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Pistola

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Il termine pistola indica comunemente un'arma da fuoco di tipo convenzionale, detta anche "arma corta", costituita da una canna di dimensione ridotte, un manico, un grilletto con cui fare fuoco tramite un percussore, il quale colpisce il bossolo provocandone lo scoppio. La maggior parte di queste armi sono dotate anche di una sicura. La pistola è probabilmente l'arma da fuoco più diffusa nel mondo. Può essere di vari tipi, dalla semplice scaccia-cani a salve, alla pistola semiautomatica.

Indice

[modifica] Pistole nella percezione comune

Le pistole sono in dotazione alle polizie e agli eserciti di tutto il mondo e, oltre che come armi da difesa, sono utilizzate anche come attrezzi sportivi, ad esempio nel tiro a segno.

Le pistole sono state un simbolo dell'epoca del Far West, nella quale venivano definite anche "sputafuoco". La più famosa ditta produttrice di pistole è la statunitense "Colt", nata nel 1849. I revolver Colt erano i più comuni nell'Ovest americano.
In Italia la più grande produttrice di pistole, e altre armi, è la Beretta.
È però da sottolineare che sia in Italia che nel resto d'Europa, Austria, Germania e Svizzera in particolare, si è sviluppata l'evoluzione e la produzione delle pistole semiautomatiche, fino a livelli di eccellenza tale da essere adottate dagli stessi Americani per il loro esercito (Beretta 92F) o dall' FBI e dalla DEA (SIG Sauer, Glock).

[modifica] Storia

Le prime pistole comparvero verso la metà del '500, secondo alcuni in Toscana, a Pistoia, ove fiorivano botteghe di valenti armaioli e il termine deriverebbe proprio dal nome di quella città. L’etimologia ufficiale lo fa invece derivare dal ceco pizt’al (canna), mentre secondo altri trarrebbe origine da pistoles, moneta spagnola di diametro uguale al calibro degli schioppi d’allora. Le prime pistole sfruttavano il sistema di accensione a ruota: sul fianco destro dell’arma era imperniato un dischetto di ferro dal bordo zigrinato, caricato a molla e vincolato al grilletto. Premendo quest'ultimo il dischetto girava, sfregando una barretta di pirite, tenuta in posizione fra le ganasce di una morsa (cane), da cui si sprigionavano scintille, che incendiavano la polvere d’innesco. Il sistema a ruota, costoso e delicato, non offriva ampie garanzie di affidabilità, per cui gli artigiani dell’epoca sostituirono al dischetto ruotante il cane stesso, dotato di una pietra focaia stretta fra due ganasce. Arretrandolo, si comprimeva una molla e lo si agganciava al dente di scatto. Premendo il grilletto, il cane si abbatteva su una piastrina d’acciaio (batteria), sfregandovi contro con la pietra e producendo scintille, che incendiavano la polvere d'innesco. Ai primi dell'800 si scoprì che alcuni composti chimici esplodevano se sottoposti a percussione: un piccolo involucro (capsula), contenente fulminato di mercurio, clorato di potassio e solfuro di antimonio, prese il posto dell'acciarino. La nascita del sistema a percussione, tuttora universalmente adottato, segna il definitivo ingresso nell'era moderna delle armi da fuoco: consente di ridurre enormemente le dimensioni fisiche dell’arma ed offre un’affidabilità di funzionamento pressoché totale. Per anni però il numero di colpi di un’arma coincise con quello delle canne di cui essa era dotata: generalmente una, spesso due, al massimo tre, salve alcune esagerazioni poco diffuse, come le curiose multicanne dette rivoltine, o pepperbox. Nel 1836 Samuel Colt, ispirandosi a queste, depositò il brevetto relativo alla pistola a rotazione ad avancarica del tamburo, in cui il fascio di canne era ridotto ad un cilindro che, ruotando intorno al suo asse, presentava alla battuta del cane un colpo alla volta: era nato il revolver. Con l’invenzione della cartuccia metallica (1870), attribuita a Casimir Lefaucheux, il principio della retrocarica conobbe la sua definitiva affermazione, venendo universalmente esteso a tutte le armi corte. Con l’avvento della doppia azione il revolver raggiunse il punto massimo della sua evoluzione, rimanendo sostanzialmente inalterato fino ai nostri giorni. Il nuovo sistema consentiva di sparare senza armare manualmente il cane ad ogni tiro, essendo sufficiente una decisa pressione sul grilletto per inarcare il cane, far ruotare il tamburo ed esplodere il colpo. Nel 1880 la diffusione delle polveri senza fumo (smokeless), a base di nitrocellulose come cordite e balistite, oltre a ridurre drasticamente i problemi derivanti dall'accumulo di depositi carboniosi, consentì di fabbricare cartucce molto più potenti e generò la tendenza alla progressiva riduzione dei calibri in uso. Permise inoltre lo sviluppo dell’ultima grande innovazione nel mondo delle armi da fuoco portatili: il sistema di ripetizione semiautomatica, in cui l’energia cinetica del rincùlo derivante dallo sparo viene utilizzata per far arretrare il carrello-otturatore, che espelle il bossolo vuoto, riarma il cane o il percussore, preleva una nuova cartuccia dal caricatore e la introduce in camera, aumentando significativamente la celerità di tiro. Un sistema simile era stato adottato per la prima volta nel 1884 da Hiram Maxim, inventore dell’omonima mitragliatrice. Successivi approfondimenti vennero applicati alle armi corte da Hugo Borchardt, a cui si deve la nascita della prima pistola semiautomatica, la Borchardt-Luger, realizzata dal fabbricante austriaco Georg Luger. Da questa, nel 1897, derivò la famosa Luger Parabellum, poi mod. P. 08, adottata da varie forze armate europee. Agli inizi del secolo Peter Paul Mauser brevettò un'altra rivoluzionaria pistola semiautomatica, con la sede del caricatore posta anteriormente al grilletto. In America invece gli studi di John Moses Browning diedero origine alla Colt Government 1911 in calibro .45 ACP, fino a pochi anni fa pistola d'ordinanza dell'U.S.Army e di molti corpi di polizia, tuttora in produzione. Nel 1938 in Germania Karl Walther realizzò la famosa P.38 in calibro 9 parabellum, prima semiautomatica a sfruttare il principio della doppia azione, permettendo di tenere la cartuccia in canna e far fuoco alla semplice pressione del grilletto, senza arretrare preventivamente il carrello ed evitando così l’impiego di entrambe le mani.

[modifica] Principali tipi

[modifica] Revolver

Il revolver o rivoltella è l’arma da fuoco costruttivamente più semplice; si compone di un telaio chiuso che ospita un tamburo, ruotante intorno al proprio asse e basculante sul lato sinistro, al cui interno sono ricavate le camere cilindriche che alloggiano le cartucce. La pressione del grilletto determina la rotazione del tamburo e contemporaneamente (doppia azione) l’inarcamento del cane che, giunto alla sua massima estensione (punto morto), si abbatte sull’innesco della cartuccia o sul percussore. Per sparare di nuovo occorre ripetere l’operazione. Per un tiro più preciso, è quasi sempre possibile armare manualmente il cane, riducendo così drasticamente la corsa del grilletto e lo sforzo sul medesimo. Al riguardo, la maggior parte dei revolver dispone di doppia azione selettiva, consente cioè di sparare sia in doppia sia in singola azione; ve ne sono poi alcuni solo a singola azione (modelli prettamente sportivi o repliche dei vecchi Colt S.A.A.) ed altri solo a doppia azione (modelli compatti tipicamente da difesa a cane interno o carenato).

[modifica] Pregi

Pregi essenziali del revolver, rispetto ad una semiautomatica, sono:

  • l’estrema facilità d’utilizzo, anche con una sola mano, non essendoci carrelli da arretrare;
  • la sicurezza di porto e custodia (quasi tutti sono privi di sicura manuale, inutile perché per sparare occorre una trazione del grilletto decisa e quindi intenzionale);
  • l'immediata possibilità di verificare se è carico o meno, basta guardare il tamburo di profilo o anteriormente;
  • la possibilità di utilizzare, a parità di calibro (ed entro certi limiti) munizioni di varia potenza, essendo quest’ultima ininfluente sul ciclo di sparo;
  • la possibilità, in caso di difettoso funzionamento della cartuccia, di esplodere subito un altro colpo, premendo nuovamente il grilletto, in quanto le cartucce sono già inserite in altrettante camere di scoppio indipendenti;
  • il minor numero di parti in movimento e, conseguentemente, le minori probabilità di guasti e rotture e le minori esigenze di manutenzione e lubrificazione;
  • una maggior precisione teorica, stante l’assenza di parti in movimento durante lo sparo che possono ingenerare vibrazioni parassite;
  • la totale insensibilità alle variazioni atmosferiche e climatiche;

[modifica] Difetti

Principali difetti, invece, sono:

  • un minor numero di colpi, generalmente sei, ma spesso cinque, sette e talvolta otto, in stretta relazione al calibro;
  • l’elevato ingombro laterale, a causa del tamburo, necessariamente cilindrico;
  • il secco rinculo dei calibri più potenti, che si scarica interamente sul polso, non venendo neppure parzialmente assorbito da meccanismi di riarmo;
  • la propensione a sporcarsi dopo ogni seduta di tiro, a causa dello sfiato di gas combusti tra tamburo e canna;
  • le operazioni di espulsione dei bossoli e di rifornimento del tamburo sono lente e macchinose, specialmente in momenti di concitazione.

[modifica] Pistola Semiautomatica

Il principio di funzionamento della pistola semiautomatica è concettualmente semplice: il primo colpo va introdotto manualmente nella camera di scoppio, arretrando il carrello per prelevare una cartuccia dal caricatore ed armare il cane; al momento dello sparo l’energia cinetica prodotta dall’espansione dei gas, causati dalla rapidissima combustione della carica di lancio, spinge la pallottola attraverso la via che offre minore resistenza, cioè la canna; parte di tale energia (rincùlo) viene utilizzata per far arretrare nuovamente il carrello, espellere il bossolo sparato e riarmare il cane. Sotto l’azione della molla di recupero il carrello ritorna in sede, prelevando una nuova cartuccia dal caricatore ed introducendola nella camera di scoppio. Per esplodere i colpi successivi basterà tirare ogni volta il grilletto, sparando in singola azione (cane già armato).

[modifica] Pregi

Pregi essenziali della semiautomatica, rispetto al revolver, sono:

  • maggior capacità di fuoco, generalmente da 14 a 17 colpi, secondo il calibro, con caricatore bifilare;
  • maggior celerità teorica di tiro, sia perché la velocità del moto rettilineo del carrello è superiore a quella di rotazione del tamburo, sia perché i colpi successivi al primo vengono sparati in singola azione, con minor sforzo;
  • possibilità di sostituire rapidamente il caricatore esaurito con un altro di riserva; generalmente quando un caricatore è esaurito l'arma rimane aperta col carrello arretrato, basta introdurre un'altro caricatore, sganciare il carrello e la cartuccia è già camerata;
  • minor spessore e quindi, a parità delle altre dimensioni e di peso, maggior occultabilità e comodità di porto;
  • minore sensazione di rinculo, a parità di calibro, per l’azione ammortizzante della molla di recupero;

[modifica] Difetti

Principali difetti, invece, sono:

  • la maggior complessità costruttiva, che comporta una maggiore usura delle parti e, nei modelli più economici, può dar luogo a malfunzionamenti, guasti e rotture;
  • la necessità di servirsi di entrambe le mani per arretrare il carrello e camerare la prima cartuccia del primo caricatore, a meno che non la si porti col colpo in canna, cosa consigliabile solo se l’arma dispone di adeguati sistemi di sicurezza che bloccano il percussore oltre che il cane e il grilletto;
  • l’impossibilità di sapere subito se il caricatore è pieno o no;
  • la difficoltà di sapere se la camera di cartuccia è vuota o meno;
  • la rumorosità di armamento;
  • l’elevato grado di addestramento necessario per padroneggiarla con sicurezza ed efficienza;
  • la complessità delle operazioni di smontaggio e pulizia;
  • la necessità di utilizzare cartucce di una determinata potenza, sulla quale è stato tarato il cinematismo di sparo: variazioni in meno possono causare inceppamenti o mancato riarmo, variazioni in aumento possono risultare pericolose per l’integrità degli organi meccanici e per il tiratore;
  • i possibili problemi di alimentazione con palle non blindate (a punta molle, dette a piombo nudo) ovvero di forma diversa dall’ogiva tradizionale;
  • la necessità, in caso di inceppamento, di liberare l’unica camera di cartuccia scarrellando nuovamente;
  • la sensibilità alle variazioni climatiche (il freddo intenso può gelare l’olio di lubrificazione) e alle infiltrazioni di sporco.
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