Materialismo dialettico
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Il materialismo dialettico è la filosofia del marxismo descritta da Marx ed Engels. I due filosofi e rivoluzionari tedeschi la presentarono come una teoria dialettica della Natura e della Storia, fondata sulla base del pensiero idealista dialettico di Hegel, rielaborato però in chiave materialista.
Per approfondire, vedi la voce Il pensiero di Hegel. |
Il termine "dialettico" esprime l'inclusione nel punto di vista materialista della consapevolezza della dinamica interconnessione tra i processi e dell'universalità del mutamento: qualsiasi ente è, secondo questa dottrina, soggetto ad un processo di autotrasformazione, dovuto al fatto che il suo contenuto è costituito da forze in opposizione (o "contraddittorie" nel gergo hegeliano); ciascuna cosa si muta insomma costantemente in qualcosa di diverso da sé. In tale contesto, pertanto, si ripudiano il meccanicismo inteso come materialismo non dialettico e la metafisica nel senso dell'ontologia idealista.
Il materialismo storico da questo punto vista non è altro che l'applicazione del materialismo dialettico alla storia delle società umane. Sebbene i marxisti, e specialmente Marx stesso, si siano occupati soprattutto del materialismo storico, è possibile rintracciare un'importante elaborazione teorica di carattere marxista anche riguardo alla storia naturale (di cui secondo la filosofia materialista la storia dell'umanità fa comunque parte).
Indice |
[modifica] Dalla dialettica hegeliana al marxismo
[modifica] Engels: le leggi della dialettica della natura
Per approfondire, vedi la voce Friedrich Engels. |
Testi fondamentali del materialismo dialettico sono l' Anti-Dühring (1878) e l'incompleto Dialettica della natura (1883) di Friedrich Engels. In essi Engels esplicita la sua concezione filosofica in modo particolarmente chiaro indicandola come "dialettica materialista". La dialettica marxiana secondo lui si applica anche alla natura e poggia su tre leggi:
- La legge della conversione della quantità in qualità (e viceversa): in natura le variazioni qualitative possono essere ottenute dal sommarsi graduale di variazioni quantitative che culmina con un salto (inerentemente non-graduale) di qualità; la nuova qualità è considerata altrettanto reale di quella orginaria e non è più ad essa riconducibile. Più in generale, ogni differenza qualitativa è collegata ad una differenza quantitativa e viceversa: non esistono le categorie metafisiche "quantità" e "qualità" bensì esse costituiscono due poli di un'unità dialettica.
- La legge della compenetrazione degli opposti (ossia dell'unità e del conflitto degli opposti) garantisce l'unità ed al tempo stesso il mutamento incessante della natura: tutte le esistenze essendo costituite di elementi e forze in opposizione hanno il carattere di una unità in divenire; l'unità è considerata temporanea, mentre il processo di mutamento è continuo. Le categorie hanno contorni sfumati ma non per questo è illusoria o meno intensa la loro contrapposizione e la dinamica evolutiva che ne deriva.
- la legge della negazione della negazione: ogni sintesi è a sua volta la tesi di una nuova antitesi che darà luogo ad una nuova sintesi che risolve le contraddizioni precedenti e genera le sue proprie contraddizioni.
Queste leggi per Engels, determinano un divenire, sia naturale che storico, necessario ed essenzialmente progressivo, che ha tuttavia caratteristiche rivoluzionarie, con svolte brusche e violente, e non quelle di una pacifica evoluzione gradualistica. Queste leggi sono spesso state addirittura interpretate come critica e negazione del principio di non contraddizione. Secondo alcuni ciò è stato dovuto essenzialmente a causa di una esasperata identificazione della contraddizione in senso hegeliano (intesa come conflitto tra forze in contrapposizione) e la contraddizione della logica formale. Diversi autori marxisti hanno infatti apertamente contestato la validità del principio di non contraddizione, considerandolo poco più che una finzione matematica che mostra però i suoi limiti quando applicato concretamente al mondo materiale.
[modifica] Marx: capovolgere l'hegelismo e usarlo per cambiare il mondo
Per approfondire, vedi la voce Karl Marx. |
Sebbene sia stato esplicitato maggiormente nei testi di Engels, e sebbene alcuni ritengano che Marx non fosse molto interessato all'opera di sistematizzazione della sua dottrina filosofica realizzata dall'amico, in genere si ritiene che il materialismo dialettico fece la sua comparsa con la rivalutazione critica da parte di Karl Marx del metodo dialettico o evolutivo di Hegel che questi applicava all'analisi dell’Uomo, della sua storia e delle sue opere. Marx capovolse il metodo di Hegel che a suo giudizio "poggiava sulla testa" (cioè sullo Spirito, visto come entità fondante la dialettica storica) "riportandolo sui piedi" (cioè basando la sua filosofia sulla supremazia della materia, di cui i fenomeni spirituali o mentali nel cervello umano sono un prodotto).
Fondamentalmente, ciò che Marx trattenne dell'idealismo hegeliano applicandolo tuttavia al mondo reale (in opposizione al mondo delle idee) fu:
- Il rifiuto sia della metafisica idealista (in particolare di tipo religioso) sia dell'empirismo, a favore di un metodo rivolto alla generalizzazione teorica basata sul metodo scientifico: scopo della scienza è scoprire quelle che nel gergo hegeliano sono le "leggi di movimento" dei sistemi che studia, basate sulle forze fondamentali che ne determinano l'evoluzione, rifiutando idee preconcette imposte sui fenomeni ma senza fermarsi neppure ad una mera descrizione statica della loro apparenza superficiale.
- Una visione olistica per cui ogni cosa è una parte connessa del complesso che è l’Universo ed è sottoposta, in quanto comunque materia organizzata in forme storicamente determinate, alle medesime leggi fondamentali. Marx rifiuta dunque ogni forma di dualismo.
- Il riconoscimento del mutare incessante della realtà, per Hegel frutto del dipanarsi teleologico della dialettica dello Spirito, per Marx al contrario frutto del risolversi e del continuo ricrearsi della contraddizione all'interno degli oggetti materiali, in un'evoluzione che non ha una direzione data dall'esterno ed è intervallata da balzi qualitativi (che nella storia umana sono le rivoluzioni).
Dalla visione materialista tradizionale, ormai già suffragata dalle scoperte dei naturalisti (specialmente Charles Darwin) Marx assume l'idea che la natura non-vivente precedette le forme viventi della natura, che come animali capaci di pensiero astratto e coscienti di sé gli esseri umani si sono evoluti da animali senza questa capacità, e che la mente e la coscienza non possono esistere separatamente da un corpo vivente.
Conseguenza fondamentale della filosofia marxiana è il nuovo ruolo del filosofo materialista-dialettico. Come il mondo secondo Marx non è basato sull'Idea ma sulla materia, così scopo del filosofo non è più solo "interpretare il mondo", ma "mutarlo": questo è quanto dichiara programmaticamente al termine delle fondamentali Tesi su Feuerbach (1845), sintetico manifesto che, differenziando il pensiero marxiano dalla principale corrente della sinistra hegeliana, fonda teoricamente il nuovo indirizzo filosofico. Come il mondo secondo Marx non è statico ma evolve dialetticamente seguendo le sue contraddizioni interne, così la filosofia di tipo nuovo deve schierarsi nello scontro tra forze antagoniste (tra le classi sociali) che dilania la società e porsi l'obiettivo della soluzione per via rivoluzionaria della contraddittorietà del reale, da cui non ci si può liberare per via contemplativa — se non finendo, come Hegel, per giustificare la presunta "razionalità" dell'ordine di cose esistente.
[modifica] Il materialismo dialettico nel Novecento
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[modifica] Lenin: materialismo, idealismo o "empiriocriticismo"?
A Lenin si deve l'introduzione dell'espressione "materialismo dialettico", che mette l'accento non più sul rovesciamento materialista della dialettica hegeliana ma soprattutto sul fatto che il marxismo rappresenta una forma nuova di materialismo, distinto dal "materialismo volgare" o "materialismo metafisico" o anche "meccanicismo" tipico di una branca del pensiero filosofico, specie illuminista, che riconduceva tutti i processi naturali al paradigma della meccanica (perfino il pensiero, come esemplifica l'aforisma "Il cervello secerne pensiero come il fegato secerne la bile" attribuito al fisiologo illumista Cabanis).
Nel 1909 Lenin pubblica Materialismo ed empiriocriticismo, in polemica con il compagno di partito Aleksandr Bogdanov il quale sostiene che l'unica realtà effettivamente conoscibile è l'esperienza contenuta nel lavoro collettivo, riprendendo e modificando le tesi filosofiche di Richard Avenarius e di Ernst Mach e proponendo di combinare col marxismo posizioni filosofiche di questo genere, che Lenin chiama "empiriocritiche" in quanto simili all'empirismo e al kantismo (che si autodefiniva "filosofia critica"). Questo libro diventa una difesa appassionata e molto dettagliata del materialismo in particolare rispetto ai problemi gnoseologici. In particolare le tesi leniniane sono:
- La filosofia del marxismo è il materialismo dialettico, per Lenin l'unica forma conseguente di materialismo, coerente con le scoperte scientifiche moderne (per esempio sull'elettrone, sulla radioattività ecc.).
- I sistemi filosofici si dividono da sempre sostanzialmente in materialismo e idealismo e questi due "partiti" in filosofia si combattono da secoli, pur evolvendo le rispettive posizioni. L'empirismo di Hume e altri o il kantismo sono posizioni oscillanti tra queste due, che non prendono apertamente posizione e che pertanto Lenin chiama "agnosticismo". La tendenza positivista o il machismo sono assimilati da Lenin appunto all'agnosticismo filosofico. Il portato pratico dell'idealismo per i marxisti è di tipo reazionario (la religione è una forma di idealismo, l'idealismo è simile alla religione), quelle del materialismo progressive, quindi questa lotta ha conseguenze politiche rilevanti e se il partito marxista adottasse l'empiriocriticismo non sarebbe ben attrezzato teoricamente per la lotta politica.
- Materia senza movimento o movimento senza materia sono concetti assurdi. Il movimento e la materia sono un'unità indissolubile, di cui spazio e tempo sono il modo di esistenza. L'Universo è la materia cioè il movimento, e nella sua materialità trova la sua unitarietà. La vita come il pensiero fanno parte del mondo materiale e sono il prodotto della materia organizzata in un modo particolare, ma (come hanno dimostrato i geologi, gli astronomi, i naturalisti) la materia e quindi il mondo esistevano prima che vi fosse l'uomo a pensarli, è dunque la materia il principio fondamentale e non l'idea o lo spirito o l'esperienza.
- Alla base della teoria della conoscenza del materialismo dialettico vi è il riconoscimento dell'esistenza reale del mondo esterno (ritenuta "irrilevante" dai pensatori con cui Lenin polemizza e che vengono perciò accusati di un velato idealismo solipsista) e il suo riflesso nel cervello umano, organo del pensiero. I nessi di causa-effetto, la necessità e la libertà, le leggi di natura, sono il rispecchiarsi nella testa dell'uomo del modo di esistere della materia che l'uomo percepisce attraverso i sensi e con cui interagisce attraverso l'attività pratica.
- Non esiste una differenza di principio tra fenomeno e noumeno: la prassi, cioè l'azione, è la via attraverso la quale la cosa in sé diventa cosa per noi. Come diceva Hegel, conoscere le proprietà di un oggetto equivale a conoscere l'oggetto. Questo processo di conoscenza tuttavia è una dialettica infinita tra il soggetto che conosce e l'oggetto della percezione sensibile; il criterio che permette di stabilire l'oggettività della conoscenza umana è il successo della nostra attività pratica, poiché la prassi basata sulla nostra rappresentazione della realtà non potrebbe essere efficace se questa non fosse un'approssimazione crescente della kantiana "cosa in sé".
Le fortune di Bogdanov come teorico non ressero alla dura critica leniniana e nel 1909 egli fu allontanato dal Comitato Centrale bolscevico. Le posizioni filosofiche espresse da Lenin diventano predominanti nella dottrina del marxismo russo e poi sovietico. Bodganov partecipò tuttavia alla Rivoluzione d'Ottobre e dopo il 1917 fu nominato direttore dell'Accademia Socialista delle Scienze Sociali e divenne professore all'Università di Mosca.
[modifica] Controversie
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[modifica] Popper: il materialismo dialettico non è scientifico
Secondo Karl Popper il marxismo (e la psicanalisi) si presenta come una teoria capace di spiegare qualsiasi fatto ricada nel suo ambito e quindi di sottrarsi ad ogni possibile ed immaginabile confutazione (o falsificazione nel linguaggio di Popper). Appunto qui sta il vizio del materialismo dialettico: poiché rinuncia al principio di non contraddizione, se un fenomeno non è compatibile con una particolare tesi, vuol dire che ne é l' antitesi e come tale viene accettato insieme con la sua tesi. In tal modo la capacita' di distinguere tra affermazioni a sostegno oppure contrarie ad una qualche teoria che poggi sul materialismo dialettico, viene di fatto annullato, rendendone impossibile una qualsiasi giustificazione oppure confutazione.
Pertanto poiché il materialismo dialettico presume di poter spiegare qualsiasi fenomeno, sia naturale sia storico ricada nel suo ambito, esso, poiché non falsificabile, non può essere considerato una vera dottrina scientifica come invece pensavano Marx e Engels.
Popper ebbe a scrivere sull'apparente potere espicativo del materialismo dialettico marxista:
A detta di Popper:
Questa sua infalsificabilità secondo Popper rende il materialismo dialettico essenzialmente non-scientifico.
[modifica] Difese del materialismo dialettico
I marxisti hanno tentato di rispondere in vari modi alle accuse di Popper, la cui filosofia classificano in genere come una variante dell'empirismo (o dell'agnosticismo filosofico, cioè della neutralità tra idealismo e materialismo). Filosofi posteriori di cultura sovietica tentarono di reinterpretare il materialismo dialettico meno drasticamente in modo da salvare il principio di non contraddizione. Secondo una linea difensiva diversa, molti marxisti distinguono tra il materialismo dialettico inteso solo come metodo filosofico del marxismo (che non sarebbe una vera e propria teoria scientifica, come secondo alcuni riteneva Engels, ma la generalizzazione di un metodo di pensiero basato sull'esperienza) e il contenuto positivo del marxismo, che rientra nella fattispecie delle teorie scientifiche, fa previsioni piuttosto precise ed è falsificabile, è basato sull'esperienza ed è anche emendabile con integrazioni e revisioni successive (questa è per esempio l'opinione della Scuola di Francoforte). In effetti Engels sembra rispondere anticipatamente a critiche simili nella sua polemica col professor Dühring:
[modifica] Lo status controverso del materialismo dialettico
Di fatto, non sembra si possa attribuire ad Engels però l'idea della dialettica materialista come una sorta di dogma religioso capace di spiegare tutti i fenomeni; questa è piuttosto la vulgata canonizzata per esempio nel Breve corso di storia del Partito Comunista (Bolscevico) dell'URSS pubblicato nel 1938, in cui in effetti lo stile espositivo è il seguente:
Spesso il circospetto "perfettamente conoscibili" diventava in sostanza un "perfettamente conosciute" nella pratica scientifica sovietica (come per esempio nel famoso caso dell'opposizione di Lysenko alla genetica). Questa dottrina, indicata in russo con l'abbreviazione диамат, diamat (da диалектический материализм, dialektičeskij materializm), ed esposta specificamente nell'opuscolo di Stalin Del materialismo dialettico e del materialismo storico, era la "filosofia ufficiale" insegnata nelle scuole e nelle università sovietiche.
È stata osservata la distanza tra questa dogmatizzazione del materialismo dialettico e quella originaria, in particolare per quanto riguarda la questione spinosa dello status della dialettica rispetto al complesso della conoscenza umana. Engels non crede a verità eterne:
La dialettica engelsiana (diversamente dalla dialettica hegeliana) ha in effetti una doppia natura. Non viene intesa solo come "scienza del pensiero" ma anche, siccome il pensiero umano è un "riflesso" del mondo materiale esterno, come un'ampia generalizzazione del "modo di esistenza" di tutta la materia:
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Ludovico Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico
[modifica] Collegamenti esterni
- Archivio Internet dei Marxisti Sezione italiana
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