Isma'il
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Ismāˁīl (Ismaele) è il nome che in lingua araba viene dato dai musulmani a uno dei figli del patriarca e profeta Ibrāhīm (Abramo). È citato più volte nel Corano come esempio di rettitudine, come profeta di Dio e Suo apostolo.
Figlio, come afferma anche l'Antico Testamento della schiava Hāgar (Agar), Ismāˁīl è perciò considerato il progenitore "nobile" degli Arabi i cui discendenti, da questo punto di vista, possono essere definiti "ismailiti", senza però che questo debba ingenerare confusione con i musulmani che si rifanno alla variante ismailita (o settimana) dello Sciismo.
La tradizione islamica è divisa se individuare in lui o nel fratello Isacco (avuto da Sara) il figlio che Dio ordinò al padre gli fosse sacrificato, fermandone prima dell'esecuzione la mano, soddisfatto dell'ubbidienza totale ( islām ) mostrata da Ibrāhīm / Abramo.
Partorito dalla madre nell'area stepposa di Mecca in cui Ibrāhīm / Abramo l'aveva accompagnata, Ismāˁīl passò lì tutta la sua giovinezza. Secondo la tradizione araba Ismāˁīl prese in moglie la figlia del capo della tribù locale dei Jurhum, primi signori di Mecca.
Nel corso di una delle visite effettuate da suo padre lo avrebbe aiutato secondo la medesima tradizione a riedificare la Kaˁba, del tutto distrutta in seguito al Diluvio Universale, aiutandolo anche nella ricollocazione nell'angolo Sud-Est della Pietra nera ( al-ḥajar al-aswad ), ultimo lacerto della Casa Antica fatta calare da Dio in Terra all'inizio dei tempi come Suo santuario.
Alla sua morte sarebbe stato inumato accanto a sua madre, accostato alla Kaˁba, fra la parete sud-occidentale e il muretto semicircolare (hatīm) poco discosto. Sarebbe questo il motivo per cui i pellegrini musulmani, in segno di rispetto, non possono calpestarne l'area interna così delimitata, definita in arabo ḥijr Ismāˁil, esclusa quindi dalla circumambulazione rituale (ṭawāf).
Per essere nato e vissuto presso Mecca, è considerato l'antenato illustre degli arabi settentrionali.