Battaglia della Bicocca
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Battaglia della Bicocca | |||||||
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Parte della Sesta guerra d'Italia (1521-1526) | |||||||
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Schieramenti | |||||||
Francesco I di Francia | Carlo V Imperatore del Sacro Romano Impero | ||||||
Comandanti | |||||||
Odet de Foix visconte di Lautrec, Anne de Montmorency, Jacques de Chabannes La Palice, Renato di Savoia, Galeazzo di Sanseverino, Francesco Maria della Rovere, Duca d'Urbino - Comandanti delle truppe svizzere: Albrecht vom Stein (di Berna), Arnold Winkelried (di Unterwald), Ulrich von Sax (di San Gallo) | Prospero Colonna, Francesco Ferrante d'Avalos marchese di Pescara, Francesco II Sforza | ||||||
Effettivi | |||||||
Un numero imprecisato di Francesi + 8.000 Svizzeri e un numero imprecisato di Veneziani | 10.000 effettivi + 6.000 fanti e 400 cavalieri Milanesi | ||||||
Perdite | |||||||
tra i 3.000 e i 7.000 Svizzeri | ? |
Sesta guerra d'Italia (1521-1526) |
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Pampeluna – Mézières – Tournai – Bicocca – Genova – Sesia – Marsiglia – Pavia |
La battaglia della Bicocca è il nome di un sanguinoso combattimento che si svolse nei pressi della località della Bicocca, alle porte di Milano, il 27 aprile 1522: la vittoria arrise agli Spagnoli di Carlo V contro i Francesi di Francesco I e fu il preludio della disfatta del re di Francia a Pavia (1525). Secondo alcuni essa "segnò una svolta nell'arte della guerra" per il ruolo determinante che dimostrarono di avere gli archibugi nell'arrestare le impetuose cariche dei pur numerosi fanti svizzeri, che lasciarono sul terreno non meno di 3.000 uomini (il numero esatto varia secondo le fonti).
Così Pietro Verri descrive la battaglia:
«"Frattanto Lautrec co' suoi Francesi, con otto mila Svizzeri, e co' Veneziani s'era ricoverato a Monza, ove eranvi il Montmorenci, il Maresciallo Chabannes, il Bastardo di Savoja, il Gran Scudiere Sanseverino, il Duca d'Urbino, Pietro di Navarra, ed altri illustri personaggi. L'armata della Lega sotto il comando di Prospero Colonna aveva posti gli alloggiamenti alla Bicocca, luogo situato fra Milano e Monza, e lontano circa quattro miglia della Città; il luogo era vantaggioso per la difesa. Lautrec aveva sin da principio avvisato il Re, ch'ei non avrebbe potuto difendere lo Stato contro l'armata che si andava formando, a meno che non gli venissero spediti soccorsi dall'Erario, onde stipendiare un numero conveniente di Svizzeri; e dalle lettere era bensì stato assicurato di riceverlo, ma realmente mai non l'ebbe. Egli teneva animati gli Svizzeri mancanti de' loro stipendj con promesse di imminente arrivo di danaro; ma essi già troppo lungo tempo delusi più non badavano alle lusinghe, e minacciavano di abbandonarlo e ritirarsi alle loro case. (...) Lautrec in vece secondandoli volle tentare una giornata: la tentò il giorno 27. di Aprile 1522., venne battuto e rispinto, e perdette il Milanese. (...) Come andasse quell'affare ce lo dicono minutamente più Autori. Francesco Sforza era in Milano. Avvisato che i Francesi si movevano verso de' Collegati, fece dar campana a martello in Milano, dove e per odio verso de' Francesi, e per amore verso del Duca al momento uscirono quanti cittadini potevano armarsi per combattere; e sei mila se ne contarono (...) Oltre i sei mila Cittadini Milanesi armati, che sortirono a piedi in seguito del Duca, quattrocento lo accompagnarono a cavallo. Il Duca co' suoi giunse prima che cominciasse l'attacco. Egli si pose alla difesa di un ponte, ed ivi infatti si scagliò col maggiore impeto il Maresciallo di Foix; ma sebben penetrasse, venne rispinto poi con tanto disordine, che la battaglia diventò un macello, poiché dal ponte non potendovi passare che tre uomini d'armi di fronte, e ammucchiandosi per la smania di uscire in salvo, si trovarono talmente stretti i nemici, che nemmeno fu loro possibile il difendersi; quindi la maggior parte vennero tagliati a pezzi. I Veneziani poco si mossero, e rimasero quasi spettatori. Lautrec aveva fatto coprire di croci rosse il corpo di battaglia: questa era la divisa de' Collegati, che sperava di sorprendere. Ma Prospero Colonna informato di ciò fece porre a' suoi per nuovo segnale un manipolo d'erba nell'elmo, e così venne delusa l'astuzia. Tremila Svizzeri rimasero sul campo. Gli altri il giorno seguente abbandonarono l'armata. La battaglia della Bicocca è rimasta nella memoria de' Francesi, i quali per significare che un sito costerebbe molto sangue, e gioverebbe poco acquistandolo, soglion dire: "c'est une bicocque". La conseguenza di tal giornata fu che i Francesi intieramente perdettero il Milanese."»
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(Storia di Milano, 1798 - Tomo II, pp. 186-189 (cap. XXIII))
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Dal punto di vista della linguistica storica, può essere interessante rilevare che se in francese, lingua degli sconfitti, il termine ha assunto l'accezione segnalata dal Verri, al contrario in spagnolo bicoca, simbolo di una facile vittoria, ha assunto il valore di "facile guadagno, cosa di valore che si può acquisire con poco sforzo".