Bernardo Tanucci
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Bernardo Tanucci (Stia, 20 febbraio 1698 - Napoli, 29 aprile 1783) fu uomo di fiducia del re di Napoli Carlo III di Borbone e di suo figlio Ferdinando IV, occupò le cariche di Ministro della Giustizia, Ministro degli Affari esteri della Casa Reale e Primo Ministro.
[modifica] Biografia
Nato in una povera famiglia di Stia, presso Arezzo, Tanucci poté studiare all'Università di Pisa grazie all'aiuto economico di un patrono. Si laureò in legge nel 1725 e ben presto attirò su di sé le attenzioni degli ambienti culturali toscani difendendo l'autenticità del Codex Pisanus delle Pandette di Giustiniano.
Quando il figlio di Filippo V di Spagna, Carlo, allora duca di Parma, attraversò la Toscana diretto alla conquista del Regno di Napoli, il granduca Cosimo III de' Medici gli consigliò di portare con sé Tanucci: a Napoli Carlo nominò il suo protetto dapprima Primo Consigliere, quindi sovrintendente delle poste, Ministro della Giustizia nel 1752, Ministro degli Affari esteri della Casa Reale nel 1754 e finalmente Primo Ministro, concedendogli il titolo di marchese.
Come primo ministro Tanucci si impegnò energicamente per affermare la superiorità del moderno Stato laico sulla Chiesa e per abolire i secolari privilegi feudali della nobiltà e del clero nel Regno di Napoli: limitò la giurisdizione dei vescovi, eliminò prerogative risalenti all'epoca medievale, ridusse le tasse da pagarsi alla Curia romana. Queste riforme, ispirate ai principi illuministi del periodo, vennero sancite in un Concordato con il Papato del 1741, la cui applicazione però andò ben oltre quanto avesse auspicato la Santa Sede.
Per quanto riguarda la modernizzazione dell'apparato legislativo del regno, Tanucci istituì una commissione di esperti giuristi, dando loro ordine di compilare un nuovo codice di leggi, ma esso non fu portato a termine.
Quando il re Carlo divenne sovrano di Spagna nel 1759, Tanucci venne nominato presidente del consiglio di reggenza per il piccolo Ferdinando, di appena 9 anni. Anche quando questi raggiunse la maggiore età, preferì lasciare il governo nelle mani capaci dello statista toscano, controllato a distanza dalla Spagna dal padre Carlo III.
Come ministro degli affari esteri, Tanucci riuscì a mantenere Napoli al di fuori delle guerre europee, sebbene nel 1742 solo l'intervento della flotta inglese a largo della costa della capitale del regno riuscì ad assicurarne la neutralità nella guerra fra Spagna e Austria.
Tanucci lavorò per rendere effettivo anche nel regno dei Borbone di Napoli quel controllo sulla Chiesa tipico del gallicanesimo della Francia borbonica: le entrate di episcopati e abbazie vacanti affluirono alla corona, conventi e monasteri superflui vennero soppressi, le decime abolite e nuove acquisizioni di proprietà da parte delle istituzioni ecclesiastiche tramite la manomorta vietate. La pubblicazione delle bolle papali necessitava della previa autorizzazione reale e le concessioni non si considerarono più eterne. Il Re era soggetto soltanto a Dio, gli appelli a Roma erano proibiti a meno che non vi fosse stato l'assenso del re, il matrimonio venne dichiarato un contratto civile.
Una delle mosse più importanti in questo processo di secolarizzazione fu l'espulsione dei Gesuiti dal Regno nel 1767, in sintonia con quanto aveva fatto Carlo III a Madrid e gli altri ministri riformatori alle corti dei Borbone: Pombal in Portogallo, Aranda in Spagna, Choiseul in Francia. Clemente XIII reagì con la scomunica, al che Tanucci rispose occupando i monasteri di Benevento e Pontecorvo, che vennero restituiti alla Santa Sede solo dopo la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773. Le proteste dei vescovi contro i nuovi insegnamenti nelle scuole a seguito dell'espulsione dei Gesuiti vennero liquidate come non valide. Uno degli ultimi suoi atti fu l'abolizione della chinea, il tributo annuale che i re di Napoli versavano al papa come segno del loro vassallaggio sin dal tempo di Carlo d'Angiò (1776).
Meno fortunata ed efficace fu la sua politica finanziaria: le tasse sui generi alimentari provocarono frequenti rivolte popolari.
Quando, nel 1774, Carolina d'Asburgo, moglie di Ferdinando IV, ostile alla politica riformatrice del ministro, entrò a far parte del Consiglio di Stato, il potere di Tanucci iniziò a declinare. Invano egli si sforzò di neutralizzare l'influenza della regina: nel 1777 fu rimosso dal suo incarico e si ritirò a vita privata. Morì a Napoli nel 1793.
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