Turiya
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Nella filosofia indù col termine turiya o caturtha si indica uno stato di coscienza pura o l'esperienza della verità ultima. Questo è un quarto stato della coscienza che, allo stesso tempo, è sottostante e trascende i tre stati comuni di coscienza:
- lo stato di coscienza che si risveglia (jagrata),
- lo stato del sogno (svapna),
- lo stato del sonno senza sogni (susupti).
[modifica] La concezione Advaita
I primi due stati della coscienza non sono efficaci come esperienza della realtà e della verità a causa della loro natura contemporaneamente di oggetto e soggetto. Nel terzo stato, il sonno senza sogni, uno non è conscio degli oggetti interni o esterni ma questo non significa che non vi è coscienza. È come dire 'non vedo niente nel buio' cioè riconoscere che quello il non vedere niente è quello che si vede. Anche nel sonno senza sogni, non si è consci di nulla ed il fatto che questo sia vero prova l'esistenza della coscienza durante il sonno profondo.
In altre parole la coscienza è il fattore costante presente in tutti i tre stati e non è condizionata dalla presenza o l'assenza di oggetti. La coscienza stessa non richiede di essere rivelata da un'altra coscienza, è autorivelata. Mentre ogni cosa viene presentata alla coscienza ed è rivelata da essa, la coscienza stessa non è presentata da nient'altro. Non c'e mai un oggetto in relazione con un altro soggetto, c'è qualcosa che rimane sottostante sia al soggetto che all'oggetto, è il quarto stato della coscienza: la turiya, il brahman.
Il Mandukya Upaniṣad definisce la turiya così come segue: "Il quarto stato non è quello che è conscio del soggetto né quello che è conscio del soggetto, né quello che è conscio di entrambi, né la semplice coscienza, né la massa completamente senziente, né quella completamente all'oscuro. È invisibile, tracendente, la sola essenza della coscienza di se, il completamento del mondo".
[modifica] La concezione Dvaita (Vaishnava)
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