Moneta
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[modifica] Una definizione
Come scrive il premio Nobel Samuelson: "la moneta, in quanto moneta e non in quanto merce, è voluta non per il suo valore intrinseco ma per le cose che consente di acquistare" (Samuelson, Economia, Zanichelli, 1983, pag. 255). Per moneta si intende dunque ogni oggetto materiale o entità astratta che svolga le due funzioni di misura del valore e di mezzo di scambio nella compravendita di beni e servizi.
Mentre nell'antichità esistevano soltanto le monete metalliche, consistenti solitamente in dischi di varie dimensioni e composizione, usati come strumenti di pagamento o tesaurizzati, nelle economie moderne alla moneta metallica si è affiancata la moneta cartacea, più facile da produrre e utilizzare, nonché diverse altre tipologie di monete immateriali, a cominciare dal deposito bancario.
Dunque moneta è tutto ciò che svolge la funzione di moneta, ovvero che svolge i compiti di mezzo di pagamento e unità di conto, a prescindere dalle caratteristiche che in concreto essa assume.
[modifica] Le Origini del nome "moneta"
Nella nostra esperienza quotidiana la moneta è essenzialmente uno strumento di pagamento, un mezzo di scambio con cui paghiamo e siamo pagati.
In realtà la moneta ha avuto ed ha anche altre funzioni, ma nessuna di queste può essere rintracciata dall’etimo del suo nome che risulta particolarmente affascinante e che si deve alla famosa storia delle oche del Campidoglio.
Nel 396 a.C. Roma si trovava sotto l’assedio dei Galli di Brenno; sulla cittadella del Campidoglio vi era il tempio dedicato a Giunone dove venivano allevate delle oche sacre alla dea.
Una notte, al sopraggiungere dei Galli, le oche presero a starnazzare e svegliarono l’ex-console Manlio che dette l’allarme. L’attacco fu quindi sventato grazie alle oche sacre. Manlio aggiunse al suo nome il cognomen Capitolinus.
Da quel momento la dea Giunone acquisì l’appellativo di Moneta, dal verbo latino monere che sta per avvertire, ammonire, in quanto si credeva che avesse lei destato le oche per avvertire dell’arrivo dei Galli.
Successivamente, verso il 269 a.C., in prossimità del tempio venne edificata la zecca che venne messa proprio sotto la protezione della Dea Moneta. A quel punto fu il linguaggio popolare a trasmettere l’appellativo della Dea dapprima alla zecca e poi a quelli che lì si produceva.
Il nomisma dei greci ed il nummus dei latini divenne quindi moneta.
La zecca si trovava dove oggi sorge la chiesa di Chiesa di Santa Maria in Aracoeli.
[modifica] Denaro e Moneta
È necessario fare un'importante distinzione tra il concetto di Denaro e di Moneta.
Il Denaro è il circolante accettato del mercato, ossia da tutti, in un distinto periodo storico. I gettoni telefonici, i miniassegni degli anni ’70, le caramelle date di resto al bar sono un esempio di denaro. In antichità, prima della nascita della moneta, il denaro era costituito da svariate tipologie di oggetti e non solo; semi di cacao, conchiglie, barrette di ferro, spiedi, sale (da cui "salario") etc.
La Moneta è il circolante emesso dallo stato in un distinto periodo storico. La moneta quindi fa parte della categoria del denaro fino a quando viene accettata dal mercato. Le monete fuori corso e le monete svalutate non sono più denaro in quanto nessuno le accetta.
[modifica] Storia della moneta
[modifica] Dal Baratto alla Moneta
In assenza di moneta lo scambio di beni e servizi comporta il ricorso al baratto. Lo scambio di beni o servizi contro altri beni o servizi può essere efficiente solo in economie estremamente primitive.
Qualora il venditore non desiderasse ricevere, in cambio del bene ceduto, il bene che gli viene proposto, può rifiutare lo scambio oppure accettare il bene proposto per poi rivenderlo ad altri in cambio di un bene gradito oppure di un bene che a sua volta consenta di ottenere quanto desiderato.
Così il venditore può ottenere il bene desiderato solo dopo una serie di scambi (baratto multiplo), che non facilitano la compravendita di beni e servizi.
Inoltre in assenza di moneta è quasi impossibile il risparmio. Chi produce un bene deve consumarlo o venderlo prima che deperisca (si pensi ai generi alimentari) e solo una piccola parte dei beni può essere conservata e consumata in futuro. Inoltre il baratto diventa difficile da realizzare per beni indivisibili. Un esempio può essere offerto dai capi di bestiame (vivo).
Diventa perciò necessario che negli scambi entri in gioco un mezzo accettato in pagamento da tutti gli operatori economici, che conservi il proprio valore nel tempo e sia facilmente divisibile. Tale mezzo è stato individuato, nelle economie occidentali, nei metalli preziosi, trasformati in monete d'oro, d'argento o di altri metalli preziosi.
[modifica] La moneta in metallo prezioso
Nelle economie rinascimentali chi dispone di metallo prezioso (oro o argento) può portarlo alla zecca, gestita da chi esercita il potere politico, perché diventi moneta. La zecca trattiene parte delle monete coniate per coprire le spese di coniazione e come signoraggio
Il signoraggio e le spese di coniazione impediscono che il valore nominale delle monete coincida con il valore intrinseco, che dipende dalla quantità di metallo prezioso (spesso l'oro) in esse contenuto; questo serve anche a proteggere la moneta dal pericolo d'essere usata come metallo e non come valuta.
L'impiego di monete metalliche in oro o argento consente di regolare facilmente gli scambi internazionali perché i metalli preziosi sono accettati ovunque. Chi riceve in pagamento la moneta di un paese straniero può usarla anche nel proprio, se è accettato l'uso della moneta straniera, oppure fondendo il metallo prezioso e usandolo per coniare monete accettate nel proprio paese.
[modifica] La nascita delle banconote
L'impiego di monete metalliche in oro o argento presenta tuttavia due limiti insormontabili. Il primo limite riguarda la possibilità di controllare l'offerta di moneta.
La moneta è infatti un mezzo di scambio che serve a regolare gli scambi. Più grande è il prodotto interno lordo di un paese, maggiore sono gli scambi e maggiore è la quantità di moneta necessaria a regolarli. L'offerta di metalli preziosi non è una variabile che si può controllare facilmente, dipendendo dalla produzione delle miniere e dagli afflussi e dai deflussi di metallo prezioso da e verso l'estero, per esempio attraverso il regolamento dei saldi commerciali.
L'uso di monete in metallo prezioso ha inoltre effetti potenzialmente destabilizzanti sull'economia. Se la quantità di moneta cresce troppo, per effetto di un surplus commerciale o della scoperta di nuovi giacimenti di metallo prezioso, si produce un aumento della domanda di beni e servizi superiore all'offerta (nelle economie che usano monete in metallo la crescita è in genere assai limitata) e quindi aumentano i prezzi (inflazione). In caso contrario si assiste al calo dei prezzi (deflazione).
Il secondo limite riguarda i trasferimenti di denaro. L'uso di monete metalliche comporta notevoli problemi di sicurezza nel trasferimento di grandi somme di denaro, sia per il rischio di furti che per quello di perdite, ad esempio nei commerci via nave. È quindi opportuno usare strumenti di pagamento differenti, di tipo cartaceo, che trasformano la moneta metallica in banconota o in ordine di pagamento.
[modifica] Il Gold standard
In epoca industriale diventa importante disporre di monete in quantità sufficiente a soddisfare le esigenze di economie in forte crescita. Contemporaneamente il diffondersi del benessere amplia il numero di chi può risparmiare.
Nascono perciò banche che raccolgono il risparmio e prestano denaro, sotto forma di depositi bancari oltre che di banconote.
L'oro e l'argento si trasformano gradualmente in riserve, uscendo dai commerci per entrare nei forzieri delle banche centrali. Vengono usati per regolare i deficit delle bilance commerciali. Poco per volta si fa strada la regola secondo cui le autorità monetarie possono emettere moneta fino ad un valore massimo pari ad alcune volte il valore dell'oro detenuto.
Le autorità monetarie possono così regolare la quantità di moneta in funzione dei propri obiettivi di politica monetaria, mentre le riserve di metalli preziosi servono a regolare i saldi nella bilancia dei pagamenti.
Tale sistema, noto come gold standard, viene adottato verso la fine dell'Ottocento da tutte le principali economie occidentali.
Ha il vantaggio di rendere più flessibile la creazione di moneta e tuttavia il limite che, in presenza di un paese con una bilancia dei pagamenti costantemente in deficit, devono essere presi provvedimenti per evitare che si esauriscano le riserve di tale paese.
Il ricorso alla svalutazione è la risposta, che però si ripercuote anche sul valore delle altre monete, provocando situazioni di instabilità che si diffondono rapidamente dall'economia in difficoltà alle economie ad essa collegate.
[modifica] Bretton Woods
La soluzione che viene escogitata durante la Conferenza di Bretton Woods, dopo la fine della seconda guerra mondiale, consiste nel prevedere finanziamenti da parte dei paesi in surplus (primo fra tutti, gli USA) a favore dei paesi in deficit.
Le riserve in oro perdono il ruolo di primo piano giocato fino a quel momento e lasciano spazio al dollaro, come moneta alla base del sistema monetario internazionale. A sua volta il dollaro è convertibile in oro.
[modifica] L'abbandono di ogni legame con l'oro
Anche il sistema di Bretton Woods non regge alla prova del mercato e di una economia che diventa sempre più complessa e nella quale operano interessi sempre più consistenti. La fine della convertibilità del dollaro in oro viene decretata dal presidente americano Nixon quando appare chiaro che il sistema è troppo oneroso per gli USA.
Si passa così nel 1973 ad un sistema di cambi flessibili: i deficit non generano più flussi di oro o di altri beni a favore del paese in surplus, ma danno luogo a svalutazioni delle monete.
Teoricamente qualunque metallo può essere riserva o materiale di conio della moneta. Quando la moneta inizia a essere stampata su carta o su un supporto metallico che non ha un valore (se fuso e rivenduto) pari a quello nominale, quantità dello stesso materiale vengono accumulate a riserva. Il passaggio alle riserve si ha quando l'oro o il metallo di conio non è disponibile in quantità sufficienti per le monete che si vogliono emettere.
Dapprima si coniano monete con una quantità di metallo inferiore al valore nominale, progressivamente ridotta. I forzieri e le riserve non sono accessibili pubblicamente e non è possibile accertare il loro ammontare effettivo.
Le autorità monetarie possono quindi emettere moneta nella quantità desiderata e non più in base alla quantità di oro o di altri metalli preziosi presenti nei propri forzieri.
[modifica] Valore della moneta
[modifica] Valore intrinseco della moneta
Il valore intrinseco di una moneta è il valore dello strumento (per esempio la moneta metallica o la banconota) usato come moneta. Esso dipende dal valore del bene che compone la moneta. Una moneta cartacea, come un biglietto da 10 €, ha un valore intrinseco pari al costo per produrlo, vale a dire pari al costo degli inchiostri, della stampa, del trasporto dalla zecca alla banca, dei diritti sui sistemi anti-falsificazione, ecc. Una moneta metallica, come la moneta da 1 €, ha un valore intrinseco pari al costo per coniarla.
Il costo di una moneta elettronica dipende dalla necessità di addebitare ad un conto bancario e accreditare ad un altro una certa somma di denaro.
Di solito si tratta di costi modesti. Il valore intrinseco delle monete moderne è quindi assai basso, con l'eccezione delle monete che assumono un interesse per gli esperti di numismatica.
Il loro valore intrinseco resta basso, ma la rarità, il desiderio di collezionarle e tutto quanto alimenta l'interesse dei numismatici contribuiscono a dare ad esse un valore.
Il passaggio graduale dall'uso delle monete in metallo prezioso a monete immateriali ha abbattuto il valore intrinseco della moneta e conseguentemente anche i costi per produrla. La riduzione dei costi è avvenuta contemporaneamente alla crescita dell'economia che ha reso necessario l'uso di quantitativi sempre più grandi di moneta.
Se non si fosse verificata diminuzione dei costi per emettere moneta, al crescere della domanda di moneta sarebbe cresciuto il costo totale di emissione. Di conseguenza si sarebbe dovuta destinare una parte consistente della maggiore ricchezza alla creazione dello strumento monetario.
Per tale ragione è impensabile l'uso dell'oro o l'argento come moneta nelle economie moderne: se anche fosse disponibile tanto oro da soddisfare la domanda di moneta, il costo per procurarsi la moneta sarebbe estremamente elevato.
[modifica] Valore nominale della moneta
Altra cosa è il valore nominale delle monete. Il valore di ciascuna moneta è quello segnato sulla moneta stessa. È indispensabile nelle economie moderne disporre di mezzi di pagamento nella quantità necessaria a regolare flussi di scambi sempre maggiori. Questo implica per le autorità monetarie la libertà di emettere moneta nella quantità che esse ritengono adeguata ad un buon funzionamento del sistema dei pagamenti.
La moneta non viene emessa a fronte di riserve di oro detenute dalla banca centrale, come avveniva in passato, né quindi può essere ceduta alla banca emittente in cambio di oro o di un altro bene.
La circolazione della moneta e quindi il riconoscimento del suo valore nominale dipendono solo ed esclusivamente dalla fiducia che chi riceve in pagamento una certa quantità di denaro ha di poter a sua volta cedere ad altri il denaro in cambio di beni e servizi. Questo "meccanismo fiduciario" garantisce che il valore nominale sia anche il valore reale della moneta.
A rafforzare tale meccanismo basato sulla fiducia reciproca intervengono naturalmente tutti i sistemi anti-contraffazione, che offrono ai cittadini una elevata probabilità che al denaro posseduto (e ricevuto da altri) sia riconosciuto il valore nominale riportato su banconote e monete e non il valore intrinseco di biglietti e monete prive di valore legale.
Ma soprattutto il meccanismo fiduciario viene integrato dall'obbligo legale di accettare in pagamento la moneta legale del proprio paese e dalla regola, contenuta nel codice civile, che afferma che una volta effettuato il pagamento l'obbligazione si estingue, liberando per sempre il debitore.
In termini più semplici possiamo dire che una banconota da 20 € vale 20 € perché chiunque, accettandola in pagamento, è sicuro che altre persone, alle quali a sua volta verrà ceduta la banconota, riconosceranno (per volontà propria e perché obbligati dalla legge) che tale banconota vale 20 €.
Potrebbero riconoscere ad essa un valore diverso solo se la banconota fosse falsa (e in questo caso il valore sarebbe vicino allo zero) o se la banconota avesse valore in quanto interessante per i numismatici.
[modifica] Svalutazione della moneta
La svalutazione è la perdita di valore di una moneta nei confronti di beni e servizi, comprese altre monete.
In passato, quando le monete erano composte da metalli preziosi, il valore nominale poteva essere più o meno vicino a quello del metallo prezioso contenuto. Se i governanti sostituivano parte del metallo prezioso con metallo comune (in particolare rame), allo scopo di emettere una maggiore quantità di denaro, la moneta finiva per perdere valore reale. E lo stesso avveniva se si imponeva ad una moneta già in circolazione un valore nominale superiore a quello avuto in precedenza rispetto ad altre monete dello stesso sistema monetario.
Infatti, una volta fuse, le monete rivelavano il loro vero valore che se non coincideva con il valore nominale, avrebbe portato a rifiutare la moneta contenente metalli poco nobili.
Ai nostri giorni non si usano più monete composte da metalli preziosi e le ragioni della perdita di valore di una moneta sono da attribuirsi all'operare della domanda e dell'offerta delle monete che servono a regolare le transazioni economiche.
La svalutazione rende più costose le merci importate e di conseguenza può avere conseguenze sull'inflazione del paese che svaluta. E inoltre rende più convenienti i prodotti del paese che svaluta sui mercati esteri.
[modifica] La fiducia come fondamento del valore di una moneta
Normalmente gli strumenti impiegati come moneta non sono beni di consumo per chi li riceve. Questo vale per la carta-moneta (un biglietto da 50 euro ha un valore come banconota, mentre come pezzo di carta non ha praticamente nessun utilizzo), ma anche per l'oro, il cui impiego come bene intermedio o di consumo è assai limitato.
La ragione per la quale queste monete vengono accettate in pagamento risiede nella fiducia di chi le riceve che altri faranno altrettanto, accettando in pagamento monete, banconote, depositi bancari o titoli di stato.
Senza tale fiducia difficilmente una moneta sarebbe accettata in pagamento e neppure il corso legale di una moneta, ovvero l'obbligo di accettarla in pagamento, potrebbe molto contro il rischio di trovarsi in mano carta straccia o un deposito bancario inutilizzabile.
Si spiega quindi l'impiego nell'antichità dell'oro come mezzo di pagamento. L'oro era accettato ovunque perché tutti ritenevano che altri avrebbe accettato di essere pagati in oro. La stessa caratteristica è oggi posseduta dal dollaro e da altre monete e da alcuni beni.
[modifica] L'emissione di moneta
[modifica] L’emissione in un sistema con sole monete metalliche
Nelle economie primitive, circolavano quasi esclusivamente monete metalliche coniate impiegando da metalli preziosi. Si creava moneta in senso lato ogni qual volta si coniavano le monete. Il metallo prezioso proveniva dalle miniere e dall'estero, in seguito a saldi commerciali positivi, regolati usando metalli preziosi.
La quantità di moneta circolante nell'economia poteva quindi aumentare o diminuire, nel caso di deficit commerciali regolati cedendo metalli preziosi, non compensati dalle nuove estrazioni minerarie. Le variazioni della quantità di monete aveva effetti sui prezzi. I prezzi aumentavano o diminuivano (deflazione) con la quantità di moneta e con effetti che si ripercuotevano su salari e occupazione.
[modifica] L’emissione di moneta da parte delle banche
L'evoluzione dell'economia porta poi alla creazione, accanto alle monete metalliche, della moneta bancaria. Il deposito dell’oro in sovrappiù presso gli orafi, alcuni dei quali si trasformano in banchieri e prestano il metallo prezioso ricevuto e non trattenuto come riserva, favorisce la nascita di un sistema creditizio, nel quale le passività dei banchieri diventano moneta. Ogni banca finisce per emettere una propria moneta, che è accettata in pagamento, solo se la banca è ritenuta solvibile.
[modifica] La creazione di moneta da parte della banca centrale
La molteplicità delle monete e degli emittenti, fonte di instabilità e di periodiche crisi finanziarie, viene affrontata decidendo di concentrare il potere di emettere moneta nelle mani di un unico soggetto, la banca centrale.
In tal modo si limita il potere di erogare credito da parte delle banche, che non possono superare il limite imposto loro dall’obbligo di detenere parte della raccolta sotto forma di riserve, e si attribuisce alla banca centrale il potere di rifinanziare le banche, quando occorra. Tale potere serve sia a far crescere l’offerta di moneta, attraverso l’aumento della base monetaria da parte della banca centrale, sia a garantire la solvibilità delle banche.
[modifica] La moneta nel bilancio della Banca Centrale
Quando la banca centrale emette moneta essa acquista titoli di debito di stati, banche o imprese. Tale operazione dà luogo alla seguente scrittura contabile:
titoli @ moneta
I titoli acquistati, solitamente da una banca che li possiede o li cede per conto dei propri clienti, vengono registrati nell'attivo dello stato patrimoniale della banca centrale, mentre nel passivo si registra la moneta emessa.
La banca acquirente ha infatti un debito nei confronti della banca che glieli vende, debito che può pagare con banconote o sotto forma di un accredito in conto corrente.
La moneta in senso lato è dunque nella contabilità della banca centrale un debito verso la banca dalla quale essa ha comperato i titoli, mentre per quest'ultima, che vende i titoli per conto proprio o di suoi clienti, l'operazione di vendita comporta la registrazione contabile opposta:
moneta @ titoli
La moneta che la banca riceve in pagamento può essere incassata in banconote o usufruendo del credito di conto corrente presso la banca centrale.
Poiché solo una parte modesta dell'enorme massa di transazioni delle economie moderne avviene in contanti, le banche che cedono i titoli propri o della clientela usufruiscono per lo più degli accrediti in conto corrente presso la Banca Centrale.
Tutto ciò spiega l'apparente anomalia di una moneta che viene registrata nel passivo dello stato patrimoniale della Banca Centrale. Questa, quando emette moneta acquista titoli. Sorge quindi un un debito nei confronti delle banche, un debito sotto forma di moneta, che pertanto viene registrata tra i debiti della Banca Centrale (e non della collettività).
Al contrario. per la banca che cede i titoli, la vendita comporta un credito nei confronti della Banca Centrale, credito che viene registrato nell'attivo dello Stato Patrimoniale.
Alla scadenza dei titoli la Banca Centrale li rivende all'emittente (può venderli anche prima della scadenza, se lo ritiene conveniente).
La moneta emessa in precedenza ritorna alla Banca Centrale, che tuttavia, se non ha l'obiettivo di ridurre la quantità di moneta in circolazione nell'economia, emette nuova moneta acquistando altri titoli.
Il processo di emissione di moneta acquistando nuovi titoli in sostituzione di quelli rimborsati è senza fine e man mano che l'economia cresce, cresce anche la massa di titoli acquistati e quindi di moneta emessa.
La moneta infatti è uno strumento essenziale per il funzionamento dell'economia e spetta alla Banca Centrale regolarne la quantità in circolazione, attraverso l'emissione di moneta a fronte della quale vengono acquistati titoli, per lo più di stato (BOT,CCT, ecc)
[modifica] Emissione di moneta e inflazione
Per decenni le banche centrali hanno operato seguendo le direttive dei rispettivi governi, che ne avevano promosso la creazione per finanziare la parte della spesa pubblica non coperta con l’imposizione fiscale. L’obbligo di sottoscrivere i titoli non collocati ha gravato fino al 1981 sulla Banca d’Italia. Gli aumenti della base monetaria sono stati all'origine di forti aumenti dei prezzi. Il tasso di inflazione ha raggiunto, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, al 20-25% annuo.
[modifica] Voci correlate
- Denario (moneta romana)
- Valuta
- Sistemi di Scambio non Monetario
- Numismatica
- I semi di cacao utilizzati come moneta
- Signoraggio
- Appiccagnolo
- Testa o croce (estrazione)
- Beenz
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