Parco delle Cascine
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Il Parco delle Cascine, detto anche più comunemente Le Cascine, è il più grande parco pubblico di Firenze (160 ettari); ha la forma di una striscia pianeggiante di terreno lunga circa 3,5 chilometri e larga non più di 640 metri, che costeggia la riva destra dell'Arno, dall'abitato del centro storico, fino alla confluenza del fiume con il torrente Mugnone.
Alcuni prati di vasta estensione si aprono all'interno del parco, talvolta delimitati da superfici boscose: il prato di via della Cascine, il prato della Tinaia, il prato del Quercione, il prato delle Cornacchie, il colmo dell'argine dell'Arno; altri tappeti erbosi sono dislocati nei giardini e nelle piazze. Il bosco occupa più di 35 ettari ed è costituito da circa 19.000 alberi; esso deriva dall'originaria, antichissima, foresta planiziaria, quella cioè che trovava nei fertili terreni alluvionali dei fiumi l'ambiente ideale per crescere.
La presenza secolare dell'uomo ne ha però modificato la composizione, riducendone il rinnovamento naturale. Farnie secolari, olmi, aceri campestri e ornielli lentamente continuano a cedere spazio, sia alla vegetazione spontanea, rappresentata dall'acacia, dall'ailanto, dal sambuco, dall'edera, sia dalle piante largamente diffuse nell'area urbana, quali pini domestici e bagolari. Volendo spiegare il fenomeno con parole semplici, si può dire che il bosco è troppo vecchio per potersi rinnovare da solo, e che non può essere ricostruito senza un oculato e competente contributo da parte dell'uomo. L'assortimento di specie è più vario nella parte ovest del parco.
Nella parte est, compresa fra il piazzale Vittorio Veneto e il piazzale delle Cascine, soggetta storicamente ad una maggiore presenza di visitatori, sono diffuse in prevalenza due specie: il tiglio ed il leccio; quest'ultimo contribuisce a ridurre la diffusione e la crescita delle piante arbustive del sottobosco, a causa dell'effetto ombreggiante esercitato durante tutto l'anno.
Un arboreto di grande interesse botanico è conservato all'interno della Scuola di Guerra Aerea e altre piante, ornamentali e da frutto, sono coltivate nei terreni dell'Istituto Tecnico Agrario. Il vigore e la mole degli alberi più grandi, taluni secolari, rivela la presenza di un suolo fertile, profondo e dotato di una buona riserva idrica, costituita da acqua di falda in comunicazione con l'alveo dell'Arno. Le lunghissime siepi che arredano il parco (il loro sviluppo complessivo supera i 30 chilometri), sono quasi tutte costituite da specie capaci di resistere alla siccità e talvolta anche alle posizioni ombreggiate (lentaggine, leccio allevato a cespuglio, alloro, ligustro, spirea, ecc.).
La centralità del parco è rappresentata dal complesso architettonico del piazzale delle Cascine e dell'adiacente piazzale Kennedy, dominati dalla palazzina granducale sul lato nord, e da altissimi pini e platani lungo il perimetro; lo arredano aiuole verdi e fiorite e lo specchio d'acqua di una vasca circolare.
La piazza Vittorio Veneto, dove si trova la grandiosa statua in bronzo del Re Vittorio Emanuele II a cavallo, un tempo al centro di Piazza della Repubblica, assume la funzione storica di porta d'accesso al parco. Un impatto suggestivo, per chi imbocca il viale degli Olmi, o si addentra all'interno, è dato dalla vegetazione arborea, altissima, che con le fronde arriva a coprire le strade.
Esemplari arborei di grande effetto possono essere ammirati nel piazzale Vittorio Veneto (cedri dell'Atlante), nel piazzale delle Cascine (pini domestici, platani ed un Ginkgo biloba che origina lo spettacolare effetto coloristico autunnale), sul margine del prato del Quercione (platani, lecci e ginkgo), sull'argine dell'Arno (pioppi bianchi) e nel giardino della Catena (ippocastani e cedri).
Il variare e l'accostamento dei diversi toni di verde delle foglie di arbusti e di alberi, sempreverdi e non, richiama la composizione cromatica del giardino all'italiana (infatti il parco fu realizzato in epoca quando la moda preferiva il giardino all'inglese); la penombra del sottobosco crea vivaci giochi con la luce degli spazi aperti dei prati; le fronde degli alberi incorniciano, a tratti, scorci e vedute lontane, nel verde.
Oltre agli narredi monumentali, dei quali si tratta nel paragrafo dedicato alla storia, si trovano nel parco attualmente campi per il tennis, per il calcio, un velodromo, il tiro a segno, il tiro con l'arco, due ippodromi, una piscina pubblica, la Scuola di Guerra Aerea, la Facoltà di Agraria, l'Istituto Tecnico Agrario, due discoteche, reparti a cavallo della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Polizia Municipale, e vari uffici e impianti pubblici, tra cui la sede della P. O. Alberature.
[modifica] La storia
Il parco ha inizio dall'attuale piazza Vittorio Veneto per arrivare fino sotto al ponte all'Indiano delimitato naturalmente dal fiume Arno dal torrente Mugnone e dal canale Macinante.
La costruzione del parco delle Cascine ebbe inizio nel 1563 come tenuta agricola di proprietà di Alessandro e Cosimo I de' Medici. In pratica era una tenuta di caccia e un azienda agricola dedita all'allevamento di bovini per la famiglia dei Medici. Il nome Cascine deriva appunto dalla cascina, un cerchio in legno di faggio che veniva usato per pressare il latte rappreso nel ciclo di produzione del formaggio.
Fin dall'inzizio il parco fu oggetto di particolari cure nella manutenzione del terreno e nei tipi di piantagioni e di colture e vennero anche inserite al suo interno rare specie di piante da frutto che rientravano negli interessi dei Medici per le sperimentazioni.
Con il passaggio del Granducato di Toscana dai Medici alla famiglia Lorena, il parco assunse sempre più la funzione attuale di parco che veniva anche aperto al pubblico in occasione di particolari ricorrenze.
Alla fine del Settecento per opera di Giuseppe Manetti, il parco venne arricchito di importanti costruzioni come la Palazzina Reale, attuale sede della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Firenze, l'abbeveratorio del Quercione, detto Fontana delle boccacce, la piramide con funzione di deposito del ghiaccio. Nella parte ovest del Parco c'è un anfiteatro mentre sul lato più a est, verso la piazza Vittorio Veneto, si trovano anche gli impianti nautici delle Pavoniere. Le due pavoniere appunto, dette in origine fagianiere, a forma di tempietti neoclassici che costituivano in origine due gabbie per uccelli ad arredo del parco. Fra le numerose fontane la più famose è quella del Narciso.
Giuseppe Manetti ebbe anche il compito di organizzare feste e ricevimenti all'interno del parco e di assoluto rilievo furono i festeggiamenti per l'insediamento di Ferdinando III, che si celebrarono dal 2 al 5 luglio 1791.
Il parco, divenuto pubblico agli inizi dell'Ottocento con Elisa Baciocchi, che fece apportare notevoli interventi di manutenzione da Giuseppe Cacialli, fu acquisito dal comune di Firenze nel 1869, che ne affidò il restauro all'architetto Felice Francolini. Il poeta inglese Percy Bysse Shelley si ispirò qui per scrivere l''Ode al Vento occidentale.
Alle ultime opere annesse c'è il monumento all'Indiano (da cui il nome del ponte attiguo) che fu realizzato dallo scultore inglese Fuller in onore di Rajaran Chuttraputti, giovane principe indiano in visita a Firenze, dove morì per un improvviso malore nel 1865.
Nel corso dei secoli caccia, agricoltura, zootecnia, ritrovo di mondanità, feste popolari, manifestazioni e ricorrenze, come la conosciutissima Festa del grillo, nel giorno dell'Ascensione dove i grilli venivano presi nei prati e venduti in piccole gabbie colorate, hanno tutte interessato il parco delle Cascine, senza interruzione.
Nonostante le cure delle amministrazioni comunali (fin dagli anni '50 del XX secolo vige un divieto assoluto di costruire nuovi edifici nel parco), le Cascine sono diventate note a Firenze e non solo per essere luogo di prostituzione notturna e inutili sono stati finora i tentativi di stroncare il mercato del sesso mercenario.
Il monumento a Vittorio Emanuele II, un tempo al centro di Piazza della Repubblica |
Il monumento all'Indiano, al termine del parco, e sullo sfondo il Ponte all'Indiano |
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[modifica] Collegamenti esterni
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