Fronte orientale (Prima guerra mondiale)
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Il Fronte orientale fu uno dei teatri della Prima guerra mondiale, localizzato nell'Europa centrale ed orientale.
Rispondendo alle pressanti richieste di aiuto dei francesi, stretti a difesa di Parigi, i russi decisero di attaccare a fine agosto del 1914 lungo il confine con la Germania e l'Austria-Ungheria. Il piano del granduca Nicola, zio dello zar Nicola II e comandante in capo dell'esercito russo, era quello di occupare la Prussia orientale e le fortezze tedesche di Thorn, Posen e Breslavia, per poi avanzare su Berlino.
Tra il 17 e il 22 agosto 1914, la 1a e la 2a Armata russa, al comando dei generali von Rennenkampf e Samsonov, attaccarono nella Prussia orientale, inducendo il comandante dell'VIII Armata tedesca, il generale von Prittwitz a ripiegare dietro il fiume Vistola. Prittwitz, a causa della sua scarsa combattività venne sostituito al comando dai generali Hindenburg e Ludendorff, i quali elaborarono un ambizioso piano per fermare l'avanzata russa, attirando la 2a Armata nemica in una trappola.
Il 26 agosto ebbe inizio la battaglia di Tannenberg, dove le truppe russe furono prima accerchiate e poi sconfitte. Subito dopo subirono un'altra disfatta nella battaglia dei Laghi Masuri e furono respinti oltre la frontiera, svanendo così la minaccia su Berlino.
I russi ottennero però una vittoria contro gli austriaci a Leopoli, riequilibrando così le sorti del conflitto. Dopo lo stallo dell'inverno 1914-1915, lo Stato Maggiore austriaco, desideroso di riconquistare Leopoli, scatenò insieme ai tedeschi l'offensiva di Galizia nel maggio 1915; il successo fu straordinario: nelle due battaglie di Gorlice e di Tarnow in poche ore i tedeschi e gli austriaci catturarono 17.000 prigionieri. L'offensiva terminò il 14 maggio 1915: gli austro-tedeschi avevano riconquistato la Galizia, mutando la situazione strategica a favore degli Imperi Centrali.
Nel 1916, allo scopo di allegerire la pressione austriaca sul fronte italiano, il nuovo comandante russo, il generale Aleksej Brusilov, lanciò un'offensiva che portò l'esercito russo a riconquistare la Galizia. Tuttavia, la conquista tedesca della Polonia e l'aria di rivoluzione che iniziava a circolare in Russia vanificarono questo risultato. Nel marzo 1917 scoppiò a San Pietroburgo la rivoluzione di febbraio, che portò all'abdicazione dello zar Nicola, il fronte si era ormai stabilizzato su una linea che andava dalla Lettonia al confine austriaco. Il nuovo governo russo, presieduto da Kerenskij, decise di scatenare un'ulteriore offensiva in Galizia, che però si risolse in un disastro.
Nell'ottobre 1917 scoppiò la rivoluzione d'ottobre ed il nuovo governo bolscevico, presieduto da Lenin, firmò il 3 marzo 1918 il trattato di Brest-Litovsk, con cui la Russia uscì dal conflitto e si conclusero le ostilità sul fronte orientale.
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