Hajj
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Hajj (arabo حَجّ) è il nome del pellegrinaggio islamico canonico che costituisce il quinto dei pilastri dell'Islam (arkān al-Islām). Esso obbliga ogni fedele che ne abbia le possibilità fisiche ed economiche a compiere, almeno una volta nella vita, i riti che compongono il hajj.
Tali riti sono:
- Espressione della specifica e sentita intenzione (niyya) di adempiere al rito legale che si sta per compiere.
- Assunzione dell' ihrām, o "purità rituale", conseguibile col ghusl, o lavacro maggiore, in grado di far conseguire la tahāra.
- Settuplice circumambulazione in senso antiorario della Ka'ba. Salat di 2 rak‘a davanti ad essa come pure al Maqām Ibrāhīm, formazione rocciosa usata da Abramo/Ibrāhīm per riedificare la Ka‘ba dopo il Diluvio Universale, aiutato in ciò dal figlio Ismaele/Ismā‘īl. Settuplice marcia (say' ), a partire da Safa fino a Marwa e viceversa, in ricordo dell'affannosa ricerca di acqua per sé e il figlio Ismā‘īl della madre Hagar (la biblica Agar), poi miracolosamente scaturita dalla fone di Zemzem.
- (8 dhu l-hijja) Yawm al-tarwiya, o "giorno dello straripamento". Spostamento da Mecca in direzione di Mina, a Sud della Città Santa. La notte viene trascorsa dal pellegrino qui o nella pianura di ‘Arafāt.
- (9 dhu l-hijja) Stazione (wuqūf) di ‘Arafaāt, dove sorge la collinetta del Jabal al-Rahma (il Monte della Misericordia), luogo d'eccellenza per la sosta che si interrompe con la ifāda, repentina messa in movimento verso Muzdalifa dove sono adempiute le salat del tramonto e della sera.
- (10 dhu l-hijja) Giorno del sacrificio (Yawm al-nahr o al-adha) a Mina. In questa occasione una vittima animale viene immolata a Dio per poi distribuirne ai vicini le carni consumandone una parte.
- (10 dhu l-hijja) Lancio di 7 sassolini (ramī al-jimār), raccolti tra Mina e Muzdalifa, contro una delle 3 steli (preferita quella intermedia) che rappresentano il diavolo. Il rito commemora un episodio in cui il Diavolo (Shaytān, Iblīs) fu cacciato a pietrate da Abramo/Ibrāhīm perché tentava il Patriarca/profeta a non obbedire all'ordine divino di immolare il figlio Isacco/Ishāq (ma secondo altre tradizioni Ismaele/Ismā‘īl).
- Rasatura (o accorciamento per le donne) della capigliatura (khalkh) e fine dello stato di purità rituale.
- Ritorno a Mecca per un tawāf di saluto alla Ka‘ba ricoperta dalla sua nuova kiswa annuale. Tale circumambulazione è chiamata tawāf al-ifāda.
- (11-13 dhu l-hijja) "Giorni della gioia" (ayyām al-tashrīq) con scambi di visite e pasti conviviali. In tali giorni è vietato digiunare. Il rito della lapidazione può essere reiterato più volte, fino al lancio massimo di 70 pietruzze.
Tutto la cerimonia è antichissima ma in gran parte fu conservata dall'Islam, pur se adattata (i musulmani pensano che si tratti di un recupero dopo l'oblio dei tempi e le malizie dell'uomo) alle nuove finalità di un culto da dedicare al Dio Uno e Unico che nel Corano è chiamato Allāh.
Il hajj va obbligatoriamente compiuto nel mese lunare di dhū l-hijja, ultimo mese dell'anno islamico. In tutti gli altri mesi il rito è chiamato ‘umra, pellegrinaggio "minore" non obbligatorio che si differenzia dal hajj per la sua minor durata e per i suoi diversi e più semplici passaggi liturgici.
La giurisprudenza islamica permette a chi ne sia impedito fisicamente ma ne abbia la possibilità economica di delegare qualcun altro all'assolvimento dell'obbligo religioso, i cui vantaggi spirituali saranno lucrati da chi abbia provveduto al pagamento del viaggio e al mantenimento sul posto della persona incaricata. È anche possibile lasciare appositi fondi in eredità perché il rito sia compiuto in nome e a vantaggio del defunto.
Chiunque abbia adempiuto all'obbligo del hajj acquista una particolare buona nomea agli occhi dei correligionari.< Ha diritto talora a indossare un copricapo particolare che ricordi l'assolvimento dell'obbligo ed è nsignito del titolo onorifico di Hājjī.
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