Marco Manlio Capitolino
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Marco Manlio Capitolino, un patrizio della Repubblica romana, fu console nel 390 a.C. avendo come collega Lucio Valerio Potito.
Secondo la tradizione -riportata poi da Tito Livio nel 390 a.C. i Galli guidati da Brenno presa Roma, assediavano gli ultimi difensori nel Campidoglio. Quando cercarono di scalarne le pendici furono fatti scoprire dallo starnazzare delle oche sacre a Giunone. Fu Marco Manlio che guidò la riscossa dei difensori e per quasto fu chiamato, appunto, Capitolino. Molti anni dopo, vedendo un centurione portato in tribunale per debiti con il rischio di finire schiavo, lo sollevò dai debiti pagando di tasca propria e giunse a vendere le sue terre per aiutare altri poveri debitori accusando nel contempo i senatori di malversazione.
Come vendetta venne gli fu rivolta l'accusa di aspirare al titolo di "re" che, nella Roma repubblicana è sempre stata capace di spezzare qualsiasi carriera politica. L'accusa venne dichiarata fondata e Manlio fu condannato dai Comizi ma solo quando l'assemblea fu tenuta in una località da dove non si poteva vedere il Campidoglio che Manlio aveva salvato.
La sua casa sul Campidoglio fu abbattuta e i Manlii decisero che mai più un Manlio avrebbe portato il nome di Marco.
Secondo lo storico Theodor Mommsen la storia del suo salvataggio del Campidoglio fu un'invenzione successiva per giustificare il soprannome e il suo tentativo di sollevare le sorti dei debitori un'altra invenzione del tempo di Cinna.
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