Consulta dei Senatori del Regno
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La Consulta dei Senatori del Regno rappresenta la prosecuzione del "Gruppo Vitalizio dei Senatori del Regno" costituita il 20 gennaio del 1955 da circa 160 senatori superstiti del vecchio senato sabaudo, il cui atto di volontà fu riconosciuto direttamente da Umberto II, in una lettera del 3 febbraio dello stesso anno, quale massima autorità monarchica residente in Italia.
L’11 novembre 1965 il Gruppo Vitalizio dei Senatori del Regno, costituiti in associazione, ed i membri della Consulta Monarchica si fusero in un unico corpo vitalizio che fu denominato “Consulta dei Senatori del Regno”.
Negli ultimi anni le vicende familiari dei Savoia-Aosta sono state al centro di aspri dibattiti in ordine all'attribuzione dell'eredità monarchica, e ciò ha chiamato in causa il ruolo della Consulta (a sua volta divenuto termine conteso tra due diverse Associazioni), con esiti e valutazioni che hanno diviso Vittorio Emanuele di Savoia ed Amedeo di Savoia (per l'anagrafe Amedeo Di Savoia Aosta) con i relativi sostenitori.
[modifica] La versione dei fatti favorevole ad Amedeo
La Consulta dei Senatori del Regno favorevole ad Amedeo si propone tuttora come la più alta autorità monarchica, esistente in Italia sotto forma di associazione privata (riconosciuta ai soli fini fiscali).
Essa ha riconosciuto il duca d'Aosta come continuatore della tradizione sabauda, affermando, in una seduta del febbraio 2001, che "il legittimo Erede al Trono d'Italia è Sua Altezza Reale il Principe Aimone di Savoia, Duca delle Puglie". Ciò ha comportato un ulteriore allontanamento tra le due famiglie, che ha visto il suo culmine durante il matrimonio dei principi delle Asturie, nel 2004, quando i due cugini sono stati protagonisti di uno scambio di opinioni poco "principesco".
Il 7 luglio 2006, a Roma, si è svolta una seduta straordinaria della Consulta, che in primo luogo ha respinto il "decreto regio" con il quale l'anno prima il principe Vittorio Emanuele di Savoia l'aveva sciolta, decidendo perciò di continuare la propria "missione", che è quella di garantire appoggio alla diffusione di un'idea di "monarchia democratica". In secondo luogo, ha rinnovato i propri vertici e cooptato nuovi membri, eleggendo presidente lo storico Aldo Mola e vicepresidente vicario l'avvocato Enrico Venanzi. Importante è infine il documento approvato dai "senatori", che rendendo omaggio ad Amedeo, "riconoscono - si legge - nella sua augusta persona il caposaldo dell'idea monarchica e il continuatore della tradizione sabauda" e pertanto ribadiscono che egli è
«il capo della casa di Savoia è il duca di Savoia con i relativi titoli e le prerogative ad esso spettanti»
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Egli è così nominato erede di Umberto II. Le premesse c'erano tutte, almeno da quando la Consulta, attraverso il segretario coordinatore Enrico Venanzi, fece appello ad Amedeo D'Aosta per ricostituire l'istituzione "cancellata" d'imperio da Vittorio Emanuele. Il principe, dopo lunga riflessione, rispose, con una lettera in cui, esprimendo apprezzamento per "la devozione" manifestata nei suoi confronti, incoraggiava la Consulta a "continuare nell'alta missione indicata da re Umberto nel messaggio indirizzato il 3 febbraio 1955 a senatori del regno radunati con l'intento di non lasciar disperdere quella comunanza di memorie di principi e di sentimenti che li unì nel tempo in cui essi servirono i più alti incarichi della nazione". La Consulta dei senatori del regno - aggiungeva Amedeo nella lettera - "può e potrà continuare sul mio sostegno convinto e attivo. Abbiamo il dovere di difendere quanto il re Umberto II ci ha lasciato e di garantire la difesa dei principi fondamentali dell'Istituto monarchico costituzionale, tutelandolo da ogni degrado e pericolo. La Consulta dei senatori del regno è per me e per mio figlio punto di riferimento da proporre a quanti intendono, nel rispetto dei principi democratici, tenere vivi quei valori civili e patriottici che consentirono a Casa Savoia di guidare la grande impresa che realizzò la nascita dell'Italia moderna".
Dura la risposta della segreteria di Emanuele Filiberto, secondo cui l'organismo della Consulta "aveva una funzione a causa dell'esilio ed è stato sospeso nel settembre del 2002. Era composto da 61 membri. Aldo Alessandro Mola ha fondato un'organizzazione privata e personale a cui ha preteso di dare lo stesso nome e a cui hanno aderito nove persone e di cui si è autoproclamato presidente. È evidente che questa organizzazione non è la Consulta e in termini di rappresentatività è inesistente". Un po' contraddittoriamente (la Consulta è stata sciolta o no?) si aggiunge che "la vera Consulta presieduta dal Sen. Emanuele Emmanuele di Culcasi, il cui vice presidente è il Cav. di Gr. Cr. Sergio Pellecchi, è stata ora convocata per la prossima settimana. Risponderà e prenderà provvedimenti nei confronti di Aldo Alessandro Mola che ha utilizzato in modo arbitrario il nome e lo stemma in una iniziativa del tutto personale".
Alessandro Aldo Mola, rispondendo a tale contestazione sulla legittimazione della Consulta da lui presieduta a proclamare il duca Amedeo d'Aosta come capo della Reale Casa Savoia, ha dichiarato:
«La Consulta dei senatori del Regno non è mai stata sciolta. L'associazione fu creata il 20 gennaio del 1955 da circa 160 senatori, il cui atto di volontà fu riconosciuto direttamente da Re Umberto II, in una lettera del 3 febbraio dello stesso anno, in cui il sovrano non abdicatario ed esule, conferì a questa istituzione il compito della conservazione e della continuazione dei valori e della memoria politica e culturale del senato del regno»
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[modifica] La versione dei fatti favorevole a Vittorio Emanuele
Di seguito si riassume invece la versione sostenuta dalle persone favorevoli a Vittorio Emanuele e ripresa anche da un comunicato ufficiale della "Reale Casa d'Italia"
Il Senato del Regno fu soppresso dall'Assemblea Costituente alla vigilia dell'entrata in vigore della Costituzione Repubblicana il 1° gennaio 1948.
La rinascita del Senato, come Associazione Privata, avvenne nel 1955 a seguito del proclama di Re Umberto II che, il 13 giugno 1946, affermò l'illegittimità dell'istituzione della Repubblica e che si considerò sempre come un Sovrano non abdicatario, allorché Egli inviò ai Senatori del Regno un messaggio invitandoli a riprendere la loro attività sotto forma “consultiva” verso la Nazione. Doveva rappresentare una sorta di “antenna” del Sovrano in Italia. A questo messaggio aderirono quasi tutti i Senatori del disciolto Senato che si costituirono in associazione (Gruppo Vitalizio dei Senatori del Regno) nominando Presidente il Sen. Adolfo Giaquinto.
Il 3 febbraio 1955 si riunirono in assemblea 92 Senatori del Regno ai quali il Sovrano inviò un messaggio letto dal Ministro della Real Casa Falcone Lucifero. Il 18 ottobre 1958 l’U.M.I. (Unione Monarchica Italiana), che riuniva personalità di tutti i partiti di sentimenti monarchici (democristiani, liberali e socialdemocratici), decise di costituire nel proprio seno, una Consulta Monarchica composta da membri a vita, i quali dovevano avere i requisiti previsti dall'art. 33 dello Statuto del Regno, così come i Senatori a vita del Senato Monarchico. Poiché per legge di natura i Senatori del Regno originari andavano scomparendo, l’11 novembre 1965 i due gruppi, Gruppo Vitalizio dei Senatori del Regno, costituiti in associazione, ed i membri della Consulta Monarchica, si fusero in un unico corpo vitalizio che fu denominato “Consulta dei Senatori del Regno”.
Questa decisione fu immediatamente approvata da Umberto II. Per la nomina dei componenti, si procedeva con il concetto della "cooptazione". Le prime nomine furono di altissimo prestigio: l’economista Alberto De Stefani, il giurista Alfredo de Marsico, l'Ambasciatore Raffaele Guariglia, tra altri. Successivamente, furono inclusi, come membri di diritto, i Cavalieri della SS. Annunziata. Il 20 maggio 1972 furono stabilite le procedure per l’ammissione che, in sintesi, prevedevano la proposta di candidatura da parte del Presidente, con l’indicazione di una delle 21 categorie dello Statuto Albertino nelle quali rientrasse il candidato, la delibera del Consiglio di Presidenza, poi dell’Assemblea con l'alto assenso del Capo di Casa Savoia.
Il 4 gennaio 1993, Presidente della Consulta l’On. Covelli, il Principe Vittorio Emanuele di Savoia, dopo un periodo di riorganizzazione affidato al Conte Avv. Carlo d’Amelio, decise di riempire di nuovi contenuti l’attività della Consulta, riorganizzando meglio le procedure di ammissione e di cooptazione, affermando la necessità della sua approvazione per la cooptazione dei nuovi membri e avocando alla sua persona la nomina dei Presidenti e Vicepresidenti. Dopo la nomina alla presidenza del Duca di Santaseverina (Collare della SS. Annunziata) in sostituzione dell’On. Covelli, nel 1999 il Capo di Casa Savoia istituì un "Gruppo di lavoro" con il compito di analizzare l’operato e proporre idee per il futuro. Il gruppo consegnò al Principe il suo rapporto nel novembre 1999, proponendo tra l’altro l’istituzione di "Commissioni" per agevolare il lavoro informativo e per assegnare alla testa delle varie commissioni, persone competenti di grande prestigio ed alta caratura, nonché la pubblicazione del bollettino mensile che esisteva fino al 1981, sotto la presidenza del Prof. Paratore.
Nell'anno 2001, il Capo di Casa Savoia ritenne opportuno, in seguito al suggerimento di un suo consigliere personale, un ulteriore affinamento delle attività istituzionali determinandosi ad un periodo di "sospensione" dell'Istituzione allo scopo di rinnovare i compiti della stessa ed il rinnovo delle cariche. Nel maggio 2002 il Consultore Boetti-Villanis informò tutti i Consultori che erano membri di diritto della Consulta, creata in seno all’Istituto della Reale Casa di Savoia (Associazione che esiste tuttora sulla carta ma che al momento non ha più attività). Giova ricordare che per tutti i Consultori vige il principio ed il giuramento di lealtà e fedeltà al Capo di Casa Savoia. Successivamente Vittorio Emanuele chiese la chiusura dell’ente, chiusura che non avvenne poiché i membri sono a vita, venne quindi messa in uno stato di sospensione.
Immediatamente il gruppo di consultori che sostenevano il ramo Aosta, circa nove persone, si riunì e costituì un’associazione nominata Consulta dei Senatori del Regno in cui entrarono 9 dei 60 membri esistenti nella autentica Consulta. Nominò Presidente il Prof. Aldo Mola. Il 12 agosto 2002 moriva il Presidente della vera consulta, Duca di Santaseverina che, su richiesta di Vittorio Emanuele, depositò tutto all'Archivio Centrale dello Stato. Vittorio Emanuele nominò un nuovo Presidente nella persona del Barone di Culcasi, Prof. Emmanuele Emanuele.
Il 27 giugno 2003, tre mesi dopo il ritorno dei Savoia in Italia, si riunì un’assemblea dei consultori nell’ufficio del Barone Emanuele; presenti personalmente, o per delega, la maggioranza dei 51 membri (compresi i nove che avevano dato vita all’Associazione Consulta). Questa riunione fu il frutto del lavoro congiunto del Presidente Barone Emanuele, del grande sforzo organizzativo del Segretario Nazionale Dr. Domenico Jannetta e del Vice Presidente Dr. Sergio Pellecchi, dimostrò che la Consulta autentica non era morta poiché mai nessun atto di cessazione delle attività e scioglimento era stato firmato dai 51 membri.
Se questa versione dei fatti fosse vera, l’Associazione Consulta dei Sentori del Regno sarebbe nata solo nel 2002 e non sarebbe in alcun modo legata alla Consulta dei Senatori del Regno benedetta da Umberto II nel 1965. Ad avviso di chi sostiene questa versione dei fatti, si tratta di una realtà documentabile: gli atti sarebbero consultabili presso l’Archivio di Stato di Roma.