Federico Bencovich
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Federico Bencovich (Dalmazia, 1677 – Gorizia, 8 luglio 1753) fu un pittore italiano.
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[modifica] Biografia
Nato in Dalmazia e detto anche, dal nome, Fedrighetto, sarebbe giunto giovanissimo a Venezia a studiare pittura, passando verso il 1695 nella bottega di Carlo Cignani a Bologna e poi in quella di Giuseppe Maria Crespi. È del 1707 la prima opera documentata, la Giunone, in una sala di Palazzo Orselli Foschi a Forlì.
Conosce, nella bottega del Crespi, Giovanni Battista Piazzetta e torna verso il 1710 a Venezia, facendo amicizia con Rosalba Carriera. Intorno al 1715 riceve la commissione dal principe Franz Lothar von Schönborn, vescovo di Bamberg, di quattro dipinti per la sua residenza di Pommersfelden, dei quali si ricordano un perduto Apollo e Marsia e un Sacrificio d’Isacco, attualmente conservato nella Galleria Strossmayer di Zagabria e datato al 1720.
É documentato a Vienna, poi a Verona e nel 1724 a Milano. Del 1726 circa è una delle sue opere maggiori, il Beato Pietro Gambacorta, nella chiesa veneziana di San Sebastiano, ma le sue opere non sono apprezzate dai committenti e dai pittori di Venezia e Bencovich si reca nel 1730 a Vienna, dove è ben considerato tanto da ottenere la nomina, nel 1734, di pittore di corte dal principe Friedrich Karl von Schönborn. Dipinge due tele per la Cappella della Residenza del principe a Würzburg, l’Assunzione di Maria e La caduta degli angeli ribelli, rimpiazzate pochi anni dopo da opere di Giovanni Battista Tiepolo e poi andate perdute, e nel 1735, ancora per la stessa Residenza, il Mosè e Aronne davanti al Faraone, Il sacrificio di Jefte, andate distrutte durante la seconda guerra mondiale, e Il giudizio di Salomone.
Dal 1735 al 1740 opera anche in Italia, come mostra la sua pala della Deposizione nella parrocchiale di Borgo San Giacomo. Lasciato l’incarico di Vienna nel 1743, e ormai emarginato, visse l’ultimo decennio della sua vita nel Palazzo del conte di Attems a Gorizia.
[modifica] Valutazione critica
Lo sviluppo artistico del Bencovich parte dall’influsso di Carlo Cignani e di Giuseppe Maria Crespi, cosicché nella sua pittura si trova un poco dell’accademismo del Cignani e un poco del naturalismo crespiano; importante fu per lui anche la conoscenza delle opere di Giovanni Battista Piazzetta, fra i quali intercorsero del resto reciproci influssi.
Nello sviluppo della sua pittura, il Pallucchini individua due fasi, una prima fase mistica, con tonalità drammatiche – i dipinti di Pommersfelden e di San Sebastiano a Venezia – e una seconda di contrasti morbidi ed espressioni figurative attenuate in sfondi spaziali articolati, come nei dipinti di Würzburg.
In realtà, a parte le prime opere cignanesche, come la Giunone, la Madonna e santi di Bergantino e la Fuga in Egitto di Tomo, non vi sono fasi nettamente distinte nella sua pittura; caratteristica è la sua vena espressionistica, che si afferma nel secondo decennio del secolo e agirà tanto sul Piazzetta, come si osserva nella Adorazione dei Magi di Stoccarda, dominata dall’imponente figura di un mago, rappresentato manieristicamente in tinte fredde, che sembra impegnato in una drammatica recita davanti a un Bambino memore, invece, della composta lezione del Cignani. Analoga è la tensione allucinata del Sacrificio di Ifigenia, nel Castello di Pommersfelden, ove davanti a un’Ifigenia accademica e in piena luce, si agitano figure immerse in ombre profonde e luci radenti disposte a diagonali fortemente scorciate in cui le masse sembrano quasi deformate.
Appartiene a questa corrente tanto Il beato Pietro Gambacorta di Venezia, del 1726, di un patetismo allucinato e sfatto, che la Deposizione di Borgo San Giacomo, del 1735 circa.
Dei perduti Sacrificio di Jefte e Mosè e Aronne davanti al Faraone, si è invece parlato di un linguaggio più classicamente composto che non può però reggere il confronto con l’emergente esuberanza del Tiepolo, tanto le due tele furono presto sostituite con opere del pittore veneziano e così il Bencovich torna a violenti effetti luministici e a riferimenti al Magnasco nei due piccoli dipinti conservati nel Museo Brukenthal di Sibiu.
Il critico Roberto Longhi, fingendosi, in uno scritto, un corrispondente del primo Ottocento dell’abate Luigi Lanzi, autore d’una storica Storia della pittura italiana, così scrive del nostro pittore: “Qui a Pommersfelden vi ha un suo Agar con Ismaele svenuto per languidezza, di condotta sì originale che rapisce, e pareggia, se prima non l’eccede per eleganza e fuoco, il medesimo Piazzetta…un Martirio d’Ifigenia è spettacolo anche più fiero. Né so dove quell’assunto sia stato ricerco od espresso in modo più compendioso e che, per parere avventato, soltanto cela un’erudizione, una profondità d’idee che stupisce ed incanta. Questo Federigo, ch’io tengo fermamente per uno degl’ingegni più vasti dell’ultimo secolo in Venezia, riconoscesi per un cacciar d’ombre acutissime, opposte, direi velocemente, ad altrettante luci di stesso vigore, di stessa piazza; le tinte, ridotte a pochissime salvo alcuni azzurri e tané, risultandone una macchia, una cromatica, di stupore fin oggi non visto.”
Il Bencovich, creatore di uno stile, drammatico, tormentato e a volte bizzaro, resta tra i maggiori esponenti della pittura settecentesca del nord Italia e dell’Europa centrale e ha avuto il merito di aver dato, attraverso le sue opere viennesi, un forte impulso all’avvio della pittura rococò austriaca e bavarese, rappresentata soprattutto da Paul Troger e Franz Anton Maulbertsch.
[modifica] Opere
- Bergantino, parrocchiale, Madonna del Carmine, ca 1710, attribuita anche a G. C. Crespi
- Berlino, Staatliche Museen, Madonna e santi, 1730 – 1735
- Bologna, Pinacoteca Nazionale, Il beato Pietro Gambacorta, incisione, ca 1728
- Borgo San Giacomo, Verolanuova, Brescia, chiesa del Castello: Deposizione, ca 1735
- Crema, chiesa della SS. Trinità: Estasi di S. Francesco da Paola, 1724
- Madone, Bergamo, parrocchiale, Agar nel deserto; Sacrificio d’Isacco, ca 1718
- Monaco di Baviera, Pinacoteca, Ercole e Onfale, ca 1725
- Pommersfelden, Castello Weißenstein, Agar e Ismaele nel deserto; Il sacrificio di Ifigenia, ca 1715.
- Senonches, Francia, parrocchiale, Crocefissione di Sant’Andrea e Santi, ca 1725
- Sibiu, Romania, Museo Brukenthal, San Pietro guarisce un malato; Socrate incitato a evadere dal carcere, olii, ca 1740
- Stoccarda, Staats-Galerie, Adorazione dei Magi, ca 1725
- Tomo, Feltre, parrocchiale, Fuga in Egitto, ca 1709
- Venezia, chiesa di S. Sebastiano: Il beato Pietro Gambacorta, ca 1726
- Venezia, Gallerie dell’Accademia, Autoritratto, ca 1735
- Venezia, Museo Correr, Fuga in Egitto, disegno, ca 1720
- Vienna, Albertina: Partenza per l’Egitto, Riposo durante la fuga in Egitto, ca 1745; disegni: San Francesco da Paola; Estasi di San Francesco d’Assisi; Morte di San Benedetto
[modifica] Bibliografia
- Roberto Longhi, Un ignoto corrispondente del Lanzi sulla Galleria di Pommersfelden, in «Paragone», III, 1950.
- Rodolfo Pallucchini, La pittura veneta, Milano, 1995.