Macedonio (famiglia)
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I Macedonio sono una nobile famiglia di origine macedone. Fiorì a Napoli e un ramo si trasferì in Calabria, a Grotteria.
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[modifica] Storia
I Macedonio erano una delle cosiddette sei famiglie “acquarie”, così chiamate dal patronato sulla chiesa di San Pietro a Fusariello in Aquaro [1], ereditato dai Proculo, che a loro volta si erano estinti in sei sorelle sposate nelle nobili famiglie Pappacoda, Strambone, Venato, di Gennaro, de Dura e Macedonio. Secondo la tradizione le famiglie “aquarie” fondarono il Seggio di Porto, uno dei principali nei quali si riuniva l'aristocrazia napoletana.
Furono duchi di Grottolelle nel 1646 con diploma del Re Filippo III di Spagna, marchesi di Ruggiano, Oliveto, Capriglia e Tortora, baroni di Poligori (un feudo rustico in territorio di Martone, antico casale di Grotteria RC) e signori dell’isola di Nisida, nel golfo di Napoli.
Bartolomeo Macedonio di Napoli prestò al Re Carlo d'Angiò i fondi per la battaglia contro Corradino di Svevia.
Leone Macedonio, per nomina del Re D'Aragona, divenne Viceré delle Calabrie. Da Leone discende direttamente il duca Tommaso, i cui avi, dal 1400 furono Cavalieri di di Malta. I Macedonio passarono da Napoli in Calabria con Leone Macedonio, viceré di Calabria, ma la loro origine risale alla dinastia Macedone di Bisanzio e, secondo la tradizione, ad una sorellastra di Alessandro Magno, Tessalonica (Thettalonice) (figlia di Filippo II di Macedonia e di Nicesipoli di Ferete), moglie di Cassandro, Re dei Macedoni.
Tutti i rami napoletani dei Macedonio si sono totalmente estinti nella prima metà dell’800. Uno si estinse nella famiglia de Regina, con donna Eleonora Macedonio di Grottolelle (figlia di don Domenico Macedonio di Grottolelle e di donna Maria Francesca Berio dei marchesi di Salza), che sposo' il conte di Macchia de Regina, mentre nella linea calabrese, dei baroni di Poligori di Grotteria, il ramo primogenito si estinse nei marchesi Lupis, baroni di Castania e Cuzzoghieri, con la morte di donna Lauretana Macedonio e Ferrari-Spina, moglie del marchese don Isidoro Lupis e Manso, che ne aggiunsero il cognome.
La Dinastia è detta anche Macedonio del Leone, per evocare l'arma avita del leone di Filippo il Macedone e di Alessandro Magno.
Il Castello di Oliveto Citra passò per matrimonio, nella seconda metà del 700, dai Cioffi ai Macedonio, marchesi di Ruggiano, e da loro, per via femminile, ai baroni Guerritore, in quanto la figlia del marchese Marcantonio Macedonio sposò il barone Andrea Guerritore.
A Grotteria la Chiesa di Sant'Antonio di Padova, situata nell'omonimo rione e costruita nel 1640 dall'Avv. Ottaviano De Maggio, passò successivamente alla famiglia Macedonio, che n’è ancora proprietaria. All'interno. a cui si accede oltre che dal portone centrale, da una porta interna dello stesso palazzo Macedonio adiacente, si conserva una statua del 1752 di S. Vincenzo Ferreri, restaurata di recente, grazie alla devozione del popolo, e per l’occasione portata in processione il 14 luglio 2002.
La venerabile Maria Rosa Carafa, elevata agli onori degli altari il 29 aprile 2001, nacque a Napoli il 6 aprile 1832, quarta figlia di Giuseppe Carafa duca di Traetto e di Costanza Macedonio marchesa di Ruggiano.
[modifica] Note
- ↑ L'Acquaro a Napoli, era una zona allagata, “lagno o fusaro”, alimentata da un fiume, il Sebeto, nella quale si usava macerare la canapa. Tale zona era situata tra il cortile del Salvatore in Via Mezzocannone fino alla Chiesa di S. Pietro Martire, oggi sede della segreteria e di altri uffici dell’Università. Il lago dava anche il nome ad una chiesa, S. Pietro a Fusariello, appunto, abbattuta durante il risanamento per costruire sulla sua area l’Università Centrale, e fu bonificato da Carlo I d’Angiò che, per evitare il fetore dei lini ivi posti a marcire, spostò tale lavorazione più ad ovest della città alle foci di un altro fiume, il Rubeolo, che sfociava nel mare dopo il Ponte della Maddalena e quìndi ben lontano dalla città greco-romana ed ancor più da Partenope.
[modifica] Bibliografia
- Adimari B, Memorie Historiche di venti famiglie nobili, così Napoletane come forastiere ..., Napoli, 1691
- Candida Gonzaga B., Memorie delle famiglie nobili delle famiglie meridionali, – vol. IV fam. Macedonio ad vocem, pag. 127 sgg.
- Calogero G. (a cura di) Storia e cultura della Locride, Messina, 1964
- Douglas N., Vecchia Calabria, Milano, 1962
- Lobstein (von) F., Il settecento catabrese e altri scritti 3 voll., Fausto Fiorentino, Napoli, 1973
- Lupis Crisafi, D., Cronaca di Grotteria Gerace Marina, 1887, ristampa, 1982
- Lupis Crisafi F., Da Reggio a Metaponto Gerace Marina, 1905
- Mazzella S., Descrizione del regno di Napoli, Bologna, ristampa Fomi, fam. Macedonio pag. 761
- Naymo V., Il castello di Gioiosa in Calabria Ulteriore, Gioiosa J.,1996
- Naymo V., La platea di S. Maria “la Cattolica” di Grotteria, Sta in Incontri Meridionali 1/2, 1995
- Naymo V., Uno stato feudale nella Calabria del Cinquecento. La Platea di Giovan Battista Carafa marchese di Castelveter e conte di Grotteria (1534), Gioiosa Jonica, 2004
- Oppedisano A., Cronistoria della diocesi di Gerace
- Pellicano Castagna M., Famiglie spagnole in Calabria: i baroni Linares sta in Rivista Araldica 1947, pag; 74
- Pellicano Castagna M., Araldica moderna della Locride sta in Storia e cultura della Locride, a cura di G. Calogero, Messina 1964
- Pellicano Castagna M., Le ultime intestazioni feudali in Calabria Chiaravalle C., 1978
- Pellicano Castagna M., Processi di cavalieri gerosolimitani calabresi, Chiaravalle C., 1978
- Romeo V., Siderno nel Settecento, Ardore Marina, 1997
- Romeo V., L’apprezzo di Siderno nel Settecento, Gioisa Jonica, 2000
- Scorza M. A., Enciclopedia araldica italiana
- Trasselli C., Lo stato di Gerace e Terranova nel Cinquecento , 1976
[modifica] Collegamenti esterni
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