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Razionalismo italiano

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Categoria:Architettura
Storia dell'arte
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Con il termine razionalismo italiano si intendono tutte quelle correnti architettoniche che partendo dal futurismo di si sono sviluppate in Italia negli anni venti e anni trenta del XX secolo in collegamento con Il Movimento Moderno internazionale, proseguendo in vario modo in frange sino agli anni settanta.

Indice

[modifica] Il futurismo

Antonio Sant'Elia (1888 - 1916) è l'esponente più rappresentativo dell'architettura futurista. Il suo futurismo è architettura in "movimento", lo spazio architettonico che si lega al tempo in un progetto sistemico della scienza tecnologica della macchina. L’universo dell’architettura si amplia e viene ad interessare la dimensione urbana, appunto la Città Nuova il più importante progetto di questo architetto del 1913-1914, nel quale si immagina in una raccolta di schizzi e progetti la Milano del futuro. Il lavoro di Sant'Elia fu dell’"avanguardia" ed ebbe influsso a livello Europeo, e sebbene in parte legato all’Art Nouveau e alla Secessione Viennese in alcuni caratteri, porta indiscutibilmente i segni di rottura con il passato che vuole trasfigurare. I disegni sono quasi tutti prospettici ma da essi si denota il "movimento" delle forme architettoniche delle megastrutture rappresentate. La morte prematura di Antonio Sant'Elia, al fronte durante la prima guerra mondiale, ha impedito lo sviluppo delle idee futuristiche in architettura, ma proprio in questi archetipi molti hanno visto un'anticipazione di Walter Gropius e di Le Corbusier.

[modifica] Il Gruppo 7, il M.I.A.R. e alcune figure isolate

Negli anni venti il futurismo, scomparso Antonio Sant'Elia, perde di slancio ed in architettura non avrà più sostanziali sviluppi con pochissime realizzazioni. L’atmosfera che si respira in Italia è quella dell’accademia, non solo in architettura ma anche in pittura con il ritorno ad un nuovo classicismo seppure rielaborato definito stile “novecento”.

In questo clima nel 1926 si forma il “Gruppo sette” di cui fanno parte G. Figini, G Frette, S. Larco, G. Pollini, C. E. Rava, Giuseppe Terragni e U. Castagnola, sostituito l’anno dopo da Adalberto Libera i cui fini sono, viceversa di uno sviluppo del Movimento Moderno in Italia. L’esordio avviene prima con una serie di articoli su Rassegna Italiana e poi con l’esposizione del 1928 architettura razionale di Roma, che peraltro non suscita particolari reazioni. Il gruppo si presenta non come una rivoluzione e cerca in ogni modo di ridisegnare il nuovo stile come il più adatto al regime fascista, di cui dal'altro canto molti giovani architetti (come Terragni e Giuseppe Pagano) sono sostenitori convinti. Si costituisce, così il M.I.A.R, movimento italiano per l'architettura razionale, cui aderiscono quasi 50 architetti che rappresentano tutte le varie regioni italiane. All’esposizione del 1931 a Roma l’impatto è molto più forte ed appare chiaro che le opere razionaliste sono in realtà troppo rivoluzionarie e mal si adattano ad un regime autoritario. Le polemiche che ne nascono con i sostenitori della vecchia accademia, che poi sono la maggioranza, generano molte defezioni nel MIAR, tanto che il suo segretario Libera è costretto a sciogliere il movimento.

Da questo momento in poi gli architetti razionalisti si ritireranno ognuno in proprio lavorando nel privato ed abbandonando di fatto gli Incarichi pubblici, anche se riusciranno comunque a portare avanti varie realizzazioni. La Casa del Fascio a Como (1932) di Giuseppe Terragni è di una queste opere pubbliche ed è anche la maggiore da punto di vista formale, Zevi la definisce il “capolavoro del razionalismo Italiano”, per quel suo volume puro disegnato sulla sezione aurea, che possiede un solido impianto e consistenza quasi “classica”.

L’Istituto di Fisica dell’Università degli studi di Roma "La Sapienza" di Giuseppe Pagano, dove il tema razionale e controllato e non esposto come nella Casa del Fascio sopradetta, rappresenta invece, la maggiore opera dal punto di vista funzionale, in quanto in essa si legge un nuovo metodo di progettazione, l’edificio pensato per la funzione a cui è destinato. Un'altra opera fondamentale è senz’altro la Stazione S.Maria Novella a Firenze (1933) dove il concorso per la progettazione è vinto da Giovanni Michelucci e da i suoi allievi Baroni, Bernardi, Gamberini, Guarnieri, Lusanna. I classicisti forse si ritirano volutamente nella preoccupazione di doversi confrontare con il retro dell’abside di Santa Maria Novella. L’edificio, invece, pur nella sua razionalità si integra bene all’ambiente con quel suo rivestimento di pietra e nel disegno, appare come lo sviluppo dell’architettura del passato. In questo inaugurerà uno “modus” proprio di Michelucci, forse un "organicità" di integrare edifici razionali nell'ambiente costruito storico, in un sapiente lavoro di materiali, di elementi, di rapporti, di particolari architettonici.

Altri edifici di rilevo su incarichi minori o da privati sono:

  • L’asilo Sant’Elia di Como (1936-1937) di Terragni che forse è la sua opera migliore, per quella sua libera espressione articolata e trasparente, che si apre all’ambiente esterno;
  • le case della Foce a Genova (1936-40) di L. C. Daneri;
  • Villa Malaparte a Capri (1938) di Adalberto Libera, parallelepipedo rotto dalla gradonata della terrazza solare della copertura, che appare in rilievo ma straordinariamente integrato alla roccia di un promontorio;
  • l’Università Bocconi di Milano (1938-1941) di G. Pagano e G. Predeval, di chiaro stampo razionalista con reminescenze del Bauhaus nell’articolazione della pianta;
  • alcuni allestimenti per Mostre (1934-35) di Franco Albini, Persico e Nizzoli;
  • due palazzine ed una biblioteca a Roma (1938-1940) di Mario Ridolfi.

[modifica] Il monumentalismo di Piacentini

Marcello Piacentini è la figura che più di ogni altro dominò l’architettura Italiana durante il Regime Fascista, i maggiori incarichi pubblici sono suoi ed il suo stile influenzerà, o in qualche modo verrà imposto non solo a molti architetti negli incarichi minori ma anche ai maggiori razionalisti come Pagano , Libera , Michelucci. L’esempio più significativo di questa compromissione lo si avrà per il progetto dell’Eur o E42, nel quale la presenza di quattro architetti razionalisti su cinque componenti la commissione non riesce ad imporre la propria linea; Piacentini, usando la sua tattica di mediatore fra tradizionalisti e modernisti, vince, ed il suo stile trionfa in tutti i sensi nelle architetture dell’esposizione.

La sua architettura è una sorta di “neoclassicismo semplificato”; planimetrie simmetriche e bloccate, volumi chiusi che devono ricordare il “Mar Mediterraneo”;particolari architettonici classici con rivestimenti in lastre di marmo, ritmici porticati, colonne, archi, simmetrie. Molte città Italiane vengono monumentalmente ridisegnate nei suoi edifici più importanti in un ideale collegamento alla “romanità”passata.

Oggi v’e da parte di alcuni una certa rivalutazione del "Neoclassicismo semplificato" Piacentiniano, e questo è legato al suo apparente collegamento alle forme del Post-Modern. Un fatto comunque è certo ed accettato da tutti: l’Italia del ventennio è isolata dal mondo culturale Europeo più evoluto, che propone in architettura i temi del Movimento Moderno, così questi non sono conosciuti o vengono mal interpretati dagli architetti italiani. Il tutto si concentra in dibattito superficiale, che non coglie i caratteri originari dell’’’International Style’’ e si riduce ad una modernizzazione esteriore dello stile, con l’adozione di forme semplificate, murature lisce, balconi pieni, cornici spianate, capitelli allegeriti, archi elementarizzati , colonne smussate , e così il livello dell’edilizia pubblica si abbassa notevolmente. In una parola lo stile Piacentini.

Le più importanti realizzazioni della monumentalizzazione Italiana, sono:

alcune nuove città sfuggono a questa logica del monumentalismo:

[modifica] Il dopoguerra

Nel dopo guerra viene definitivamente superato il neoclassicismo semplificato di Piacentini ed il razionalismo prende il sopravvento riconoscendosi nella linea della rivista "Casabella-continuità" che fu già di Pagano e Persico. Ma il movimento è caratterizzato da architetti di notevoli capacità come Albini, Moretti, Gio Ponti, Scarpa, Figini, Pollini, BBPR , Michelucci, Samonà, ma con personalità oscillanti,ed è disunito e non porta avanti un discorso unitario. A livello internazionale emerge la personalità di Pierluigi Nervi, ma anch'egli con il linguaggio delle sue strutture, eccellente sintesi di bellezza e staticità segue una strada che appare unica e personale. Mentre da un altro lato Bruno Zevi cerca di promuovere teorico dell'architettura fonda nel 1945 a Roma assieme a Luigi Piccinato, Mario Ridolfi, Pier Luigi Nervi ed altri l'Associazione per l'Architettura organica, che però nell' ambiente Italiano stenta ad imporsi.

L'Italia in qualche modo rimane ancora chiusa ad alcuni pregnanti temi dell'International Style, e quasi simbolo di questa chiusura è l'impossibilità dei due più grandi Maestri del Movimento Moderno, Le Corbusier e Wright di realizzare due loro progetti a Venezia(Ospedale e Palazzetto sul canal grande).

Opere importanti di questa logica razionale ma con influssi prettamente italiani sono:

[modifica] La reazione all'International Style

L'architettura così come la vita di tutto il paese, dopo la seconda guerra mondiale, sembra rivegliarsi da un lungo sonno e vedere dopo tanto tempo la realtà. È cosi che nasce il Neorealismo, prima nel cinema con la sua stagione di grande espressione, poi, anche nell'architettura seppure in valore più ridotto; questa è la prima reazione al Movimento Moderno. I suoi maestri sono Ridolfi, Aymonino, Quaroni, Michelucci, anche se quest'ultimo spazia anche in altre tendenze. La ricerca neorealista è incentrata sulla coerenza compositiva dei materiali, delle scelte tecnologiche, dei particolari architettonici, dell’interpretazioni sociologiche e psicologiche dell’ambiente costruito e dello spazio architettonico esitente e storico. Esempi di ciò sono:

Questa abitudine della cultura architettonoca italiana a riciclare le forme tradizionali porta i migliori architetti ad un importante scelta metodologica, propria del costume progettuale del passato, che è quella di trattare ogni progetto come evento irripetibile ed isolato e non come programma di una nuova organizzazione della città. Esempi significativi di questo atteggianmento sono le citate Torre Velasca a Milano dello studio B.B.P.R. l'edificio INA di Franco Albini a Parma, la Cassa di Risparmio di Giovanni Michelucci a Firenze, che rappresentano "l'originalità eccellente" a fronte della mediocrità generale dell'architettura Italiana. L'atteggiamento deriva ed conseguenza della difficoltà di sviluppare le questioni dell’urbanizzazione della città attuale sopra una certa dimensione, con la conseguente incoerenza tra coscienza architettonica ed urbanistica. E la questione Urbanistica esploderà con veemenza, sotto il peso della ricostruzione prima e del boom edilizio poi degli anni sessanta. Le città si espandono a macchia d’olio senza precise direttive e le periferie si vestono di grigiore e caos tipici degli abitati paleo industriali. In Italia manca quell’ approccio ai problemi urbanistici, che è proprio del Movimento Moderno, gli architetti possono anche aver individuato i problemi ma non riescono a trovare le soluzioni e questo porta ad una crisi della cultura architettonica Italiana.

Fenomeni come il Neoliberty di reazione alla mancanza di umanità dell’’’International Style’’possono essere inquadrati in questo ambito. Da un lato v’è la volontà di recupero delle idee di familiarità e di buona grazia delle architetture dei primi decenni del XX secolo, e dall’altro v’è questo richiudersi in se stessi in un ritorno al passato, per evitare di affrontare i problemi attuali ed urgenti che appaiono irrisolvibili. Emblematiche in proposito sono le parole del critico Britannico Reyner Banham che individuerà il (" ritiro spirituale Italiano dall'architettura moderna"). Nasce così una stagione di breve durata alla fine degli anni cinquanta, che si rifà ai temi formali dell ‘Art Nouveau rielaborandoli in senso più moderno. Le opere principali da ricordare sono:

  • 1953-58 Casa alle Zattere a Venezia di Ignazio Gardella;
  • 1953-56 Bottega di Erasmo e Borsa Valori a Torino di R. Gabetti e A. Isola,
  • 1957 appartamenti duplex a Cameri (Novara) di L. Meneghetti, V. Gregotti e G. Stoppino,
  • vari edifici di Gae Aulenti, G. Canella, e P. De Rossi a Milano.

Il Brutalismo invece nasce con Le Corbusier a Chandigarh, ma non può essere considerato un vero e proprio superamento del Movimento Moderno, semmai un evoluzione. In Italia trova diversi seguaci: molti hanno riconosciuto i suoi segni anche in quell'evento unico che è la citata Torre Velasca a Milano, o nella dirompente plasticità del cemento a vista della Chiesa dell'Autostrada del Sole di Giovanni Michelucci (1964); poi, sicuramente, nell’Istituto Marchiondi a Milano di V. Viganò (1957), nelle abitazioni del quartiere Sorgane a Firenze, di L. Ricci ed altri (1966), negli edifici per unità abitative del quartiere Matteotti di Terni di G. De Carlo (1971-74).

Altri movimenti più o meno recenti, rappresentano, invece, il superamento del Movimento Moderno in Italia, perché apportano nuove espressioni e canoni. Possono indivuarsi nel corso degli ultimi 40 anni:

  • l'architettura radicale del Superstudio fondato a Firenze da A. Natalini nel 1966, che è quasi la "negazione" dello spazio architettonico, dove i canoni positivisti dell'International Style paiono dissolversi;
  • l’architettura High-Tech espressa magistralmente da Renzo Piano nel Beaubourg di Parigi (1971-1979), la cui struttura rivoluzionaria pone chiaramente in evidenza nuovi e preganti temi e particolari architettonici, legati alla definizione metaforica dell'edifico attraverso impianti e tecnologia;
  • il Postmodernismo (abbr. inglese Postmodern), non nasce in Italia, anche se aveva avuto alcune anticipazioni in G.Canella e M. Achilli nel Municipio di Segrate (1963), dove echeggia una certa rotondità romana e monumentale e in Paolo Portoghesi Casa Baldi (1960). Quest'ultimo diverrà l'esponente più significativo in Italia di questo movimento, forse in conseguenza del suo lavoro di critico dell'architettura, nonostante il fatto che non rifiuterà il Movimento Moderno nella sua interezza.
  • Un altro movimento, da considerarsi come uno sviluppo dei precedenti, è il neorazionalismo, la cui figura preminente in Italia è stato Aldo Rossi a cui alcuni associano congiuntamente una sorta di Neo-Novecento come nel quartiere Gallaratese di Milano (1969-73); altre tendenze ancora da ricordarsi sono il decostruttivismo e il pluralismo moderno ma non sembrano avere in Italia per ora grandi riferimenti.

[modifica] Voci correlate

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