Eugenio di Savoia
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Eugenio di Savoia, Principe di Savoia-Carignano e conte di Soissons, nato a Parigi il 18 ottobre 1663 e morto a Vienna nella notte tra il 20 e il 21 aprile 1736, è conosciuto come il "Gran Capitano" e combatté la sua ultima battaglia a 72 anni.
Eugenio era figlio del principe Eugenio Maurizio di Savoia-Carignano e di Olimpia Mancini, una nipote del cardinale Mazarino. Affidato dalla madre, esiliata in Belgio, alla zia Luisa Cristina del Baden ed alla nonna paterna Maria di Borbone-Soissons, le quali per altro erano troppo occupate con la vita di corte per badare ai figli di Olimpia, fu di fatto allevato dal personale di servizio che gestiva il Palazzo Soissons. Destinato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica, ricevette appena quindicenne la tonsura. Tuttavia il suo comportamento di adolescente a Parigi fu piuttosto scandaloso e dissoluto. Assolutamente non interessato alla vita ecclesiastica, non ancora ventenne si presentò al re Luigi XIV, di cui suo padre era stato uno stimato generale, per ottenere un comando nell'esercito francese con il grado di capitano. Il re però si rifiutò di accoglierlo nell'esercito, in seguito sia alle voci sui suoi gusti omosessuali, mai troppo celati e sulla bocca di molti nobili (alcuni dei quali suoi amanti) sia, con tutta probabilità, al ricordo della madre di Eugenio, esiliata a causa dei suoi intrighi e dei rapporti che aveva intrattenuto con la famosa avvelenatrice La Voisin. In realtà il giovane aveva messo la testa a partito e profondamente influenzato dalle letture di La Rochefoucauld, di San Francesco di Sales, di Racine ed altri, s'era imposto l'ideale dell' honnête homme, cui sarà fedele per il resto della sua vita. Deciso ad intraprendere la carriera militare, Eugenio fuggì da Parigi insieme all'ex compagno di dissolutezze parigine principe Luigi Armando Conti (entrambi si erano travestiti da donna) alla volta dei Paesi Bassi. Venuto a conoscenza della fuga, Luigi XIV spiccò nei confronti dei due un mandato di cattura.[1]. Diretto verso sud, perse il compagno di fuga che a Francoforte si lasciò convincere da un emissario di Luigi XIV a rientrare in Francia. Riprese così da solo il viaggio verso Vienna.
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[modifica] Alla corte degli Asburgo
Il suo viaggio si fermò alla corte dell'imperatore d'Austria Leopoldo I d'Asburgo, presso il quale già aveva militato il fratello maggiore Luigi Giulio, comandante di un reggimento di dragoni, che, ferito combattendo contro i turchi a Petronel, era deceduto qualche giorno prima a seguito delle ferite riportate. L'imperatore lo accolse nel suo esercito ponendolo al servizio del suo comandante supremo Carlo di Lorena, cognato dello stesso imperatore, impegnato a liberare Vienna dall'assedio posto dalle truppe turche di Maometto IV. Partecipò quindi alla battaglia di Kahlenberg che pose termine all'assedio di Vienna. Si distinse quindi in alcune battaglie minori conseguenti l'inseguimento dell'esercito turco in ritirata verso l'Ungheria (battaglia di Parkany e conquista di Gran). Si rivelò così sul campo il valore di questo nobile ventenne che, a differenza degli ufficiali austriaci, combatteva in prima linea spronando i suoi soldati. Al termine di quello stesso anno 1683 fu nominato colonnello e ricevette il comando del reggimento di dragoni che già aveva combattuto agli ordini dello sfortunato fratello Luigi Giulio.
[modifica] Le battaglie
La vittoria sui Turchi nel 1683 (Battaglia di Vienna) inaugura una vita intera dedicata alla guerra, alla diplomazia ed alle vittorie. Promosso maggior generale si distingue nella successiva campagna contro i turchi (1687) portando con i suoi due reggimenti un contributo determinante alla vittoria di Mohács e guadagnandosi la promozione a tenente generale. Partecipa quindi sotto il comando del Principe Elettore di Baviera Massimiliano Emanuele all’assedio di Belgrado ed alla sua conquista ([6 settembre 1688), rimanendo ferito ad una gamba da una pallottola di moschetto. L’anno successivo, al comando di tre reggimenti di cavalleria, partecipa all’offensiva contro i francesi sul Reno ed è nuovamente ferito da una pallottola, questa volta alla testa. Nominato generale di cavalleria nel maggio 1690, è inviato in Italia settentrionale in soccorso del cugino Vittorio Amedeo II, Duca di Savoia che, passato all’alleanza imperiale austro-spagnola ( Lega di Augusta) contro la Francia di Luigi XIV, si trova il Piemonte invaso dalle truppe francesi comandate dal Catinat. Combatte qui per sei anni con alterne fortune (il contingente affidatogli dall’Imperatore non ebbe mai l’organico e l’armamento giudicato necessario da Eugenio) subendo presso le cascine Marsaglia ad Orbassano, vicino a Torino, (4 ottobre 1693) una pesante sconfitta, finché il 30 agosto 1696 Vittorio Amedeo II stipula con la Francia un trattato di pace e d’alleanza, le truppe del Catinat ridiscendono in Piemonte, ora come alleate, ed il Duca di Savoia assume il comando delle operazioni contro l’ex alleato imperiale (cosa che Eugenio aveva previsto e dalla quale aveva già messo in guardia l’Imperatore, sollecitandolo senza successo ad inviargli rinforzi in uomini e mezzi). Intanto la Turchia si è riavuta dalle perdite, ha riconquistato Belgrado ed è già entrata in Ungheria. L’esercito che deve fronteggiare i turchi è stato posto sotto il comando del Principe Elettore di Sassonia Federico Augusto I. Richiamato in Austria, ad Eugenio viene conferito il titolo di Feldmaresciallo ed inviato come “affiancato” a Federico Augusto I. Questi però viene subito dopo eletto dalla Dieta polacca re di Polonia e così il comando passa ad Eugenio. Si tratta di un esercito di poco più di 50.000 uomini, male armati e peggio equipaggiati, che deve fronteggiare l’esercito turco di Mustafà II forte di 100.000 uomini, fra i quali i temibili giannizzeri, dotato di artiglierie e vettovagliamento adeguati. L’11 settembre 1697 presso Zenta Eugenio attacca di sorpresa i turchi (stavano attraversando il Tibisco su un ponte di barche) e li mette in rotta: l’esercito turco perde 25.000 soldati ed un centinaio di pezzi di artiglieria più la cassa dell'esercito cadono nelle mani di Eugenio, le cui perdite assommano a meno di 500 morti o feriti gravi e poco più di 1000 feriti. Eugenio non concede tregua al nemico e lo attacca inseguendolo e sfiancandolo fin alle porte di Sarajevo. Il 26 gennaio 1699 viene stipulata con i turchi la pace di Carlowitz, con la quale l’Austria ottiene la Transilvania, tutta l’Ungheria, la Croazia e la Slavonia. La vittoria di Zenta ha grande risonanza in Europa e la fama di Eugenio sale alle stelle, destando naturalmente anche parecchia invidia. Scoppia nel 1701 la Guerra di Successione Spagnola, si forma una “grande alleanza” fra Austria, Inghilterra, Paesi Bassi ed alcuni stati dell’impero tedesco contro Francia, Spagna e Baviera. Eugenio, sceso in Italia per contrastare l’esercito francese del Maresciallo di Francia Nicolas de Catinat, sconfigge a Carpi ed a Chiari i francesi. Nel 1703 viene nominato presidente del consiglio aulico di guerra, un comitato di “esperti” che sovrintende per conto dell’Imperatore all’amministrazione e conduzione dell’esercito austriaco. Il 13 agosto 1704, insieme all’amico inglese John Churchill, primo duca di Marlborough (antenato di Winston Churchill che ne sarà il biografo), sconfigge le truppe franco-bavaresi a Höchstadt sul Danubio superiore. Ad aprile 1705 torna in Italia, ove nel frattempo Vittorio Amedeo II di Savoia ha nuovamente cambiato alleati ed è passato alla coalizione imperiale, per liberare il cugino dalla presenza delle truppe francesi. Sconfitto a Cassano sull’Adda, si rifà l’anno successivo, sconfiggendo i francesi presso Torino e liberando la città dall’assedio delle truppe del duca La Feuillade che dura sin dai primi giorni di giugno. Nel 1707 viene nominato Governatore del ducato di Milano, carica che manterrà fino al 1716. L’11 luglio 1708 sconfigge, ancora insieme all’amico duca di Marlborough, le truppe francesi del Maresciallo di Francia Luigi Giuseppe di Borbone, duca di Vendôme e del duca di Borgogna a Oudenaarde nelle Fiandre, assedia ed espugna la città di Lille (9 dicembre 1708). L’anno successivo combatte e sconfigge, sempre a fianco del Marlborough, i francesi del maresciallo Claude Louis Hector conte di Villars a Malplaquet nei pressi di Mons: una vittoria costatagli tuttavia molto cara per l’entità delle perdite subite. All’inizio del 1714 conduce le trattative di pace con la Francia (l’Inghilterra e le altre potenze hanno già concluso la pace ad Utrecht l’anno precedente) che porta a termine il 6 marzo 1714 (pace di Rastatt). Nel 1716 lascia il governatorato del ducato di Milano e diviene governatore dei Paesi Bassi spagnoli, carica che eserciterà per interposta persona da Vienna, fino al 1724. I turchi di Ahmed III dichiarano guerra alla Repubblica di Venezia alleata dell’Austria, che viene coinvolta nel conflitto. Violati i patti della pace di Carlowitz, i turchi guidati dal gran Vizir Damad Alì, si avvicinano con un esercito di oltre 100.000 uomini alle postazioni di Eugenio nei pressi di Petervaradino e cominciano l’accerchiamento delle truppe austriache, ma Eugenio con una sortita audace ed improvvisa il 5 agosto 1716 li sconfigge pesantemente. Il resto dell’anno lo impiega a liberare il Banato e ad espugnare la fortezza di Temesvar (14 ottobre 1716). L’anno successivo marcia su Belgrado, ancora in mano ai turchi, ed il 16 agosto 1717 strappa la città ai turchi. Il 2 luglio 1718 viene firmata la pace di Passarowitz, con la quale l’Austria ottiene a spese dell’impero ottomano il Banato, Belgrado e la Serbia settentrionale, la Valacchia ed altri territori circostanti. L’Impero raggiunge così, grazie ad Eugenio di Savoia, la sua massima espansione. Nel 1726 rientra attivamente alla guida della politica estera dell’Impero e conclude nell’agosto 1726 un patto che prevede l’ingresso della Russia nell’alleanza austro-spagnola, quale bilanciamento dell’ingresso della Prussia nell’alleanza anglo-franco-olandese. Nell’arco di due anni riesce a staccare la Prussia dall’alleanza con i francesi ed il 23 dicembre 1728 viene firmato il trattato di Berlino che sancisce il riavvicinamento della Prussia all’Austria. Quindi con tenace azione diplomatica riesce ad operare anche un riavvicinamento all’Inghilterra, con la quale viene firmato a marzo 1731 a Vienna un trattato di alleanza. Scoppiata la guerra di successione polacca (1733), assume nel 1734 il comando supremo del fronte del Reno, ove però non conclude praticamente nulla. Nelle successive trattative di pace, l’ormai settantenne guerriero e diplomatico non è più coinvolto.
[modifica] Lernet-Holenia su Eugenio
La Encyclopaedia Britannica contiene un articolo su Eugenio scritto da Alexander Marie Norbert Lernet-Holenia (1897-1976), un grandissimo scrittore, drammaturgo e poeta austriaco. Lernet-Holenia scrive:
- Even as he faced a world of foes before him, he had a world of enemies at his back, nourished by the "hereditary curse" of Austria: slothful souls and thoughtless minds, low intrigue, envy, jealousy, foolishness, and dishonesty. He served three emperors: Leopold I, Joseph I, and Charles VI. Toward the end of his life, Eugene observed that, whereas the first had been a father to him and the second a brother, the third (who was perhaps least worthy of so great a servant) had been a master.
- TRADUZIONE: Mentre affrontava un mondo di nemici davanti, aveva un mondo di nemici alla sua schiena, nutriti dalla "maledizione ereditaria" dell'Austria: anime pigre e menti senza pensieri, bassi intrighi, invidia, gelosia, sciocchezza, e disonestà. Servì tre imperatori: Leopoldo I, Giuseppe I, e Carlo VI. Verso la fine della sua vita, Eugenio osservò che, mentre il primo gli fu un padre e il secondo un fratello, il terzo (che era forse il meno degno di un servo così grande) fu un padrone.
[modifica] La residenza e la diplomazia
Un incarico prestigioso portò molto onore ma soprattutto molti soldi, specialmente in caso di vittorie. Eugenio di Savoia, partito praticamente da zero riuscì nel giro degli anni ad accumulare grandi ricchezze. Eugenio era un amante delle arti e della lettura ed era un appassionato collezionista di libri e quadri: possedeva, alla morte, una collezione di 15.000 volumi che è tutt'ora conservata all'Hofburg. Fu un grande appassionato d'architettura e come i suoi cugini piemontesi ordinò e fece costruire numerose residenze, le delizie tra Vienna e l'Ungheria. La sua residenza ufficiale e certo la più famosa è il Palazzo del Belvedere, una magnifica costruzione connubio tra barocco italiano e mitteleuropeo: in questa dimora egli riceveva visite diplomatiche e manteneva rapporti epistolari con generali e regnanti di molti stati europei. Morto senza eredi diretti, i suoi beni passarono ad alla sua nipote cinquantaduenne Vittoria, figlia del defunto fratello Luigi Tommaso di Savoia-Soissons, che diventata improvvisamente ricca, trovò subito marito: il principe Joseph Friedrich von Sachsen-Hildburghausen, di vent'anni più giovane. La coppia si stabilì nel castello di Schlosshof, acquistato da Eugenio nel 1725 e fatto restaurare ed ampliare secondo il progetto dell'architetto Lukas von Hildebrandt. Eugenio considerava tale castello la propria residenza estiva. Separatasi la coppia nel 1744, la suddivisione dei beni vide l'assegnazione della splendida dimora al marito di Vittoria. Parte dell'eredità andò perduta con le alienazioni effettuate dall'erede, ma alla sua morte rimanevano ancora parecchie dimore, che vennero acquistate, insieme ad altri beni mobili annessi, dall'imperatore Francesco I marito di Maria Teresa d'Austria. La collezione di quadri fu invece acquistata da Carlo Emanuele III di Savoia, dietro consiglio dell'ambasciatore del Regno di Sardegna a Vienna, ed una parte è tutt'oggi esposta nella Galleria Sabauda a Torino.
[modifica] Soprannomi
Nel corso della sua vita ad Eugenio di Savoia Carignano Soissons vennero dati molti soprannomi, alcuni segno di grande rispetto, altri dovuti alla sua non tanto celata omosessualità.
In Francia gli venne addirittura affibbiato il nome di una famosa prostituta, Madame Lausienne. Per non parlare poi dei vari Madame Putana, Madame Simoni e Madame Sodomie. La principesa Palatina rivela nel suo epistolario, in termini ovviamente ostili, alcuni aneddoti omosessuali del periodo in cui Eugenio viveva in Francia.
Una perfida canzoncina in latino maccheronico cantata dai suoi nemici francesi lo vedeva in pericolo, assieme a De La Moussaye (anch'egli omosessuale) durante l'attraversamento di un fiume in piena. Di fronte ai timori del compagno di viaggio, Eugenio lo rassicura: "Securae sunt nostrae vitae / sumus enim sodomitae / igne tantum perituri". ("Le nostre vite sono sicure / siamo infatti sodomiti / destinati a morire solo di fuoco"; in allusione alla pena del rogo comminata all'epoca per la sodomia). Alla corte asburgica furono ovviamente più benevoli con le sue tendenze sessuali e lo soprannominarono magnanimamente Principe Sole.
Ma molti che si resero conto della sua grandezza e del suo coraggio lo chiamarono (con il suo permesso) più eufemisticamente Marte senza Venere, il suo nomignolo più famoso. Grazie al suo grande aplomb ed alla sua serietà e correttezza di comportamento, fu anche detto der edle Ritter (il nobile cavaliere) e roi des hônnetes gens. Eugenio fu anche insignito dellOrdine del Toson d'oro da Carlo II di Spagna.
[modifica] La fine
Negli ultimi anni della sua vita abitò con la grande amica la contessa Eleonore von Strattmann. Morì nel 1736 e i suoi funerali furono solennemente celebrati a Vienna e a Torino. Il suo corpo fu tumulato nella cattedrale viennese di Santo Stefano, mentre il cuore nella cripta della Basilica di Superga.
[modifica] Curiosità
Eugenio di Savoia dette il nome ad una nave da guerra tedesca varata nel 1941, la Prinz Eugen, ad una britannica, HMS Prince Eugene che servì la Royal Navy nella Prima Guerra Mondiale ed all'incrociatore leggero Eugenio di Savoia, classe Condottieri che operò con la Regia Marina nella Seconda Guerra Mondiale.
[modifica] Note
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- ↑ Il Principe di Conti aveva sposato una figlia (legittimata: Maria Anna M.lle de Blois) che Luigi XIV aveva avuto da Luisa Francesca de la Baume Le-Blanc La Vallière ed era quindi genero del re
[modifica] Bibliografia
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[modifica] Altri progetti
- Commons contiene file multimediali su Eugenio di Savoia
[modifica] Collegamenti esterni
- Julius Evola, Eugenio di Savoia.
- Alfonso Piscitelli, Saggio su Eugenio di Savoia.
- Enrico Oliari, Eugenio di Savoia, un... Marte senza Venere.