Chiese di Cervia
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La città di Cervia ha numerose chiese anche se in un territorio limitato, ognuna con un'identità storica, artistica e di tradizione. Queste chiese non sono solo edifici, ma anche centri di comunità parrocchiali che diedero luogo in passato a forme di solidarietà e di difesa di valori irrinunciabili per l'uomo di ogni tempo.
[modifica] La chiesa di Santa Maria Assunta (Cattedrale)
La costruzione della cattedrale cominciò nel 1699 e fu terminata nel 1702, ad un paio di anni dall'inizio dell'edificazione della nuova città di Cervia. Fu l'allora vescovo Francesco Riccamonti a porre la prima pietra, dedicandola a Santa Maria Assunta e la prima messa fu celebrata l'8 giugno del 1702.
Si nota subito la mancanza di assialità con il Palazzo Comunale e la terza porta della città che la fronteggiano, e anche la facciata della chiesa è rimasta incompleta.
Di scuola romana, la chiesa è ad asse longitudinale con pianta a croce latina, navata centrale larga e breve, marcata da tre campate a dare luogo a sei Cappelle laterali, tre per parte. La pare superiore è delimitata da un soffitto con volte a botte ed arcate a tutto sesto mentre il presbiterio o altare, rialzato e separato dall'aula da una balaustra marmorea, si presenta di forma rettangolare, della stessa ampiezza della navata centrale. Gli altari, compreso il maggiore, sono in totale cinque, dedicati rispettivamente al S.S. Sacramento con il quadro della Madonna Assunta di Giovanni Barbiani, a San Giuseppe, al S.S. Cuore, all'Addolorata ed alla Madonna del Buon Consiglio o della neve. Sei dipinti, opere di pittori quali Francesco Longhi, Camillo Procaccini, Bernardino Guarini e Simone Cantarini, nonché di anonimi romagnoli del XVIII secolo, quattro opere scultoree, assieme a soggetti floreali riconducibili al '700 e all''800, rappresentano il ragguardevole patrimonio artistico della chiesa.
La torre campanaria, posta sul retro del lato sud ed il Palazzo Vescovile, allineato alla sinistra della facciata, completano l'intera struttura religiosa che domina uno dei lati principali della Piazza Garibaldi, piazza principale di Cervia.
Si sono succeduti molti eventi all'interno e all'esterno della chiesa, fino alla più recente ristrutturazione della facciata nel 1982 ed ai restauri attualmente in corso d'opera degli altari laterali.
[modifica] La chiesa del suffragio
Questa chiesa, situata nel cuore cittadino a pochi passi dalla Cattedrale è una delle più antiche di Cervia essendo sorta fra il 1717 e il 1722; presenta la tipologia degli edifici sacri a pianta centrale allungata, uno egli schemi fondamentali dell'architettura barocca.
Inglobato nella struttura cittadina del centrale Corso Mazzini, questo antico luogo di culto evidenzia esternamente la sola facciata. Di linea sobria ed essenziale, il frontale incontra, nella continuità della cornice marcapiano degli edifici attigui, una limiutazione al senso di vericalità che il frontone sopraelevato avrebbe dovuto conferirgli. La cornice della gronda che segue la forma ovoidale dell'apertura è l'unico elemento curvilineo dell'architettura. La struttura interna è caratterizzata verticalmente da lesene più o meno profonde, con capitelli corinzi sopra i quali corre la trabeazione orizzontale ininterrotta.
L'aula è di forma ellittica con due cappelle laterali ed un presbiterio poligonale delimitato da balaustra marmorea. Il richiamo artistico di maggior pregio è senza dubbio il crocifissso, una scultura lignea di difficile attribuzione, da ascrivere al "gotico doloroso", sorto in Renania all'inizio del '300, esperessione di un'arte attenta al mutamento della religiosità diffuso fra gli ordini monastici. Proveniente dalla Chiesa dei frati minori Conventuali, unica opera d'arte rimasta a Cervia Vecchia, il crocifisso offre uno strano effetto ottico per un sapiente e suggestivo gioco di chiaroscuri: da lontano gli occhi di Cristo appaiono socchiusi e rivolti verso il basso, mente in effetti sono aperti e rivolti verso l'alto. Vuole la leggenda che il crocifisso sia venuto dal mare in tempesta a protezione dei pescatori. Pertanto è stato un oggetto di grande culto, ogni anno il 4 febbraio veniva portato a Forlì in processione ai piedi dai salinari, per onorare la Madonna del Fuoco loro patrona.
Chiesetta non ricca di opere d'arte ospita tuttavia un'Apparizione della Vergine del XVIII secolo ed una effigie marmorea della Madonna in vesti regali. Sopra la bussola d'ingresso campeggia un pregiatissimo organo del famoso artefice veneziano Gaetano Callido, già autore di capolavori del genere in San Marco a Venezia. Nel periodo natalizio è sede di un rinomato presepe meccanicoì, attrazione di migliaia di visitatori.
[modifica] La chiesa di Sant'Antonio da Padova
Concepita nel contesto dell'insediamento conventuale dei Padri Francescani Osservanti in Cervia Nuova, la Chiesa di S. Antonio da Padova, costruita fra il 1704 e il 1741 al di fuori del perimetro urbano è il terzo edificio sacro della nuova edificazione cittadina.
Realizzato grazie all'utilizzo della ormai abbandonata Osteria del Pino, opera probabilmente dell'architetto Antonio Farini, l'edificio, di stile tardo barocco e Rococò, ha una pianta a navata unica logitudinale di limitate dimensioni, ancora più ridotta, visivamente, da due rietrnanze posizionate simmetricamente nella parte mediana. Di facciata riconducibile agli elementi architettonici classici, colonna, trabeazione e frontone, successivamente sviluppati nel periodo neoclassico, alla chiesa è stato in seguito aggiunto un campanile di 20 m di altezza.
All'aula, suddivisa in tre campate con arcate poggianti su semplici modanature decorate, fa fa sfondo ad un presbiterio quadrato con al centro un altare marmoreo, nella cui nicchia c'è una statua lignea di S. Antonio del '700. Una madonna con Bambino di Cesare Pronti, San Luigi Gonzaga e Santa Caterina da Bologna di Andrea Barbiani ed un Ovale della Natività della vergine, che alcuni critici ritengono attribuibile a Giuseppe Milani o a Carlo Cignani, ma forse opera di anonimo romagnolo del XVIII secolo, rappresentano in tre pregi artistici sulle pareti.
Nella storia di questa chiesa, preme ricordare il benevolo rapporto sempre intecorso fra i frati francescani e la cittadinanza cervese, concretizzato nella costante generosità dei primi ad andare incontro ai bisogni della popolazione; testimonianze ne sono al trasformazione in Lazzaretto del Convento in occasione dell'epidemia di colera che colpì la città nel 1727 e la cura del cimitero annesso al convento, una volta abbandonato quello a fianco della cattedrale ove oggi sorge il Giardino "Papa Innocenzo XII".
[modifica] La chiesa Stella Maris di Milano Marittima
Sorta nel 1959, a cura dei Padri Francescani, per venire incontro alle esigenze dell'enorme espansione turistica di Milano Marittima nel secondo dopoguerra, questo edificio, come molti di Cervia e del forese, si riconduce nella dedicazione a quel culto mariano molto radicato nella tradizione popolare. Opera dell'architetto Carmelo Bordone, questo edificio presenta di primo acchito, i classici connotati di una struttura moderna e maestosa ove, nella facciata balza in evidenza la predominanza dell'elemento vetrato, sia negli ingressi, che contrassegnano l'intera ampiezza, che nella parte superiore.
Ad ampia navata unica, la costruzione si allarga, appena all'altezza dell'ingresso, in due cappelle simmetricamente contrapposte, dedicate rispettivamente alla vergine e a S. Antonio da Padova. L'aula è rimarcata da cinque ampie arcate in cemento che nelle linee architettoniche sembrano dissolversi verso il cielo. Le pareti laterali e la controfacciata sono segnate superiormente da una teoria ininterrotta di finestre e da una balconata di accesso ad un organo di notevole impatto estetico ed acustico, la cui inaugurazione risale al 1970. La sobrietà delle linee è arricchita da 14 pannelli della Via crucis, realizzati in mogano scolpito dallo scultore Umberto Bortolo. Il presbiterio, rialzato dalla navata, ospita un tabernacolo dalla croce stilizzata, mentre sullo sfondo delle vetrate multicromatiche dell'altare, si colloca un pregiato crocifisso ligneo, sempre opera dello scultore Bortolo.
I "Venerdì a Stella Maris", concerti d'organo tenuti da famosi musicisti, sono uno degli appuntamenti estivi che fanno di questo luogo di culto un punto d'incontro per appassionati della musica sinfonica e sacra.
[modifica] Il santuario della Madonna del Pino
Sorto nella seconda metà del XV secolo, ad opera del frate carmelitano Girolamo Lambertini, è l'edificio religioso di Cervia maggiormente oggetto, nel corso della storia, del culto mariano. Vuole infatti la legggenda che l'immagine della Vergine, collocata su un tronco di pino, sia apparsa prodigiosamente a raccoglitori di legna della pineta e che, addirittura, questo tronco sia racchiuso nel muro interno della Cappella.
Il santuario, che sorge a circa 2 km dal centro cittadino, trova molto vicino alla Statale Adriatica e a ridosso della vasta pineta ove sorge il rione Terme, è di modeste dimensioni, in stile tardo romanico. L'edificio consta in un'unica navata, di una Cappella dedicata alla Madonna, sorta probabilmente in data precedente e della'abside a forma quadrata nella facciata sud. due gli ingressi, uno architettonicamente meno significativo verso nord, ed uno, verso est, in asse con la cappella, con un portale in pietra d'Istria in puro stile rinascimentale. L'altare è costituito da un sarcofago paleocristiano sopra il quale campeggia un Crocifisso ligneo opera del tardo '600. Esteriormente l'edificio si presenta con mattoni a vista, ha un campaniletto a vela che si eleva sopra l'abside ed un tetto coronato, con applicazioni di cotto e di creta e terra rossa, sormontato da pinnacoli rotondi in cotto.
All'interno, due affreschi purtroppo ridotti in pessime condizioni. Quello della Madonna con Bambino, a sinistra, e quello raffigurante S. Rocco sulla parete di fronte. Sulla parte sinistra della cappella della Vergine appare un fregio sopra il quale si intuisce un affresco a fondo blu che doveva ricoprire tutta la cappella.
È l'edificio sacro di Cervia, da lunga data al centro di lunghi ed accesi dibattiti ed iniziative per la sua messa in sicurezza strutturale, minata costantemente dal traffico della Statale Adriatica che la sfiora letteralmente e per il recupero artistico di affreschi di valore che tempo ed incuia hanno ormai danneggia in maniera quasi irrimediabile. Meta, la prima domenica di ottobre della Processione del Volto, una tradizionale e sentitissimo pellegrinaggio della popolazione cervese, il santuario è ormai scarsamente adibito a funzioni religiose, anche a causa della sua posizione disagiata.
[modifica] La pieve di Santo Stefano a Pisignano
Questa chiesa, l'edificio sacro più antico dell'attuale territorio cervese, infatti si menziona già nel X secolo, sorge in un luogo che fu un insediamento romano votato al dio Mitra, di cui è testimonianza un cippo militare antistante la chiesa. Riedificata dalle fondamenta nel 1521, sulle rovine della pieve preesistente, gravemente danneggiata da orde di soldatesche sbandate dopo la battaglia di Ravenna, la chiesa, che ebbe la consacrazione a Santo Stefano nel 1527, si erge solitaria nel verde campestre, da cuii riceve un fascino particolare.
Edificio di stile protoromanico, esteriormente spoglio, è costruito completamente in cotto con frammenti lapidari e marmorei nelle murature a vivacizzare il disegno, rompendone la monotonia. La facciata, scandita da due lesene angolari e due centrali a segnare le navate, è caratterizzato nella pare superiore da un rosone in perfetto asse sull'ingresso, sopra il quale è collocata una lapide della riedificazione. L'interno è in stile basilicale a tre navate, divise in quattro archi a tutto sesto, poggianti su tre caratteristici pilastri a "T".
Ai lati dell'ingresso, incastonati nella parete ci sono due capitelli in marmo bianco scolpito di stile bizantino-ravennate ed una mano benedicente, reperti della vecchia pieve. Le navate laterali ospitano un crocifisso ligneo del XVII secolo e, uno di fronte all'altro nella parte mediana, i due dipinti di maggior pregio: una tela raffigurante S. Maddalena con i Santi Onofrio e Otmario, attribuita a Lattanzio da Rimini nella navata destra e in quella sinistra un significativo lavoro pittorico cinquecentesco, riemerso a seguito delle recenti opere di restauro raffigurante S. Andrea Apostolo con un altro Santo dal volto irriconoscibile e con il pastorale.
L'abside semicircolare che fa da sfondo alla navata centrale e che ospita all'altezza della prima arcata l'altare maggiore forgiato a calice, nella sua direzione canonica rivolta ad oriente, tipica delle chiese romaniche, simboleggia nel sorgere del sole la venuta di Cristo nel mondo. La copertura della navata centrale consta di due capriate lignee il cui motivo continua negli elementi d'unione delle prime due arcate.
Costruzione questa, che nel corso del '700 subì diversi adattamenti baroccheggianti e che solo i restauri del 1912 e del 1982 riportarono all'impronta originale. Illustrata da pregevoli affreschi del 1500, l'abside evidenzia nella parte centrale una Madonna con Bambino affiancata dai Santi Stefano e Lucia, da attribuirsi al ravennate Luca Longhi e, nel soffitto, una raffigurazione divina su uno sfondo di cielo stellato. Un crocifisso ligneo ed una Madonna del Rosario, opera dello scultore gardenese Giuseppe Rungaldier risalenti alla prima metà del '900, completano il patrimonio artistico di questa chiesa, meta, da anni di numerose visite guidate.
[modifica] La chiesa di Sant'Antonio Abate a Castiglione di Cervia
Sorta nel 1902, in luogo di un preesistente edificio sacro gravemente danneggiato dall'incendio del 1875, questa chiesa manifesta di primo acchito il suo aspetto neo-classicheggiante.
La facciata è contrassegnata da lesene a separarla in tre moduli, di cui i due laterali, più ristretti, offrono collocazione a nicchie completamente spoglie. Un frontone di foggia triangolare orna l'intera larghezza dell'edificio ed identico motivo è ripreso a rimarcare l'ingresso, posizionato in maniera contrapposta ai dettami canonici che voglione la parte più sacra rivolta a ponente e a oriente. La chiesa, ad una sola navata di notevole luminosità, graze a sei finestre a lunetta per lato, è segnata da lesene in mattoni a vista e si apre, nella parte mediana, in due cappelle con altare, dedicate rispettivamente alla Vergine e a S. Giuseppe con Bambino. Più oltre, in posizione quasi prospiciente il presbiterio, una cappelletta del S.S. Sacramento, sperata però da una porta dal corpo dell'aula ove è possibile ammirare un crocifisso del XVI secolo. L'abside di forma semicircolare, completamente in mattoni a vista, ospita sullo sfondo la nicchia con la statua del Santo cui la chiesa è dedicata e trae ampia luce da due finestre rettangolari.
La controfacciata è impreziosita, nella parte superiore da un organo di pregevole fattura datato 1640 proveniente dalla chiesa di S. Maria in Vado di Ferrara, con coro a balcone, cui si accede attraverso una minsucola scala a chiocciola nascosta da una bussola. La torre campanaria, di modesta altezza, nel corpo della quale spicca un'ampia apertura circolare, è in mattoni a vista e alla sommitò di essa svetta un terminale a cupola.
Il territorio parrocchiale annovera altri due edifici sacri, di data notevolmente anteriore, degni di menzione: l'oratorio di S. Lorenzo, datato 1734 con un crofisso con angeli che reggono gli strumenti della passione, poera di un anonimo romagnolo del XVIII secolo e la chiesa di S. Giuseppe della Ragazzena, risalente al 1789 con un S. Lorenzo in preghiera davanti alla Madonna del Fuoco, sempre del '700, attribuito a Domenico Cignani.
[modifica] La chiesa di Madonna degli angeli a Cannuzzo
Questa chiesa è un altro edificio sacro che, nella dedicazione, testimonia la profonda ed autentica vocazione mariana della popolazione cervese fin dai tempi antichi. Da un'immagine della Madonna con il Figlio, contornata da due angeli, contenuta nella celletta di uno dei due antichi oratori presenti nelle tre distinte borgate destinate a dar luogo al paese di cannuzzo, prende il nome l'attuale chiesa che, sorta nel 1828, rappresenta la continuità di un culto già molto vivo fin dagli inizi del '600.
La pianta dell'edificio consta di una sola navata molto estesa in altezza, con due cappelle laterali in prossimità dell'abside, in cui, in quella di destra, trovo collocazione nel 1930 la statua del Sacro Cuore di Gesù. Separato dal corpo principale, il campanile a base quadrata è di costruzione successiva alla edificazione della chiesa. Realizzato completamente in mattoni faccia a vista, il solido aspetto esterno dell'edificio, rotto soltanto da quattro piccole finestre circolari, è espresso da una facciata rimarcata da quattro paraste, tipiche del periodo rinascimentale, a suddividerla in tre moduli uguali.
La campata esterna con l'ingresso ed il rosone, è contraddistinta da un fronto poggiante su proprie cornici e modanature in laterizio che corrono, esternamente lungo tutti il perimetro longitudinale dell'edificio. La navata sovrastata da nove capriate il legno in sistema composto è illuminata da quattro finestre, due per parte, posizionate in ordine simmetrico, nella parte mediana, sopra le cappelle laterali. Sotto il profilo architettonico il presbiterio, rimarcato da paraste e l'abside semicircolare con volta a botte, a differenza della navata dal disegno estremamente sobrio, si caratterizzano per la ricca decorazione interna fatta di cornici e modanature orizzontali continue e sporgenti in prossimitò dell'imposta della volta.
La navata e la controfacciata appaiono oggi affrescate da numerose immagini collocate, senza soluzione di continuità, a decoro della parte superiore delle pareti, opera che la memoria popolare vuole realizzate proprio da un viandante. È da alcuni attribuibile al pittore romagnolo Girolamo Marchesi, detto il Cotignola, la già citata Madonna con gli angeli, un dipinto di indubbio valore artistico è messo in secondo piano dal forte sentimento di una venerazione di cui è oggetto; culto particolarmente radicato nell'antica gente di quei luoghi se, duranti i lavori di restauro compiuti attorno alla metà del secolo scorso per staccare l'affresco e metterlo su tela è emersa una precedente Madonna con Bambino. Due pregevoli angeli ceroferari lignei arricchiscono l'ingresso del presbiterio e fanno da cornice all'altare maggiore.
[modifica] La chiesa di San Severo vescovo in Savio di Ravenna e Cervia
La chiesa più settentrionale del territorio cervese, edificata nel 1955, allorché dapprima la fiumana del Savio e poi gli eventi bellici, avevano da pochi anni cancellato il sacro edificio lungo il fiume, preesistente dal 1831. Strano destino per questo luogo di culto già erede, nel nome, di un'altra antica basilica andata completamente distrutta sul finire del XVIII secolo: quella di S. Severo in Classe.
Opera dell'architetto Minardi, ravennate, questo edificio evidenzia nella sua facciata dalle linee essenziali, due lesene in mattoni a vista, motivo ripreso inoltre nelle paraste interne. La pianta a navata unica, si apre sulla destra tramite aperture ad architrave in tre distinte cappelle con altari marmorei. La prima è consacrata alla Madonna, effigiata in una statua salvata dalla vecchia chiesa, la seconda al crocifisso di cui fa bella mostra un'opera lignea di autentica scuola gardenese. La terza ospita invece un dipinto dell'artista bolognese Stella Angelini, su tele appositamente filate da donne romagnole, raffiguranti i tragici eventi della fiumana e della guerra, posti sotto l'occhio protettivo della Vergine, nonché un bassorilievo in pietra vulcanica con effigiato il battesimo di Gesù.
L'intero perimetro superiore dell'edificio è contrassegnato da una teoria di finestra d illuminare la navata, mentre sulla parete sinistra trova collocazione una tela di anonimo del XVIII secolo, avente probabilmente a soggetto il Beato Pasquale Bylon. Un'ampia apertura ad architrave si immette nell'abside a foggia strombata, dove, sullo sfondo di un altare marmoreo proveniente dalla distrutta chiesa ravennate di S. Gerolamo, campeggia l'opera pittorica di maggior pregio dell'intero edificio sacro: la tela settecentesca di Andrea Barbiani, ove al cospetto del Beato Guido Strambati, abate di Classe e di Pomposa, la Madonna e Sant'Apollinare, offrono l'investitura al vescovo Severo con l'invio di una colomba.
Degno di menzione che ad Erfurt, la cittadina tedesca che Cervia ha recentemente unito a sé nel gemellaggio floreale di "Giardini in Fiore" siano custodite le reliquie di questo santo che la storia vuole così legato al territorio romagnolo.
[modifica] La Chiesa di S. Andrea apostolo a Villa Inferno
Esempio originalissimo, quello di S. Andrea, di Parrocchia che non si identifica esclusivamente nell'edificio sacro di cui porta il nome, contando infatti, il territorio, su un altro luogo di culto di pari dignità come la Chiesa di S. Giorgio a Montaletto.
Sorta attorno al 1680, a perpetuare la memoria di un'antica Pieve di cui già si fa menzione nel XII secolo, la Chiesa di S. Andrea è chiara espressione dello stile neoclassico. La facciata è contrassegnata da lesene, a separarla in tre moduli distinti, di cui quello di mezzo, a rimarcare la navata centrale ha alla sommità un frontone a forma triangolare, il cui motivo è ripreso ad ornamento anche dell'ingresso. La parte mediana dell'edificio è segnata da una cornice, interrotta centralmente da un'ampia finestra a evidenziarne l'intero corpo orizzontale. Originariamente a navata unica, la Chiesa si presenta attualmente con due ampliamenti laterali seguiti ad interventi risalenti ai primi decenni del secolo scorso. Tre aperture ad architrave separano la navata centrale da quella laterale di destra, mentre invece la sinistra è tutt'una con l'aula.
In prossimità del presbiterio si aprono due cappelle con archi a tutto sesto, dedicate rispettivamente alla Vergine ed al S.S. Sacramento. L'abside è separata dalla navata centrale da un'ampia arcata a tutto sesto, sopra la quale è collocato, in posizione a dir il vero infelice, un Crocifisso dipinto su legno di notevole pregio, che le prossime ristrutturazioni si ripromettono di porre in più consona evidenza. Lo sfondo dell'abside è illustrato da un mosaico di forma quadrata raffigurante l'apostolo S. Andrea, cui la Chiesa è dedicata. Aperture a mezzaluna sulle pareti laterali danno luce all'aula, il cui soffitto è caratterizzato da una copertura a capriate in legno, secondo moduli scanditi da lesene esterne.
Il campanile, risalente al 1920, danneggiato alla sommità prima da un fulmine e poi dagli eventi bellici, è stato oggetto, in tempi recenti, di opere di recupero che ne hanno alterato la parte terminale che si presenta ora con un decoro merlato.
[modifica] La Chiesa di S. Giorgio a Montaletto
Secondo edificio sacro della Parrocchia di S. Andrea, questa chiesa evidenzia all'interno peculiarità che la fanno ritenere opera del XVIII secolo, ove invece elementi su base semicircolare esterni, come l'abside poligonale, richiamano chiaramente i primi del 1500.
La Chiesa è di proprietà privata, ma gravata di servitù di uso pubblico, tale da renderla idonea al regolare esercizio di culto. La facciata è caratterizzata da paraste laterali e da un frontone triangolare, i cui motivi architettonici sono ripresi a rimarcare l'ingresso. Internamente l'edificio evidenzia, nella varietà di elementi decorativi, peculiarità tipiche del periodo barocco e tardo barocco. A navata unica allungata, è segnato da una duplice cornice orizzontale lungo l'intero perimetro spezzata soltanto in prossimità dell'abside, che, dietro l'altare presenta una nicchia con Madonna e Bambino contornata da ornati a stucco, opere del XVII secolo. Verticalmente quattro lesene decorate a creare tre moduli di eguale ampiezza, di cui quello centrale, grazie ad un ulteriore cornice, sembra creare la sensazione di una cappella. Il soffitto è a volta unica con finestre laterali a dare luce, mentre all'esterno, sopra l'abside si staglia un piccolo campanile a vela.
[modifica] La Chiesa del Sacro Cuore a Pinarella
La Chiesa del Sacro Cuore di Pinarella è uno degli edifici sacri di più recente costruzione, sorti per venire incontro alle esigenze di un territorio che il boom turistico del secondo dopoguerra aveva enormemente dilatato.
Edificata nel 1966 grazie al grande impegno dell'allora Parroco Don Lorenzo Rosato, la Chiesa presenta una facciata di linea sobria in mattoni faccia a vista, segnata, sopra l'ingresso, da una vetrata che si estende in senso longitudinale, ad interpretare alcuni misteri del Rosario. L'interno sempre in mattoni a vista, consta di un'unica navata, scandita lateralmente da sottilissime fenditure a dare luce all'aula. Due cappelle laterali, individuabili anche dall'esterno, dedicate a Papa Giovanni XXIII e a Padre Pio sono illuminate da ampie vetrate e sopra i due altari campeggiano due mosaici ravennati in rilievo di Imbevi, raffiguranti, quello a destra la Sacra Famiglia e l'altro S. Antonio da Padova. Il presbiterio è delimitato da ceramiche su tavole in legno con immagini sacre, motivo questo ripreso anche nei simboli delle stazioni della Via crucis ed introduce all'abside, di foggia pentagonale dominata, sullo sfondo, da un affresco del Sacro Cuore, cui la Chiesa è dedicata, opera dell'artista bresciano Vittorio Trainini. Ad illustrare le due pareti laterali, una serie di ampie vetrate rappresentanti scene di vita sacra e momenti e personaggi della comunità parrocchiale.
[modifica] La Chiesa di S. Teresa del Bambino Gesù a Tagliata
Ultima sorta tra gli edifici sacri nel territorio cervese, questa Chiesa evidenzia chiaramente i moderni criteri architettonici di sobrietà e funzionalità.
Edificata nel 1967, la struttura, sorretta da pilastri in cemento, si esprime al piano superiore con una facciata in mattoni a vista. L'interno è caratterizzato da cinque capriate che danno vita ad una navata unica con pareti laterali pure in mattoni a vista, illuminate da vetrate multicromatiche raffiguranti la creazione della terra e del mare.
Sul lato sinistro è collocata una Madonna con bambino in legno, mentre dalla parte opposta si trovano effigi di S. Teresa, cui la Chiesa è dedicata, e del Sacro Cuore. In prossimità del presbiterio, l'aula si allarga in modo contenuto in due cappelle a forma quadrata, vivacizzate da due finestre per parte raffiguranti i quattro evangelisti. L'abside si presenta a forma semiesagonale, con altare cui fa da sfondo un Crocifisso in legno scolpito, di epoca recente. La controfacciata, che sovrasta la scala di accesso, è illustrata da una serie di finestre di varie dimensioni aventi ad oggetto immagini e scene di vita sacra.
[modifica] La Chiesa della Madonna della neve
Ha origine da una leggenda del IV secolo il culto per la Vergine della Neve, talmente radicato nella popolazione del territorio da spingere i salinari, già in antichi tempi, ad eleggerla a propria Patrona.
Si doveva però attendere fino al 1603, all'epoca ancora di Cervia Vecchia, per vedere sorgere, in mezzo alle saline, a ridosso della strada per Forlì, una Chiesa che ne assumesse e ne tramandasse il nome. Edificio dalle linee sobrie con due lesene ad incorniciare un ingresso notevolmente elevato in altezza, per circa un secolo ospitò, collocata dietro l'altare, la famosa omonima tela di Barbara Longhi, ora custodita nella Cattedrale di Cervia.
La demolizione, alla fine del 1600, della vecchia città, coincise con l'inizio della fase di decadenza di questo luogo di culto, destinato ad ossario dei cervesi dissepolti dal vecchio cimitero, ma, ciononostante meta di un'annuale processione popolare con la burchiella. Usanza andata man mano affievolendosi, fino ad interrompersi nel 1867 allorché la Chiesa fu espropriata, sconsacrata e preclusa a visite da parte del pubblico.
Ma anche questo fatto mai fece venire meno nel tempo la venerazione dei cervesi per questo loro simbolo, sopravvissuto nel nome e nella realtà di una Parrocchia, attualmente molto attiva nella zona Malva, che ben presto dovrebbe vedere realizzato il sogno di un nuovo e moderno edificio secondo il progetto dell'architetto cervese Domenico Zamagna, in fase di approvazione.