Estia
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Estia, nella mitologia greca, era la dea del fuoco che arde in ogni focolare rotondo.
Esiodo la indica come figlia primogenita di Crono e di Rea, la più anziana nella prima generazione degli dèi dell’Olimpo. Suoi fratelli e sorelle, in ordine di nascita, sono: Demetra, Era, Ade, Poseidone e Zeus.
Estia è la meno conosciuta fra le divinità più importanti dell’antica Grecia. Era tuttavia tenuta in grande onore, veniva invocata e riceveva le offerte migliori in ogni sacrificio che i mortali presentavano agli dèi.
Fece voto di castità,non perché non fosse bella; infatti sia Poseidone sia Apollo chiesero la sua mano a Zeus che però,data la decisione della sorella di restare vergine ed evitando così un possibile concorrente al trono,respinse le loro proposte. Persino il dio Priapo che tentò di farle violenza non ci riuscì perché il raglio di un asino svegliò la dea che dormiva dopo un banchetto con gli altri dei che lo costrinsero a darsi alla fuga. Insieme alla sua equivalente divinità romana, Vesta, non era nota per i miti e le rappresentazioni che la riguardavano, e fu raramente rappresentata da pittori e scultori con sembianze umane, in quanto non aveva un aspetto esteriore caratteristico: la sua importanza stava nei rituali simbolizzati dal fuoco.
Suo simbolo era il cerchio e la sua presenza era avvertita nella fiamma viva posta nel focolare rotondo al centro della casa e nel braciere circolare nel tempio di ogni divinità.
Ogni città, nell’edificio principale, aveva un braciere comune, il pritaneo, dove ardeva il fuoco sacro di Estia, che non doveva spegnersi mai. Poiché le città erano considerate un allargamento del nucleo familiare, era adorata anche come protettrice di tutte le città greche.
Nelle famiglie, il fuoco di Estia provvedeva a riscaldare la casa e a cuocere i cibi.
Il neonato diventava membro della famiglia dopo cinque giorni dalla nascita, con un rito in cui il padre lo portava camminando attorno al focolare.
La novella sposa portava il fuoco preso dal braciere della famiglia di origine nella sua nuova casa, che solo così veniva consacrata.
I coloni che lasciavano la Grecia, portavano con sé una torcia accesa al pritaneo della loro città natale, il cui fuoco sarebbe servito a consacrare ogni nuovo tempio ed edificio. Un rito che sopravvive anche nelle Olimpiadi moderne.
Estia provvedeva il luogo dove sia la famiglia che la comunità si riunivano insieme: il luogo dove si ricevevano gli ospiti, il luogo dove fare ritorno a casa, un rifugio per i supplici. La dea e il fuoco erano una cosa sola e formavano il punto di congiunzione e il sentimento della comunità, sia familiare che civile.
- Per lungo tempo credetti stoltamente che ci fossero statue di Vesta,
- ma poi appresi che sotto la curva cupola non ci sono affatto statue.
- Un fuoco sempre vivo si cela in quel tempio
- e Vesta non ha nessuna effige, come non ne ha neppure il fuoco.
- (Ovidio, Fasti, V, 255-258)
Dodekatheon
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