Eugenio Monti
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Eugenio Monti (Dobbiaco (BZ), 28 gennaio 1928 - Belluno, 1 dicembre 2003) è stato un leggendario campione italiano di bob. Coraggioso e sfortunato, è l'atleta più titolato nella storia di questa disciplina con 11 medaglie d'oro ai campionati mondiali e 6 medaglie olimpiche, ma rimane nella storia anche per un episodio di lealtà sportiva avvenuto alle olimpiadi di Innsbruck del 1964, che ne fece il primo atleta della storia a ricevere la medaglia Pierre de Coubertin.
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[modifica] Biografia
A vent'anni era la migliore promessa dello sci italiano: vinse i titoli italiani di slalom speciale e gigante, riuscendo a battere anche Zeno Colò, e fu bronzo in discesa; nella discesa del Kandahar a Muerren arrivò secondo alle spalle di Jean Couttet. Fu soprannominato allora da Gianni Brera il Rosso Volante per il colore dei suoi capelli e per il coraggio.
Nel 1951 cadde durante un allenamento al Sestriere e si lacerò i legamenti di entrambe le ginocchia. Il grave incidente pose fine alla sua carriera di sciatore ma Monti decise di tentare quella da pilota di bob.
Nel 1954 Eugenio Monti conquistò il suo primo titolo italiano nel bob a quattro. Nel 1957, in coppia con Renzo Alverà, vinse il primo oro mondiale nel bob a due.
Nel 1960, a Cortina, divenne campione mondiale sia nel due che nel quattro. In tutta la sua carriera le medaglie mondiali diventeranno dodici (di cui undici d'oro) e quelle olimpiche sei (due d'oro, due d'argento e due di bronzo).
All'Olimpiade di Cortina, nel 1956, vinse due medaglie d'argento, nel due (con Renzo Alverà) e nel quattro. Alle olimpiadi di Squaw Valley del 1960 non poté gareggiare in quanto questa gara non fu disputata per ragioni economiche (fu l'unica edizione dei giochi olimpici senza il bob).
All'Olimpiade del 1964, a Innsbruck, vinse due medaglie di bronzo (con Sergio Siorpaes nel bob a due). In questa occasione compì un gesto di sportività che ne fece il primo atleta della storia a vincere la medaglia Pierre De Coubertin. All'equipaggio britannico di Tony Nash e Robin Dixon si era rotto un bullone e Monti prestò loro il suo. I britannici vinsero la medaglia d'oro e Monti e Sergio Siorpaes presero la medaglia di bronzo. Rispondendo alle critiche della stampa italiana, Monti disse «Nash non ha vinto perché gli ho dato il bullone. Ha vinto perché è andato più veloce.»
Finalmente, all'Olimpiade di Grenoble 1968, sulla pista dell'Alpe d'Huez, l'ormai quarantenne Monti riuscì a vincere la medaglia d'oro sia nel due con Luciano de Paolis sia nel quattro, con lo stesso de Paolis, Mario Armano e Roberto Zandonella.
Fu nominato commendatore della Repubblica per meriti sportivi e poi si ritirò dall'agonismo per occuparsi dei suoi impianti di risalita a Cortina.
Malato del morbo di Parkinson, si uccise con un colpo di pistola l'1 dicembre 2003 lasciando un ricordo indelebile nel cuore di tutti gli sportivi del mondo.
Nel 2004 gli è stata dedicata la pista olimpica di bob di Cortina d'Ampezzo. A lui è inoltre intitolata una curva della pista olimpica di Torino 2006 di Cesana Pariol, utilizzata per le competizioni di bob, skeleton e slittino.
[modifica] Palmares
[modifica] Olimpiadi
- Medaglia d'argento nel bob a due alle olimpiadi di Cortina 1956
- Medaglia d'argento nel bob a quattro alle olimpiadi di Cortina 1956
- Medaglia di bronzo nel bob a due alle olimpiadi di Innsbruck 1964
- Medaglia di bronzo nel bob a quattro alle olimpiadi di Innsbruck 1964
- Medaglia d'oro nel bob a due alle olimpiadi di Grenoble 1968
- Medaglia d'oro nel bob a quattro alle olimpiadi di Grenoble 1968
[modifica] Mondiali
- Medaglia d'oro nel bob a due nel 1957, 1958, 1959, 1960, 1961, 1963, 1966, 1968
- Medaglia d'oro nel bob a quattro nel 1960, 1961 e 1963
- Medaglia d'argento nel bob a quattro nel 1957
[modifica] Bibliografia
- Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Cortina 1956 (versione digitalizzata)
- Österreichischer Bundesverlag für Unterricht, Wissenschaft und Kunst, Wien und München, Offizieller Bericht der IX.OIympischen Winterspiele Innsbruck 1964 (versione digitalizzata)
- Comitato Organizzatore, Grenoble 1968 (versione digitalizzata)