi, Imperatori, Vescovi (1991)
[modifica] Note
- ↑ chiamata così per via di una colonna ottocentesca su cui vi è la statua della Madonna, che rappresenta, tra l'altro, l'ingresso alla zona Castello (vecchia Acropoli).
- ↑ a cura della Facoltà di Archeologia dell'Università degli Studi di Foggia.
- ↑ Solo nella seconda metà dell'ottavo secolo (sicuramente il 1 agosto) le spoglie del santo furono traslate nella cripta dell'attuale Basilica di San Sabino.
- ↑ Sempre a cura dell'Università degli Studi di Foggia.
- ↑ il "Toro", invece, indicava, in epoca medievale, una zona sopraelevata.
- ↑ Si presume che in era longobarda ve ne fossero due.
- ↑ nel Medioevo venne trasformata in castello, gestito anche dai Grimaldi.
[modifica] Collegamenti esterni
- Sito istituzionale
- Campi Diomedei: sito di storia e archeologia relativo a Canosa
- Canusium: altro sito di storia e archeologia relativo a Canosa
- Canosa di Puglia vista da Google Maps
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