Villa Demidoff
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(FR)
«La beauté et la richesse de ce lieu ne se peut représenter par le menu»
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(IT)
«La bellezza e la ricchezza di questo luogo non si possono rappresentare con la scrittura»
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Villa Demidoff è la denominazione moderna di quello che resta della Villa Medicea di Pratolino e si trova nella località di Pratolino, a Vaglia, (FI) in via Fiorentina, 276. La villa medicea vera e propria fu demolita nel 1822, ma in seguito venne acquistata dalla famiglia di origine russa dei Demidoff e che adibirono a nuova villa l'edificio secondario delle paggerie, ingrandendolo e ristrutturandolo. Il parco, seppur stravolto e spoliato nel corso dei secoli, è uno dei più belli e vasti di tutta la Toscana, tra i più importanti nello stile all'inglese.
Indice |
[modifica] Storia
[modifica] Francesco I e il Buontalenti
La grande tenuta di Benedetto Uguccioni fu acquistata nel 1568 da Francesco I de' Medici, non ancora granduca. Il terreno era piuttosto lontano da Firenze in una zona aspra e scoscesa ai piedi dell'Appennino. Francesco affidò a Bernardo Buontalenti l'incarico di edificare una splendida villa (1569-1575), per il soggiorno della sua seconda moglie Bianca Cappello. La villa di Pratolino nel complesso delle ville medicee di importanza strategica per il luogo, o per le attività agricole, o per altri motivi, doveva rappresentare la concessione principesca al puro lusso, dove tutto era improntato alla massima magnificenza. La "meraviglie" di Pratolino furono, prima ancora di venire completate, oggetto esaltazione e encomio in peometti e altri resoconti, quasi a giustificarne il costo colossale di 782.000 scudi, il doppio, per fare un esempio, della spesa occorsa per completare gli Uffizi.
Circondata da un grande parco di abetine, il palazzo aveva al piano terra un complesso di giochi artificiali con automi, scherzi d'acqua e scenari impreziositi dalla presenza di statue antiche, madreperle, pietre dure e marmi pregiati; anche il parco intorno era ricco di fantasiose trovate e di fontane monumentali; il Buontalenti stesso fu l'ideatore di queste macchine e trovate, che rispecchiavano dopotutto la personalità e gli interessi del nuovo granduca stesso, amante delle stranezze naturali, dell'alchimia, dell'estro più fantasioso, come ci manifesta pure una altro capolavoro da egli commissionato, lo Studiolo in Palazzo Vecchio.
La puntuale rappresentazione realizzata da Giusto Utens nella celebre serie di Ville Medicee del Museo di Firenze com'era ci mostra come quello di Partolino fosse il parco-giardino più vasto tra le tenute medicee, tanto da occupare da solo quasi tutto lo spazio della rappresentazione, nonostante ne sia stata dipinta solo la metà verso sud.
Il parco era tagliato da un'asse coincidente con uno stradone che appariva come l'unico elemento regolato del parco, caratterizzato da una morfologia del terreno ricca d'anfratti, cavità e altre irregolarità. La villa era posta al centro e tutto il parco era segnato dalla presenza dell'acqua, elemento generatore e assoluto protagonista simbolico dello schema decorativo. L'asse principale nord-sud, su cui si trovava la villa, univa le due parti del parco e iniziava a nord con la Fontana di Giove, il Parco dei Moderni e il Colosso dell'Appennino, poi, dopo la villa, proseguiva verso sud con lo Stradone delle pile, il Parco degli Antichi e la Fontana dsella lavandaia. Da questo asse si dipartivano una serie di viali, sentieri e labirinti, che a loro volta portavano a grotte, fontane, vasche, staue disseminate ovunque. Suscitavano particolare ammirazione i sofisticati ingegni che muovevano automi e alimentavano suoni e giochi d'acqua. In questo complesso i vari elementi architettonici del parco erano individuabili grazie alla percezione dei sensi, stimolati dal rumore delle acque e dalle piogge artificiali.
Vi lavorarono oltre al Buontalenti, Bartolomeo Ammannati, Valerio Cioli, Vincenzo Danti e il Giambologna, che eseguì il capolavoro del Colosso dell'Appennino (1580 circa). Questo, che rimane l'esempio più pregevole degli arredi originali, è alto una decina di metri, con la parte bassa occupata da una grotta esagona dalla quale si accede, mediante una scala, al vano ricavato nella parte alta del corpo e nella testa, che all'interno prende luce dagli occhi stessi. All'esterno la statua è ornata di spugne e concrezioni calcaree, dalle quali versava l'acqua nella piscina sottostante. Il Drago fu aggiunto da Giovan Battista Foggini nel Seicento.
Alle spalle dell'Appennino si trovava il grande labirinto d'alloro, mentre sul davanti si apriva un ampio prato, con ai lati collocate ventisei antiche sculture. Giusto Utens si dilunga nella sua rappresentazione delle vasche comunicanti che portavano acqua da monte a valle, in un succedersi continuo di cascate, laghetti artificiali e altre trovate di grandioso effetto scenico.
La villa era altrettanto magnifica come il parco. Compatta nella struttura esterna, con le tipiche finetsre incorniciate da pietra serena sull'intonaco bianco, era razinalmente simmetrica nella disposizione degli ambienti interni. Nell'alto basamento si aporivano una serie di fantasiose grotte artificiali come la Grotta del Diluvio, quella di Galatea, della Stufa, della Spugna o della Samaritana, nelle quali Francesco, incline alla solitudine e all'evasione, era solito rinchiudersi per conviti segreti con la sua amante Bianca Cappello, che poté sposare solo quando entrambi rimasero vedovi, dopo il 1579, seppure in un primo momento per prudenza le nozze furono tenute segrete.
[modifica] Gli altri Medici
Francesco e Bianca morirono improvvisamente nel 1587 alla Villa medicea di Poggio a Caiano. La dimora di Pratolino, così intrisa della memoria di Francesco, del suo inquieto e malinconico edonismo, fu poco frequentata dai successivi granduche medicei. A Pratolino, benché fosse un modello culturale imitato in tutta Europa, si cominciarono a registrare fin dal Seicento le prime sparizioni di statue e di impianti idraulici.
Solo nel tardo Seicento, con il figlio di Cosimo III, il principe Ferdinando de' Medici, figura inquieta e per certi veste simile al suo antenato. Collezionista di cose rare e curiose, amante del diletto e del "capriccio", prese a cuore Pratolino e ne curò un reatauro e ulteriore abbellimento con nuove opere artistcihe: affreschi di Pier Dandini, Crescenzo Onofri, Anton Domenico Gabbiani e Sebastiano Ricci; un nuovo teatro realizzato da Anton Maria Ferri e Ferdinando Galli da Bibbiena (1697); nuove statue per il parco.
Ferdinando non divenne mai granduca per la sua morte prematura nel 1713 a causa della sifilide, per questo viene indicato anche come il "Gran Principe".
[modifica] Il periodo Lorenese
Il complesso, che era troppo costoso per poter sopravvivere, ebbe un periodo di abbandono con l'avvento dei Lorena, i quali avevano una visione compleatemente diversa della gestione del patrimonio già appartenuto ai Medici: le ville soprattutto non erano più un luogo di svago, ma un "costo" disperso nel territorio, per cui la loro oculata gestione di stampo illuministico, portò alla graduale alienazione delle ville. Pratolino subì una sorte particolarmente dolorosa perché a fine del Settecento presentava uno stato di conservazione molto preoccupante.
Il continuo abbandono e l'incuria avevavo notevolmente compromesso l'impianto decorativo del parco, ormai usato solo come riserva di caccia, e anche la villa, che aveva subito infiltrazioni d'acqua provenienti dalle grotte sotterranee alle quali nessuno aveva posto rimedio nel tempo, era ormai dissestata.
Molte delle statue vennero trasferite al Giardino di Boboli, finché nel 1819 il Granduca Ferdinando III di Lorena mutò lo splendido giardino all'italiana in giardino all'inglese, per opera dell'ingegnere boemo Joseph Fritsch. Questa scelta progettuale comportò l'allargamento delle aree di rappresentanza a spese di quelle coltivate, e l'ingrandimento della superficie del parco da venti a settantotto ettari.
I ruderi del parco Buontalentiano furono felicemente inglobati nell'impianto paesistico del nuovo parco.
All'ingegnere Joseph Fricks si deve anche la trsite demolizione del palazzo, che venne fatto saltare con le mine nel 1820. Scomparse così quella che secondo alcuni era stata la più splendida, e sicuramente la più stravagante delle ville medicee, "teatro di delizie, di magnificenza e di comodi".
[modifica] I Demidoff
Il parco, di proprietà di Leopoldo II dal 1837, fu venduto alla sua morte al principe russo Paolo II Demidoff (1872).
I Demidoff erano una ricchissima famiglia di industriali di origine russa, che, in seguito all'invio di Nicola Demidoff come ambasciatore a Firenze nel 1837, si stabilirono a Firenze, dove animarono la vita culturale e politica della città.
Dopo aver acquistato Pratolino, ristrutturarono gli edifici superstiti della villa: le scuderie, la cappella e la fattoria. Dall'edificio secondario delle paggerie, originale del periodo del Buontalenti, ricavarono, ristrutturandolo e ingrandendolo, una nuova villa, che da essi prese il nome che oggi indica anche il parco stesso.
Dall'ultimo discendente dei Demidoff, la proprietà passò all'Amministrazione Provinciale di Firenze nel 1981.
[modifica] Il parco
Nonostante molte opere d'arte originarie siano state rimosse nel corso dei secoli, il parco ne conserva ancora molte di rilevante interesse. Tra queste si annovera: il Colosso dell'Appennino di giambologna; la Fonte di Giove, la cui copia fu collocata dai Demidoff alla fine dell'Ottocento; le due mete di spugna; la Cappella, a piante esagonale con loggiato esterno, in cui è sepolta l'ultima principessa Demidoff; la Fonte del Mugnone, la cui statua fu scolpita dal Giambologna (1577); la Peschiera della Maschera, adibita anche a piscina e attrezzata per bagni caldi; la Grande Voliera; la Fagianeria; la Grotta di Cupido, costruita dal Buontalenti nel 1577; il Casino neoclassico di Montili, realizzato intorno al 1820 dall'architetto Luigi de Cambray-Digny.
In tutto il parco sono presenti alberi secolari, tra cui querce, farnie, cedri e ippocastani, veri e propri monumenti naturali ricchi di suggestione.
[modifica] Fonti
- Sito della Regione Toscana da cui è tratta la versione originale della voce in licenza GFDL (vedi autorizzazione).
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