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Naviglio Martesana

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«Si costruì un canale dal castel di Trezzo alla città, e denominossi della Martesana, contado che traversa.»
(Cesare Cantù - Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto, Milano 1857)

Il Naviglio Martesana (anche noto come Naviglio Piccolo), è uno dei navigli milanesi.
Il Martesana è un canale artificiale largo dai 9 ai 18 metri, profondo da uno a 3 metri e lungo circa 38 km (di cui alcuni interrati) che collega Milano con il fiume Adda dal quale riceve le acque nei pressi di Trezzo sull'Adda.

Il nome originario dato al naviglio era Naviglio Piccolo, prese in seguito il nome Martesana dal nome del contado attraversato.

Nel suo percorso attraversa i territori dei comuni di Trezzo sull'Adda, Vaprio d'Adda, Cassano d'Adda, Inzago, Bellinzago Lombardo, Gessate, Gorgonzola, Bussero, Cassina de' Pecchi, Cernusco sul Naviglio, Vimodrone; entra nel territorio di Milano seguendo via Padova e scorrendo all'aperto fino a Cassina de' Pomm (angolo di via Melchiorre Gioia). In passato transitava dalla fossa dell'Incoronata e dal laghetto di San Marco e alimentava la fossa interna dei navigli, attualmente, dopo la confluenza con il torrente Seveso dà origine, nei pressi di Porta Nuova al Cavo Redefossi che scorre sotto i viali della cerchia dei bastioni fino a Porta Romana, segue corso Lodi e finisce in un condotto, coperto da poco, parallelo alla via Emilia fino a confluire nel Lambro.

La diga che si intravede sulla sinistra è la "presa" del Naviglio
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La diga che si intravede sulla sinistra è la "presa" del Naviglio

Indice

[modifica] Storia

[modifica] Il progetto e l'inizio dei lavori

La storia del Naviglio Martesana iniziò il 3 giugno 1443 quando Filippo Maria Visconti (1412-1447) approvò, con una disposizione intitolata "Ordo rugie extrahendi ex-flumine Abdua", l'ambizioso progetto presentato da un gruppo di illustri cittadini milanesi, guidati da Catellano Cotta, amministratore ducale del monopolio del sale e fratello del feudatario di Melzo, di deviare le acque dell'Adda per realizzare un canale utilizzabile per l'irrigazione e per alimentare 16 (scese in seguito a 10) ruote di mulini. Il corso individuato prevedeva che il canale venisse alimentato da una presa d'acqua (incile) situata poco a valle del castello di Trezzo sull'Adda, in un punto in cui il fiume ha una strettoia e la corrente sarebbe stata sufficiente per garantire un flusso costante. Il canale avrebbe poi costeggiato l'Adda per curvare in direzione Milano a Cassano d'Adda (la cosiddetta Volta), raggiungere Inzago, seguirne per un tratto il fossato di cerchia e curvare verso Trecella e Melzo per finire nel torrente Molgora.

L'inizio dei lavori subì dei ritardi a causa delle vicende politiche milanesi, risale al 1457 l'editto di Francesco Sforza, sottoscritto da Cicco Simonetta, che diede il via ai lavori di progettazione del Navilio nostro de Martexana, l'utilizzo dell'aggettivo nostro non è casuale ma è atto a sancire l'aspetto di pubblica utilità del progetto; in seguito agli eventi bellici che videro Milano in guerra con Venezia e che portarono alla Pace di Lodi lo Sforza intuì infatti il potenziale valore economico e militare di un canale utilizzabile per la navigazione in quella che era considerata un'area di frontiera strategica per il ducato e ne modificò il percorso, rispetto al progetto iniziale, per inserirlo in un più vasto progetto di collegamento di Milano con l'Adda e il Ticino.

Un decreto del 1° luglio dello stesso anno segnò l'inizio dei lavori guidati da un folto gruppo di ingegneri ducali, erano questi dei professionisti alle dipendenze del ducato ai quali spettava il compito di reclutare le maestranze, procurare i materiali e dirigere i lavori. Fra questi il più noto fu Bertola da Novate, citato in un appunto leonardesco e per questo motivo passato erroneamente alla storia come progettista ed esecutore dei lavori di costruzione del naviglio.

[modifica] Il percorso e l'impatto sull'economia

Fin dal principio la costruzione del naviglio ebbe un impatto sull'economia locale, furono assunti centinaia di scavatori e di carpentieri per la realizzazione delle sponde, nelle zone di Vaprio e di Trezzo furono attivate delle cave di ceppo dell'Adda, la pietra utilizzata per gli argini, fra Gessate e Bellinzago Lombardo furono aperte cave di argilla e costruite almeno tre fornaci per la cottura dei mattoni. I circostanti boschi di quercia e di carpino fornirono la legna per le fornaci e i pali per il rinforzo delle sponde. Queste attività talvolta entravano in contrasto con gli interessi dei proprietari dei terreni che spesso erano enti ecclesiastici come la Veneranda Fabbrica del Duomo o l'Ospedale Maggiore o monasteri cittadini richiedendo il fermo intervento dell'autorità sovrana spesso rapida nei provvedimenti ma non altrettanto nei legittimi rimborsi. Fu pertanto necessario nominare un magistrato che si occupasse delle entrate straordinarie, il Generalis Commissarius super ordinariis Navigi Martexane.

Il cambiamento di percorso rispetto al progetto del 1443 pose diversi problemi, le famiglie notabili con interessi nella zona, avendo ben chiaro il potenziale beneficio economico della via d'acqua, fecero pressione affinché il naviglio lambisse terreni e borghi in modo da offrire approdi comodi, questo è il motivo per cui il naviglio fu costruito con un percorso tortuoso e pieno di curve e non la pendenza del canale (che dalla Volta di Cassano alla cerchia dei Navigli è di soli 10 metri). L'attraversamento dei borghi di Inzago, Gorgonzola e Cernusco, il collegamento con i loro fossati di cerchia, la costruzione di ponti in corrispondenza delle strade furono le sfide che si trovarono ad affrontare Cristoforo da Inzago e Filippo Guascone, gli ingegneri ducali incaricati di seguire questa fase della costruzione.

Per gran parte del suo percorso il Naviglio Martesana scorre, contrariamente agli altri navigli, perpendicolarmente alla linea di displuvio incrociando quindi le acque in discesa dalle colline della Brianza e in particolare i torrenti Trobbia, Molgora e il fiume Lambro. Si hanno numerosi documenti attestanti le ingenti spese sostenute per la manutenzione degli argini che subivano danni ad ogni ingrossamento dei corsi d'acqua naturali. Il problema venne risolto utilizzando delle tombe a sifone, uno snodo a gomito che permette a due flussi d'acqua di incrociarsi senza variazioni di portata.

Le campagne della Bassa milanese erano caratterizzate da una mescolanza di terra e acqua non sempre proficua da un punto di vista agronomico; numerosi corsi d'acqua scendevano dall'Alta pianura andandosi a mescolare nelle risorgive e rendendo spesso i terreni paludosi e sortumosi.
Uno degli effetti della costruzione del Naviglio fu quella di raccogliere e incanalare le acque pluviali e permetterne una distribuzione più razionale regolata tramite un sistema di rogge alimentate da bocche controllate da pubblici funzionari, i cosiddetti "campari". Le rogge spesso prendevano il nome dal colui che si incaricava dello scavo e della manutenzione.
Si calcola che l'area valorizzata in questo modo fu pari a circa 25.200 ettari, pari a circa un terzo del terreno coltivato della provincia di Milano.

[modifica] Il collegamento con la fossa interna

Fin dal principio fu utilizzato anche per l'alimentazione di numerosi mulini, alcuni dei quali sono ancora visibili, e dal 1471, dopo i lavori di adattamento di alcuni ponti, il canale divenne navigabile.
Nel 1497 alcuni proprietari di diritti d'acque del milanese, fra i quali la potente Abbazia di Chiaravalle, intentarono una causa contro il ducato per dar precedenza all'uso per irrigazione delle acque della fossa interna. Nella sentenza finale Ludovico il Moro (figlio di Francesco Sforza) ribadì che lo scopo prioritario del Naviglio Martesana era la navigazione.

Inizialmente il Naviglio Martesana non confluiva nella fossa interna dei navigli ma scaricava le acque nel Lambro e in seguito nel Seveso, fu Ludovico il Moro nel 1497 a disporre tramite la reformazione del naviglio nostro de Martesana che il canale venisse collegato con la fossa interna.
Il superamento del dislivello esistente fra la fossa interna e il canale presentava però alcune difficoltà tecniche e impegnò a lungo i progettisti nella ricerca di una soluzione. Fu in questa fase che si ebbe il probabile intervento di Leonardo da Vinci che ai tempi era annoverato fra gli ingegneri ducali. Va precisato che non tutti gli storici sono concordi nell'attribuire a Leonardo gli interventi che resero possibile il collegamento del naviglio, certo è che in quel periodo si trovasse a Milano e che compì numerosi studi sull'argomento che sicuramente contribuirono alla realizzazione dell'opera.

A tutti quelli, che dal fondo della valle, per dove continua il corso dell'Adda dopo la sua grande caduta, alzano all'insù gli occhi a quello Naviglio, fa maraviglia il vedere le barche a decorrere quasi sul ciglio de' colli, tirate da cavalli su per quelle altissime arginature e sostegni, i quali separano il canale dal fiume primario non navigabile in quel tratto. L'opera è delle più azzardate che si veggano in ogni altro paese o delle Fiandre o della Francia.
Padre Giovanni Antonio Lecchi (XVIII secolo)

È certo e documentato che uno dei progettisti dell'unione del naviglio con la fossa interna fu Bartolomeo della Valle, l'opera fu completata con un sistema di conche di navigazione che permisero l'unione e la conseguente apertura del naviglio ai battelli. Le conche non erano una novità, la prima, la conca di Viarenna che univa il Naviglio Grande con la fossa interna risaliva al 1437. Il dislivello del Martesana fece sì che questo strumento di ingegneria idraulica fosse ulteriormente perfezionato, furono costruite le conche di Cassina di Pomm, dell'Incoronata e di San Marco. L'ultimo tratto di Naviglio che incanalava l'acqua alla conca dell'Incoronata fino al tombone di San Marco fu completato fra il 1554 e il 1564.

Il sogno sforzesco di collegare Milano con il lago di Como dovette però attendere altri tre secoli per realizzarsi, il dislivello dell'Adda fra Brivio e Trezzo richiese infatti la costruzione del Naviglio di Paderno inaugurato l'11 ottobre 1777.

[modifica] La gestione del Naviglio

Fin dalla conclusione dei lavori l'aspetto più problematico della gestione del naviglio fu quello di conciliare il suo doppio ruolo di canale navigabile e di dispensatore principale di acqua per l'irrigazione. La costruzione di numerosi canali secondari alimentati da bocche che attingevano l'acqua dal naviglio era stata incoraggiata e trovava fondamento nel diritto consuetudinario, in seguito recepito dagli statuti cittadini, il cosiddetto diritto di acquedotto, che conferiva il diritto a chiunque ne facesse richiesta di condurre acqua dal Naviglio nei canali secondari con il solo obbligo di provvedere alla manutenzione degli stessi e degli eventuali ponti necessari. È solo dall'ultimo decennio del '400 che le concessioni iniziano a diventare a titolo oneroso, rilasciate cioè dietro pagamento di una somma di denaro alla Camera ducale. In questo caso il titolare della concessione poteva poi rivendere o affittare ad altri la concessione (la "ragione d'acqua").

L'organo principale dell'apparato burocratico incaricato della gestione dei navigli era il Magistrato delle entrate straordinarie (talvolta chiamato Magistrato Straordinario), era questo un organo collegiale composto da sei questori, tre dei quali dovevano essere "togati" appartenenti cioè al Collegio dei Giureconsulti. Il Naviglio Martesana era affidato ad uno dei questori togati che si occupava degli aspetti giuridici e ad uno dei non togati che invece sovrintendeva gli aspetti più operativi supportato nelle sue frequenti ispezioni lungo l'alveo dall'ingegnere camerale preposto.
I questori non togati erano affiancati da un cancelliere, che si occupava delle gride, degli appalti e sovrintendeva l'attività dei campari. I campari erano incaricati di esercitare una sorveglianza continua su eventuali usurpazioni e danni al canale che ne avrebbero potuto impedire la navigazione nel tratto di loro competenza detto "cura". La cura più importante del Naviglio Martesana era quella di Concesa dove si trovava anche un magazzino con i materiali necessari per la manutenzione delle opere di presa, altre cure si trovavano a Vaprio, Gorgonzola, Cernusco e a Cassina de' Pomm dove il camparo era anche addetto al controllo della conca.

Nei primi decenni del 1500 i prelievi d'acqua si fecero così intensi da indurre il Magistrato a emettere numerose gride viepiù minacciose. Nel 1548 venne costituito un ufficio apposito per il controllo dei titoli di concessione, il "Magistrato sopra il conoscimento delle Acque e dei Fiumi regali" i cui compiti verranno in seguito affidati al Magistrato Straordinario e la cui attività portò all'emissione di una sentenza del 1569 che regolamentava con precisione la portata di ogni bocca del Naviglio Martesana.
Il conflitto fra le esigenze dei proprietari terrieri che prelevavano acqua a scopo irriguo e delle corporazioni dei proprietari di barche, alzaioli e cavallanti continuò fino al 1571, anno in cui iniziarono i lavori per aumentare la portata del canale che terminarono nel 1573. Nonostante diversi interventi per la regolamentazione delle dimensioni delle bocche del naviglio per tutto il XVI e XVII secolo i questori del Magistrato Straordinario furono impegnati in regolari e frequenti ispezioni lungo il corso per controllare la regolarità degli edifici dispensatori.

Le merci trasportate erano, verso Milano materiali da costruzione come legname, laterizi e mattoni prodotti nelle fornaci di Villa Fornaci ma anche derrate agricole e vini. Verso il contado arrivavano dalla città stoffe, manufatti, arredi ma soprattutto il prezioso sale, soggetto a dazio presso il cosiddetto Ponte delle Gabelle e spesso oggetto di contrabbando.

Intorno al XVII secolo iniziarono a sorgere sulle sue rive delle ville, residenze estive della nobiltà milanese, soprattutto nel tratto che va dalla zona milanese di Crescenzago fino al comune di Inzago, alcune di esse sono ancora visibili.

Sul lato del naviglio si trova una strada detta "alzata" o "alzaia" dalla quale i cavalli o i buoi trainavano i barconi controcorrente.
Nel 1800 venne introdotto un regolare servizio di navigazione passeggeri, il cosiddetto "barchett de' Vaver" ma già verso la seconda metà del secolo il sistema di trasporti sul Naviglio entrò in crisi per l'estrema lentezza e per la concorrenza delle linee tramviarie tanto che già nel 1857 si iniziò a avanzare la proposta di copertura del tratto urbano del Naviglio.

La proposta fu accolta nel 1866 ma i lavori di copertura iniziarono solo nel 1929 con la copertura del tombone e del laghetto di San Marco e in seguito della fossa interna, analoga sorte toccò al naviglio Martesana, nel 1960 fu infatti coperto il tratto urbano fino a Cassina de' Pomm. Nei decenni seguenti proseguì il degrado del naviglio cominciato in seguito all'interruzione della navigazione; l'inquinamento delle acque e l'incuria lo trasformarono in un ambiente igienicamente malsano.

Nel 1970 la competenza sulla gestione e tutela del naviglio è passata dallo Stato alla Regione Lombardia e nel 1980 è stato presentato un primo progetto (rimasto sulla carta) di valorizzazione e recupero. Dal 1983 il Naviglio è passato sotto la gestione del Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi che si occupa della gestione delle acque canalizzate della zona compresa tra il canale Villoresi e il Po.

Negli anni '90 è iniziata la riqualifica del Naviglio, il primo passo è stato l'inaugurazione di una pista ciclopedonale nel tratto tra Cassina de' Pomm e Crescenzago. Le alzaie del tratto extraurbano del Naviglio erano già in precedenza utilizzabili come percorso ciclabile e il progressivo completamento della pista ciclopedonale è in corso.

[modifica] Personalità storiche che navigarono sul Naviglio

Pur mancando documentazione diretta sul fatto, dagli appunti leonardeschi si evince che Leonardo navigò sul naviglio diretto alla Villa Melzi d'Eril di Vaprio d'Adda, nella quale soggiornò e probabilmente iniziò un grande affresco terminato in seguito da un suo allievo.
A partire da Carlo Borromeo praticamente tutti gli arcivescovi milanesi navigarono sulle acque del Naviglio per recarsi a Groppello presso la Villa Arcivescovile.
Gabrio Serbelloni dopo la sua lunga movimentata militare si ritira nella sua villa di Gorgonzola dalla quale, nel 1579 detta delle dettagliate disposizioni, basate su una profonda e personale conoscenza del Naviglio, sulla navigazione dei barconi ospedale durante la peste.
Nel 1649 vi navigò la giovane Maria Anna d'Asburgo, proveniente da Vienna e diretta a Finale Ligure dove l'attendevano le navi dello sposo, Filippo IV di Spagna.
Evento analogo si ebbe il 30 maggio 1708 quando un corteo accompagnò a Milano Elisabetta Cristina Duchessa di Braunschweig-Wolfenbüttel, futura moglie dell'imperatore Carlo VI e madre di Maria Teresa d'Austria. Il corteo si imbarcò a Trezzo alle 10 del mattino e giunse a Milano alle 8 di sera sotto un acquazzone torrenziale. Nei quindici giorni precedenti vi fu un tale traffico di merci pregiate e vettovaglie che il naviglio dovette essere chiuso alla navigazione ordinaria.
Anche l'arciduca Ferdinando, fratello dell'imperatore Giuseppe II, navigò sul Naviglio da Trezzo a Vaprio di ritorno dall'inaugurazione del Naviglio di Paderno, compì il resto del rientro a Milano a cavallo accompagnato da cani e battitori, la stagione di caccia era appena iniziata e i boschi dell'Adda erano meta allettante.
In epoca più recente fra i "navigatori" del Naviglio vi sono Alessandro Manzoni, Cesare Beccaria, il Parini e Luigi Marchesi, il celebre artista della Scala, ritiratosi a fine carriera nella sua villa di Inzago.

[modifica] Aspetti idrobiologici

Il Naviglio Martesana, essendo un canale artificiale ha caratteristiche idrobiologiche diverse da quelle del fiume di origine. La consistenza del fondale è influenzata sia dalla corrente, che non è regolare lungo tutto il corso ma è pari a 25m³/sec a Trezzo e 1m³/sec a Milano, sia dalle regolari operazioni di messa in asciutta e pulizia del fondale che avvengono due volte all'anno, in marzo e in settembre. Il fondale è di tipo ciottoloso all'inizio del corso, la granulometria diminuisce con la diminuzione della corrente e il conseguente maggior deposito di detrito.
La vegetazione è rappresentata da piante sommerse che ricoprono il fondale durante i mesi estivi formando densi tappeti dove la corrente e più moderata, le piante sono la peste d'acqua, l'erba coltellina e il ceratophyllum demersum, talvolta sugli argini si trovano anche delle cannucce palustri.
La popolazione ittica del Naviglio è tenuta sotto stretto controllo, durante le operazioni di messa in asciutta la pesca è proibita e il pesce, che si affolla nelle conche, viene recuperato dal personale dell'Ufficio Pesca della Provincia di Milano che provvede a liberare il pesce nel corso d'acqua più vicino e idoneo alla sua sopravvivenza. Vengono inoltre compilati dei verbali sulle specie e il peso del pesce recuperato, nei due mesi successivi alla messa in asciutta il personale procede a ripopolare il naviglio con lo stesso quantitativo di pesce.

[modifica] Il presente e il futuro

Nel corso degli ultimi anni vi è stata una sorta di riscoperata del Naviglio Martesana e delle alzaie sia per il valore storico dell'opera sia per il valore turistico. Alcuni enti come il Comitato per il restauro delle chiuse dell'Adda con la Provincia di Milano con il sostegno della Regione Lombardia, hanno chiesto e ottenuto l'inclusione dei navigli milanesi nel progetto "Canaux Historiques: Voies d'Eau Vivantes", un programma di recupero e riqualifica dei canali navigabili storici dell'Unione Europea.

[modifica] Il percorso

[modifica] L'incile e Concesa

L'incile del Naviglio si trova in località Concesa in corrispondenza di una conca idraulica alimentata con la tecnica del sifone, l'incile originario era però situato poco più a monte, la sua posizione è attualmente contrassegnata da un grosso masso affiorante. Per il primo tratto, tra Concesa e Vaprio, il Naviglio corre in posizione parallela ma sopraelevata rispetto al fiume dal quale è separato con arginature. Lo costeggia l'alzaia, un tempo usata per il traino dei barconi e ora comoda pista ciclopedonale sterrata. Seguendo la sua corrente alla destra i primi edifici storici che si scorgono sono, ancora in località Concesa, Villa Gina, costruzione neorinascimentale e attuale sede del Parco Adda Nord e il Santuario della Divina Maternità appartenente all'ordine dei Carmelitani Scalzi.

[modifica] Vaprio d'Adda

Proseguendo sull'alzaia, dall'altra parte del fiume Adda si scorge il villaggio operaio di Crespi d'Adda, entrato nel 1995 a far parte del Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Poco più avanti, sulla sponda destra del Naviglio si trova un ruotone a 8 pale dal diametro di 7 m che era utilizzato per alimentare e irrigare il pregevole parco della Villa Castelbarco Albani, sita sull'altura detta Monasterolo. Poco prima del ponte sull'Adda percorso dalla strada statale n. 11 si incontra la cartiera Binda ex "ditta Maglia e Pigna" con le bocche di alimentazione delle turbine (ora smantellate) per la produzione di energia elettrica, nello stesso luogo operava fino a tutto il XVII secolo un maglio per la frantumazione delle pietre del Brembo usate poi nelle fornaci di Villa Fornaci, nel 1868 la cartiera entrò a far parte del gruppo "Cartiere Ambrogio Binda" già proprietario delle cartiere della Conca Fallata e di quella di Crusinallo (Omegna).
Oltrepassando il ponte della statale sulla destra si scorge, in cima a dei giardini a terrazze, Villa Melzi d'Eril, costruita nel 1482 sui resti di un precedente castello e rimaneggiata nei secoli successivi fino all'attuale aspetto neoclassico. Vi soggiornò diverse volte Leonardo da Vinci, su invito di Francesco Melzi, è controversa fra gli storici l'ipotesi sulla collaborazione di Leonardo alla creazione dell'affresco raffigurante la Madonna col Bambino (detto "Il Madonnone") che si trova nella villa, recenti studi ritengono più verosimile che l'autore fosse un suo allievo.

Avvicinandosi a Cassano d'Adda, poco dopo l'abitato di Fara Gera d'Adda situato dall'altra parte del fiume, si incontra il cosiddetto "Salto del Gatto" è il punto in cui il Canale Villoresi sfocia nell'Adda.

[modifica] Cassano d'Adda

[modifica] Groppello d'Adda

Il "ruotone" di Groppello
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Il "ruotone" di Groppello

Presso il ponte di Groppello si trova un grande ruotone, il "rudun", con un diametro di 7 metri, costituito da 8 pale e voluto da Carlo Borromeo nel 1618 per portare l'acqua a livello della strada e permettere così l'irrigazione degli orti e dei giardini della Villa Arcivescovile, l'acqua vi giungeva attraverso un canaletto posto a valle del ponte. Il ruotone attuale fu ricostruito nel 1989, il ponte ha la particolarità di essere neogotico con bugnati in ceppo nella parte a monte e a tutto sesto sul lato a valle. Vicino al ponte sono ancora visibili gli antichi lavatoi.
La villa Arcivescovile, separata dal Naviglio da un ampio giardino, è situata in posizione sopraelevata tra Adda e naviglio, la costruzione attuale risale al XVI secolo anche se già dall'XI secolo vi si trovava la residenza permanente del procuratore dell'arcivescovo di Milano. L'edificio è a tre piani con pianta a U, le ali esterne sono rivolte all'entrata alla quale si accede con una scala esterna a due rampe unite in un balcone centrale.

[modifica] Curiosità

Il complesso rock milanese Elio e le storie tese ricorda il naviglio Martesana ed i tempi in cui era possibile farvi il bagno nella canzone Zelig: la cunesiun del pulpacc (contenuta nell'album Esco dal mio corpo e ho molta paura: gli inediti 1979-1986).

Il testo, in dialetto milanese, è il seguente:
«Martesana, Martesana prosciugada (prosciugada)
mi me meravigli perché ogni tant te toeuien l'acqua (toeuien l'acqua)
quand s'eri giuvin ghe fasevi el bagn (el bagn)
adess che sun vecc ghe foe pu vun cass (vun cass)...»

La traduzione italiana suona:
«Naviglio Martesana, naviglio Martesana prosciugato (prosciugato)
mi chiedo perché talvolta ti tolgano l'acqua (tolgano l'acqua)
quando ero giovane ci facevo il bagno (il bagno)
ora che sono vecchio non ci faccio più nulla...»

[modifica] Bibliografia

  • 1520 Decretum super flumine Abduae reddendo navigabili - Carlo Pagnano conservato presso la Biblioteca Trivulziana Milano
  • 1824 Storia dei progetti e delle opere di navigazione interna del Milanese Giuseppe Bruschetti
  • 1996 Il patrimonio dell'Adda di Leonardo, per una civiltà delle acque Edo Brichetti (edito dal Comitato per il restauro delle chiuse dell'Adda)
  • 1997 Cinquecento anni di Naviglio Martesana (1497 - 1997) a cura di Chiara Tangari (edito dalla Provincia di Milano)
  • 1997 Il Navilio della Martesana. Dall'Adda a Milano di C. Cassinotti, F. Gilli, E. Proni a cura del Parco Adda Nord
  • 1998 Guida al Naviglio Piccolo della Martesana di Edo Bricchetti a cura dell'Associazione Gorla Domani
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