Signoraggio
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Il signoraggio è l'insieme dei redditi derivante dall'emissione di moneta. Il termine deriva dal francese "seigneur", che in italiano significa "signore". Nel Medio Evo infatti erano i signori feudali i titolari del diritto di battere moneta e i beneficiari del guadagno che ne derivava. Oggi gli economisti intendono per signoraggio, i redditi che la banca centrale e lo stato ottengono grazie alla possibilità di ricreare base monetaria in condizioni di monopolio.
Bagliano e Marotta, in Economia Monetaria, Il Mulino, definiscono il signoraggio (pag. 18) come segue:
In linea di principio, la creazione di base monetaria in condizioni di monopolio dà la possibilità alla banca centrale di ottenere redditi (il cosiddetto signoraggio) pari alla differenza tra i ricavi ottenibili dall'investimenti in attività finanziarie e reali e i (trascurabili) costi di produzione. Poiché questi redditi derivano dalla condizione di privilegio concessa dallo Stato, i profitti sono in genere incamerati in misura prevalente da quest'ultimo, sotto forma di imposte. Un limite alla produzione, potenzialmente illimitata di base monetaria è posto dall'obiettivo del mantenimento di un livello dei prezzi relativamente stabile, data la relazione diretta che storicamente si è osservata tra inflazione e offerta di moneta
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Storia del signoraggio
Nell'antichità, quando la base monetaria consisteva di monete in metallo prezioso, chiunque disponesse di metallo prezioso poteva portarlo presso la zecca di stato, dove veniva trasformato in monete con l'effigie del sovrano. I diritti spettanti alla zecca e al sovrano erano esatti trattenendo una parte del metallo prezioso. Il signoraggio in tale contesto è dunque l'imposta sulla coniazione, noto anche come diritto di zecca. Il valore nominale della moneta e il valore intrinseco delle monete non coincidevano, a causa del signoraggio e dei costi di produzione delle monete. L'imposta sulla coniazione poi serviva a finanziare la spesa pubblica. Nel caso in cui lo stato possedesse miniere di metallo prezioso, il signoraggio coincideva con la differenza tra il valore nominale delle monete coniate e i costi per estrarre il metallo prezioso e coniare le monete. Già con i romani, da Settimio Severo si può parlare di signoraggio: questo imperatore dimezzò la quantità di metallo prezioso contenuto nelle monete, mentre lasciò invariato il valore nominale.
Con la rivoluzione industriale si assiste al graduale abbandono dei sistemi monetari fondati sui metalli preziosi e sulla convertibilità delle monete in metalli preziosi. La crescita degli scambi economici provocata dalla rivoluzione industriale rese necessario l'uso di monete la cui offerta potesse essere regolata a piacimento dalle banche centrali e non fosse vincolata dalla limitata disponibilità di metalli preziosi. Inoltre l'affermarsi di talune monete, sempre più diffuse e accettate negli scambi internazionali, rese obsoleto il ricorso ai metalli preziosi per regolare tali scambi. Infine l'affermazione del biglietto di banca e di altre forme di pagamento svincolate dall'uso di metalli preziosi si spiega con la praticità dei sistemi di pagamento che non obbligano a trasferire ingenti quantità di pesante metallo prezioso.
Il signoraggio oggi
Nel paesi dell'euro, gran parte del reddito da signoraggio viene incassato dalla Banca Centrale Europea (BCE) che emette moneta in condizioni di monopolio (1).
I singoli stati, tra i quali la Stato Italiano, incassano il signoraggio per l'emissione delle monete metalliche, emissione di modesto valore che consente introiti una tantum. Lo stato introita la differenza tra il valore delle monete metalliche e il costo per produrle.
Si può quindi distinguere il reddito da signoraggio in due grandi categorie: il reddito derivante dall'emissione di base monetaria e il reddito derivante dall'emissione di monete metalliche. Il primo viene incassato solitamente dalla banca centrale, il secondo dallo stato.
La differenza è tratteggiata dalla Banca Centrale del Canada nel proprio sito (EN) .
La differenza tra i due tipi di reddito è evidente: mentre nel caso delle monete metalliche il reddito consiste nella differenza tra il valore nominale delle monete metalliche emesse e il costo per produrle, nel caso dell'emissione di base monetaria esso consiste nei redditi derivanti dall'acquisto di titoli, solitamente di stato, acquistati a fronte dell'emissione di base monetaria.
Tale redditi, incamerati dalla banca centrale, servono a pagarne i costi e le imposte sull'emissione di moneta, grazie alle quali il reddito da signoraggio viene incamerato dallo stato che ha concesso alla banca centrale il diritto di emettere base monetaria in condizioni di monopolio.
I redditi così ottenuti dallo stato servono a pagarne i costi, e si può trattare di cifre rilevanti nel caso di stati di piccole dimensioni come la Repubblica di San Marino e la Città del Vaticano le cui monete diventano oggetto di collezione. Quando una moneta esce dalla circolazione perché distrutta o collezionata dai numismatici, lo Stato che l'ha emessa può coniarne o stamparne un'altra di ugual valore, incamerandone il relativo reddito da signoraggio.
Signoraggio e Inflazione
Nulla impedisce agli Stati di finanziare la propria spesa pubblica battendo moneta, ovvero emettendo moneta che invece di essere utilizzata per acquistare titoli di stato venga usata per pagare i costi dello stato. Tuttavia è universalmente accettato dagli economisti che tale pratica genera inflazione, con costi per la collettività, la cosiddetta “tassa da inflazione”, che la maggior parte degli stati preferisce limitare. Per tale ragione l'ipotesi di finanziare la spesa pubblica attraverso l'emissione di moneta viene considerata non praticabile. Non perchè essa non lo sia dal punto di vista teorico, ma perchè impraticabile dal punto di vista pratico.
Non sono mancati tuttavia casi in cui massicce (o anche modeste) emissioni di moneta sono servite a finanziare la spesa pubblica, con effetti modesti sull'inflazione quando l'offerta di moneta era insufficiente o quando l'immissione di moneta nell'economia è avvenuta per breve tempo.
A tali casi si possono ricondurre per esempio esperienze di emissione di moneta per finanziare la spesa pubblica nel periodo fascista. In altri momenti, come nella seconda metà degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta o in Germania durante la Repubblica di Weimar il finanziamento della spesa pubblica attraverso l'emissione di moneta ha prodotto alti tassi di inflazione. Questi, percepiti in modo assai negativo, hanno condotto le autorità politiche e monetarie a successive scelte nella direzione opposta. L'inflazione è diventato un pericolo da scongiurare e il compito di tenere sotto controllo i tassi di inflazione è stato affidato, in gran parte dei paesi industrializzati, alle banche centrali, rese autonome dal potere politico, a volte tentato di ricorrere all'emissione di moneta per finanziare la spesa pubblica.
Tesi eterodosse sul signoraggio
Vi è anche chi sostiene che attraverso l'emissione di moneta da parte dello Stato sarebbe possibile finanziare la spesa pubblica con benefici consistenti per i cittadini, senza che ciò determini inflazione. Si tratta di tesi -classificabili come bizzarre secondo i canoni di wikipedia- considerate prive di valore e a volte derise dagli economisti, e che tuttavia trovano molti sostenitori. Secondo i quali il signoraggio consisterebbe nella differenza tra il valore delle monete (siano esse monete metalliche o banconote) e il costo per produrle. Il reddito assai consistente che deriverebbe dalla creazione di moneta sarebbe incamerato dagli azionisti delle banche centrali, mentre se fosse incamerato dallo stato potrebbe servire a pagarne i costi riducendo drasticamente o eliminando la pressione fiscale.
Alcuni dei sostenitori di tali tesi eterodosse hanno tentato in Italia di ottenere per via legale il riconoscimento delle proprie tesi (vedi Giacinto Auriti) e in numerosi casi hanno provato a chiedere per via giudiziale alla Banca d'Italia la restituzione del reddito da signoraggio. Le cause intentate non hanno sortito nessun effetto, oltre alla condanna di chi aveva promosso la causa al pagamento delle spese processuali (2).
Signoraggio e falsari
Nel caso dei falsari si può parlare di vero e proprio guadagno da signoraggio perché, una volta create le banconote o monete che siano, le utilizzano per scopi personali, ad esempio per acquistare beni di consumo. In questo caso si può dire che essi guadagnino tutta la differenza fra valore nominale e intrinseco, ovvero se per "produrre" una banconota da cento € spendono 1€, guadagnano 99€.
Signoraggio e dollarizzazione
Quando un paese adotta una moneta straniera come valuta con corso legale, rinuncia pertanto al diritto di signoraggio. La dollarizzazione, ovvero la sostituzione della moneta locale con il dollaro statunitense, comporta due tipi di perdite relative al signoraggio: da un lato a mano a mano che si ritira dalla circolazione la moneta nazionale cambiandola con la divisa straniera, le autorità monetarie devono ricomprare la massa di moneta di proprietà del pubblico e delle banche, restituendo i diritti di signoraggio che si erano accumulati con il tempo. Inoltre le autorità monetarie perdono i guadagni relativi al signoraggio nel futuro.
Nel contempo gli Stati Uniti aumentano le loro entrate relative al signoraggio ed è sorto un dibattito in merito alla possibilità che gli USA cedano parte di questi guadagni alle economie dollarizzate. A questo riguardo esiste un precedente negli accordi sottoscritti dal Sudafrica e altri tre stati africani che utilizzano il rand come valuta avente corso legale (Lesotho, Namibia e Swaziland).
Sebbene gli USA non abbiano sottoscritto fino ad oggi alcun accordo con Panama o con altri paesi in cui il dollaro ha corso legale, nel Senato degli Stati Uniti sono state presentate proposte legislative relative al rimborso dei diritti di signoraggio.
Bibliografia
- Carlo M. Cipolla, Storia economica dell'europa pre-industriale, Il Mulino
- Paul Samuelson, Economia, Zanichelli
- Bagliano e Marotta, Economia Monetaria, Il Mulino
- Eichengreen, La globalizzazione del capitale, Baldini&Castoldi
- Garzantina Economia
- Pierce e Shaw, Economia monetaria, Il Mulino
- Bianchi, Dizionario di economia politica, voce Moneta, Boringhieri
- Savona, Alla ricerca della sovranità monetaria, Libri Scheiwiller
- Dornbusch e Fischer, Macroeconomia, Il Mulino
- Onado, Banca come impresa, Il Mulino
- (PDF) Economia dell'integrazione europea (Testi di riferimento proposti)
Voci correlate
- Inflazione
- Moneta
- Banca centrale
- Federal Reserve
- BCE
- Banca d'Italia
- Titoli di stato (BOT, CTZ, CCT, BTP, BTP€i)
- Riserva frazionaria, per le banche
- Riserva monetaria, riferita allo stato
Note
(1) Infatti, secondo l'articolo 105 A del Trattato di Maastricht "La BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote all'interno della Comunità. La BCE e le Banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla BCE e dalle Banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nella Comunità."
(2) La Corte di Cassazione nel luglio del 2006 ha giudicato una richiesta di un cittadino a ottenere la propria quota di reddito da signoraggio. Ha osservato che la pretesa si fonda non sul mancato rispetto delle regole giuridiche da parte della Banca d'Italia, bensì su un diverso modo di distribuire il reddito da signoraggio, auspicato dal cittadino che ha chiamato in giudizio la Banca d'Italia.
Tale richiesta, che configura secondo la Cassazione una pretesa di mettere in discussione la scelte con cui lo stato ha configurato la propria politica monetaria, attraverso gli organi istituzionali competenti, secondo la Cassazione esula dall'ambito della giurisdizione, in quanto non tocca al giudice sindacare il modo in cui lo stato esplica le proprie funzioni sovrane.
Prima di questa sentenza la Banca d'Italia aveva messo in guardia i cittadini dall'adire per vie legali seguendo la sentenza del giudice di Pace di Lecce, sentenza poi resa vana dalla sentenza della Cassazione.
La sentenza di un giudice di pace il cui consulente tecnico ha dichiarato l'esistenza del signoraggio è stata così commentata da un comunicato ufficiale della Banca d'Italia:
In relazione alle numerose richieste di pagamento, formulate rivendicando la proprietà collettiva della moneta unica europea e il relativo reddito da signoraggio, pervenute alla Banca d’Italia a seguito della diffusione data dai mezzi di informazione alla sentenza del Giudice di pace di Lecce n. 2978/05, l’Istituto informa che la sentenza, avente effetto solo tra le parti dell’originario giudizio, costituisce una pronuncia del tutto isolata, già disattesa dal Giudice di pace di Pizzo Calabro il quale, con sentenza depositata l’8 aprile c.a. e con altre 17 decisioni di analogo tenore, ha ritenuto i singoli componenti delle collettività nazionali privi del potere di agire in giudizio per contestare le pubbliche potestà di emissione della moneta e di gestione del valore monetario. La sentenza del Giudice di pace di Lecce è stata impugnata dalla Banca d’Italia presso la Suprema Corte di Cassazione, cui è rimessa la decisione definitiva della controversia, che sarà discussa prima dell’estate. Si informa, infine, che, già prima dell’adozione della moneta unica, la magistratura aveva ripetutamente respinto simili azioni di rivendica della proprietà collettiva della massa monetaria, coltivate nei confronti della Banca d’Italia, quale Istituto di emissione della lira talvolta condannando gli attori al risarcimento del danno per lite temeraria. In considerazione di quanto sopra, la Banca d’Italia continuerà a respingere le richieste di pagamento del reddito da signoraggio.