Storia del clavicembalo
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L'origine del clavicembalo si perde nel Medioevo. Il primo riferimento scritto è datato attorno al 1300 ed è possibile che il clavicembalo sia stato realmente inventato in quel secolo. Eravamo nel periodo in cui i progressi nell'orologeria e altre forme della meccanica erano continui, perciò è possibile che un dispositivo come il salterio, sia stato arricchito di quei particolari meccanici necessari a farlo diventare un vero strumento musicale.
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[modifica] Il clavicembalo italiano
Il clavicembalo più antico tuttora conservato viene dall'Italia e l'esemplare più vecchio è datato 1521. Purtroppo l'antico strumento italiano non aiuta a far luce sull'origine e sull'evoluzione della tecnica di costruzione del clavicembalo, dal momento che si tratta già di un esemplare ben rifinito, segno di una produzione già sperimentata.
I costruttori di clavicembalo italiani producevano strumenti caratterizzati da un singolo manuale e piuttosto leggeri, con corde relativamente poco in tensione. Questo tipo di realizzazione continuò in Italia per alcuni secoli, per tale motivo gli strumenti italiani sono generalmente considerati dalla critica dotati di un suono piacevole, ma dal tono non spettacolare, molto adatti per l'accompagnamento del canto o di altri strumenti.
Il clavicembalo italiano tipico era composto da una cassa interna piuttosto leggera, costruita in legno di cipresso utilizzando le tecniche apprese dai liutai. A sua volta la cassa era contenuta in un mobile più solido di cui all'inizio si privilegiava soprattutto la praticità. Esternamente i primi esemplari non erano decorati ma col passare degli anni si fece strada l'abitudine di utilizzare dei legni pregiati come l'ebano oppure di istoriarli e ornarli di materiali pregiati come avorio, osso e madreperla sia per quanto riguarda il mobile esterno e il coperchio sia per quanto riguarda le gambe, fabbricate anch'esse in legno pregiato e spesso tornite tanto da essere già da sole quasi un'opera d'arte.
Le zone geografiche in cui si era più sviluppato l'artigianato musicale erano quelle di Venezia, Milano, Firenze, Roma e Napoli
[modifica] Il clavicembalo fiammingo
Una vera e propria rivoluzione nella costruzione del clavicembalo avvenne nelle Fiandre intorno al 1580 grazie al lavoro di Hans Ruckers e dei suoi discendenti, tra cui Ioannes Couchet. I clavicembali dei Ruckers usavano corde più lunghe, maggiore tensione delle corde stesse e una scocca più pesante, dotata di una tavola acustica in legno di abete rosso molto flessibile e caratterizzata da una risposta molto pronta. L'insieme di queste modifiche produceva un tono più potente e nobile rispetto a quello tradizionale del clavicembalo italiano e fu utilizzato per la costruzione del clavicembalo anche in altre nazioni. I costruttori fiamminghi introdussero anche l'innovazione dei doppio manuale, che inizialmente veniva usato esclusivamente per permettere una facile trasposizione, dal momento che veniva impiegato per un intervallo di quarta, piuttosto che per aumentare l'estensione e la capacità espressiva dello strumento.
Per quanto riguarda le decorazioni, anch'esse si differenziavano dalla scuola italiana, sia per quanto riguarda quelle all'esterno del mobile, normalmente molto meno elaborate, sia, al contrario, per la presenza all'interno di carta applicata e decorata con arabeschi, delfini o motivi floreali. Caratteristiche sono anche la presenza, all'interno del coperchio di massime in latino e, all'interno della cassa armonica, di un fregio dorato con il simbolo dell'artigiano fabbricante lo strumento.
[modifica] Il clavicembalo francese
Gli strumenti di fattura fiamminga ebbero ulteriore sviluppo nel XVIII secolo in Francia, principalmente per l'opera della famiglia Blanchet e del discendente Pascal Taskin. Gli strumenti francesi imitavano la costruzione di quelli fiamminghi, aumentando ulteriormente l'estensione, da circa quattro ottave a cinque. Inoltre i due manuali, negli strumenti francesi non erano più utilizzati solo per la trasposizione ma era possibile variare le combinazioni praticamente dall'unisono all'ottava. In effetti il modello francese del XVIII secolo segna il punto più alto del livello costruttivo dei clavicembali, da quel punto adottato per la costruzione di strumenti moderni.
Un aspetto che colpisce di questo periodo è la sistematica ristrutturazione, in alcuni casi probabilmente truffaldina, dei clavicembali di tipo Ruckers. Con un'operazione chiamata grand ravalement (grande restauro), molti dei Ruckers che erano rimasti in circolazione furono smantellati e ricostruiti con l'impiego di nuovi materiali per la tavola risonante e aggiungendo un'ottava alla loro estensione. Molti dei clavicembali spacciati per Ruckers restaurati erano in realtà dei falsi, anche se probabilmente erano ottimi da un punto di vista acustico.
[modifica] Il clavicembalo inglese
In Inghilterra, due produttori immigrati, Jacob Kirckman (dalla Germania) e Burkat Shudi (dalla Svizzera) raggiunsero notevoli risultati con i loro clavicembali, sia per il tono potente, sia per l'esterno in vernice molto bello. Il suono dei clavicembali di Kirckman e Shudi ha impressionato molti ascoltatori, ma la sensazione che essi accentuino troppo il volume, ha portato pochi strumenti moderni ad essere modellati su quella base. La fabbrica di Shudi passò al genero John Broadwood, che la adattò alla produzione del pianoforte e divenne una vera potenza creativa nello sviluppo di questo strumento.
[modifica] Il clavicembalo tedesco
I produttori di clavicembali tedeschi seguirono in maniera non convinta il modello francese, in quanto puntavano in particolare ad ottenere una gamma più varia di sonorità, forse perché i principali costruttori tedeschi erano anche organari. Ecco alcuni clavicembali tedeschi utilizzare un coro di corde da 2 piedi, quindi due ottave sopra le corde principali da 8 piedi. Alcuni strumenti includevano anche corde da 16 piedi, accordate quindi un'ottava sotto l'armonica principale. Un clavicembalo tedesco ancora conservato ha tre manuali per controllare tutte le combinazioni di corde che erano disponibili.
[modifica] Il clavicembalo odierno
All'apice del suo sviluppo, il clavicembalo perse i favori del pubblico, maggiormente attratto dal pianoforte, nato appunto come clavicembalo col piano e col forte, dall'esigenza di avere variazioni nel volume delle note. L'evoluzione del pianoforte fu veloce e avvenne in direzioni lontane rispetto alle origini clavicembalistiche. Questo provocò la perdita delle conoscenze che erano state raggiunte sulla costruzione di questo strumento, pertanto la capacità di realizzare un buon clavicembalo andò persa e la notte intorno a questo strumento durò per oltre un secolo.
All'inizio del XX secolo si verificò un importante risveglio nell'esigenza di una riproduzione autentica, che viene normalmente definita rappresentazione storica, che portò ad una riscoperta del clavicembalo. Ciò ha comportato una cruda "modernizzazione" di strumenti antichi e anche la costruzione di moderni clavicembali somiglianti a pianoforti moderni. I risultati non furono certo quelli attesi, dal momento che questi strumenti erano troppo pesanti per somigliare minimamente a quelle strutture agili e sottili e con le corde poco tese dei clavicembali antichi. I costruttori inserivano negli strumenti moderni corde da 16 piedi per cercare di irrobustire il suono, ma storicamente il ruolo delle corde da 16 piedi era stato molto marginale.
Infine si è compreso come per costruire dei buoni clavicembali moderni, fosse indispensabile comprendere ed impiegare i metodi utilizzati dagli antichi costruttori. Due pionieri in questo importante processo di riscoperta sono stati Frank Hubbard e William Dowd, che esaminarono molti strumenti antichi e consultarono il materiale scritto sul clavicembalo nel suo periodo storico. Oggi i clavicembali sono basati sulla riscoperta e sull'applicazione rigorosa di quei principi nelle officine artigiane in tutto il mondo. Spesso le stesse officine si limitano a costruire dei kit, che vengono assemblati nella forma finale dagli amatori.