Umberto II di Savoia
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Regno: | dal 9 maggio 1946 al 2 giugno 1946 |
Predecessore: | Vittorio Emanuele III (padre) |
Successore: | Alcide De Gasperi Capo provvisorio dello Stato, Regnante Reggente, Presidente del Consiglio dei Ministri dall' 8 Giugno 1946 al 28 Giugno 1946 poi, dallo stesso giorno, Enrico De Nicola Capo Provvisorio dello Stato |
Data di Nascita: | 15 settembre 1904 |
Luogo di Nascita: | Racconigi |
Data di Morte: | 18 marzo 1983 |
Luogo di Morte: | Ginevra |
Moglie: | Maria José del Belgio |
Matrimonio: | Roma, 8 gennaio 1930 |
Umberto II di Savoia (Racconigi, 15 settembre 1904 - Ginevra, 18 marzo 1983) è stato luogotenente del regno d'Italia dal 1944 al 1946 e Re d'Italia dal 9 maggio del 1946 al 2 giugno dello stesso anno (per questo breve periodo di regno fu detto Re di maggio). Il suo nome completo è Umberto Nicola Tommaso Giovanni Maria, Principe di Piemonte.
Indice |
[modifica] Biografia
Nato nel 1904 da Vittorio Emanuele III di Savoia ed Elena del Montenegro, Umberto riceve il titolo di principe di Piemonte in qualità di erede al trono d'Italia. Educato secondo una rigida disciplina militare già nel corso della prima guerra mondiale, viene destinato al matrimonio con la principessa belga Maria José.
Durante gli anni del regime fascista segue una rapida carriera militare divenendo generale dell'esercito. Popolarissimo nel paese per il suo fisico avvenente e le innumerevoli avventure rosa che si ricamano sul suo conto, Umberto vive in realtà ai margini del regime fascista. Di formazione liberal-conservatrice, Umberto non suscita particolari simpatie in Benito Mussolini, che anzi raccoglie sul suo conto un dossier relativo alla presunta omosessualità del principe.
L'8 gennaio 1930, nella cappella Paolina del Quirinale, si sposa con Maria José, principessa del Belgio. Umberto veste l'uniforme di colonnello di cavalleria. Secondo la leggenda sarebbe un matrimonio d'amore, ma la storia sarà comunque contrastata, a causa dei diversi interessi culturali, politici e sociali. Dopo la funzione gli sposi sono ricevuti da papa Pio XI, segnale di un progressivo disgelo fra l'Italia e il Vaticano.
Personalmente contrario all'intervento dell'Italia in guerra al fianco della Germania, Umberto si impegna comunque sul fronte francese, nel 1940, e l'8 settembre del 1943, pur avendo espresso l'intenzione di rimanere a Roma per difendere la capitale dai Tedeschi, segue il Re suo padre e Pietro Badoglio e ripara a Brindisi.
Nel giugno del 1944, dopo la liberazione di Roma, assume il titolo di Luogotenente Generale del Regno in base agli accordi che intervengono tra le forze politiche che formano il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN); tali accordi prevedono di «congelare» la questione istituzionale fino al termine del conflitto. In questo ruolo Umberto esercita le sue limitate mansioni orientando la monarchia italiana su posizioni filoamericane.
Durante gli anni della Luogotenenza con il decreto legislativo luogotenenziale 151/1944 stabiliva che «dopo la liberazione del territorio nazionale le forme istituzionali» sarebbero state «scelte dal popolo italiano, che a tal fine» avrebbe eletto «a suffragio universale, diretto e segreto, un'Assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato» dando per la prima volta il voto alle donne.
Forma quindi la Commissione per redigere lo Statuto della Sicilia in conformità con il suo intento di evitare la secessione dell'isola per opera dei movimenti indipendentisti.
Il 9 maggio 1946, ad appena un mese dallo svolgimento del referendum istituzionale che dovrà decidere tra monarchia e repubblica, Vittorio Emanuele III abdica. La speranza è che con il ritiro dalla scena di colui che ha facilitato l'ascesa del fascismo la monarchia possa recuperare consensi.
Il 15 maggio del 1946 promulga lo Statuto della Sicilia che rende la regione autonoma, fu la prima volta che in Italia si iniziò a parlare di autonomia regionale nell'ottica del rispetto delle particolarità locali. Lo Statuto è ancora quello su cui si fonda la Regione Sicilia.
Umberto lascia l'Italia dopo il referendum del 2 giugno che trasforma l'Italia in una Repubblica: partirà il 13 giugno, prima che sia reso ufficialmente noto il risultato finale.
Come sede del suo esilio sceglie Cascais in Portogallo, seguendo l'esempio di Carlo Alberto, che si era recato in esilio a Oporto.
Con l'entrata in vigore della costituzione repubblicana l'esilio di Umberto di Savoia diviene permanente (XIII disposizione transitoria).
Nell'esilio di "Villa Italia", accoglie i molti connazionali giunti ad omaggiarlo.
Caduta la monarchia, si incrina anche il matrimonio con Maria José del Belgio, che si trasferisce a Ginevra con Vittorio Emanuele. Con Umberto rimangono le figlie nate dal matrimonio con Maria José, che presto diventano, anche a causa di loro presunti comportamenti, oggetto di morbose attenzioni da parte della stampa popolare.
Umberto II si ammala gravemente di cancro negli anni sessanta, da lì un lungo calvario che si concluderà con la sua morte a Ginevra nel 1983.
Come lascito ereditario Umberto dona la Sindone al Papa. Le sue spoglie riposano nella Abbazia di Hautecombe in Savoia, da dove la Casa Savoia ha avuto origine. L'ex Sovrano ha voluto portare nella sua tomba il sigillo reale, che si dona da generazione in generazione come simbolo della trasmissione della linea regnante.
[modifica] Bibliografia
- Gianni Oliva, Umberto II - L'Ultimo Re, Mondadori, Milano 2000, ISBN 8804476184
- Giovanni Dall'Orto, Sulla presunta omosessualità di Umberto II di Savoia
[modifica] Tabelle
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Italia
separatore
Predecessore: | Re d'Italia | Successore: | |
Vittorio Emanuele III | 1946 | monarchia abolita |
Casa Savoia
separatore
Predecessore: | Capo di Casa Savoia | Successore: | |
Vittorio Emanuele III | 1946 - 1983 | Controversia in corso. Vedi le decisioni della Consulta dei Senatori del Regno |
Vittorio Emanuele II (1861-1878) Umberto I (1878-1900) Vittorio Emanuele III(1900-1946) Umberto II (1946)