Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions Carlo Emanuele III di Savoia - Wikipedia

Carlo Emanuele III di Savoia

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Carlo Emanuele III (Torino, 27 aprile 1701 - Torino, 20 febbraio 1773), soprannominato dai torinesi Carlin, figlio di Vittorio Amedeo II e Anna d'Orlèans, fu duca di Savoia, Piemonte e Aosta, e re di Sardegna dal 1730 al 1773.


Indice

[modifica] L'eredità di Vittorio Amedeo II

Carlo Emanuele III nacque in una Torino profondamente cambiata dagli ultimi avvenimenti politici. Il Piemonte, dopo alterne vicende, era uscito vittorioso dalla Guerra di Successione Spagnola, sconfiggendo duramente l'esercito francese di Luigi XIV. Vittorio Amedeo II, il padre, dopo aver acquistato il titolo regio di Sicilia, era stato costretto a scambiarlo con quello di Sardegna.

Vittorio Amedeo II, dopo i trionfi politici e militari, si era sempre più chiuso in sé stesso, diventando schivo e taciturno. Ripudiava sempre più i fasti della corte, la mondanità e il lusso. Vestiva di semplice panno e le sue camicie erano di tela grezza. Torino si era pertanto trasformata radicalmente: per volere regio, le feste erano bandite, l'ostentazione di ricchezza era reato.

[modifica] I difficili rapporti col padre

Intanto, dopo il 1728, le stranezze del padre iniziarono a degenerare sempre di più, probabilmente per una malattia mentale. La moglie Anna, madre di Carlo Emanuele, era morta. Anche il primogenito, per il quale Vittorio Amedeo nutriva uno sconfinato amore, si era spento. Solo e stanco, il vecchio re decise di abdicare e di lasciare il trono al figlio Carlo Emanuele III.

"Carlino", come era stato denominato, non era per nulla amato dal padre. Gracile e quasi gobbo, si era, negli anni passati all'austera corte torinese, sempre più incupito. Sembra che parlasse poco, solo l'indispensabile. La sua istruzione era stata sommaria, poiché tutte le attenzioni erano andate al fratello maggiore.

Comunque sia, le lacune del principe ereditario furono colmate lavorando a fianco del padre, che gli faceva visitare le piazzeforti militari e lo interrogava dopo ogni colloquio con i ministri.

Vittorio Amedeo II fece sposare nel 1722 al figlio la principessa palatina Cristina Luigia di Baviera-Sulzbach, che si spense dopo appena un anno dando a Carlo Emanuele un erede che morì in età infantile.

La seconda moglie, scelta sempre dal padre, fu Polissena di Hesse-Rheinfelds, che diede al marito la maggior parte dei figli. Donna molto amata da Carlo Emanuele, venne sempre più mal vista da Vittorio Amedeo perché, egli riteneva, distogliesse le attenzioni del figlio dalla politica.

Tra i divieti curiosi che il padre impose al figlio (come non andare a caccia ogni giorno) vi fu anche quello dato ai due giovani sposi di dormire in due appartamenti separati.

[modifica] L'abbandono di Vittorio Amedeo II dalla politica

Nel 1730 Vittorio Amedeo convenne che era giunto il momento di lasciare al figlio la sovranità sul Piemonte. Ritenendolo ormai maturo, il 3 settembre fece riunire nella residenza di Rivoli tutti i suoi ministri, annunziando loro la sua decisione. Sembra che Carlo Emanuele abbia supplicato il padre tra le lacrime di restare al trono, lascindogli soltanto la funzione di reggente del Piemonte, ma egli abbia risposto:

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«No, io non sono solito né saprei ridurmi a fare le cose dimezzate od imperfette, la mia divisa è tutto o niente. Potrei non approvare le decisioni di mio figlio, ne nascerebbero dissapori, l'unità del comando ne risulterebbe rotta e il decoro della Corona offeso»

[modifica] Il ritorno di Vittorio Amedeo II

Il Castello di Rivoli, ove Vittorio Amedeo II visse durante la sua reclusione
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Il Castello di Rivoli, ove Vittorio Amedeo II visse durante la sua reclusione

In realtà, il nuovo ruolo che il vecchio re si era preso non si addiceva alla sua figura. Dopo poco tempo passato a Chambéry, Vittorio Amedeo prese nuovamente a dare consigli (e ordini) al figlio. La pesante mano paterna non riuscì comunque a far progredire l'atmosfera di austerità che aveva negli anni passati caratterizzato la corte torinese. In poco tempo Carlo Emanuele III ripristinò balli e feste.

E fu proprio uscendo da una di queste feste che il re venne a sapere di un malore che aveva colto nella notte del 4 febbraio 1731 il padre. Sembrava che Vittorio Amedeo dovesse morire di lì a poco, ma il vecchio monarca si riprese più in salute di prima. Anzi: dopo questo fenomeno iniziò a ripudiare sempre di più la vita solitaria che si era scelto, iniziando a meditare di tornare al trono.

Nell'estate 1731 Vittorio Amedeo II decise di tornare al trono. In quei giorni Carlo Emanuele III si trovava a Chambery. Il padre lo coprì d'ingiurie davanti ai suoi ministri tacciandolo di inettitudine. Vittorio prese allora residenza a Moncalieri.

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«Ognun giubila in cor suo, poiché sa che col mio ritorno il governo riprenderà quello splendore offuscatosi così repentinamente»

Questa frase il vecchio re disse al marchese d'Ormea. Era ormai certo di mettere le mani sul trono senza difficoltà, ma Carlo Emanuele, dimostrandosi finalmente indipendente dalla volontà del padre, convocò il Consiglio della Corona per giudicare i fatti.

Ne emerse che Vittorio Amedeo II andava arrestato ed imprigionato. Se non si fosse agito subito, il vecchio re avrebbe probabilmente marciato su Milano per far valere all'Imperatore le sue ragioni, e il Piemonte sarebbe stato con certezza invaso.

Con un piccolo drappello di soldati e i ministri, Carlo Emanuele III piombò su Moncalieri e arrestò il padre, che fu fatto poi alloggiare a Rivoli. Così si chiudeva il governo di Vittorio Amedeo II.

[modifica] Le vicende della Guerra di Successione Polacca

Quando, nel febbraio 1733, il re di Polonia si spense, le potenze europee trovarono due validi sotituti al vuoto di potere: il figlio del defunto sovrano, Augusto e Stanislao Leszczyński, suocero del re di Francia. Se Parigi appoggiava la candidatura del Leszczyński, Vienna era favorevole all'insediamento sul trono del principe Augusto.

Rapidamente le vicende politiche precipitarono, portando alla guerra. Carlo Emanuele III si trovò a dover scegliere se entrare in guerra e, in tal caso, con quale schieramento affiancarsi. Cercando di affidarsi alla parte che offriva i maggiori vantaggi, il re sabaudo si schierò con Luigi XV.

Fu così che, come stabilito dal trattato siglato a Torino, Carlo Emanuele III marciò verso Milano per occupare la città e, con essa, la Lombardia. Il 28 ottobre 1733 il re di Sardegna aprì le ostilità, raggiungendo Milano senza troppi combattimenti e spargimenti di sangue. Rapidamente, impose in città un governo piemontese. (Vittorie sabaude a Vigevano, Pizzighettone, Sabbioneta e Cremona).

Parallelamente all'impresa di Carlo Emanuele III a Milano, gli ambasciatori francesi cercavano di indurre Filippo V di Spagna a prendere le armi a fianco dei franco-piemontesi. Filippo V accettò, ma tra le condizioni per l'entrata in guerra della Spagna vi era il controllo sul territorio milanese e su Mantova.

Le discordie tra Torino e Madrid andarono per le lunghe. Se la Francia avesse concesso il milanese alla Spagna, i Borbone avrebbero ottenuto nuovamente l'egemonia in Italia, ma se avesse concesso Milano a Carlo Emanuele, l'alleanza con Filippo V sarebbe risultata compromessa. Mentre i negoziati andavano avanti, i franco-ispano-piemontesi stabilirono di attaccare Mantova. Ma le cose andarono per le lunghe.

Carlo Emanuele III, generalissimo dell'esercito franco-piemontese, non aveva alcuna intenzione di sprecare denaro e uomini in un'impresa che a lui non avrebbe generato alcun vantaggio, anche perché sembrava che Mantova sarebbe andata certamente alla Spagna. Dopo numerosi contrattempi voluti dal re sardo, l'esercito attaccò battaglia a sua insaputa presso Parma, in una località chiamata Crocetta. La vittoria arrise ai piemontesi. Un secondo scontro, presso Guastalla, vide ancora una volta gli alleati vincitori (1734).

Ma da Parigi le cose assunsero presto un nuovo risvolto. Come imposto dalle potenze mediatrici, Luigi XV e l'Austria firmarono la tregua. Nel trattato di pace, (pace di Vienna 1738) si imponeva sia a Carlo Emanuele III che a Filippo V di abbandonare Milano. A titolo d'indennizzo, però, venivano lasciati al Piemonte alcuni territori a sua scelta, tra cui le Langhe, il Tortonese e Novara.

[modifica] Le vicende della Guerra di successione austriaca

Moneta del 1755 raffigurante Carlo Emanuele III
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Moneta del 1755 raffigurante Carlo Emanuele III

Carlo Emanuele III dovette fronteggiare, in seguito al trattato di Worms da lui siglato, una nuova, terribile guerra. Dal 1741 al 1748 l'Europa fu infatti insanguinata dalla tremenda Guerra di successione austriaca, in seguito al rifiuto di alcune potenze siglatarie della Prammatica Sanzione di accettare Maria Teresa d'Asburgo come imperatrice d'Austria.

Carlo Emanuele III si schierò con Maria Teresa, ricevendo quindi l'invasione francese. Nel 1747 il Piemonte si trovò vicino al collasso: l'esercito francese attaccò da quattro direttrici: dalla val Varaita, ove fu respinto, su Cuneo, assediata e valorosamente difesa dall'austriaco Barone von Leutrum (affettuosamente chiamato, con una "piemontesizzazione" del suo nome, Baron Litron dai cuneesi), su Alessandria, resistente dopo la caduta di Nizza, Tortona, Piacenza e Parma, e sulla Val di Susa, ma dopo la schiacciante vittoria sabauda nella battaglia dell'Assietta, (ottenuta in condizioni di inferiorità sia numerica di soldati che di armamenti) le sorti della guerra parvero risollevarsi per Carlo Emanuele III, anche perché i campi di battaglia si spostarono a nord, in Olanda.

Con la pace di Aquisgrana (1748), il Regno di Sardegna riottenne le sottratte provincie di Nizza e Savoia, ed acquisì il territorio del vigevanese, spingendo la frontiera fino al Ticino, il vogherese, l'Oltre Po pavese (Bobbio).

[modifica] Discendenza

Carlo Emanuele III si sposò tre volte:

nel 1722 con

1. Cristina Luigia di Baviera-Sulzbach (1704 - 1723), che morì il 18 Marzo dell'anno successivo dopo aver dato la luce un figlio.
1. Vittorio Amedeo (1723 - 1725)

nel 1724

2. Polissena (Polixena) Cristina di Hesse-Rheinfels (d'Assia-Rheinfels) (1706 - 1735) dalla quale ha avuto 6 figli.
1. Vittorio Amedeo III (1726 - 1796)
2. Eleonora, (1728 - 1781)
3. Luisa, (b.1729 - d.1767).
4. Emanuele Filiberto, (1731 - 1735)
5. Carlo(1733)
6. Maria Felicita, (1730 - 1801)

nel 1737

3. Elisabetta Teresa di Lorena (1711 - 1741), giovane figlia di Francesco I d'Austria, dalla quale ha avuto tre figli.
1. Carlo, Duca d'Aosta (1738 - 1745).
2. Vittoria, (1740-1742)
3. Benedetto, (1741 - 1808), Duca del Chiablese (-1796) e Marchese d'Ivrea (1796 - 1808) che ha sposato Maria Anna, Principessa di Savoia (1757 - 1824), figlia di Vittorio Amedeo III di Savoia.


separatore

Predecessore: Re di Sardegna Successore: Savoia
Vittorio Amedeo II 1730 - 1773
Vittorio Amedeo III


Re di Sardegna
Vittorio Amedeo II (1720-1730) Carlo Emanuele III (1730-1773) Vittorio Amedeo III (1773-1796) Carlo Emanuele IV (1796-1802) Vittorio Emanuele I (1802-1821) Carlo Felice (1821-1831) Carlo Alberto (1831-1849) Vittorio Emanuele II (1849-1861) Stemma dei Savoia
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