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Giovanni Battista Piranesi - Wikipedia

Giovanni Battista Piranesi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Autoritratto
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Autoritratto

Giovanni Battista Piranesi detto anche Giambattista (Mogliano Veneto4 ottobre 1720 – Roma9 novembre 1778) è stato un architetto, incisore, scenografo e acquafortista italiano.

Incisione della Piramide Cestia
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Incisione della Piramide Cestia
Veduta del Quirinale
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Veduta del Quirinale
Veduta del Pantheon
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Veduta del Pantheon
Veduta del Foro di Nerva
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Veduta del Foro di Nerva
Arco di Traiano a Benevento come appariva nel XVIII secolo.
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Arco di Traiano a Benevento come appariva nel XVIII secolo.

Le sue tavole incise, segnate da un'intonazione drammatica, appaiono improntate ad un'idea di dignità e magnificenza tutta romana, espressa attraverso la grandiosità e l'isolamento degli elementi architettonici, in modo da pervenire ad un sublime sentimento di grandezza del passato antico.

Indice

[modifica] Biografia

Piranesi era figlio di un tagliapietre. Suo fratello Angelo lo introdusse al latino ed alle basi della letteratura antica. Iniziò la sue formazione come architetto al Magistrato delle Acque con un fratello della madre, Matteo Lucchesi, un ingegnere veneziano specializzato in scavi, che era responsabile per la manutenzione della laguna. Dopo una controversia con suo zio, continuò la sua formazione con Giovanni Scalfarotto. Durante la successiva formazione come disegnatore delle difese della costa, apprese le possibilità che offriva l'arte della decorazione. Ciò gli aprì la possibilità di un'occupazione con l'arte dell'illusione e della prospettiva. In questo periodo a Venezia - in particolare per merito del Canaletto - l'arte delle Vedute arrivò ad un livello altissimo.

Nel 1740 viaggiò come disegnatore al seguito di Marco Foscarini, l'inviato veneziano al Vaticano, a Roma. Prese alloggio a Palazzo Venezia ed iniziò prima studio dell'architettura Romana. Giunto a Roma le antiche rovine della città accesero il suo entusiasmo. Molto presto Piranesi si rese conto che le prospettive di lavoro a Roma come architetto erano scarse. C'erano invece possibilità nel campo della pittura, specialmente con i primi turisti che venivano a Roma. Un anno dopo il suo arrivo a Roma iniziò la sua formazione con il vedutista Giuseppe Vasi, che lo introdusse alle basi dell'acquaforte e dell'incisione su rame. Piranesi ruppe molto presto con Vasi e pose termine alla formazione con lui. Assieme a studenti dell'Accademia di Francia lavorò ad una serie di piccole vedute di Roma, che apparvero in seguito nel 1745 come Varie Vedute di Roma Antica e Moderna. Già 1743 aveva già pubblicato il suo primo lavoro Prima parte di Architettura e Prospettive - vedute della città con una tecnica di bulino ed acquaforte. Dedicò il suo lavoro a Nicola Giobbe, un costruttore veneziano, che aveva promosso il suo arrivo a Roma.

Dal 1743 al 1747 si fermò per lo più a Venezia, dove frequentò, secondo alcune fonti, anche con Giovanni Battista Tiepolo.

Finalmente tornò a Roma, dove aprì una bottega a via del Corso. Negli anni tra il 1748 ed il 1774 creò un'altra sequenza di Vedute dei monumenti architettonici barocchi ed antichi di Roma, le Vedute di Roma, che - illuminate usualmente da una forte luce solare - danno un peculiare effetto monumentale. Queste Vedute contengono anche composizioni d'immagini del tipo dei Capricci.

Nel 1756 Piranesi investigò e misurò una quantità innumerevole di edifici dell'antica Roma. La conseguenza fu la pubblicazione in quattro volumi di viste degli antichi monumenti romani le Antichità Romane de' tempo della prima Repubblica e dei primi imperatori, nella tavola con le Fondamenta del Mausoleo di Adriano, queste sono trasformate in una montagna gigantesca di cui non si riesce a vedere la cima.

Nel 1761 fu ammesso alla Accademia di San Luca a Roma. Lo stesso anno aprì una nuova bottega con una stamperia propria. In un Catalogo delle Opere presenta le sue stampe con i prezzi. Nel 1762 pubblica la raccolta di incisioni Campo Marzio dell'antica Roma.

Nel 1763 papa Clemente XIII affidò a Piranesi l'incarico di restaurare il coro di San Giovanni. Non andò comunque oltre lo stadio di progetto. L'anno successivo Piranesi fu incaricato dal cardinale Giovanni Battista Rezzonico della ristrutturazione di Santa Maria del Priorato. Nel 1767 il Papa lo nominò cavaliere. Tra il 1777-78 pubblicò una raccolta di incisoni su Paestum, Differents vues de Pesto, in cui la voluta sproporzione fra edifici e figure è mitigata in un nuovo rapporto che tiene conto del ruolo determinate dell'elemento umano, finora messo in secondo piano rispetto all'eroicità delle rovine antiche. Piranesi morì nel 1778 a Roma dopo una lunga malattia. Fu sepolto nella chiesa di Santa Maria del Priorato.

La sua mano imitò fedelmente le reali rovine; la sua invenzione, partendo dai disegni dell'architetto originale, fornì le parti mancanti; la sua abilità introdusse gruppi di vasi, altari, tombe; e la sua vasta e scientifica distribuzione della luce e delle ombre completò l'immagine ed gettando un notevole effetto sopra il tutto. Ha eseguito un'incisione dopo l'altra con molto brillantezza; e, quando il lavoro aumentava, lo zelo dell'artista diventava più forte. Nel tempo divenne necessario chiamare in aiuto tutti i suoi figli ed parecchi altri allievi. Infatti non diminuì il suo impegno fino alla morte nel 1778.

Il figlio e collaboratore di Piranesi, Francesco, riunì e preservò le sue tavole nelle quali le linee più libere dell'acquaforte in gran parte suppliscono alla severità del lavoro del bulino. Ventinove volumi in folio contenenti circa 2000 stampe apparvero a Parigi (1835 - 1837).

Le sua riproduzioni delle rovine reali e ricostruite di Roma esercitarono una forte influenza durante il Neoclassicismo.

[modifica] Carceri d'Invenzione

La celebrità di Piranesi è attualmente dovuta alle quattordici tavole delle Carceri del 1745. Sono immagini di architetture fantastiche. Le Carceri d'invenzione, note anche come Carceri, sono una serie di 16 stampe prodotte in due edizioni, che mostrano enormi sotterranei a volta con scale e possenti macchinari. Queste incisioni influenzarono il Romanticismo ed il Surrealismo ma anche le scenografie teatrali del '700.

La prima edizione fu pubblicata nel 1745 e consisteva di 14 incisioni. Nella seconda edizione del 1761, tutte le incisioni furono rielaborate e numerate in numeri romani da I a XVI (1-16). I numeri II e V erano le nuove tavole introdotte in questa seconda edizione. Le tavole numerate da I a IX erano in formato ritratto (più alte che larghe), mentre quelle da X a XVI erano in formato paesaggio (più larghe che alte).

Originariamente, nel 1761, le tavole erano più luminose ma nel '70 le Carceri furono nuovamente rielaborate su indicazioni dell'editore di Piranesi, Bouchard, per renderle più scure e contrastate ed ottenere così un effetto più teatrale. La maggior parte delle riproduzioni delle Carceri le mostrano questa successiva condizione.

Le Carceri hanno influenzato la costruzione delle prigioni di Newgate del 1770, furono usate per le rappresentazioni della presa della Bastiglia ed hanno lasciato le loro tracce nelle scenografie di diversi film.

Le tavole sono:

  • I - Tavola di intestazione
  • II - L'uomo sulla roccia
  • III - La torre circolare
  • IV - La gran piazza
  • V - Il leone in bassorilievo
  • VI - Il fuoco fumante
  • VII - Il ponte levatoio
  • VIII - La scalinata con i trofei
  • IX - La ruota gigante
  • X - Prigionieri sulla piattaforma
  • XI - L'arco con la conchiglia
  • XII - Il cavalletto
  • XIII - Il pozzo
  • XIV - L'arco gotico
  • XV - Il muro con la lampada
  • XVI - Il muro con le catene

Lo stile di Piranesi fu imitato nel XX secolo dal falsario Eric Hebborn.

Thomas De Quincey nelle Confessions of an English Opium-Eater (1820) (trad. it.: Confessioni di un oppiomane, Einaudi, Torino 1973) scrisse:

Molti anni fa, mentre stavo esaminando le Antichità di Roma, di Piranesi, Mr. Coleridge, che mi era accanto, mi descrisse un insieme di tavole di quell'artista... che registrano lo scenario delle sue visioni durante il delirio causato da una febbre: alcune di loro (descrivo solo il ricordo dell'esposizione di Mr. Coleridge) rappresentano un grande ambiente in stile gotico, sul cui pavimento si levava ogni specie di attrezzi e macchinari, ruote, cavi, pulegge, leve, catapulte, ecc., ecc., che esprimono enorme potenza che cresce e supera le resistenze. Strisciando lungo i lati delle pareti, potevate percepire una scala; e su di essa, accarezzando il suo percorso verso l'alto, c'era Piranesi stesso: seguite le scale un po' più su e percepite che arrivate ad una improvvisa brusca interruzione, senza alcuna balaustra e che non permettere di salire ancora verso lui che aveva raggiunto l'estremità, tranne che negli abissi sotto... Ma sollevate ancora i vostri occhi e percepite una seconda rampa di scale più su: sulla quale Piranesi è percepito ancora, ma questo volta si leva in piedi sul bordo stesso dell'abisso. Sollevate ancora il vostro occhio e si vede un volo più aereo di scale: ed c'è ancora il povero Piranesi occupato ai suoi lavori di ispirazione: ed e così via, fino che le infinite scale ed Piranesi non sono entrambi persi nell'oscurità dell'ambiente.


[modifica] Bibliografia

  • Henri Focillon, Giovanni Battista Piranesi: Essai de catalogue raisoneé de son oeuvre, Paris, 1918
  • N. Miller, Archäologie des Traums. Versuch über Giovanni Battista Piranesi. Monaco di Baviera e Vienna, 1978.
  • J. Wilton-Ely, Piranesi, New Haven, 1993.
  • L. Ficacci, Giovanni Battista Piranesi: The Complete Etchings, Köln-Roma 2000.

[modifica] Altri progetti

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