Tancredi, principe di Galilea
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Tancredi d'Altavilla (1072 - 1112) fu uno dei capi della Prima Crociata, poi reggente del Principato d'Antiochia e Principe di Galilea.
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[modifica] La vita
Figlio di Emma di Puglia, suoi nonni materni furono Roberto il Guiscardo e la prima moglie di questi, Alberada di Buonalbergo. Emma era anche sorella di Boemondo di Taranto.
Nel 1096, ventiquattrenne, Tancredi si unì allo zio Boemondo e partì alla volta di Costantinopoli insieme agli eserciti della Prima Crociata. Giunto nella capitale bizantina subì forti pressioni affinché prestasse giuramento di fedeltà all'imperatore Alessio I Comneno, con la promessa di rendere al sovrano qualsiasi terra conquistata durante la campagna militare. Tancredi si rifiutò di farlo, sebbene molti altri cavalieri avessero fatto giuramento senza alcuna intenzione di rispettarlo.
Nel 1097 prese parte all'assedio di Nicea, ma la città fu conquistata dalle truppe di Alessio a seguito di negoziati segreti con i Turchi Selgiuchidi. L'episodio spinse Tancredi ad una prudente diffidenza verso i Bizantini. Entro la fine di quello stesso anno conquistò Tarso e altre città della Cilicia e fu testimone dell'assedio di Antiochia del 1098.
L'anno successivo, durante l'assalto a Gerusalemme, Tancredi, insieme a Gastone IV di Béarn, fu il primo crociato ad entrare nella città liberata (15 luglio 1099). I due fecero prigionieri centinaia di musulmani, fornendo ad alcuni protezione sul tetto del Tempio. Ma non si trattò di un atto di misericordia: il mattino seguente, Tancredi ordinò ai crociati di recarsi al Tempio e fare strage dei cittadini rifugiatisi lì. Sotto le armi cristiane morirono indiscriminatamente uomini e donne, musulmani ed ebrei. È probabile che all'epoca gli Occidentali non sapessero riconoscere e distinguere le caratteristiche delle popolazioni arabe e giudaiche.
Instaurato il Regno di Gerusalemme, Tancredi fu nominato principe di Galilea e quando nel 1100 Boemondo, divenuto nel frattempo Principe di Antiochia, fu fatto prigioniero dai Danishmendidi, Tancredi fu nominato reggente. Durante il suo regno il territorio del Principato si espanse grazie all'annessione di terre sottratte ai Bizantini e a nulla valsero i decennali tentativi di Alessio di riportare queste regioni sotto il proprio controllo. Nel 1104, approfittando della prigionia di re Baldovino II dopo la battaglia di Harran, Tancredi s'impossessò anche della Contea di Edessa, che assegnò al cugino Riccardo. Rilasciato nel 1107, Baldovino dovette scontrarsi con Tancredi per ristabilire il proprio controllo sulla contea.
Tornato ad Antiochia dopo la sconfitta, nel 1108 Tancredi si rifiutò di onorare il Trattato di Devol, col quale Baldovino aveva prestato giuramento di fedeltà ad Alessio. Questo permise al principato di Antiochia di restare indipendente dall'Impero bizantino per molti decenni. Nel 1110 pose sotto il suo controllo la fortezza di Krak dei Cavalieri, che più tardi sarebbe diventata un importante caposaldo della Contea di Tripoli. Tancredi mantenne la reggenza di Antiochia in nome di Boemondo II fino alla morte, avvenuta nel 1112 durante un'epidemia di tifo.
[modifica] Letteratura
La Gesta Tancredi è una biografia di Tancredi scritta in latino da Ralph de Caen, un normanno che prese parte alla Prima crociata e fu al servizio di Tancredi e Boemondo.
Tancredi appare inoltre fra i personaggi della Gerusalemme Liberata, il poema cinquecentesco di Torquato Tasso. È ritratto come un eroe epico, reso protagonista di un amore cavalleresco con la guerriera pagana Clorinda. Egli è inoltre amato dalla principessa Erminia di Antiochia. Alcuni estratti dei versi del Tasso furono inseriti da Claudio Monteverdi nella sua opera drammatica Il Combattimento di Tancredi e Clorinda, del 1624.
[modifica] Videogames
A Tancredi è ispirata anche una parte del gioco per computer Diablo II, intitolata Tancred's Battlegear.
[modifica] Fonti
- Robert Lawrence Nicholson, Tancred: A Study of His Career and Work. AMS Press, 1978.
- Edward Peters, ed., The First Crusade: The Chronicle of Fulcher of Chartres and Other Source Materials, (Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 1998)