Metodo (calcio)
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Il metodo è una tattica del gioco del calcio ideata da Vittorio Pozzo, Commissario tecnico dell'Italia negli anni trenta e quaranta del secolo scorso.
Indice |
[modifica] Storia
[modifica] Dalla piramide al metodo
Fino agli anni Trenta la tattica più diffusa nel calcio era stata la cosiddetta piramide di Cambridge, cioè un 2-3-5 a forma di piramide rovesciata che aveva il suo vertice nel portiere. L'ideazione di questo schema è attribuita alla squadra del noto college britannico, mentre il suo lancio è dovuto ai Blackburn Rovers, che lo applicarono per la prima volta negli anni Novanta dell'Ottocento vincendo cinque coppe d'Inghilterra. Per oltre un trentennio questo modulo conobbe ininterrotta fortuna nelle isole britanniche e, di riflesso, nel mondo intero.
[modifica] Metodo vs. sistema
Negli anni del primo dopoguerra, per evoluzione, dalla piramide ebbero origine simultaneamente il WM, o sistema, praticato dall'Arsenal di Herbert Chapman e il metodo, i cui padri sono comunemente identificati in Vittorio Pozzo e nel suo amico e rivale Hugo Meisl, per venticinque anni allenatore della nazionale austriaca.
Per approfondire, vedi le voci Sistema (calcio) e Hugo Meisl. |
Vittorio Pozzo riteneva che il metodo esaltasse le peculiarità degli italiani, in quanto portava ad un gioco meno fisico rispetto al sistema e, per certi versi, meno accademico, caratterizzato invece da una robusta difesa e rapidi contropiede. Infatti, mentre le squadre "sistemiste" raccoglievano applausi per l'eleganza dei loro giocatori, che costruivano la manovra tessendo una fitta ragnatela di brevi passaggi, le squadre "metodiste" erano più opportuniste e, spesso, concrete. Lanci lunghi che partivano dai difensori o dal centromediano giungevano ai centrocampisti avanzati o alle ali. Questi ultimi, rapidamente, servivano l'attaccante che finalizzava la manovra: in tutto non più di tre o quattro passaggi prima di scoccare a rete.
A favore del metodo parlano le numerose vittorie in campo internazionale ottenute negli anni Trenta dalle squadre che lo praticavano, sia a livello di équipes nazionali, sia a livello di club: basti citare la nazionale italiana, che spadroneggiò letteralmente lungo tutto il decennio, e il Bologna, due volte vincitore della Mitropa Cup, soprannominato (non senza retorica) "la squadra che tremare il mondo fa".
I detrattori di questo modulo ritenevano che fosse meno elastico del coevo sistema e, soprattutto, meno elegante, giacché le squadre inglesi (e quelle mitteleuropee) giocavano con la palla rasoterra facendo mostra di una buona tecnica di palleggio. Oltretutto la maggiore esponente delle squadre sistemiste, l'Inghilterra, non aveva preso parte a nessuna delle competizioni internazionali vinte dall'Italia.
[modifica] Il tramonto del metodo
Quello tra metodisti e sistemisti fu il primo grande dibattito calcistico nel nostro Paese. In Italia, comunque, si fu molto restii ad abbandonare il metodo, che aveva portato i due allori mondiali (1934 e '38), l'oro olimpico (1936) e due coppe internazionali (1930 e 1935) (l'equivalente del Campionato europeo per nazioni).
Come avviene spesso, il sistema entrò in Italia sulla scorta del successo di una singola squadra, il Grande Torino, che spinse i suoi moltissimi ammiratori ad imitarne anche il modulo tattico. Il Torino dal 1945/46 applicò sistematicamente questo modulo, risultando vincitore di quattro scudetti consecutivi.
Il declino del metodo vide, simultaneamente, l'uscita di scena del suo ideatore: Vittorio Pozzo, considerato un allenatore passatista e troppo compromesso con i successi del passato regime fascista si dimise dal suo incarico di CT nel 1948, all'apice del successo del sistema e dopo quasi vent'anni passati sulla panchina della nazionale.
Per approfondire, vedi la voce Vittorio Pozzo. |
[modifica] La tattica
Pozzo e Meisl svilupparono l'idea di uno schieramento con due difensori arretrati e un giocatore centrale posto dinnanzi alla difesa, in mezzo ai due mediani. Questo giocatore, detto appunto centromediano metodista, fungeva da cardine della manovra ed era un vero e proprio antenato del "regista" all'italiana. Rispetto al sistema lo spostamento in avanti del difensore centrale forniva un maggiore sostegno ai mediani. Infine, l'arretramento verso la mediana dei due inside forward, gli "attaccanti interni" della piramide (detti anche "mezze ali") dava origine ad una formazione del tipo 2-3-2-3, o "WW", poiché ripeteva sul campo la forma di queste lettere. In questo modo si creava di fatto una superiorità numerica a centrocampo: la difesa risultava più protetta e i contrattacchi risultavano più rapidi ed efficaci.
Meisl si mostrò propenso ad applicare una versione dinamica del metodo, basata sul frequente scambio di ruolo tra giocatori e sui passaggi rasoterra, dando di fatto origine ad un ibrido con il "sistema". Pozzo rimase invece legato alla versione "pura" della sua tattica, dichiarandosi sempre recisamente contrario all'introduzione dello schema inglese, che egli riteneva troppo impegnativo e dispendioso dal punto di vista atletico, e per questo poco adatto alle caratteristiche ed allo stile degli italiani.
[modifica] Squadre che adottarono questo schema
Ecco una lista di squadre che guadagnarono alcuni successi giocando con il metodo:
- Nazionale italiana: Coppa del mondo 1934 e '38; oro alle olimpiadi 1936; coppa internazionale 1930 e '35;
- Bologna FC: 6 scudetti negli anni Venti e Trenta; due Mitropa cup 1932 e 34;
[modifica] Bibliografia
- Antonio Papa, Guido Panico. Storia sociale del calcio in Italia dai club dei pionieri alla nazione sportiva (1887-1945), Il Mulino, Bologna 1993, ISBN 8815087648.
- Adalberto Bortolotti. Strategie per la vittoria. «I Quaderni speciali di Limes», n.2 - 2005
- Vittorio Pozzo. Campioni del mondo - Quarant'anni di storia del calcio italiano, CEN, Roma, 1968 (2. ed.)
- RSSSF: Dati e statistiche