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Re Artù

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Una statua di Artù in bronzo con visiera alzata e scudo è tra i cavalieri in lutto alla tomba dell'imperatore Massimiliano I (morto nel 1519), a Innsbruck
Una statua di Artù in bronzo con visiera alzata e scudo è tra i cavalieri in lutto alla tomba dell'imperatore Massimiliano I (morto nel 1519), a Innsbruck

Re Artù è un'importante figura della mitologia della Gran Bretagna, dove appare come la figura del monarca ideale sia in tempo di pace che in guerra. È il personaggio principale nel ciclo di leggende conosciuto come Materia di Britannia o ciclo bretone o arturiano, anche se c'è disaccordo sul fatto che Artù, o una persona reale su cui il personaggio sia stato ricalcato, sia veramente esistito. Nelle sue più antiche citazioni e nei testi in gaelico non viene mai definito con l'attributo di re: i primi testi si riferiscono a lui con il titolo di dux bellorum ("signore della guerra"), e antichi testi altomedievali, sempre in lingua gaelica, lo chiamano ameraudur ("imperatore"), prendendo il termine dal latino.

Il nome stesso verrebbe dalla radice celtica Arzcon significato di orso, simbolo di forza, stabilità e protezione, caratteri anche questi ben presenti in tutta la leggenda: era un uomo ritenuto forte, posato, e, in quanto re, garante della sicurezza dei suoi sudditi. Ricordiamo anche che, nella civiltà celtica, l'orso è soprattutto l'animale emblematico della regalità.

Altre grafie esistenti sono Arzur, Arthus o Artus.

Il termine "Pendragon" gli viene invece dal padre, Uther Pendragon.

Indice

[modifica] Artù nella storia

Per approfondire, vedi la voce Base storica per Re Artù.

La possibile storicità di Re Artù è stata a lungo dibattuta dagli studiosi: una scuola di pensiero ritiene che abbia vissuto nel tardo V secolo o agli inizi del VI secolo, che fosse stato d'origini britoromane, e che avesse combattuto contro il paganesimo sassone. I suoi probabili quartieri generali si trovavano in Galles, Cornovaglia, o ad ovest di ciò che sarebbe diventata l'Inghilterra. Ad ogni modo, le controversie sul centro del suo potere e sul tipo stesso di potere che esercitava continuano tutt'oggi.

Esponenti di questa scuola, principalmente Geoffrey Ashe e Leon Fleuriot, hanno concluso che l'identità di Artù potesse coincidere con quella di un certo Riothamus, "re dei Brettoni", attivo durante il regno dell'imperatore romano Antemio. Sfortunatamente, Riothamus è una figura minore, di cui sappiamo ancora poco, e nemmeno gli studiosi sono in grado di capire se i bretoni che comandava erano i britannici o gli abitanti dell'Armorica. Altri studi portano ad identificarlo con Ambrosius Aurelianus, un signore della guerra britoromano che vinse alcune importanti battaglie contro gli anglosassoni, tra cui la battaglia del Monte Badon.

Altri autori ancora ci suggeriscono di identificarlo con Lucio Artorio Casto, un dux romano del II secolo i cui successi militari in Britannia sarebbero stati ricordati per i secoli successivi: ciò si collega a una teoria di C. Scott Littleton e Linda Malcor che ci suggerisce un Artù sarmato, teoria che ritroviamo alla base del film King Arthur: ma il buio e l'oblio che lo circondano rendono questa identificazione alquanto complicata, e sembrano esserci davvero poche motivazioni che potrebberlo averlo reso la figura leggendaria che tutti oggi conosciamo.

Altre teorie meno diffuse comprendono quella che lo identifica con Owain Ddantgwyn ap Yrthr, re di Rhôs, e quella di John Darrah e Arthur Cummins, che ce lo propongono come un re dell'età del bronzo, circa 2300 a.C.. La loro argomentazione si basa sul fatto che estrarre una spada da una roccia potrebbe essere una metafora per il costruire una spada e forgiarla su un'incudine.

Altre supposizioni si basano sul fatto che Artù fosse Artur Mac Aidan, un signore della guerra a capo di popolazioni scozzesi e Britons. Secondo questa teoria, Artù avrebbe svolto le sue azioni di guerra soprattutto nella regione tra i valli romani, il Gododdin; non sarebbe nemmeno mai stato un vero e proprio re, ma piuttosto il figlio di un re scozzese, il quale regnò a partire dal 574 circa. Come dichiara questo sito, Artù avrebbe comandato una coalizione dei celtici cristiani contro gli invasori pagani, riuscendo a tenerli lontani per un centinaio d'anni circa. Ad ogni modo, si hanno svariati omonimi nella sua generazione, o persone con nomi simili, e si può pensare che siano poi stati riuniti dalle credenze popolari e tramandati come se fossero un'unica entità.

Lo storico John Morris fa del supposto regno di Artù al volgere del V secolo la nozione principale della sua storia della Britannia e dell'Irlanda sotto il regno romano nel suo testo del 1974 The Age of Arthur: A History of the British Isles from 350–650, pur avendo rare prove di un Artù storicamente esistito.

Un'altra scuola di pensiero ritiene che Artù non avesse nessun collegamento storico credibile con personaggi realmente esistiti, spiegandoci che in origine sarebbe stato un dio semidimenticato per la religione dei Celti, poi modificato dalla tradizione orale in un personaggio realmente esistito, come sarebbe accaduto per la dea del mare Lir, divenuta re Lear o un personaggio totalmente fittizio, come quelli citati nel Beowulf.

Ripetiamo, Artù potrebbe essere semplicemente un collage di tutte queste figure, mitologiche o realmente esistite: dobbiamo anche notare che nessuna di queste teorie ci dice che le parole artur, arturus e arcturos, che significano "uomo orso" in gaelico e latino e "orso" in greco antico e moderno avrebbero potuto essere un nome di guerra usato dal comandante che combatté i Sassoni, il sui vero nome è da considerarsi perduto, se non è stato uno dei sopracitati.

[modifica] Antiche tradizioni

La morte di Re Artù, di James Archer (1823 – 1904)
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La morte di Re Artù, di James Archer (18231904)

Artù appare per la prima volta nella letteratura gaelica: in un antico poema in questa lingua, The Gododdin (circa 594), il poeta Aneirin (535-600) scrive di uno dei suoi sudditi che lui "nutriva i corvi neri sui baluardi, pur non essendo Artù". Ad ogni modo, questo poema è ricco di inserimenti posteriori e non è possibile sapere se questo passaggio sia parte della versione originale o meno. Possiamo però fare riferimento ad alcuni poemi di Taliesin, che sono presumibilmente dello stesso periodo: The Chair of the Sovereign, che ricorda un Artù ferito; Preiddeu Annwn ("I Tesori di Annwn"), cita "il valore di Artù" e afferma che "noi partimmo con Artù nei suoi splendidi labours"; poi il poema Viaggio a Deganwy, che contiene il passaggio "come alla battaglia di Badon con Artù, il capo che organizza banchetti/conviti, con le sue grandi lame rosse dalla battaglia che tutti gli uomini possono ricordare".

Un'altra citazione è nell' Historia Brittonum, attribuita al monaco gallese Nennio, che forse scrisse questo compilation dell'antica storia del suo paese nell'anno 830 circa. Nuovamente, quest'opera ci descrive Artù come un "comandante di battaglie", piuttosto che come un re. Due fonti distinte all'interno di questo scritto ricordano almeno 12 battaglie in cui avrebbe combattuto, culminando con la battaglia del Monte Badon, dove si dice abbia ucciso, da solo/con una sola mano, addirittura 960 avversari.

Secondo gli Annales Cambriae, Artù sarebbe stato ucciso durante la battaglia di Camlan nel 537.

Appare inoltre in numerose vitae di santi del VI secolo, ad esempio la vita di san Illtud, che alla lettura sembra essere scritta verso il 1140, dove si dice che Artù fosse un cugino di quell'uomo di chiesa. Molte di queste opere dipingono Artù come un fiero guerriero, e non necessariamente moralmente impeccabile come nei successivi romanzi. Secondo la Vita di San Gildas (morto intorno all'anno 570), opera scritta nel XI secolo da Caradoc di Llancarfan, Artù uccise Hueil, fratello di Gildas, un pirata dell'isola di Man.

Attorno al 1100 Lifris di Llancarfan asserisce nella sua Vita di san Cadoc che Artù è stato migliorato da Cadoc. Cadoc diede protezione ad un uomo che aveva ucciso tre dei soldati di Artù, che ricevé del bestiame da Cadoc come contropartita per i suoi uomini. Cadoc glielo portò come richiesto, ma quando Artù prese possesso degli animali, questi furono trasformati in felci. Il probabile scopo originale di questa storia sarebbe quello di promuovere l'accettazione popolare della nuova fede cristiana "dimostrando" che Cadoc aveva poteri magici attribuiti tradizionalmente ai druidi e così intensi da "battere" Artù. Avvenimenti simili sono descritti nelle tarde biografie medioevali di Carannog, di Padern e Goeznovius.

Artù compare anche nel racconto in lingua gallese Culhwch e Olwen, solitamente associata con il Mabinogion: Culhwch visita la corte di Artù per cercare il suo aiuto per conquistare la mano di Olwen. Artù, che è definito suo parente, acconsente alla richiesta e compie le richieste del padre di Olwen, il gigante Ysbaddaden (tra cui la caccia al grande cinghiale Twrch Trwyth). Questo può essere riportato alla leggenda dove Artù è dipinto come il capo della caccia selvaggia, un tema popolare che è ricordato anche in Bretagna, Francia e Germania.

Roger S. Loomis ha elencato questi esempi (Loomis 1972). Gervasio di Tilbury nel XIII secolo e due scrittori XV secolo assegnano questo ruolo ad Artù. Gervasio afferma che Artù e i suoi cavalieri cacciavano regolarmente lungo un antico tratto tra Cadbury e Glastonbury (che è ancora conosciuta come King Arthur's Causeway [1]), e si pensa che lui e la sua compagnia di cavalieri possa essere vista a mezzanotte nella foresta di Brittany o Savoy in Gran Bretagna. Loomis allude a un cenno scozzese nel XVI secolo, e afferma che molte di queste credenze fossero ancora ricorrenti nel XIX secolo al Castello di Cadbury e in diverse parti della Francia. Più tardi parti del Trioedd Ynys Prydein, o Welsh Triads, menzionano Artù e collocano la sua corte a Celliwig in Cornovaglia. Celliwig è stata identificata con la città di Callington dagli anziani antiquari Celtici, ma Rachel Bromwich, l'ultimo editore delle Welsh Triads, afferma che sia in realtà Kelly Rounds, una fortezza nei pressi della parrocchia celtica di Egloshayle.

[modifica] Il ciclo arturiano

Per approfondire, vedi la voce Ciclo bretone.

La prima grande popolarizzazione della leggenda di re Artù fu il romanzo di Geoffrey di Monmouth Historia Regum Britanniae, un equivalente medievale di best-seller che aiutò a riportare l'attenzione di altri scrittori, come Robert Wace e Layamon, che espanse la novella di Artù. La data dell' Historia è determinata come 1133 da un piccolo gruppo di esperti; ad ogni modo, la data è più normalmente determinata come 1138, come indicano le seguenti citazioni:

Geoffrey rimase a Oxford perlomeno fino al 1151 e durante questo periodo scrisse i suoi due lavori ancora esistenti, Historia regum Britanniae (1136&ndash;1138; "History of the Kings of Britain") e Vita Merlini (ca. 1148; "The Life of Merlin"). <!---Where does this quote come from?!--->

[modifica] Le spade di Artù

Per approfondire, vedi la voce Excalibur.

Nel Merlin di Robert de Boron, successivamente ripreso e continuato da Thomas Malory, re Artù ottiene il trono estraendo una spada da una roccia. Nel racconto estrarre la spada è possibile solo a colui che è "il vero re", inteso come l'erede di Uther Pendragon. La spada del racconto è presumibilmente la famosa Excalibur; la sua identità viene infatti resa esplicità nel seguito chiamato Vulgate Merlin Continuation.

Ciò nonostante, in quello che viene chiamato Post-Vulgate Merlin, Excalibur viene donata a re Artù dalla Dama del lago dopo che Artù è già re (Artù ottiene la spada prendendola dalla mano della Dama che esce fuori da un lago e gli porge l'Excalibur). Secondo diverse fonti Artù distrugge la spada estratta dalla roccia mentre sta combattendo contro re Pellinore, per questo Merlino permetterà ad Artù di ottenere la Excalibur dal lago (così come citato in diversi romanzi tra cui King Arthur and His Knights e King Arthur and the legend of Camelot di Howard Pyle e naturalmente molti romanzi moderni basati sulla saga arturiana).

In questa versione la lama della spada è in grado di tagliare qualunque materiale e il suo fodero è in grado di rendere invincibile chiunque lo indossi. Alcune storie narrano che Artù sia riuscito ad estrarre la spada dalla roccia dandogli il diritto a diventare re (e quella spada era Excalibur) ma che l'abbia gettata via una volta che lui, tramite essa, uccise accidentalmente un suo cavaliere. Merlino allora gli consigliò di trovare una nuova lama, cosa che succede quando Artù riceve la spada dalla Dama del lago. Anche questa nuova spada verrà chiamata da Artù "Excalibur" così da avere lo stesso nome della originale e precedente spada.

La spada appare la prima volta con il nome di Caliburn nel racconto di Geoffrey di Monmouth. L'autore afferma che nella battaglia contro Artù "nought might armour avail, but that Caliburn would carve their souls from out them with their blood." ([2]).

[modifica] Artù nei media

[modifica] Letteratura

Copertina di Un Americano alla corte di Re Artù di Mark Twain, 1889
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Copertina di Un Americano alla corte di Re Artù di Mark Twain, 1889

[modifica] Teatro

[modifica] Opera

[modifica] Film

  • Monty Python, Monty Python e il Sacro Graal è la parodia della leggenda di re Artù. Più tardi è adattato in un musical di Broadway chiamato Spamalot vincendo il premio Tony Award per il miglior musical della stagione 2004-2005.
  • A Broadway, nel 1960, fu scritto un musical di successo chiamato "Camelot" dagli stessi autori di "My Fair Lady": Moss Hart, Alan Jay Lerner, e Frederick Loewe. Tra gli attori si contavano Richard Burton nel ruolo di re Artù, Julie Andrews nel ruolo di Ginevra, e Robert Goulet come Lancillotto. L'originale cast era particolarmente amato dall'allora presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy tanto che "Camelot" fu utilizzata come metafora associata alla sua presidenza. Nel 1967 dal musical fu tratto un film in cui parteciparono Richard Harris nel ruolo di Artù, Vanessa Redgrave come Ginevra e Franco Nero nella parte di Lancillotto.
  • Nel 1981 John Boorman realizza il film Excalibur, considerato da molti come la trasposizione più originale della leggenda di re Artù.
  • Il primo cavaliere, un film basato sulla saga arturiana, conta tra i suoi attori personaggi del calibro di Sean Connery nel ruolo di Artù, Richard Gere come Lancillotto e Julia Ormond interpreta la parte di Ginevra
  • il 7 luglio 2004 esce King Arthur un film che proclama di essere il più accurato possibile nella ricostruzione della leggenda di re Artù basandosi sulle nuove scoperte archeologiche. Il film sarà invece pesantemente criticato proprio per la sua inaccuratezza nella ricostruzione del periodo storico.

[modifica] Televisione

  • Nel 1950 La televisione britannica ha trasmesso Le avventure di Sir Lancelot, un telefilm era basato sulle imprese del noto cavaliere e vi comparivano tanto Re Artù che numerosi altri personaggi della leggenda. Fu il primo telefilm inglese colori.
  • Verso la fine del degli anni sessanta in Australia fu prodotto un cartone animato chiamato Artù e i cavalieri della tavola rotonda, una tipica rappresentazione della leggenda di Re Artù.
  • Nel 1970 la televisione britannica ha trasmesso il telefilm Artù dei Bretoni che mirava a fornire un ritratto più 'realistico' del periodo della leggenda mostrando inoltre l'origine di alcuni miti legati ai capi dei Celti. Il telefilm vantava la partecipazione di Oliver Tobias.
  • Il film per la televisione Merlino era una storia incentrata sulla figura di Artù e dei suoi cavalieri.
  • Il cartone animato La leggenda del principe Valiant racconta le avventure di tre giovani guerrieri che si addestrano per diventare cavalieri della tavola rotonda. Mandato in onda nei primi degli anni novanta vede tra i personaggi messi in scena: Artù, Merlino, Ginevra e Gawain oltre che numerosi altri personaggi della leggenda.
  • The animated series Gargoyles featured several tales of Arthur (who was prematurely awakened in a time of need) and the magic and fairies of Avalon. A proposed spin-off for the character never materialized.
  • Il cartone animato Justice League e Justice League Unlimited contava tra i suoi personaggi Morgana, Mordred e Merlino.
  • Il cartone animato King Arthur and the Knights of Justice parlava di una squadra di football americano chiamata 'I cavalieri' e guidata dal quarterback Arthur King. Quando i veri cavalieri della tavola rotonda sono catturati, Merlino usa la sua magia per portare la squadra di football a Camelot. La squadra dovrà quindi difendere il regno e liberare i cavalieri della tavola rotonda.
  • Nella nova stagione del telefilm di fantascienza Stargate SG-1 viene ripreso il ciclo arturiano e alcuni personaggi, in particolare Merlino hanno un ruolo principale all'interno della storia. Nello specifico Merlino sarebbe un Antico che ha insegnato ad Artù ad utilizzare lo Stargate per andare a Glastonbury Tor e nascondere il tesoro dei cavalieri all'interno di una stanza ricca di puzzle e trabocchetti.

[modifica] Bibliografia

  • Leslie Alcock. Arthur's Britain: History and Archaeology AD 367 - 634. Allen Lane, The Penguin Press. London. 1971. ISBN 0713902450
  • Rachel Bromwich, "Concepts of Arthur", Studia Celtica, 9/10 (1976), pp.163-81.
  • David N. Dumville, "Sub-Roman Britain: History and Legend", History 62 (1977), pp. 173-92.
  • Roger S. Loomis, "The Arthurian Legend before 1139", The Romanic Review, 32 (1941), 3-38.
  • Roger S. Loomis, editor. Arthurian Literature in the Middle Ages. Clarendon Press: Oxford University. 1959. ISBN 0198115881
  • Daniel Mersey. Arthur King of the Britons: From Celtic Hero To Cinema Icon. Summersdale. Chichester. 2004. ISBN 1840244038
  • John Morris. "The Age of Arthur." New York: Scribner, 1973. SBN 684 13313 X
  • Thomas Jones, "The Early Evolution of the Legend of Arthur", Nottingham Medieval Studies, 8 (1964), pp. 3-21.
  • Derek Pearsall, Arthurian Romance: a short introduction, Blackwell, Oxford 2005 ISBN 0631233199

[modifica] Fonti

  • Loomis, Roger S. 1972. "Arthur" in Funk and Wagnalls Standard Dictionary of Folklore, Mythology and Legend (edited by Maria Leach) Funk and Wagnalls. New York.

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni


Predecessore:
Uther Pendragon
Re di Britannia
Successore:
Costantino III


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