Fado (Mele)
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Fado | |||
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Stato: | Italia | ||
Regione: | Liguria | ||
Provincia: | Genova | ||
Comune: | Mele | ||
Coordinate: |
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Altitudine: | 341 m s.l.m. | ||
Abitanti: |
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Fado, o come più comunemente chiamata dai suoi abitanti il Fado, è una frazione del comune di Mele in provincia di Genova, formata da alcuni nuclei di abitazioni sparse lungo la strada statale 456 del Passo del Turchino.
L'origine etimologica del nome Fado è incerta: Giulio Miscosi (Genova antica e dintorni) gli attribuisce il significato di conifera produttrice di pece, altri propendono per una derivazione addirittura dalla lingua portoghese, altri ancora dal nome latino del faggio (fagus silvatica).
Indice |
[modifica] Le origini
All'inizio del 1800 c'erano poche cascine abitate da contadini, verso la metà del 1800 però quando scoppiò la peste anche le poche cascine abitate furono abbandonate. Superata l'ondata di peste, all'inizio della seconda metà del 1800 alcuni contadini di Masone si trasferirono al Fado dove occuparono le cascine disabitate. Ciò è verificabile dalla chiara origine masonese dei loro cognomi (PASTORINO, OTTONELLO). Queste famiglie erano molto numerose, più precisamente si trattava di sette famiglie di contadini così collocate:
- 4 ai Pattoni
- 2 alla Loa
- 1 alla Teglie
[modifica] La chiesa
Il centro vitale della frazione è in località Magenta, dove sorge la chiesetta di San Giacomo Maggiore, eretta a partire dal 1876, su terreno dell'avvocato Viacava di Voltri. Questo ed altri terreni di proprietà della famiglia Viacava furono in seguito acquistati dal cavalier Emilio Bruzzone, industriale degli zuccheri, il quale molto fece a favore del Fado e della sua chiesetta. L'architetto Riccardo Haupt, nel 1921, fu incaricato di ristrutturare la chiesetta, e lo fece in stile alpino, lo stesso che si riscontra nelle belle ville da lui costruite nei dintorni per la villeggiatura della famiglia del cavalier Bruzzone. La prima cappella, eretta in località Gambadino, risale al 1743 e venne costruita con il contributo, tra gli altri, degli abitanti del luogo. Questo fa supporre che all'epoca la zona fosse sufficientemente popolata da richiedere la costruzione di una cappella per il culto, senza dover dipendere dalla parrocchia di Mele. La chiesa attuale risale agli anni tra il 1876 e il 1882, mentre bisogna attendere il 1947 per avere notizie del Cristo ligneo e della futura Confraternita.
Il salone della chiesa è stato realizzato grazie al ricavato di un gruppo di ragazzi e ragazze che avevano aderito all'azione cattolica e che avevano formato una compagnia teatrale che spesso si esibiva sia a Mele, che al Fado, che a Masone. Il Cristo ligneo invece è stato costruito con la donazione degli abitanti del Fado,soprattutto con la donazione di Giacomo Dagnino, bisnonno della Serena, il quale ha donato un sacchetto di monete d'argento dopo la fine della guerra. Il Cristo è stato ristrutturato nel 1977 proprio dalla Confraternita che il 25 luglio 1977 viene ufficialmente fondata. Negli anni seguenti la Confraternita svolgerà la sua attività che non si limiterà alle processioni e alle feste ma comprenderà anche atti di solidarietà verso i confratelli più bisognosi. Ricordiamo le parole di Vito Elio Petrucci: ”L'ommo o l'a beseugno di atri ommi anche pe trovà e stradde do Segnò. Co e Confraternite a gente a diventa tramma e ordio da vitta de cittae e di pàisi”. Nel 1997, dopo alterne vicende, si decide di dare nuovo incremento alla Confraternita e alla festa di San Giacomo: si stabiliscono lavori e rifacimenti vari e con il contributo del Parroco e le offerte dei fedeli viene acquistata una nuova statua lignea di S Giacomo. Così si festeggia degnamente il cinquantesimo di sacerdozio di don Casarsa nel 1998. I prossimi anni vedranno sicuramente la Confraternita crescere ancora grazie alle nuove leve che hanno compreso che queste non sono solo tradizioni, ma incarnano l'anima e la forza materiale e morale dell'uomo genovese e non solo; hanno compreso che i Cristi per vivere e far vivere la fratellanza devono uscire dagli Oratori ed essere portati orgogliosamente in giro col “crocco”.
[modifica] L'economia
Le sette famiglie trasferitesi da Masone (GE), inizialmente vivevano di agricoltura (di sussistenza); coltivavano soprattutto grano e patate ma le rendite erano basse per la conformazione del territorio. L'allevamento era a livello familiare (3 mucche per famiglia). I contadini per sopravvivere erano quindi costretti ad allontanarsi da casa, ad esempio, andavano a tagliare e raccogliere l'erba per il loro bestiame al Dente. Gli alimenti principali erano: castagne, riso e latte. Ecco perché ogni famiglia possedeva un essiccatoio di castagne. Le castagne venivano raccolte insieme con le foglie durante l'autunno e venivano trasportate in un particolare grembiule con tasche molto ampie; poi le foglie venivano utilizzate per le lettiere degli animali. Come ricorda il sac. Pareto nelle sue memorie, molti mulini sorgevano lungo il corso del Gorsexio, ma vennero poi trasformati ad altro uso.
[modifica] Il turismo
A partire dall'inizio del '900 il Fado è diventato anche meta di villeggiatura; infatti a questi anni risalgono la costruzione delle villette che si trovano lungo il corso della strada. Queste erano in possesso delle ricche famiglie genovesi del tempo che trascorrevano lì l'estate. Durante la Seconda Guerra Mondiale però le ville furono abitate tutto l'anno per i pericoli della guerra: il Fado infatti si trovava in una posizione favorevole e facilmente raggiungibile dal momento che esisteva già la stazione ferroviaria. Con la fine della guerra iniziò a popolarsi in quanto una parte degli sfollati decise di rimanere in questo borgo. Fino alla Seconda Guerra Mondiale era presente sia l'asilo che le prime tre classi della scuola elementare gestita dalle suore. Dopo la guerra fu costruita una nuova struttura vicino alla chiesa dove era presente la scuola elementare fino alla quinta. La costruzione dell'autostrada (A26) ha migliorato poi le condizioni economiche degli abitanti.
[modifica] La guerra
Inizialmente la zona era controllata dai bersaglieri a cui subentrarono i tedeschi che minarono la galleria del Passo del Turchino, il ponte delle “teggie” e le zone vicine al cotonificio. Nacquero però anche movimenti di resistenza formati dai ragazzi del luogo che uccisero anche un soldato tedesco in villa Costalta al tempo occupata dai tedeschi. Fortunatamente il cadavere, ben nascosto dai partigiani, non fu mai trovato; infatti i tedeschi avevano minacciato di incendiare il Fado se avessero trovato il cadavere. Anche grazie all'intermediazione del parroco Don Giacinto Parodi il Fado si salvò e gli abitanti decisero così di fare un voto costruendo una statua per la Vergine.
[modifica] Le feste
Oltre alla festa patronale di San Giacomo a settembre c'era la fiera del bestiame che si svolgeva sul sagrato della chiesa: durante la fiera veniva fatta un'asta il cui ricavato era donato al parroco Don Giacinto Parodi per la sua sopravvivenza. La fiera fu però sospesa nel periodo della guerra.
[modifica] L'attività
Dal Fado passa l'antica strada del sale che collega Voltri al Piemonte; proprio nella località dei “mustasci” si trovano i resti di una stazione di posta dove venivano cambiati i cavalli e dove c'era un allevamento di mucche: “la vaccheria”. Il Fado godeva anche di un cotonificio; i primi proprietari furono i Barbarossa e la fabbrica rimase in funzione fino al 1950 - 1955. Producevano filati, bobine trasportate a Genova con i carri. I Barbarossa donarono anche l'altare in marmo della chiesa. Gli ultimi proprietari furono i Lombardo che possedevano altri due stabilimenti a Campo Ligure e ad Arenzano, dove tessevano il filato e completavano la lavorazione.
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