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Regno di Napoli

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Il Regno di Napoli è uno stato italiano preunitario esistito, con alterne vicende, dal XIII secolo al XIX secolo, comprendente le attuali regioni della Campania, Calabria, Puglia, Abruzzo, Molise, Basilicata, e alcuni territori dell'odierno Lazio (Gaeta, Cassino e aree attualmente nella provincia di Rieti Cittaducale, Amatrice, il Cicolano, ecc...).

Indice

[modifica] Le origini

Sicilia e Italia meridionale erano i territori che formavano il Regno di Sicilia fin dal 1130, quando fu istituito dall'Antipapa Anacleto II e successivamente legittimato, nel 1139, per mano di Papa Innocenzo II.

Il Regno di Sicilia fu governato dai Normanni dal 1130 al 1195 e, successivamente, dagli Svevi fino al 1266, allorquando Carlo d'Angiò, fratello del Re di Francia Luigi IX, chiamato in Italia da Papa Clemente IV, sconfisse Manfredi, ultimo Re svevo, nella battaglia di Benevento e se ne impossessò . La conquista divenne definitiva due anni dopo quando Carlo d'Angiò sconfisse, nella battaglia di Tagliacozzo, il non ancora diciottenne Corradino di Svevia, ultimo degli Hohenstaufen e pretendente al trono del Regno di Sicilia, quale discendente diretto di Federico II.

Il 1268 vide, quindi, la scomparsa degli Svevi dalla scena politica europea e l'affermazione della dinastia angioina nel meridione d'Italia, nella persona di Carlo d'Angiò, primo Re di Sicilia.

Il Regno di Napoli nacque de facto sul finire del XIII secolo quando, in seguito alla rivolta dei Vespri Siciliani del 1282, ebbe inizio una lunga guerra, detta appunto "Guerra del Vespro", a conclusione della quale il Regno di Sicilia fu diviso in due parti, l'una - Regno di Trinacria - sotto il controllo degli Aragonesi, l'altra - Regno di Sicilia (la parte continentale con Capitale Napoli) - sotto il controllo degli Angioini.

La Guerra del Vespro era nata come movimento di ribellione dei siciliani nei confronti del regime vessatorio instaurato da Carlo I d'Angiò; ribellione che indusse gli isolani ad offrire la corona del Regno a Pietro III, Re d'Aragona, consorte di Costanza, figlia di Re Manfredi di Svevia.

Pietro III, che aveva intrapreso da tempo una decisa politica espansionistica nell'area mediterranea, fu ben felice dell'offerta e immediatamente inviò nell'isola una poderosa flotta carica di uomini e mezzi per avviare la conquista dei nuovi territori. Pietro III riuscì, rapidamente, a strappare l'isola a Carlo I ed a farne, nello stesso anno 1282, un possedimento aragonese. La Sicilia cessava, quindi, di essere un Regno autonomo.

Pur di riconquistare l'isola, Carlo I fece, immediatamente, ricorso alle armi. Con lui si schierarono il papato e la Francia. Sull'altro fronte, accanto agli aragonesi, si unirono invece Pisa, Genova, l'Imperatore d'Oriente, le città ghibelline del Nord Italia e Rodolfo I d'Asburgo, Imperatore S.R.I..

Ebbe inizio, così, un sanguinoso conflitto tra le due dinastie che si sarebbe concluso soltanto molti anni dopo e la conclusione del quale non sarebbe stata vista da nessuno dei due monarchi che l'avevano avviata.

Nel 1285, infatti, morirono entrambi i sovrani mentre il conflitto era in pieno svolgimento e ben lungi dalla conclusione.

Per parte aragonese, Alfonso e Giacomo, figli di Pietro III, si divisero il Regno. Il primo ebbe la corona d'Aragona e Valencia ed ascese al trono con il nome di Alfonso III. Il secondo ricevette la corona di Sicilia ed ascese al trono con il nome di Giacomo II. La Sicilia tornava, in tal modo, ad essere un Regno autonomo.

Per parte angioina, invece, si dové registrare che Carlo II, erede al trono, era ancora prigioniero degli Aragonesi in Sicilia, per cui la direzione della guerra tra le due dinastie, per conto degli Angioini, passò nelle mani del papato, fino al 1288, anno della liberazione di Carlo, il quale fu incoronato Re da Papa Niccolò IV, l'anno seguente, nella città di Rieti.

Con la liberazione di Carlo II, il conflitto riprese immediatamente, ma le operazioni belliche si trascinavano stancamente senza approdare ad alcun risultato di rilievo.

Nel 1291 moriva Alfonso III, senza lasciare discendenti legittimi, per cui Giacomo II fu chiamato a succedere al fratello sul trono d'Aragona, lasciando il governo della Sicilia nelle mani dell'altro fratello Federico, confermando, di fatto, l'autonomia della Sicilia dall'Aragona.

L'impegno di Carlo II per la riconquista della Sicilia fu coronato da successo allorquando questi concluse un accordo con Giacomo II ad Anagni il 20 giugno 1295, con la determinante mediazione di Papa Bonifacio VIII. A seguito di tale accordo, Giacomo II rinunciava ai propri diritti sulla Sicilia a favore della Chiesa, che, tramite il Papa, li riassegnava a Carlo II. In cambio di tale rinuncia, riceveva l'investitura del Regno di Sardegna e della Corsica.

I Siciliani, però, venuti a conoscenza dell'accordo che, di fatto, trasferiva il dominio sull'isola nuovamente nelle mani dei Francesi, si ribellarono con forza in quanto non intendevano perdere più l'autonomia che avevano conquistato allorquando la Sicilia era stata distaccata dal Regno d'Aragona e affidata prima nelle mani di Giacomo II e poi in quelle di Federico suo fratello. I Siciliani rigettarono l'accordo, riconobbero Federico quale unico Signore di Sicilia e lo proclamarono loro Re nel 1296.

Suo malgrado, Papa Bonifacio VIII dovette incoronare Federico a Palermo il 25 marzo 1296, Re di Trinacria con il nome di Federico III mentre il titolo di Re di Sicilia restava agli Angioini di Napoli.

Il conflitto tra le due dinastie sembrava ormai chiuso, ma, nonostante l'intervento del Papa, esso non ebbe affatto termine. Gli Angioini continuavano a rivendicare il possesso dell'isola e la contesa si protrasse ancora alcuni anni fino a quando, nel 1302,a Caltabellotta, non fu raggiunta una pace di compromesso che prevedeva il ritorno dell'isola sotto il dominio dei Francesi, alla morte di Federico, in cambio del Regno di Sardegna per il successore di quest'ultimo.

L'alchimia politica di Bonifacio VIII sembrava aver raggiunto lo scopo di porre fine per sempre al conflitto tra Angioini e Aragonesi. In pratica, le ostilità tra le due dinastie non ebbero affatto termine, dal momento che ciascuna continuava a rivendicare per sé i diritti sulle terre dell'altra.

La contesa si protrasse per decenni con continue guerre, fino a quando, nel 1372, la Regina Giovanna I d'Angiò e Federico IV di Sicilia non sottoscrissero un trattato di pace che, ponendo fine alla c.d. "Guerra del Vespro", sanciva il riconoscimento reciproco delle monarchie e dei relativi territori, cioè Napoli agli Angioini e la Sicilia agli Aragonesi, estendendo il riconoscimento anche alle rispettive linee di successione.

Il Regno di Napoli, che era nato de facto nel 1282 con l'occupazione della Sicilia da parte di Pietro III d'Aragona, diventava tale a pieno titolo nel 1372.

Ma, come detto, tanto Aragona che Angiò rivendicavano il 'titolo' di Regno di Sicilia; gli Angioini in particolare presero a chiamare le due parti "Regno di Sicilia al di là del faro" (l'isola siciliana) e "Regno di Sicilia al di qua del faro" (la parte continentale, con capitale la città di Napoli).

Ben presto, comunque, invalse l'uso di chiamare la parte continentale Regno di Napoli, nome che si conserverà, con diverse interruzioni, fino al 1815, quando - con la riunione delle corone - nacque il Regno delle Due Sicilie.

Il Regno di Napoli fu, quindi, governato, fino al 1442 dalla dinastia angioina, per passare, dopo questa data agli aragonesi.

Dopo una brevissima parentesi di dominio francese, il regno venne formalmente unito alla Spagna nel 1504, perdendo il 'titolo' e diventando così, per due secoli Vicereame di Napoli, in quanto governato da un viceré in rappresentanza del re di Spagna.

Dopo una breve parentesi austriaca, il Regno di Napoli ritrovò la sua indipendenza con Carlo di Borbone, figlio del Re di Spagna Filippo V, nel 1734.

Il periodo napoleonico e della Rivoluzione francese vide grossi sconvolgimenti nel Regno, dapprima con la nascita e la morte della Repubblica Napoletana nel 1799, ed, in seguito, con l'instaurarsi della dinastia dei Napoleonidi (anche detta da alcuni Murattiana) tra il 1806 e il 1815.

Dopo la Restaurazione, nel 1816, con il ritorno dei Borbone, i due regni di Napoli e Sicilia furono nuovamente formalmente uniti nel Regno delle Due Sicilie, regno che poi sarebbe terminato con l'unità d'Italia.

[modifica] Il Regno di Napoli nel periodo angioino

Quando Roberto d'Angiò (13091343) morì, il regno di Napoli attraversò un periodo di crisi.

Il Re d'Ungheria, per vendicare il fratello, si lanciò alla conquista del Regno, mentre Giovanna e il marito si rifugiavano presso la corte papale di Avignone (1348). Quando Luigi il Grande ritirò le sue truppe per l'arrivo della peste nera, Giovanna tornò a Napoli, subendo, nel 1350, una nuova incursione dell'esercito ungherese, conclusasi anche questa con un nulla di fatto. A partire dal 1380 Giovanna dovette scontrarsi con il nipote e cognato Carlo di Durazzo: dopo averlo nominato erede al trono, la regina gli aveva revocato i diritti di successione preferendogli il cugino Luigi I d'Angiò, fratello del re di Francia. Carlo di Durazzo fece assassinare la regina (1382) e si impadronì del regno, ma fu assassinato a sua volta nel 1386 in Ungheria.

Salì al trono Giovanna II (14141435), sorella di Ladislao. Priva di eredi diretti, Giovanna nominò suo successore prima Alfonso, re d'Aragona, ed in seguito Renato d'Angiò.

Nel 1442, Napoli, in mano a Renato d'Angiò e assediata dagli Aragonesi, fu costretta alla resa. Questo segnò la fine della dominazione angioina sul meridione d'Italia. Alfonso, che fu poi detto il Magnanimo, riunificò il regno di Napoli alla Sicilia.

[modifica] Il Regno di Napoli nel periodo aragonese

[modifica] Il Regno di Napoli nel periodo borbonico

Per questa periodo storico si rimanda all'articolo relativo al Regno delle Due Sicilie per una evidente continuità storica e politica con questa diversa entità statale.

[modifica] Il Regno di Napoli nel periodo napoleonico

(sezione da sviluppare)

[modifica] Voci correlate

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