Democrazia Cristiana (nuova)
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Democrazia Cristiana | |
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Partito politico italiano | |
Leader | Giuseppe Pizza |
Fondazione | riconosciuta nel novembre 2006 |
Sede | Piazza del Gesù, 46 Roma |
Coalizione | L'Unione |
Ideologia | Cristianesimo democratico, centrismo |
In Parlamento | non ha rappresentanti |
Partito europeo | nessuno |
Organo ufficiale | Per l'Azione |
Sito internet | www.democraziacristiana.org |
Con il nome di Democrazia Cristiana è nota una formazione politica italiana che, sin dallo scioglimento della Democrazia Cristiana storica, ha continuato a rivendicarne il nome e il simbolo raffigurante lo Scudo Crociato. La sua legittimità è stata stabilita da una sentenza della Magistratura a novembre 2006, nella quale si sostiene che la DC, in realtà, giuridicamente non sia stata mai sciolta, perché una tale deliberazione non è mai stata assunta dal Congresso nazionale del partito, che invece era l'organo deputato a questo compito.
La nuova DC affonda le sue origini nei nuclei di Rinascita della Democrazia Cristiana portati avanti da Flaminio Piccoli e Giuseppe Alessi. Quest'ultimo fu, peraltro, l'ideatore del simbolo dello Scudo Crociato con la scritta "Libertas" che venne poi utilizzato storicamente dal partito guidato da Alcide De Gasperi.
Il Segretario Nazionale è Giuseppe Pizza, mentre l'ultra-centenario Giuseppe Alessi ne è Presidente.
La DC aderisce alla coalizione del centro-sinistra italiano, L'Unione, pur sostenendo la necessità della nascita di un polo autonomo di centro.
Indice |
[modifica] Storia
[modifica] Le origini: la Rinascita della DC
Nel 1994, coinvolta bruscamente negli scandali di Tangentopoli, la Democrazia Cristiana fronteggia un profondo periodo di crisi, anche alla luce dei mutamenti sociali e politici che interessano la vita pubblica italiana: il calo di fiducia dei cittadini nei confronti dei partiti, la scomparsa dei punti di riferimento tradizionali, la nascita di forze politiche nuove, il cambiamento della legge elettorale in senso maggioritario, la spinta verso il bipolarismo.
Così, il segretario in carica Mino Martinazzoli si fa promotore di una linea politica di rinnovo, proponendo, e trovando in questo larga maggioranza nei militanti, di dichiarare conclusa l’esperienza della DC (a distanza di mezzo secolo dalla sua nascita) e di dare vita ad un nuovo partito che si ispirasse ai valori del popolarismo professati originariamente da don Luigi Sturzo e dallo stesso De Gasperi.
Sulla base di questa proposta nasce il Partito Popolare Italiano, che in un primo momento tenta di creare un polo centrista e successivamente, in seguito ai negativi risultati elettorali, si aggrega al Partito Democratico della Sinistra costituendo una coalizione di centrosinistra.
La decisione di sciogliere la DC e di trasformarla in un soggetto politico nuovo, però, non è condivisa da alcuni esponenti del partito, tra cui Flaminio Piccoli ed altri notabili democristiani come Giuseppe Alessi, che sostenevano la necessità di proseguire nell’esperienza della Balena Bianca e dello Scudo Crociato.
I primi tentativi di riorganizzazione, dopo una fase di osservazione su ciò che andava accadendo nella politica italiana e nei suoi nascenti schieramenti, trovano concretezza solo nel 1997 quando Piccoli fonda il movimento per la Rinascita della Democrazia Cristiana, intentando una requisitoria anche sul piano legale circa la presunta illegittimità dello scioglimento della DC, in quando la decisione di scioglimento del partito rientrava tra le prerogative del Congresso che, nella fattispecie, invece, non era stato convocato.
Tenendo sempre fissa la sua battaglia per la rinascita di un soggetto politico che porti il nome di “Democrazia Cristiana”, il movimento di Piccoli si organizza territorialmente e comincia a presentare proprie liste alle elezioni amministrative a partire dal 1998: i risultati più rappresentativi vengono conseguiti al Comune di Isernia (9,8% di consensi) ed alle provinciali nella Regione Siciliana ottenendo, in media, il 2,5%.
Il partito, tuttavia, è alle prese con ovvi problemi ad utilizzare ufficialmente il nome della DC. Per questa ragione, vengono creati simboli analoghi a quello dello Scudo Crociato (che, intanto, era stato trasferito di proprietà dal PPI al CDU di Rocco Buttiglione) con all’interno acronimi del tipo "pDC", "DC - Da sempre Ci siamo", eccetera.
[modifica] Dopo Piccoli: Alessi, Sandri e Pizza
In seguito alla morte di Piccoli, il già piccolo movimento si divide in vari e irrintracciabili tronconi, ciascuno dei quali tenta di portare avanti la causa della rinascita della DC: tra di essi, a richiamarsi esplicitamente all’iniziativa politica di Piccoli rimane Giuseppe Alessi che, insieme a Giuseppe Pizza e Angelo Sandri, fonda un movimento politico denominato “Democrazia Cristiana”, che continua a celebrare i congressi nell’ordine numerale della storica DC, professandosi come l’unico vero erede legittimo.
Alessi guida il partito nella fase iniziale mentre, a giugno del 2002, il titolo di segretario passa a Sandri. A dicembre del 2003 si svolge il XIX congresso che, invece, elegge Pizza segretario politico, mentre Sandri diventa segretario organizzativo.
[modifica] La rottura Pizza-Sandri
Sotto la guida del segretario Giuseppe Pizza, la DC si presenta alle elezioni europee del 2004 attuando una linea politica di polemica col centrodestra – nel frattempo al Governo – e in particolare con l’UDC, attuale detentore dello Scudo Crociato.
Il partito, sempre impossibilitato dal fare riferimento alle insegne storiche, si presenta con il simbolo di Paese Nuovo: una bandiera bianca situata su uno scudo rosso. Non presente, tra l’altro, in maniera omogenea sul territorio nazionale (per difficoltà nella raccolta delle firme necessarie alla presentazione), il risultato è, come prevedibile, negativo: solo poche migliaia di voti in tutta Italia, con una percentuale inferiore allo 0,2% dei voti.
Su questo episodio si consuma una drastica rottura, da parte di Angelo Sandri, rispetto alla linea del partito: Sandri giudica sbagliata la scelta effettuata dal segretario Pizza nella presentazione alle Europee, dimostrata – a suo dire – dagli esiti elettorali, e contesta la scelta di una linea politica di progressivo avvicinamento al centrosinistra che infatti la dirigenza vuole intraprendere.
A luglio del 2004, un mese dopo le elezioni, Sandri viene espulso dal partito per aver compiuto e continuato a compiere gravi violazioni dei doveri morali e politici e fonda un nuovo piccolo soggetto denominato Democrazia Cristiana - Scudo Crociato - Libertas.
[modifica] La scelta di campo con il centro-sinistra
Le elezioni politiche del 2006, nell’ottica della nuova legge elettorale che spinge all’aggregazione e al bipolarismo, la DC deve fare una scelta di campo e, coerentemente con la linea avanzata a suo tempo dal segretario Pizza, sceglie di aderire all’Unione, la coalizione di centro-sinistra guidata da Romano Prodi, che poi vincerà le elezioni.
Il partito si presenta in una lista unitaria con la Lista Consumatori e il movimento “Doveri Civici”, ricevendo anche l’appoggio del Partito Democratico Meridionale di Agazio Loiero e del Partito Democratico Cristiano di Gianni Prandini: la lista si presenta nella competizione per la Camera e per il Senato ma non in tutte le circoscrizioni, a causa dei problemi di raccolta delle firme.
Tale lista unitaria ottiene risultati significativi solo in Calabria, per il considerevole apporto del PDM, dove supera il 5% e riesce ad eleggere un senatore, Pietro Fuda, esponente, appunto, del PDM.
Nel frattempo, la componente che fa capo a Sandri si presenta nel centro-destra, schierando alcuni candidati indipendenti nelle liste dell’UDC, ma senza alcun successo.
[modifica] Gli obiettivi di riunificazione
In seguito alle elezioni politiche e alla luce del comune impegno a favore del “No” al referendum sulla riforma costituzionale varata dal centrodestra, il gruppo di Sandri si riavvicina alla DC di Pizza, evidenziando la necessità di creare un’alternativa centrista.
Le due DC celebrano il loro accordo a giugno del 2006, dopo un incontro nella storica sede di Piazza del Gesù, deliberando la costituzione di una commissione paritetica per elaborare una piattaforma politica comune, per individuare un regolamento condiviso, dare avvio a un tesseramento comune e arrivare, entro il 2006, a un congresso unitario. I due soggetti, inoltre, decidono di considerarsi "un unico soggetto politico" di fronte alle pendenze giudiziarie sulla tutela del nome e del simbolo della DC.
In un primo momento, dunque, si stabilisce un duumvirato nella guida del partito tra Pizza e Sandri. L’accordo, tuttavia, svanisce a novembre del 2006, quando si verifica l’episodio-culmine per la DC: il suo riconoscimento quale legittima erede, a livello politico ed anche sul piano patrimoniale, della DC storica.
[modifica] La sentenza storica
Si tratta della sentenza n. 19381 del 2006, che condanna l’originario CDU di Buttiglione (oggi UDC) a cessare ogni molestia nei confronti dell’attore (la DC di Pizza, ndr) in ordine all’uso in qualunque sede del nome “Democrazia Cristiana” e del simbolo costituito da uno Scudo Crociato con la scritta Libertas.
Nella sentenza si ordina altresì l’estromissione dal riconoscimento giuridico del Partito della Democrazia Cristiana (quello di Angelo Sandri). Forte di tale riconoscimento, la DC di Pizza supera le esigenze di unità e riprende un atteggiamento di scontro, reciproco, con Sandri, che rimane ufficialmente fuori dal soggetto politico dotato di riconoscimento giuridico quale prosecuzione della DC storica.
[modifica] Il XX congresso
Il XX congresso si svolge il 18 e 19 novembre 2006 a Roma, con la partecipazione di centinaia di delegati che rieleggono Giuseppe Pizza alla carica di segretario. Alla convention partecipano, tra l’altro, il Presidente del Consiglio Romano Prodi, il Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, Sandro Bondi di Forza Italia e Ignazio La Russa di Alleanza Nazionale, accanto a figure della tradizione democristiana oggi disseminate in vari soggetti politici, Emilio Colombo, Enzo Scotti, Clelio Darida, Publio Fiori, Leoluca Orlando.
Tema centrale del congresso è il rilancio della DC, che da questo momento può utilizzare i simboli e le insegne che appartengono alla storia, e le sue prospettive future. Il segretario Pizza coglie l’occasione per parlare del vero e proprio ritorno di "un partito grande, libero e forte", rimarcando il contributo determinante della DC per la vittoria del centrosinistra alle elezioni politiche.
Il congresso, peraltro, ha confermato la collocazione nella coalizione di centrosinistra, anche se Pizza ha rimarcato che “l’adesione al Governo non è priva di critiche: quel che temiamo è lo schiacciamento sulle posizioni della sinistra radicale”. Ma ha lasciato aperte le prospettive di un nuovo Centro, lanciando la disponibilità del partito ad utilizzare il simbolo della DC come simbolo per una lista unica di partiti centristi e neo-democristiani in occasione delle prossime elezioni europee.
[modifica] L'ipotesi di una Federazione Democristiana
Il 30 novembre 2006 il segretario Pizza, forte della sentenza che assegna a lui nome e simbolo della storica Dc, sottoscrive con altri esponenti ex-dc un patto per la costituzione di una Federazione Democristiana tra piccoli movimenti neo-democristiani. L'accordo coinvolge:
- la Democrazia Cristiana di Giuseppe Pizza;
- il Partito della Democrazia Cristiana di Angelo Sandri;
- il Partito Democratico Cristiano di Gianni Prandini;
- Rifondazione DC di Publio Fiori;
- i Popolari-Udeur di Clemente Mastella;
- l' Italia di Mezzo di Marco Follini.
La prospettiva comune è quella di rifondare la DC al centro dello schieramento politico.
[modifica] Collegamenti esterni
- Il testo integrale della sentenza di riconoscimento della DC (formato PDF)
- Democrazia Cristiana - Regione Sicilia