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Lalla Fadhma n'Soumer - Wikipedia

Lalla Fadhma n'Soumer

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'unica fotografia conosciuta di Lalla Fadhma n'Soumer
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L'unica fotografia conosciuta di Lalla Fadhma n'Soumer

Lalla Fadhma (o Fatma) n'Soumer (Werja, Cabilia 1830 - Béni Slimane 1863) fu una donna che incarnò il movimento di resistenza alla Francia nei primi anni della conquista coloniale dell'Algeria. Per il grande impatto emotivo legato alla sua figura e alle sue gesta, c'è chi l'ha chiamata la Giovanna d'Arco della Cabilia.

Indice

[modifica] Biografia

Sulla vita di Fadhma N Soumer (Lalla è un epiteto di rispetto, riservato a donne di alto lignaggio o venerate come sante) si dispone di informazioni sufficienti per tratteggiarla nelle sue grandi linee, anche se moltissimi dettagli vengono tramandati in modo differente e difficilmente potranno essere chiariti con precisione. Quello che è certo è che nacque nel villaggio cabilo di Werja, da una famiglia marabuttica, intorno al 1830 (Fadhma è la pronuncia berbera del nome arabo Fatima), e che ebbe diversi fratelli e sorelle (4 o 5 secondo le fonti). Il padre, Sidi Ahmed Mohamed, dirigeva la scuola coranica (in berbero timâammert) di Sidi Ahmed u Mezyan nel villaggio vicino di Summer. Le tradizioni raccolte sono concordi nell'affermare che fin da piccola Fadhma mostrò un carattere deciso e tutt'altro che rinunciatario, e una prova sarebbe il fatto che essa avrebbe insistito per frequentare le lezioni di Corano nella scuola del padre, cosa questa del tutto insolita per le bambine.

[modifica] Il matrimonio e la rinuncia

All'età di 16 anni, Fadhma venne data in sposa dai familiari, com'era consuetudine, ad uno zio materno, Yahia N At Ikhoulaf, ma lei, confermando la sua propensione per una vita decisamente controcorrente rispetto agli usi dell'epoca, non volle sottomettersi al matrimonio forzato, e abbandonò ben presto il marito, ritornando ai suoi studi religiosi. Per una donna cabila del XIX secolo era impensabile rifiutare il ruolo di moglie e madre ed aspirare invece ad un ruolo tipicamente maschile come quello di dotto religioso.

Da allora, considerata una tabudalit (donna posseduta dallo Spirito), si diede ad una vita di ascesi e rinunce, immersa nello studio e nella pratica della religione, sempre presso la timâammert di Summer, a capo della quale, dopo la morte del padre, stava il fratello maggiore Si Tahar, anch'egli dotato di grande carisma. Come il padre e i fratelli, Lalla Fadhma era un'adepta della confraternita mistica della Rahmaniya.

Ben presto si diffuse la fama che Lalla Fadhma avesse delle visioni che la mettevano in comunicazione con i santi, e che fosse in grado di predire il futuro. La sua reputazione si diffuse a tal punto che da tutta la Cabilia accorrevano fedeli per consultarla portandole offerte. Essa riceveva i pellegrini in una locale della casa di Summer che esiste tuttora.

A detta di tutti la giovane eremita non era solo pia e saggia, ma anche giovane e di grande bellezza, ed aveva grande cura della propria persona e del proprio abbigliamento, ed era solita adornarsi di ricchi gioielli. Tutto ciò destava grande impressione in chiunque la incontrasse.

Una stampa che ritrae Fadhma N'Soumer in combattimento (l'immagine è di fantasia, perché non sembra che Lalla Fadhma facesse di persona uso di armi)
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Una stampa che ritrae Fadhma N'Soumer in combattimento (l'immagine è di fantasia, perché non sembra che Lalla Fadhma facesse di persona uso di armi)

[modifica] La resistenza all'invasione francese: Bou Baghla

Col passare degli anni, la presenza francese in Algeria (iniziata nel 1830 con lo sbarco presso Algeri) stringeva sempre più d'assedio la Cabilia, la sola regione ancora totalmente indipendente. E con l'accrescersi della pressione francese, si fece sempre più forte la volontà di resistere, e di prepararsi a difendere la propria terra anche a costo di una guerra sanguinosa.

Un evento decisivo per la vita stessa di Lalla Fadma fu l'arrivo in Cabilia, verso il 1849, di un misterioso personaggio, che si faceva chiamare Mohamed ben Abdallah (il nome del Profeta!), ma che è noto per l'epiteto di Bou Baghla con cui veniva solitamente chiamato. Si trattava, probabilmente di un ex luogotenente dell'emiro Abdelkader (sconfitto definitivamente dai Francesi nel 1847), che non volendosi arrendere, si era ritirato nella sola regione ancora non sottomessa, la Cabilia, da cui cominciò una vera e propria guerra (spesso condotta con azioni di guerriglia) contro i Francesi e i loro alleati. Bou Baghla era un combattente valoroso, era molto eloquente in arabo, era profondamente religioso e la leggenda gli attribuisce anche doti di taumaturgo.

Lalla Fadhma fu ben presto attratta dalla forte personalità di Bou Baghla, che compiva spesso visite a Summer per consultare i capi di quella comunità religiosa. E a sua volta il condottiero indomito rimase ammirato da questa donna tanto decisa e tanto determinata a contribuire, per quanto possibile, alla causa della guerra antifrancese. Con i suoi discorsi infiammati essa convinceva sempre più uomini a partire imseblen, volontari pronti al supremo sacrificio, ed ella stessa, insieme ad altre donne, partecipava ai combattimenti, non tanto combattendo con le armi ma procurando vitto, medicamenti, esortazioni e conforto alle forze combattenti.

La tradizione vuole che tra i due nascesse un forte sentimento, premessa ad un possibile matrimonio che questa volta Fadhma avrebbe accettato di buon grado, in quanto unione tra pari, e non imposizione tesa a trasformarla in custode del focolare domestico. In effetti, proprio in quegli anni Bou Baghla divorziò dalla prima moglie (Fatima Bent Sidi Aissa) e rimandò dal suo precedente padrone la schiava che aveva preso come concubina (Halima Bent Messaoud). Ma da parte sua Lalla Fadhma non era libera. Anche se con lo statuto di tamnafeqt ("donna che ha lasciato il marito per tornare alla famiglia di origine", una istituzione tipicamente cabila), esisteva ancora un vincolo matrimoniale che solo la volontà del marito avrebbe potuto recidere. Ed il marito, per quanto sollecitato, si dice, anche con ricche offerte, non volle cedere. L'amore tra i due rimase quindi allo stato platonico, anche se non mancarono pubbliche espressioni di questo sentimento. Si ricorda, ad esempio, l'espressione di pubblica ammirazione ("la tua barba non è fieno!") da lei usata quando nel corso di una battaglia lui rimase ferito ad un braccio.

È comunque certo che Fadhma fu spesso presente di persona a molti dei combattimenti cui prese parte Bou Baghla, in particolare la vittoriosa battaglia di Tachekkirt (18-19 luglio 1854), in cui lo stesso generale Randon sarebbe caduto prigioniero riuscendo poi a fuggire per miracolo.

Il Maresciallo Jacques Louis Randon (1795-1871)
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Il Maresciallo Jacques Louis Randon (1795-1871)

Il 26 dicembre 1854 Bou Baghla venne ucciso, si dice per il tradimento di alcuni suoi alleati, e la resistenza antifrancese si trovò privata di un leader carismatico in grado di guidarla con efficacia. Per questo, nei primi mesi del 1855, in un santuario arroccato sul picco di Azru Nethor (a 1880 m. di altitudine), non lontano dal villaggio natale di Fadhma, si tenne una grande assemblea di combattenti e notabili delle diverse tribù della Cabilia, per decidere il da farsi. La decisione che ne uscì fu quella di affidare il comando delle azioni armate a Lalla Fadhma, assistita dai suoi fratelli.

[modifica] L'ultimo combattimento e la resa

Stanco delle continue azioni armate della resistenza cabila, il generale Randon, da poco nominato Maresciallo di Francia, decise di intraprendere, nella tarda primavera del 1857, quella che i Francesi chiamavano "la pacificazione della Cabilia". Per prendere d'assalto la regione indomita, radunò un esercito di circa 45000 uomini (35000 soldati francesi più alcune migliaia di truppe indigene), divisi in varie colonne per portare un attacco in massa e contemporaneo da tutti i lati. L'offensiva partì il 17 maggio.

La sconfitta contro un esercito così numeroso e con un armamento enormemente più efficiente fu inevitabile per i Cabili, i cui villaggi e le cui tribù caddero una dopo l'altra nel giro di pochi mesi. La prima grande tribù sconfitta fu quella degli At Yiraten, sul cui territorio già il 14 giugno i Francesi cominciavano a costruire un forte (Fort Napoléon, in onore di Napoleone III), avamposto da cui controllare tutta la regione.

Una forte linea di difesa riuscì a respingere con gravi perdite, ma solo provvisoriamente, gli attaccanti a Icherriden (24 giugno: 44 morti e 327 feriti), grazie ad un improvviso attacco a partire da trincee mimetizzate nel terreno. La tradizione vuole che anche Lalla Fadhma fosse presente alla battaglia, ed avesse ordinato ai combattenti di legarsi tra loro con funi perché nessuno fosse tentato di fuggire. In pochi giorni, però, usando anche l'artiglieria, anche queste difese vennero superate e il 28 giugno vi fu la capitolazione di quasi tutte le maggiori tribù (At Yenni, At Wasif, At Boudrar, At Mangellat, ecc.).

Il Colle di Tirourda sotto la neve (1901)
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Il Colle di Tirourda sotto la neve (1901)

Lalla Fadhma rimase tra gli ultimi a resistere, arroccandosi in un villaggio nascosto tra le cime più impervie del Jurjura, a Takhlijt n At Aadsou, nei pressi del colle di Tirourda.

L'11 luglio questo ultimo ridotto della resistenza cabila venne preso d'assalto e conquistato. Le cronache sullo svolgersi degli eventi sono confuse. Si parla di corruzione e di tradimenti, il che è altamente probabile (muoversi senza guide in quelle regioni impervie sarebbe stato estremamente problematico). I resoconti di parte francese accusano lo stesso fratello di Lalla Fadhma, Sidi Tayeb di avere venduto la sua tribù patteggiando in cambio il rispetto del villaggio dove era asserragliata la sorella con le truppe più fedeli. Più probabilmente egli non fece che negoziare una resa, dopo la sconfitta militare. Comunque sia, se anche accordi vi furono, i Francesi non li rispettarono, ed invasero il villaggio, scacciarono con la forza gli uomini e costrinsero Lalla Fadhma ad uscire dalla casa in cui si era rinchiusa insieme alle donne e ai bambini della tribù.

Lalla Fadhma n'Soumer venne così fatta prigioniera insieme a circa duecento donne e bambini, che vennero poi inviati con lei in un campo di detenzione presso la Zaouia di Beni Slimane a Tablat, sotto il controllo di un bachagha (autorità locale) fedele ai Francesi.

Una poesia composta pochi anni dopo recita:

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«\mathfrak{A}malah, ya Faṭma n Summer
    lal emm amzur d elḥenni
ism-is inuda leârac
    yewwi-tt tɣab wer telli
aha-tt di Beni Sliman
    sil a izri d elḥamali»
Collabora a Wikiquote (IT)
«\mathfrak{A}himè, o Fadhma n'Soumer!
    La Signora dalla chioma tinta d'henné
Il suo nome si spande per tutte le tribù
    L'hanno portata via, è scomparsa, non c'è più
Eccola a Beni Sliman
    Colate, o lacrime, a torrenti »
(Da A. Hanoteau, Poésies populaires de la Kabylie du Jurjura, Parigi 1867, p. 132 [trad. di Vermondo Brugnatelli])

Lalla Fadhma n'Soumer morì nel settembre 1863, all'età di soli 33 anni, per motivi non specificati, probabilmente per una malattia contratta nel campo di internamento, in cui le condizioni di vita dovevano essere molto rigide. Non si conosce, infatti, nessuno che ne sia tornato vivo.

[modifica] Lalla Fadhma al giorno d'oggi

A un secolo e mezzo di distanza dalle sue imprese, la fama di Lalla Fadhma è tuttora molto viva e diffusa in tutta l'Algeria, e in particolare nella sua regione natale, la Cabilia. A dimostrazione di ciò, diversi artisti e gruppi musicali hanno composto canzoni a lei dedicate (particolarmente riuscito il brano a lei dedicato dal gruppo Tagrawla). A ricordo di questa donna che si batteva alla pari degli uomini, un'associazione femminista algerina si è data il nome Le figlie di Lalla Fatma N Soummer.

Lalla Fadhma, con la sua immagine di donna che non si arrende, non lascia indifferenti ancor oggi. Lo si deduce dal fatto che quando, nel 1995, venne deciso di trasferire le sue spoglie al cimitero degli eroi di El Alia (Algeri), la data della cerimonia venne taciuta e l'evento annunciato solo a cose fatte. La cosa è stata letta come una dimostrazione dell'imbarazzo delle autorità algerine, responsabili dell'introduzione di un Codice della Famiglia estremamente misogino, le quali avrebbero preferito evitare così di affrontare "spiacevoli" manifestazioni da parte di quelle associazioni femminili che in nome dell'eroina di Summer si battono per i diritti delle donne.

[modifica] Bibliografia

  • Emile Carrey, Récits de Kabylie. Campagne de 1857, Parigi 1858
  • Adolphe Hanoteau, Poésies populaires de la Kabylie du Jurjura, Parigi 1867
  • Tahar Oussedik, Lalla Fadhma n'Summer, Algeri, Laphomic, 1983
  • Boukhalfa Bitam, Fadhma n'Soumer. Une autre lecture du combat de l'illustre fille de Werja, Draa Ben Khedda, Aurassi, 2000

[modifica] Voci correlate

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