Mostro di Firenze
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Mostro di Firenze è la denominazione sintetica utilizzata dai media italiani per riferirsi all'autore o agli autori di una lunga serie di duplici omicidi avvenuti fra il 1968 e il 1985 intorno al capoluogo toscano. L'inchiesta avviata dalla Procura di Firenze ha portato alla condanna in via definitiva di tre uomini identificati come autori materiali dei delitti, i cosiddetti compagni di merende: Pietro Pacciani, Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Le Procure di Firenze e Perugia sono tuttora impegnate in un'indagine volta ad individuare i mandanti dei duplici omicidi.
[modifica] Gli omicidi e le loro modalità
I gravi reati attribuiti al mostro di Firenze si sono sviluppati nell'arco di almeno un decennio (se si eccettua il delitto del 1968, già giudicato e non incluso dalla condanna a carico del Pacciani), e hanno riguardato (salvo una volta, probabilmente per un errore dell'omicida) giovani coppie accampatesi nella campagna fiorentina in cerca di intimità.
Le costanti della vicenda non sono però limitate alla tipologia delle vittime, ma si estendono ai mezzi usati e alle modalità dei reati, avvenuti nelle medesime circostanze (in luoghi appartati e nelle notti di novilunio), con utilizzo della stessa arma (una pistola Beretta calibro 22 dotata di proiettili Winchester) e con asportazione di parti anatomiche dai cadaveri delle donne uccise.
La mano di un omicida seriale è perciò emersa con chiarezza, salvo per i delitti del lontano 1968. Questi ultimi sono stati ricollegati alla vicenda solo nel 1982, verificando l'identità dei proiettili usati, che presentavano una lettera H incisa sul fondello.
[modifica] I fatti in sintesi
[modifica] L'omicidio di Antonio Lo Bianco e Barbara Locci (1968)
Il duplice omicidio del 22 agosto 1968 non sembra tanto rientrare fra quelli del mostro di Firenze, quanto costituirne un preambolo, intorno al quale però non c'è ancora chiarezza. Le vittime, Antonio Lo Bianco e Barbara Locci, erano amanti. Sorpresi in macchina nella campagna di Signa, intenti in preliminari amorosi, furono uccisi dalla stessa pistola poi utilizzata nei delitti del serial killer. Il caso vide la condanna definitiva del marito della donna, Stefano Mele, reo confesso. Esiste un testimone oculare: Natalino Mele, figlio dei due, che all'epoca aveva sei anni e dormiva sul sedile posteriore dell'auto.
[modifica] L'omicidio di Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini (1974)
Il 15 settembre 1974 avviene il primo duplice omicidio di apparente natura maniacale, in danno di Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini. La coppia, appartata presso il fiume Sieve a Sagginale di Borgo San Lorenzo, viene trucidata a colpi di pistola e pugnalate, con accanimento sul corpo della ragazza particolarmente alla regione pubica e al seno. La donna è trascinata fuori dall'auto. Coltellate sono vibrate anche al cadavere dell'uomo.
[modifica] L'omicidio di Giovanni Foggi e Carmela Di Nuccio (1981)
Il primo dei due duplici omicidi del 1981 viene commesso il 7 giugno nei pressi di Mosciano di Scandicci e causa la morte di Giovanni Foggi e Carmela Di Nuccio. Anche stavolta i mezzi usati sono la pistola e il coltello e c'è accanimento sui cadaveri: soprattutto sulla donna, che viene di nuovo trascinata lontano. Per la prima volta l'omicida ne asporta il pube.
[modifica] L'omicidio di Stefano Baldi e Susanna Cambi (1981)
A soli quattro mesi di distanza dal precedente, interviene il duplice omicidio del 23 ottobre 1981, vittime Stefano Baldi e Susanna Cambi, a Travalle di Calenzano. Perfetta è anche in questo caso l'identità dei mezzi usati. Entrambi i cadaveri sono rinvenuti fuori dall'auto e si rileva l'asportazione del pube della donna da parte dell'omicida.
[modifica] L'omicidio di Paolo Mainardi e Antonella Migliorini (1982)
Il delitto in danno di Paolo Mainardi e Antonella Migliorini, avvenuto il 19 giugno 1982 a Baccaiano di Montespertoli, è anomalo sotto due profili. La coppia viene infatti colpita in un luogo meno isolato dei precedenti, nei pressi di una strada provinciale; e il killer non riesce ad uccidere all'istante, al punto che l'uomo tenta la fuga con l'auto restando però bloccato. La visibilità del luogo costringe l'omicida a scappare e gli impedisce di infierire sui corpi con il coltello. Mainardi muore dopo il trasporto in ospedale.
[modifica] L'omicidio di Horst Meyer e Jens-Uwe Rüsch (1983)
Il 10 settembre 1983 a Giogoli di Scandicci il mostro di Firenze commette un altro omicidio anomalo, ma questa volta per un probabile errore a monte. Le vittime sono infatti due ragazzi tedeschi, Horst Meyer e Jens-Uwe Rüsch, entrambi di sesso maschile. Rüsch porta una lunga capigliatura che, secondo la ricostruzione, ha tratto in inganno l'omicida. Probabilmente per questo non c'è accanimento sui cadaveri.
[modifica] L'omicidio di Claudio Stefanacci e Pia Rontini (1984)
Il caso più famoso, anche per la drammatica battaglia che sarà condotta da Renzo Rontini, padre della ragazza uccisa, è quello del delitto commesso il 29 luglio 1984 nella campagna di Vicchio. L'omicida colpisce Claudio Stefanacci e Pia Rontini, e usa particolare violenza nell'infierire sulla giovane donna, trascinata lontano e mutilata di pube e seno sinistro.
[modifica] L'omicidio di Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot (1985)
L'ultimo duplice delitto avviene nella campagna di San Casciano Val di Pesa l'8 settembre 1985. Le vittime sono due giovani francesi, Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot, accampati in una tenda. L'uomo riesce a fuggire attraverso il bosco ma viene raggiunto dall'omicida, che lo finisce a coltellate. Elemento di anomalia è l'occultamento del cadavere della donna, inteso con tutta probabilità a ritardare la scoperta dei corpi mentre, dopo la rituale escissione, un brandello del seno della ragazza veniva spedito alla Procura di Firenze.
[modifica] La pista esoterica in sintesi
Le indagini sui delitti del mostro e sui compagni di merende hanno condotto recentemente gli inquirenti ad ipotizzare l'esistenza di una sorta di sovrastruttura mandante dei delitti, la cui presenza sarebbe stata desunta da alcune dichiarazioni del teste e imputato Giancarlo Lotti, il quale avrebbe dichiarato che i feticci escissi dai corpi femminili sarebbero stati comprati da personaggi ignoti ed altolocati, nonché da alcuni referti rinvenuti sui luoghi dei delitti, come una piramide di granito colorato di circa quindici centimetri, rinvenuta ad alcuni metri dai corpi esangui di Giovanni Foggi e Carmela Di Nuccio in occasione del delitto del giugno 1981, piramide che secondo alcuni sarebbe un simbolo esoterico, secondo altri un comune fermaporte privo di rilevanza indiziaria. Altri riscontri di supposta simbologia esoterica si sono avuti in occasione dell'ultimo delitto della serie, quello del 1985 a danno dei due turisti francesi; pochi giorni prima di essere assassinati infatti i due si erano accampati sopra Calenzano, ma erano stati invitati ad andarsene da un guardacaccia, in quanto il campeggio libero non era consentito in quella zona. In seguito lo stesso guardacaccia aveva rinvenuto, poco distante dal luogo in cui Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili si erano accampati la prima volta, tre cerchi di pietre, di cui due aperti ed uno chiuso, contenenti bacche, pelli di animali bruciate e croci di legno. Secondo il parere di alcuni specialisti, tali cerchi di pietre potrebbero essere ricondotti a pratiche di tipo esoterico, da collegarsi con le fasi di individuazione, condanna a morte ed esecuzione materiale della coppia.
[modifica] Alcune ipotesi alternative
Non tutti gli inquirenti e i giornalisti che si sono occupati del caso concordano sulla giustezza della sentenza di condanna a carico dei compagni di merende, né sull'ipotesi della pista esoterica oggi considerata - ufficialmente - la via per la verità definitiva. Molti avanzano dubbi in merito al fatto che a commettere i delitti della serie possano essere state tre personalità del tipo dei compagni di merende: l'avvocato penalista Nino Filastò, difensore di Mario Vanni, fa notare come i delitti del mostro necessitassero di una freddezza, lucidità, prestanza fisica e abilità manuale con le armi che difficilmente il Pacciani, il Vanni e il Lotti avrebbero posseduto. Le ipotesi alternative tendono a mettere in luce le ampie e reiterate contraddizioni e inesattezze intrinseche alle dichiarazioni del principale collaboratore Giancarlo Lotti, nonché ad altre incongruenze evidenti relative all'ipotesi della setta satanica. Ad esempio, in occasione del delitto dei due turisti tedeschi, Horst Meyer e Jens Uwe Rüsch, Giancarlo Lotti avrebbe testimoniato di essere stato costretto dal Pacciani a esplodere i sette colpi attraverso la carrozzeria del furgoncino Volkswagen dei due turisti. Risulta che i sette proiettili calibro 22 (di cui furono repertati solo quattro bossoli Winchester serie H) hanno centrato con estrema precisione i corpi dei due turisti, in contrasto con il fatto che Giancarlo Lotti non aveva mai usato un'arma da fuoco prima di quell'occasione. Tra le ipotesi alternative c'è quella di Nino Filastò, esposta nel libro Storia delle merende infami (Maschietto Editore, Firenze, 2005). Secondo l'avvocato fiorentino il mostro di Firenze sarebbe una persona rimasta costantemente a contatto diretto con le autorità giudiziarie, probabilmente un poliziotto o un ex tutore dell'ordine. Difficilmente sarebbe infatti possibile, sempre secondo Filastò, rendere conto di tutta una serie di coincidenze ed eventi inusuali.