Bortolo Belotti
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Bortolo Belotti (Zogno, 26 agosto 1877 - Sonvico, Svizzera, 24 luglio 1944) fu tra i più importanti uomini politici bergamaschi, storico, giurista e poeta, e dai più è considerato la figura più rappresentativa del ‘900 in Valle Brembana. La sua fama è legata soprattutto alla sua Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, il più importante trattato sulla storia di Bergamo e della sua provincia.
Nacque a Zogno, in Valle Brembana, il 26 agosto 1877, da Cesare Belotti e Maria Offredi. La sua era una famiglia borghese di tradizioni liberali. Dopo gli studi elementari nel paese di nascita, fu iscritto presso il Collegio Vescovile Sant'Alessandro di Bergamo, e a 14 anni, vinse una distinzione nel concorso Barca Vitalba, con un’opera sulla storia dei Longobardi. Frequentò l’ultimo anno del liceo Classico "Paolo Sarpi" di Bergamo. Fu ammesso al "Collegio Ghislieri" dell'Università di Pavia e si laureò in Giurisprudenza, nel 1899, con una tesi sulle Gallerie Fedecommissarie di Roma, poi si trasferì a Milano, per esercitare la professione d’avvocato, presso il Tribunale; qui continuò l’attività scientifica, insegnando diritto commerciale e finanziario in alcuni istituti e collaborando direttamente con alcune riviste di diritto e giurisprudenza. Nel 1907 iniziò l’attività politica nel Partito Liberale: fu eletto consigliere e assessore al comune di Zogno, poi consigliere comunale a Milano, dal 1909 al 1914. Dal 1914 fu anche per circa 10 anni Consigliere provinciale per il mandamento di Zogno. Nel 1913 venne eletto deputato al Parlamento nazionale per il collegio di Zogno, dopo un duello all’ultimo voto con il candidato cattolico Carugati: 49,7 contro il 49,4 %. La sua politica fu tesa allo sviluppo economico e industriale della Valle Brembana: si batté per il prolungamento della ferrovia fino a Piazza Brembana e per la realizzazione delle opere di sfruttamento dell'energia idroelettrica. Rieletto deputato nel 1919 e nel 1921, fu nominato sottosegretario al Tesoro e, fra il 1921 e il 1922, fu ministro dell'Industria e del Commercio del primo Governo Bonomi. La politica non gli impedì la ricerca nel campo del diritto, della storia e della letteratura: nel 1919, pubblicò un trattato, pressoché unico al mondo, sul "Diritto Turistico", preparato durante la sua amministrazione del Touring Club Italiano. Nel partito Liberale, Belotti apparteneva al gruppo conservatore: rispetto al fascismo assunse in un primo momento un atteggiamento moderatamente favorevole, considerandolo "il male minore", convinto che potesse preservare l'Italia "dall'anarchia e dal disordine". Ancora dopo la marcia su Roma sostenne la necessità di un alleanza con il movimento fascista. Ma quando, alle elezioni del 1924, i liberali si presentarono con i fascisti, egli non si ricandidò più, consapevole della minaccia che il fascismo costituiva per la libertà in Italia, dopo un discorso antifascista pronunciato nel congresso liberale di Livorno dell'ottobre del 1924. Tornò dunque alla professione d’avvocato e si impegnò nella ricerca storica e nella produzione poetica. Nel 1923 pubblicò La Vita di Bartolomeo Colleoni, il condottiero bergamasco; nel 1925 pubblicò Una sacrilega faida Bergamasca del '500. Pubblicò anche molte opere poetiche in lingua e in dialetto e decine di scritti giuridici, sul diritto di famiglia e sul diritto economico. Il 27 ottobre 1930 venne arrestato a Milano con l'accusa di essere in procinto di organizzare una rivista letteraria e venne mandato al confino a Cava dei Tirreni, dove rimarrà per un anno. Nel 1940 venne pubblicata la sua opera più importante: la Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, presso l'editore Ceschina di Milano, ancora oggi l’opera più completa e dettagliata mai scritta sull'argomento. Nel 1942 venne seguita dalla Storia di Zogno e di alcune terre vicine. Dopo la caduta del fascismo, nel luglio del 1943, riprese i contatti con gli uomini del liberalismo Italiano, ma dopo gli eventi dell' 8 settembre, fu costretto a nascondersi, prima al Patronato di Santa Brigida di Don Bepo Vavassori e poi nella casa del cappellano della clausura Don Ruggeri. Il 2 novembre 1943 infine Belotti fuggì di nascosto in Svizzera dopo una marcia notturna lunga e faticosa. Le sue condizioni di salute nel corso dell'esilio peggiorarono e morì il 24 luglio 1944 a Sonvico, vicino a Lugano. Pochi mesi prima, i bombardamenti alleati avevano distrutto la sua casa di Milano, con la ricca biblioteca e il suo studio professionale. Dopo la guerra, le sue spoglie furono traslate da Lugano a Zogno, il 22 settembre 1945, dove ebbero luogo solenni funerali. Bergamo e Milano intitolarono al suo nome, ciascuna, una via, e Zogno gli eresse un monumento opera dello scultore Piero Brolis e dell'ingegner Luigi Angelini. Nel 1959 fu curata una seconda edizione della Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, stampata in 6 volumi, con immagini e illustrazioni. Nel 1990 è stata pubblicata una terza edizione in 9 volumi, con pagine di aggiornamento, nuove note e fotografie. A Bergamo, a Bortolo Belotti è stato intitolato l'"Istituto Tecnico Commerciale e Periti Aziendali"
[modifica] Riferimenti Bibliografici
- Felice Riceputi. Storia della Val Brembana. Corponove editrice, Bergamo 1997