Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions Celso (filosofo) - Wikipedia

Celso (filosofo)

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Celso fu un filosofo del II secolo d.C., forse di ispirazione platonica.

Di lui ci sono arrivati solo alcuni frammenti di una sua opera contro i Cristiani. I frammenti ci sono pervenuti grazie alla confutazione che ne fece il secolo successivo Origene.

Celso in "Discorso veritiero"

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«Spinto dalla miseria andò in Egitto a lavorare a mercede, ed avendo quindi appreso alcune di quelle discipline occulte per cui gli Egizi son celebri, tornò dai suoi tutto fiero per le arti apprese, e si proclamò da solo Dio a motivo di esse»
(Alethès lógos, I, 28)
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«Gesù raccolse attorno a sé dieci o undici uomini sciagurati, i peggiori dei pubblicani e dei marinai, e con loro se la svignava qua e là, vergognosamente e sordidamente raccattando provviste»
(Alethès lógos, I, 62)

Celso in "Contro i cristiani"

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«Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e i trucchi esoterici. La verità è che tutti questi pretesi fatti non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate »
(Celso, Contro i Cristiani, traduzione, premessa e note di Rizzo S., Biblioteca Universale Rizzoli, 1989)

Indice

[modifica] Biografia

Scrittore polemico contro la Cristianità, Celso visse verso la fine del II secolo d.C. Sappiamo molto poco sulla sua vita: è vissuto durante il regno di Marco Aurelio, la sua attività letteraria si può collocare tra il 175 e il 180 d.C., e ha scritto "La Vera Parola" (meglio conosciuta come "La Vera Dottrina") contro la religione cristiana. È uno dei diversi scrittori chiamati Celso che apparvero come oppositori del cristianesimo nel secondo secolo; probabilmente è lui il Celso amico di Luciano, nonostante alcuni differiscano, poiché l'amico di Luciano era un Epicureo, mentre l'autore della "Vera Dottrina" si definisce Platonico.

Si suppone che Celso fosse romano. La sua intima conoscenza della religione Ebraica e delle idee e costumi degli Egizi fanno comunque credere ad alcuni storici che appartenesse alla zona orientale dell'Impero. Quelli che lo credono Romano spiegano la sua conoscenza in materia ebraica e egiziana assumendo che avesse viaggiato o si mescolasse con la popolazione straniera di Roma.

Celso scrisse la sua opera come una polemica contro i Cristiani nel 178 d.C. circa. Lo divise in due sezioni, una in cui obiezioni vengono messe in bocca ad un interlocutore ebreo, e l'altra in cui Celso parla da filosofo pagano qual è. Celso ridicolizzava i Cristiani in quanto sacrificavano ad una fede cieca l'uso della ragione. Circa 60 anni dopo la pubblicazione, il libro scritto da Celso ispirò una massiccia confutazione da Origene nel "Contro Celso", che è divenuto la nostra fonte di informazioni su Celso, il quale venne in seguito condannato insieme ad altri critici come Porfirio.

[modifica] Ambiente politico in cui scrisse Origene

Nel 248 d.C., nonostante la Chiesa non stesse subendo una persecuzione diffusa, a causa dell'inerzia o della tolleranza implicita dell'imperatore Filippo l'Arabo la situazione era grave. Roma stava celebrando il millesimo anniversario della sua fondazione, e le idee ed aspirazioni imperiali erano naturalmente prominenti. Contro lo stato e l'adorazione di Cesare si ponevano come sempre gli ideali cristiani di leggi e appartenenza ad un altro mondo, in cui un millennio non era altro che un giorno. Un orgoglio sovrannaturale era mescolato ad un'ansia naturale, e fu in questo contesto che Origene portò di nuovo alla luce un libro scritto all'epoca di Marco Aurelio. A volte citando, a volte parafrasando, a volte solo riferendosi a lui, Origene riprodusse e criticò ogni affermazione di Celso. Il suo lavoro presenta diversi segni di frettolosità, ma compensa questo con il modo in cui ha preservato un singolare ed interessante memoriale del II secolo d.C. Quando ricordiamo che solo un decimo circa della "Vera Dottrina" è realmente perduta, e che circa tre-quarti di quello che abbiamo sono trascrizioni, citate da Origene, sarebbe increscioso criticare il metodo.

[modifica] Natura degli attacchi di Celso

Celso prepara la propria argomentazione polemica elencando i dileggi indirizzati dagli Ebrei ai Cristiani: Gesù nacque da un adulterio e fu educato alla saggezza dell'Egitto; la sua pretesa dignità divina è smentita dalla sua povertà e dalla sua morte miserabile; il cristianesimo non trova fondamento nelle profezie del Vecchio Testamento e l'idea di una resurrezione (quella di Gesù) che si è manifestata solo ad alcuni suoi adepti è una sciocchezza.

Ma Celso sostiene che gli Ebrei non sono meno ridicoli degli avversari che attaccano; questi affermano che il salvatore dal Cielo è venuto, quelli ancora aspettano la sua venuta: tuttavia gli Ebrei hanno quantomeno la dignità di una nazione antica con una fede antica. L'idea di una incarnazione di Dio è per Celso assurda: perché la razza umana dovrebbe considerarsi tanto superiore alle api, alle formiche e agli elefanti da essere protagonista di questo esclusivo rapporto con il proprio creatore? E perché Dio dovrebbe scegliere di incarnarsi come ebreo? Complessivamente l'idea cristiana di una provvidenza che tiene in così grande considerazione gli esseri umani è considerata priva di senso, un insulto alla divinità. Celso paragona i cristiani ad un concilio di rane in una palude o ad un sinodo di vermi in un letamaio, gracchiando e squittendo: "Per il nostro bene il mondo è stato creato". Sarebbe molto più ragionevole credere che ogni popolo abbia la propria specifica divinità; notizie di profeti e messaggeri celesti provengono anche da molti altri luoghi.

Oltre ad essere una dottrina basta su una vicenda fittizia, il Cristianesimo non è rispettabile. Celso sottolinea come i maestri cristiani, in larga parte tessitori e ciabattini, non possano avere influenza sugli uomini istruiti. I requisiti per la conversione sono l'ignoranza ed una puerile suggestionabilità. Come tutti i ciarlatani hanno riunito nient'altro che una moltitudine di schiavi, ragazzini, donne e fannulloni. L'ambiente dei riti misterici è degno di ben altra considerazione perché accoglie nella sua cerchia ristretta solo i puri, gli esenti da colpe e delitti; per il Cristianesimo il ladro, la canaglia, l'avvelenatore, il saccheggiatore di templi e tombe sono i suoi proseliti. Gesù, dicono, fu mandato a salvare i peccatori, non coloro che per proprio merito hanno redento sé stessi dalla colpa. Celso discredita gli esorcisti - che sono chiaramente alleati dei demoni - e l'invasione di profeti vagabondi e indisciplinati che vagano per le città e le campagne a condannare al fuoco eterno la terra ed i suoi abitanti.

Ma soprattutto i Cristiani sono infedeli, e ogni chiesa è un illecito collegium, un'infiltrazione mortale per ogni epoca, e in particolare sotto Marco Aurelio. Questi infedeli potrebbero tuttavia integrarsi: un "corretto" monoteismo non sarebbe infatti incompatibile con l'adorazione di una pluralità di dei; i Cristiani dovrebbero però sottomettersi alle grandi autorità filosofiche e politiche dell'Impero, ed abbandonare quel fanatismo che li porta a elevare la loro fede al di sopra dell'autorità e a organizzare ogni aspetto della vita in funzione dei comandamenti divini.

[modifica] Il punto di vista di Celso

Se tra Celso e Porfirio di Tiro è possibile trovare diverse somiglianze, bisogna anche dire che profondamente differenti sono le loro concezioni religiose. Porfirio è principalmente un filosofo puro, ma anche un uomo di profondo sentimento religioso, per il quale il quale il fine della ricerca è la conoscenza di Dio; Celso, amico di Luciano, benché sia talvolta considerato Epicureo o Platonico non è un filosofo in senso stretto ma un uomo che guarda innanzitutto alle questioni dello Stato. Era un vero agnostico come Caecilius in Minucius Felix. La loro religione non era niente di più e niente di meno dell’impero. Era acuto, positivo, logico; univa ad alcuni aspetti etici alcune forti convinzioni morali e una buona conoscenza delle varie religioni nazionali e mitologie il cui valore egli era in grado di apprezzare. Il suo pensiero risente dell’influenza del platonismo eclettico del tempo, e non della dottrina epicurea. E' un uomo di mondo, un filosofo, che condivide molto del pensiero platonico del suo tempo ma non il suo sentimento religioso positivo. Nella sua critica alla cristianità , che egli considera una religione barbara e superstiziosa , Raggiunge posizioni scettiche e satiriche, da uomo di mondo quale si considera, facendo affiorare a tratte delle tendenze epicuree. Cita con convinzione dal Timeo di Platone: è cosa difficile trovare il padre e creatore di questo universo, e dopo averlo trovato è impossibile renderlo conosciuto a tutti. La filosofia può al più dare qualche nozione su di lui che l'anima eletta deve successivamente precisare e sviluppare; i Cristiani al contrario sostenevano che dio è noto a tutti e che tutti possono conoscerlo. Un'altro punto di contrasto tra Celso e i cristiani è il problema del male. Celso considerava il male costante in quanto esso era una caratteristica della materia; perciò considerava assurda l'idea della resurrezione del corpo (a quel tempo ancora non ben definita ) e ridicolo qualsiasi tentativo di sollevare le masse dalla loro degradazione. La differenza principale tra gli gnostici e i platonici era che i platonici consideravano la forma come il bene e la materia come il male. A un certo punto si credette che la vera dottrina fosse stata scritta a Roma, ma degli indizi (interni all’opera) indicano piuttosto un’origine alessandrina. Questa posizione è supportata non solo dai molti riferimenti , piuttosto precisi, alla storia e ai costumi egiziani , ma anche dal fatto che gli ebrei cui si riferisce Celso non sono greci o romani , ma sono ebrei orientali , in particolare ebrei appartenenti a quella cerchia giudaica che aveva appreso e fatta propria l'idea del Logos

[modifica] Opere

[modifica] Discorso vero

Nel "Discorso vero" di Celso, del 178 ca., viene stabilito un paragone tra iniziazione cristiana e quella pagana: nella tradizione classica l'iniziazione (telete) è riservata "Chi ha mano pura e parola assennata… chi è immune da ogni infamia e ha l’anima incapace di ogni male ed è vissuto in modo buono e onesto…" ed è mirata alla purificazione (katharsia). Quindi agli iniziati viene imposta la condizione preliminare di non conoscere il male e di vivere secondo giustizia.

Invece secondo i cristiani: "chi è peccatore, chi è ottuso, chi è puerile e, per farla breve, chi è un disgraziato, il Regno di Dio lo accoglierà"; quindi "per 'peccatore' non intendete forse, voi cristiani, l’ingiusto, il ladro, lo scassinatore, l’avvelenatore, il saccheggiatore di templi o il violatore di tombe? Un pirata non potrebbe accogliere persone diverse?" Discorso vero, (III 59).

"Il dio dei cristiani è stato inviato ai peccatori; perché non agli innocenti? Che male c’è a non avere colpe? Perché questa preferenza per i peccatori? I cristiani dicono queste cose per esortare i peccatori, poiché non sono capaci di attirare chi è veramente onesto e giusto. Per questo spalancano le loro porte agli uomini più empi e abominevoli. Il loro dio, schiavo della pietà per chi si lamenta, consola i malvagi e respinge coloro che non fanno niente di male. Questo è il colmo dell’ingiustizia (III 62, 64, 65, 71).

L'associazione di katharsis (purificazione) con telete (iniziazione) richiama il battesimo (nuovo spunto polemico della fine del II secolo d.C., che sostituiva la questione dell'eucarestia che veniva presentata come un rito cannibalista) in quanto proprio nella seconda metà del II secolo l’accesso al battesimo venne regolato attraverso l’istituzione del catecumenato. In Tertulliano, De Baptismo (203 ca.), e in forma più compiuta in Ippolito, Tradizione Apostolica (215 ca.), si parla per l'appunto del catecumenato e dei requisiti morali che si stavano definendo.

[modifica] Collocazione temporale degli scritti

La date è chiaramente definita. Oltre all'indicazione generale che l'Impero stava vivendo una crisi militare, che porta a pensare all'esteso conflitto di Marco Aurelio contro i Marcomanni e altre tribù germaniche, c'è un riferimento (Contra Celsum, viii.69) all'editto dell'imperatore che imponeva ai governatori e ai magistrati il compito di controllare con molta attenzione le stravaganze nella religione. Questo editto fu proclamato nel 176-177, e inaugurò la persecuzione che durò da quel periodo fino alla morte di Marco Aurelio nel 180. Durante questi anni Commodo entrò a far parte dell'impero, e Celso ha una citazione di questo (viii.71).

[modifica] Argomenti trattati nelle opere di Celso

Celso mostra familiarità con la storia ebrea della creazione del mondo . Qualsiasi pagano che volesse capire a fondo e criticare la cristianità Doveva iniziare apprendendo le nozioni basilari dell’ebraismo , e ciò è evidente nei capitoli iniziali della sua opera. Ha una buona conoscenza della Genesi e del libro di Enoch , ma non cita molto i profeti o i salmi . Per quanto riguarda il nuovo testamento, la sua posizione è esattamente quella espressa dai suoi contemporanei Atti dei martiri di Scili. Parla di una collezione di scritti cristiani ,conosce e cita i vangeli gnostici ,ma non altrettanto il vangelo di Giovanni . Conosce le idee Paoline , ma non cita le lettere di Paolo. Conosceva bene gli scritti gnostici (viii.15 e vi.25) e il lavoro di Marcione. Ci sono anche indicazioni che avesse familiarità con gli scritti del martire Giustino e degli oracoli sibillini . E' perfettamente conscio delle divisioni interne tra cristiani , e conosce i vari stadi di sviluppo che il cristianesimo ha attraversato nella sua storia. Usa abilmente queste conoscenze per accentuare l'impressione che il cristianesimo sia una religione instabile . Pone a confronto la chiesa cattolica e le varie sette, il cristianesimo primitivo e la sua forma attuale , cristo e gli apostoli , le varie versioni della bibbia e l'affidabilità del testo e così via (anche se ammette che all'inizio le cose non stavano così male come ai suoi tempi).

[modifica] Influenza di Celso

La vera dottrina ebbe pochissima influenza sia sulle relazioni tra stato e chiesa, che sulla letteratura classica . Alcuni accenni ad essa sono presenti in Tertulliano e in Minicius Felix ,e successivamente fu dimenticata finché Origene non la confutò , suscitando nuovo interesse in essa . Buona parte della polemica neoplatonica deriva naturalmente da Celso , e sia le idee che le frasi de "la vera dottrina" si ritrovano sia in Porfirio che in giuliano , sebbene la definizione del canone biblico nel frattempo cambiò ,in qualche misura, il metodo d'attacco di questi scrittori. L'importanza di quest’opera è il quadro che dipinge della chiesa cristiana attorno all’anno 180. Si può dire che Celso non comprendesse a fondo le aspirazioni spirituali che la chiesa cristiana cercava di soddisfare , e che ne sminuisse l’importanza ,considerandola solo come una delle tante sette cristiane (più che altro gnostiche) in conflitto tra loro ,e considerandola quindi come un elemento di debolezza del cristianesimo. Tuttavia , Celso non condanna definitivamente la cristianità . Ammette che la cristianità è una dottrina coerente, e l'unica accusa che muova agli insegnamenti morali di Gesù è di plagio ;è d'accordo con il concetto cristiano secondo cui il Logos è il figlio di dio . Molto importante è il suo appello ai cristiani che chiude l'opera . Venite ,egli dice ,non tenetevi a distanza dall’attuale regime politico . Schieratevi a fianco dell’imperatore . Non cercate di costruirvi un altro impero , o di acquisire delle posizioni speciali . E' un’apertura che voi potreste fare alla pace . Se tutti dovessero seguire il vostro esempio e astenersi dalla politica, la gestione di questo mondo cadrebbe in mano ai selvaggi barbari senza legge (viii.68). Ammettendo che alcuni cristiani hanno successo negli affari , vuole che essi diventino dei bravi cittadini , che mantengano le loro credenze ma che si adeguino alla religione di stato . E' un ardente ed efficace appello in nome dell’impero , che era chiaramente in grave pericolo , e mostra i termini delle offerte che si facevano alla chiesa , nonché l'importanza della chiesa in quel periodo . I cristiani , a quel tempo , costituivano circa un decimo della popolazione (per esempio , ad Alessandria ce n'e erano cinquantamila o sessantamila ) ma la loro influenza era maggiore di quella deducibile da questi numeri.

[modifica] Collegamenti Testuali

[modifica] Riferimenti

  • (DE) Theodor Keim, Gegen die Christen. (1873) [Celsus' wahres Wort], Reprint Matthes & Seitz, München 1991 (ISBN 3-88221-350-7)
  • (FR) Pélagaud, Etude sur Celse (1878)
  • (EN) K. J. Neumann edizioni in Scriptores Graeci qui Christianam impugnaverunt religionem
  • (DE) article in Hauck-Herzog's Realencyk. fur prot. Theol. where a very full bibliography is given
  • (EN) W. Moeller, History of the Christian Church, i.169 ff.
  • (EN) Adolf Harnack, Expansion of Christianity, ii. 129 if.
  • (EN) J. A. Froude, Short Studies, iv.
  • (DE)Des Origenes: Acht Bücher gegen Celsus. Übersetzt von Paul Koetschau. Josef Kösel Verlag. München. 1927.
  • (DE)Celsus: Gegen die Christen. Übersetzt von Th. Keim (1873) [Celsus' wahres Wort], Reprint Matthes & Seitz, München 1991 (ISBN 3-88221-350-7)
  • (DE)Die »Wahre Lehre« des Kelsos. Übersetzt und erklärt von Horacio E. Lona. Reihe: Kommentar zu frühchristlichen Apologeten (KfA, Suppl.-Vol. 1), hrsg. v. N. Brox, K. Niederwimmer, H. E. Lona, F. R. Prostmeier, J. Ulrich. Verlag Herder, Freiburg u.a. 2005 (ISBN 3-451-28599-1)
  • (EN) Celsus the Platonist - articolo dell' enciclopedia cattolica


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