James Monroe
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Ordine: | Quinto Presidente |
Mandato: | 4 marzo 1817–4 marzo 1825 |
Predecessore: | James Madison |
Successore: | John Quincy Adams |
Nascita: | Westmoreland County (Virginia) 28 aprile 1758 |
Morte: | New York 4 luglio 1831 |
First Lady: | Elizabeth Kortright Monroe |
Occupazione: | avvocato |
Partito politico: | Democratico-Repubblicano |
Vice Presidente: | Daniel D. Tompkins |
James Monroe (28 aprile 1758–4 luglio 1831) fu il quinto (1817–1825) Presidente degli Stati Uniti. A lui viene accreditato lo sviluppo della Dottrina Monroe, che incentrava la sua ideologia nella frase "l'America agli americani". Questa dottrina verrà ripresa poi da Theodore Roosevelt per quanto riguarda il famoso "Corollario Roosevelt".
[modifica] Primi anni
I suoi genitori, Spence Monroe (ca. 1727-1774) e Elizabeth Jones (nata ca. 1729) erano agricoltori benestanti.
Nel 1802, l'allora presidente Thomas Jefferson inviò Monroe a Parigi per assistere nei negoziati per l'acquisto della Louisiana.
[modifica] Presidenza
A seguito della guerra del 1812, James Monroe venne eletto presidente nelle elezioni del 1816, e rieletto in quelle del 1820. Monroe, ultimo veterano della guerra d'indipendenza americana a servire come presidente, fu quasi senza rivali in entrambe le elezioni.
La presidenza di Monroe venne successivamente chiamata "L'era dei buoni sentimenti", in parte a causa della quasi assoluta mancanza di contrapposizione politica. Il Partito Federalista era scomparso, e la spaccatura tra Partito Democratico e Whig non era ancora avvenuta. Praticamente ogni politico apparteneva al Partito Democratico-Repubblicano.
Monroe è meglio noto per la sua Dottrina Monroe, che presentò nel suo messaggio al Congresso del 2 dicembre 1823. In essa, proclamò che le Americhe dovevano essere libere da future colonizzazioni europee e libere dall'interferenza europea negli affari delle nazioni sovrane. Dichiarò inoltre l'intenzione statunitense di rimanere neutrale nelle guerre europee e nelle guerre tra le potenze europee e le loro colonie, ma di considerare ogni nuova colonia o interferenza con nazioni indipendenti nelle Americhe come un atto ostile nei confronti degli Stati Uniti.
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